mercoledì 12 dicembre 2018

L’insegnamento di Gesù Cristo sul peccato


Oggigiorno molte persone, incluso credenti in Cristo, pensano che il Salvatore abbia solo parlato di amore, pace e misericordia. Quando gli si indica che il Messia ha indicato chiaramente il peccato, queste persone preferiscono non ascoltare.
Gesù invece ha parlato del peccato in modo molto specifico, specificando una varietà di situazioni che possono generare altrettanti peccati. 
Vediamo alcune parole che vengono utilizzate nei Vangeli, per descrivere l’insegnamento di Gesù su questo tema. 

1-Sacrilegio

Quando Gesù entrò nel tempio e lo trovò invaso dai cambiavalute e dai venditori di animali sacrificali, condannò  direttamente e con energia il peccato di sacrilegio (violare il tempio, che era consacrato a Dio, e manifestare irriverenza per le cose sacre). Vediamo il passaggio corrispondente nel Vangelo di Marco (11, 15-18): 

Così giunsero a Gerusalemme. E Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare quelli che nel tempio vendevano e compravano e rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombi. 16 E non permetteva ad alcuno di portare oggetti attraverso il tempio. 17 E insegnava, dicendo loro: «Non è scritto: "La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti"? Voi, invece, ne avete fatto un covo di ladroni!». 18 Ora gli scribi e i capi dei sacerdoti, avendo udito queste cose, cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perchè tutta la folla era rapita in ammirazione del suo insegnamento.

2-Ipocrisia

Gesù ha denunciato fortemente l’ipocrisia dei farisei, dei sadducei e degli scribi. (Vangelo di Matteo 23, 1-36).
1-Innanzitutto Gesù ha dimostrato che essi non praticavano quello che predicavano (versi 1-4)
2-Questi gruppi di persone cercavano di mettersi in luce con lo scopo di farsi riverire dalle masse. (versi 5-12)
3-Questi gruppi di persone cercavano di evitare di compiere i giuramenti differenziando tra il giuramento sul templo o quello sull’oro del tempio. (versi 16-22).
4-Queste persone offrivano la decima, però  erano negligenti nel promuovere la giustizia (verso 23).
5-Queste persone sembravano giuste esteriormente però interiormente erano ipocrite. (verso 25). 

3-Avarizia

Gesù sapeva che l’avarizia era il problema fondamentale dell’uomo che gli chiese di risolvere una disputa di eredità tra di lui e il fratello. Gesù rispose chiaramente, indicando che l’avarizia è un peccato che può  sviare l’uomo.

Vangelo di Luca (12, 13-15):

13 Or qualcuno della folla gli disse: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». 14 Ma egli gli disse: «O uomo, chi mi ha costituito giudice e arbitro su di voi?». 15 Poi disse loro: «Fate attenzione e guardatevi dall'avarizia, perchè la vita di uno non consiste nell'abbondanza delle cose che possiede».  

4-Blasfemia

Quando i farisei stavano attribuendo a Satana i miracoli di Cristo, essi stavano dicendo una blasfemia. Però  avrebbero potuto correggere questa situazione confessando la loro fede in Cristo. 

Vangelo di Matteo (12, 22-37):

22 Allora gli fu presentato un indemoniato, cieco e muto; ed egli lo guarì, sicchè il cieco e muto parlava e vedeva. 23 E tutte le folle stupivano e dicevano: «Non è costui il Figlio di Davide?». 24 Ma i farisei, udito ciò, dicevano: «Costui scaccia i demoni solo per virtù di Beelzebub, principe dei demoni». 25 E Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso contro se stesso va in rovina; ed ogni città o casa, divisa contro se stessa non può durare. 26 Ora, se Satana scaccia Satana, egli è diviso contro se stesso, come dunque può durare il suo regno? 27 E se io scaccio i demoni con l'aiuto di Beelzebub, con l'aiuto di chi li scacciano i vostri figli? Per questo essi saranno i vostri giudici. 28 Ma, se io scaccio i demoni per mezzo dello Spirito di Dio, allora il regno di Dio è giunto in mezzo a voi. 29 Ovvero, come può uno entrare nella casa dell'uomo forte e rapirgli i suoi beni, se prima non lega l'uomo forte? Allora soltanto riuscirà a saccheggiare la sua casa. 30 Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde. 31 Perciò io vi dico: Ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà loro perdonata. 32 E chiunque parla contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato; ma chi parla contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonato, nè in questa età nè in quella futura». 33 «O fate l'albero buono e il suo frutto sarà buono, o fate l'albero malvagio e il suo frutto sarà malvagio; infatti l'albero lo si conosce dal frutto. 34 Razza di vipere! Come potete dir cose buone, essendo malvagi? Poichè la bocca parla dall'abbondanza del cuore. 35 L'uomo buono dal buon tesoro del cuore trae cose buone; ma l'uomo malvagio dal suo malvagio tesoro trae cose malvagie. 36 Or io dico che nel giorno del giudizio gli uomini renderanno conto di ogni parola oziosa che avranno detta. 37 Poichè in base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato».

5-Trasgressione della Legge

Per evitare di soccorrere i genitori anziani, i farisei s’inventarono un modo di dedicare al tempio il denaro che si doveva spendere per loro, e così facendo erano in grado di riceverlo di nuovo. Questo, disse Gesù, era una violazione diretta del comandamento di onorare i propri genitori. 

Vangelo di Matteo (15, 3-6):

3 Ma egli rispose e disse loro: «E voi, perchè trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione? 4 Dio infatti ha comandato così: "Onora il padre e la madre"; e ancora: "Chi maledice padre o madre sia punito con la morte". 5 Voi invece dite: "Chiunque dice al padre o alla madre: Tutto ciò con cui potrei sostenerti è stato offerto a Dio", 6 egli non è più obbligato a onorare suo padre e sua madre. Così facendo, voi avete annullato il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione. 

6-Orgoglio

L’orgoglio, ossia il comportamento di colui che cerca onori per se, non può  esistere nei cristiani. Vediamo a tale proposito questo passaggio del Vangelo di Matteo (20, 20-28):

20 Allora la madre dei figli di Zebedeo si accostò a lui con i suoi figli, si prostrò e gli chiese qualche cosa. 21 Ed egli le disse: «Che vuoi?». Ella rispose: «Ordina che questi miei due figli siedano l'uno alla tua destra e l'altro alla sinistra nel tuo regno». 22 E Gesù, rispondendo, disse: «Voi non sapete ciò che domandate; potete voi bere il calice che io sto per bere, ed essere battezzati del battesimo di cui io sarò battezzato?». Essi gli dissero: «Sì, lo possiamo». 23 Allora egli disse loro: «Voi certo berrete il mio calice e sarete battezzati del battesimo di cui io sarò battezzato; ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo, ma è riservato a coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio». 24 All'udire ciò, gli altri dieci si indignarono contro i due fratelli. 25 E Gesù, chiamatili a sè, disse: «Voi sapete che i sovrani delle nazioni le signoreggiano e che i grandi esercitano il potere su di esse, 26 ma tra di voi non sarà così; anzi chiunque tra di voi vorrà diventare grande sia vostro servo; 27 e chiunque tra di voi vorrà essere primo sia vostro schiavo. 28 Poichè anche il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti».

7-Scandalizzare e turbare altre persone 

Fare qualcosa che possa causare turbamento e scandalo è un peccato grave. Vediamo a tale proposito questo verso del Vangelo di Matteo (18, 6):

Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina d'asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare. 

8-Disonestà, scorrettezza, slealtà.

Vediamo a tale proposito questi passaggi del Vangelo di Matteo (8, 19-22):

19 Allora uno scriba, accostatosi, gli disse: «Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai». 20 E Gesù gli disse: «Le volpi hanno delle tane, e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha neppure dove posare il capo». 21 Poi un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 22 Ma Gesù gli disse: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

Anteporre la comodità propria o le proprie obbligazioni alla lealtà a Cristo è un peccato. 

9-Immoralità

Gesù ha indicato che le relazioni sessuali sono possibili solo all'interno del matrimonio, Vangelo di Marco (10, 7-8):

"Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, 8 e i due saranno una sola carne. Così non sono più due, ma una sola carne." 

Gesù ha condannato l'immoralitá e ha ristretto le norme sul matrimonio:  
Vediamo questi passaggi del Vangelo di Matteo (5, 27-32):

27 Voi avete udito che fu detto agli antichi: "Non commettere adulterio". 28 Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. 29 Ora, se il tuo occhio destro ti è causa di peccato, cavalo e gettalo via da te, perchè è meglio per te che un tuo membro perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna; 30 e se la tua mano destra ti è causa di peccato, mozzala e gettala via da te, perchè è meglio per te che un tuo membro perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna. 31 È stato pure detto: "Chiunque ripudia la propria moglie, le dia l'atto del divorzio". 32 Ma io vi dico: Chiunque manda via la propria moglie, eccetto in caso di fornicazione, la fa essere adultera; e chiunque sposa una donna ripudiata, commette adulterio. 

10-Infruttuosità

I credenti che non portano alcun frutto, si comportano in contrasto con il proposito di Dio. 

Vediamo a tale proposito questo passaggio del Vangelo di Giovanni (15, 16):

Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi; e vi ho costituiti perchè andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo, affinchè qualunque cosa chiediate al Padre nel mio nome, egli ve la dia. 

11-Rabbia, ira

La rabbia e l’ira sono peccati molto gravi. Vediamo a tale proposito questo verso del Vangelo di Matteo (5, 22):

ma io vi dico: Chiunque si adira contro suo fratello senza motivo, sarà sottoposto al giudizio; e chi avrà detto al proprio fratello: "Raca", sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: "Stolto", sarà sottoposto al fuoco della Geenna. 

12-Non mantenere una promessa, parlare a vanvera, dire cose inutili.

Gesù avvertì contro il peccato di non compiere una promessa fatta sotto giuramento. Inoltre disse che dovremo dar conto di tutte le nostre parole inutili. Vediamo a tale proposito questi versi del Vangelo di Matteo: 

(5, 33):

Avete inoltre udito che fu detto agli antichi: "Non giurare il falso; ma adempi le cose promesse con giuramento al Signore". 

(12, 36-37):

Or io dico che nel giorno del giudizio gli uomini renderanno conto di ogni parola oziosa che avranno detta. 37 Poichè in base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato».

13-Ostentazione

Mostrare ad altri di aver aiutato i poveri e gli infermi è un peccato. Alcune persone danno l’elemosina, pregano e digiunano con il proposito di attrarre le lodi di altre persone e non cercano l’approvazione di Dio. 

Vangelo di Matteo 6, 1-8):

1 «Guardatevi dal fare la vostra elemosina davanti agli uomini, per essere da loro ammirati; altrimenti voi non ne avrete ricompensa presso il Padre vostro, che è nei cieli. 2 Quando dunque fai l'elemosina, non far suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini; in verità vi dico, che essi hanno già ricevuto il loro premio. 3 Anzi quando tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra quello che fa la destra, 4 affinchè la tua elemosina si faccia in segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa palesemente. 5 E quando tu preghi, non essere come gli ipocriti, perchè essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini; in verità vi dico, che essi hanno già ricevuto il loro premio. 6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà pubblicamente. 7 Ora, nel pregare, non usate inutili ripetizioni come fanno i pagani, perchè essi pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. 8 Non siate dunque come loro, perchè il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate.

14-Mancanza di fede

Dimostrare ansia per le situazioni che si vengono a creare nella vita dimostra mancanza di fede in Dio, ed è di per se un peccato.

Vangelo di Matteo (6, 25):

Perciò io vi dico: Non siate con ansietà solleciti per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, nè per il vostro corpo, di che vi vestirete. La vita non vale più del cibo e il corpo più del vestito?

15-Non utilizzare il proprio talento per opere buone.

Le parabola dei talenti (Vangelo di Matteo 25, 14-30), dimostra che a differenti persone sono state date differenti abilità, mentre la parabola delle mine (Vangelo di Luca 19 11-27), dimostra che le opportunità furono ripartite ugualmente nella vita a differenti persone. Coloro i quali non usarono i propri talenti e le proprie opportunità furono condannati per la loro condotta irresponsabile. 

16-Non pregare

Il credente deve pregare Dio sempre e non perdersi d’animo. Vediamo a tale proposito questi versi del Vangelo di Luca 18, 1-8):

1 Poi propose loro ancora una parabola, per mostrare che bisogna continuamente pregare senza stancarsi, 2 dicendo: «C'era in una città un giudice che non temeva Dio e non aveva rispetto per alcun uomo. 3 Or in quella stessa città c'era una vedova che andava da lui, dicendo: "Fammi giustizia del mio avversario". 4 Per un certo tempo egli si rifiutò di farlo, ma poi disse fra sè: "Anche se non temo Dio e non ho rispetto per alcun uomo, 5 tuttavia, poichè questa vedova continua a infastidirmi, le farò giustizia perchè a forza di venire, alla fine non mi esaurisca"». 6 E il Signore disse: «Ascoltate ciò che dice il giudice iniquo. 7 Non vendicherà Dio i suoi eletti che gridano a lui giorno e notte. Tarderà egli forse a intervenire a loro favore? 8 Sì, io vi dico che li vendicherà prontamente. Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?».

Sicuramente vi sono altri atti di trasgressione contro Dio e contro gli uomini denunciati da Gesù, ma questa lista da un idea di come il Maestro sia stato specifico nell'indicare il peccato. 

Yuri Leveratto

Bibliografia: Teologia basica, Charles Caldwell Ryrie

venerdì 7 dicembre 2018

Il concetto del peccato nell'Antico Testamento


Oggigiorno vari scrittori di pseudostoria negano che nell’Antico Testamento ci sia stato il concetto del peccato. Ovviamente negano pure il concetto del peccato ereditato. Di conseguenza negano che il sacrificio di Gesù Cristo, con la sua morte in croce, sia servito per espiare i peccati dell’umanità. 

Per dimostrare che l’Antico Testamento è incentrato sul peccato iniziamo analizzando alcune parole utilizzate dagli autori biblici nell’Antico Testamento per definire il peccato. Nel Tanakh vi sono almeno otto parole per designare il peccato.

1-Te-he-ta-u

Questa semplice parola utilizzata per designare il peccato ricorre 522 volte nell’Antico Testamento. Il suo significato basico è “errore, incapacità di cogliere l’obiettivo”, ed equivale alla parola greca hamartia. Inoltre quando una persona non coglie l’obiettivo, attua però in modo errato. Quindi questa parola non indica solo passività, ma indica anche una attività errata, quindi un atto che non si deve fare. Si applica in riferimento a atti contro la morale, all’idolatria, e a peccati cerimoniali. Per alcune referenze vedasi Esodo 20, 20; Giudici 20, 16; Proverbi 8, 36; Proverbi 19, 12.

Esodo (20, 20): 

Mosè disse al popolo: «Non temete, perchè DIO è venuto per provarvi, e affinchè il timore di lui vi sia sempre davanti, e così non pecchiate».

2-Ra

Questa parola si utilizza almeno 444 volte nell’Antico Testamento ed equivale alle parola greghe kakos o poneros. Significa rompere o rovinare. Spesso significa “calamità” e si traduce spesso con la parola “male”. Identifica qualcosa di ingiurioso e moralmente incorretto (Genesi 3, 5; Genesi 38, 7; Giudici 11, 27) In Isaia (45, 7) si descrive che Dio forma la luce e crea le tenebre, la pace e il “ra”. Alcuni intendono che questo significherebbe che Dio crea calamità e il male. Ciò viene interpretato in quanto tutte le cose, incluso il male, sono incluse nel piano di Dio, ma la responsabilità di commettere il peccato cade sempre sulla creatura e non sul Creatore. 

Genesi (3, 5): 

ma DIO sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno, e sarete come DIO, conoscendo il bene e il male».

3-Yip-sa

L’idea basica di questa parola è “ribellione”, ma generalmente si traduce con trasgressione. (vedere 1 Re 12, 19; 2 Re 3, 5; Proverbi 28, 21; Isaia 1, 2).

1 Re (12, 19):

Così Israele è stato ribelle alla casa di Davide fino al giorno d'oggi.

4-Awon

Questa parola include l’idea di iniquità e colpa, concetti che erano relazionati al pensiero ebraico come si vede in 1 Samuele 3, 13. Si noti il suo uso in connessione con il Servo sofferente (Isaia 53, 6) e in relazione con il peccato che sfida (Numeri 15, 30-31).

Isaia (53, 6): 

Noi tutti come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la propria via, e l'Eterno ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. 

5-Sagu

Questa parola significa errare o “andare fuori strada” come lo potrebbe fare una pecora perduta o un ubriaco (Isaia 28, 7). Si riferisce all’errore del quale è responsabile colui che lo commise. La Legge dell’Antico Testamento implicava che colui che la infrangeva dovesse avere la responsabilità di conoscere ciò che la Legge stessa indicava. (Levitico 4, 2; Numeri 15, 22). 

Isaia (28, 7): 

Ma anche questi barcollano per il vino e vacillano per le bevande inebrianti; il sacerdote e il profeta barcollano per le bevande inebrianti, barcollano come se avessero visioni, tentennano nel pronunciare giudizi. 

6-Asham 

Quasi tutti gli usi di questa parola sono relazionati al rito del tabernacolo e del tempio nel Levitico, Numeri ed Ezechiele. La colpa davanti a Dio è il concetto principale. Si indicano le offerte per la colpa e per il peccato e pertanto, include tanto la colpa intenzionale come quella non intenzionale (Levitico 4, 13; Levitico 5, 2-3).

Levitico (4, 13): 

Or se tutta l'assemblea d'Israele commette peccato per ignoranza, e la cosa rimane nascosta agli occhi dell'assemblea, essa ha fatto qualcosa che l'Eterno ha vietato di fare e si è così resa colpevole;

7-Rasha

E’ una parola utilizzata raramente prima dell’esilio a Babilonia. Si trova frequentemente nei Salmi, in Ezechiele e nella letteratura sapienziale. Significa il male, opposto al giusto, quindi al bene (Esodo 2, 13; Salmo 9, 16; Proverbi 15, 9; Ezechiele 18, 23).

Proverbi (15, 9): 

La via dell'empio è un abominio all'Eterno, ma egli ama chi segue la giustizia.

8-Taah

Questa parola significa perdersi, uscire dal seminato, nel senso premeditato, non accidentale, anche se la persona non si rende conto delle conseguenze del suo peccato (Numeri 15, 22; Salmi 58, 3; Salmi 119, 21; Isaia 53, 6; Ezechiele 44, 10; 44, 15).

Salmi (58, 3):

Questi empi si sono corrotti fin dal grembo materno; questi bugiardi si sono sviati fin dalla nascita.

Dallo studio e approfondimento di queste parole si può giungere a tre conclusioni iniziali: 

1-Il peccato può assumere molte forme, e a causa della varietà delle parole utilizzate nel Tanakh, un israelita era cosciente della particolarità del suo peccato.

2-Il peccato va contro le norme, e in definitiva è una disubbedienza a Dio. 

3-Il peccato si intendeva non solo come l’atto negativo di fare del male, ma anche come l’omissione di un un atto positivo per fare del bene.

Il primo peccato, quello commesso da Eva e Adamo è la disubbedienza a Dio. 
Nell’Antico Testamento vi sono molti altri episodi dove vengono descritti peccati o pentimenti in seguito a peccati contro Dio. Un esempio molto importante è il Salmo 51: 

[Al maestro del coro. Salmo di Davide, quando il profeta Nathan venne a lui, dopo che egli aveva peccato con Bathsceba.] Abbi pietà di me, o DIO, secondo la tua benignità; per la tua grande compassione cancella i miei misfatti. Lavami completamente dalla mia iniquità e purificami dal mio peccato. Poichè riconosco i miei misfatti, e il mio peccato mi sta sempre davanti. Ho peccato contro di te, contro te solo, e ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi, affinchè tu sia riconosciuto giusto quando parli e retto quando giudichi. Ecco, io sono stato formato nell'iniquità, e mia madre mi ha concepito nel peccato. Ma a te piace la verità che risiede nell'intimo, e m'insegni la sapienza nel segreto del cuore. Purificami con issopo, e sarò mondo; lavami, e sarò più bianco della neve. Fammi sentire gioia e allegrezza; fa' che le ossa che hai spezzato festeggino. Nascondi la tua faccia dai miei peccati e cancella tutte le mie iniquità. O DIO, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito saldo. Non rigettarmi dalla tua presenza e non togliermi il tuo santo Spirito. Rendimi la gioia della tua salvezza e sostienimi con uno spirito volenteroso. Allora insegnerò le tue vie ai trasgressori, e i peccatori si convertiranno a te. Liberami dal sangue versato, o DIO, DIO della mia salvezza, e la mia lingua celebrerà con giubilo la tua giustizia. O Signore, apri le mie labbra, e la mia bocca proclamerà la tua lode. Tu infatti non prendi piacere nel sacrificio, altrimenti te l'offrirei, nè gradisci l'olocausto. I sacrifici di DIO sono lo spirito rotto; o DIO, tu non disprezzi il cuore rotto e contrito. Fa' del bene a Sion per la tua benevolenza, edifica le mura di Gerusalemme. Allora prenderai piacere nei sacrifici di giustizia, negli olocausti e nelle offerte da ardere interamente; allora si offriranno torelli sul tuo altare.

Come vediamo tutto il Salmo 51 dimostra che gli ebrei credevano nel peccato ereditato, in particolare il verso (51, 5): "Ecco, io sono stato formato nell'iniquità, e mia madre mi ha concepito nel peccato".

Yuri Leveratto

Bibliografia: Teologia basica, Charles Caldwell Ryrie

giovedì 8 novembre 2018

Perchè Dio si è incarnato nella persona di Gesù Cristo?


Alcuni scettici del Cristianesimo sostengono che la missione di Gesù sulla terra avrebbe dovuto portare giustizia sulla terra. Essi affermano che siccome oggi nel mondo non c’è giustizia, allora Gesù avrebbe fallito e la sua missione si riassumerebbe solamente nell’essere un grande esempio di amore e compassione, ma niente più.
Però nei Vangeli e negli altri libri del Nuovo Testamento, si indicano chiaramente i propositi dell’Incarnazione. 
Innanzitutto si deve subito chiarire che Gesù non è venuto a portare giustizia sulla terra. La giustizia sarà fatta quando Lui, nel suo secondo avvento, verrà sulla terra come Re e Giudice. Allora li sarà fatta giustizia, in quanto vi sarà il Giudizio. 
E allora quali furono i propositi dell’Incarnazione di Dio nella persona di Gesù Cristo?

1-Gesù ha fornito un sacrificio efficace per il peccato. 

Senza l'Incarnazione non avremmo un Salvatore. Peccati infiniti richiedono un sacrificio infinito per essere espiati. Solo Dio può attuare un sacrificio infinito. Ma Dio non muore. Quindi il Salvatore deve essere umano per poter morire. Ma la morte di un uomo comune (benchè senza peccato), non potrebbe espiare peccati infiniti. Quindi il Salvatore deve essere Dio-uomo. Abbiamo bisogno di un Salvatore che sia vero Dio e vero uomo e quel Salvatore è Gesù Cristo.

2-Gesù ci ha rivelato chi è Dio. 

Anche se Dio si è rivelato all’uomo in varie forme, per esempio la magnificenza e l’armonia del creato e della natura, solo l’Incarnazione ha rivelato pienamente l’essenza di Dio, anche se velata (Vangelo di Giovanni 1, 18 – Vangelo di Giovanni 14, 7-11). L’unico modo nel quale l’uomo può  vedere il Padre è attraverso la conoscenza del Figlio, e l’unico modo di avvicinarsi a Dio oggigiorno è leggendo il racconto della vita di Gesù e dei suoi insegnamenti che sono scritti nelle Sacre Scritture. Con l’Incarnazione, la rivelazione di Dio si è fatta persona. 

3-Gesù ci ha fornito un esempio di vita. 

La vita terrena di Gesù è un esempio per le nostre vite di oggi (Prima lettera di Pietro 2, 21; Prima lettera di Giovanni 2, 6). Senza l’Incarnazione non avremmo un esempio da seguire. Como uomo Gesù ha sperimentato le vicissitudini della vita e ci fornisce quindi un esempio pratico; come Dio ci fornisce il potere per seguire il suo esempio. 

4-Gesù ha compiuto il patto davidico.

Gabriele ha annunciato a Maria che a suo Figlio gli si sarebbe consegnato il trono di Davide (Vangelo di Luca 1, 31-33). Per occupare il trono di Davide si richiede un essere umano. Pertanto, il Messia doveva essere umano. Però  per occupare il trono per sempre si richiede che chi lo ocupa non muoia mai. E solamente Dio compie questo requisito. Pertanto colui il quale avrebbe compiuto la promessa davìdica doveva essere per forza Dio-uomo. 

5-Gesù ha distrutto le opere di Satana. 

A tale proposito vediamo questo verso della Prima lettera di Giovanni (3, 8): 

Colui che persiste nel commettere il peccato proviene dal diavolo, perchè il diavolo pecca fin da principio. Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo.

Perchè fu necesaria l’Incarnazione per sconfiggere Satana? Perchè Satana doveva essere sconfitto nel suo campo, che lui domina, ossia questo mondo. 
Cosicchè Cristo fu inviato a questo mondo per distruggere le opere di Satana. 

6-Gesù è stato un sommo sacerdote compassionevole.

Vediamo a tale proposito questi versi della lettera agli Ebrei 4, 14-16). 

Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poichè egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.

Il nostro sommo sacerdote può  comprendere le nostre debolezze perchè Lui fu provato e tentato come lo siamo noi. Pero Dio non può  essere messo allà prova cosicchè fu necessario che Dio si facesse uomo per essere provato con il fine che fosse un sacerdote compassionevole. 

7-Gesù sarà un Giudice competente.

Gesù sarà un giudice giusto nel suo secondo avvento (Vangelo di Giovanni 5, 22; 5, 27). Ogni giudizio verrà portato a tarmine da Gesù in quanto Lui è il Figlio dell’uomo. Questo è il titolo che lo associa alla terra e allà sua missione terrena. Perchè è necessario che il giudice sia umano e abbia vissuto sulla terra? Per poter confutare tutte le scuse che gli umani potranno presentare. Perchè è necessario che il giudice sia anche Dio? Perchè il suo giudizio sia verace e giusto. 

Pertanto l’Incarnazione ha profondi significati che si relazionano con la nostra salvezza, la nostra conoscenza di Dio, la nostra vita diaria, le nostre necessità urgenti e il nostro futuro. L’Incarnazione di Dio nella persona di Gesù Cristo è realmente il fatto centrale della storia umana. 

Yuri Leveratto

mercoledì 7 novembre 2018

Le profezie sull’Incarnazione di Cristo


Consideriamo inizialmente la profezia di Isaia sul Dio-uomo. 

Libro di Isaia (9, 5-6):

Perchè un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

Le caratteristiche del Messia sono: 
1-Consigliere mirabile. Il termine פֶּ֠לֶא (pe-le), tradotto con “mirabile”, viene anche tradotto con “meraviglioso”. Quindi il Messia è un consigliere meraviglioso che nella sua prima venuta ha portato parole di vita eterna e quando tornerà regnerà con saggezza perfetta (Isaia 11, 2). 
2-Dio potente. Isaia dichiara che il Messia è “Dio”, quindi Gesù Cristo, il bambino, è “Dio”. E’ una espressione applicata anche a YHWH (per esempio in Deuteronomio 10, 17; Isaia 10, 21; Geremia 32, 18). L’attributo “Dio potente”, predice la vittoria finale del Messia sul male. 
3-Padre per sempre. Il Messia è eternamente un Padre per il suo popolo, occupandosi delle sue necessità. 
4-Principe della pace. Il Messia è colui che porta la pace, la tranquillità e la serenità nel senso assoluto e perfetto. 

Isaia quindi predisse l’unione della Divinità e l’umanità nel Messia. Isaia disse che un bimbo sarebbe nato (riferimento alla sua umanità) e che il suo carattere sarebbe stato tale in modo che Lui potesse designarsi come Dio potente (el gibbor), un riferimento alla Divinità. Isaia usa il termine “el” solo in riferimento a Dio (si veda il verso 31, 3); il termine “gobbor” significa “eroe”. Cosicchè la frase denota un eroe, la cui caratteristica principale è l’essere Dio. Quindi nei versi 5-6 si profetizza sia l’umanità come la Divinità di Gesù Cristo. 

Consideriamo ora la profezia sulla nascita verginale di Gesù Cristo.

Isaia (7, 14):

Perciò il Signore stesso vi darà un segno:
Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio,
e lo chiamerà Emmanuele. 
(1)

Innazitutto il nome Emmanuele rivela la verità sul Signore. (Significa Dio è con noi). Questo nome indica molto più della presenza di Dio con il suo popolo. In questo verso il nome Emmanuele significa che la presenza del bambino nato da una vergine porta Dio verso il suo popolo. 
In questa profezia Isaia predisse che l’Incarnazione sarebbe avvenuta attraverso una nascita verginale. 
Alcuni scrittori di pseudostoria hanno sostenuto che questa profezia di Isaia fosse erronea. La loro linea di argomentazione è questa: il termine ebraico “almah” significherebbe “giovane donna” e non “vergine” come tradotto nella traduzione della settanta in greco. Quindi la profezia sarebbe erronea e non si riferirebbe a Maria, la madre di Gesù. Essi hanno dichiarato che la parola che si sarebbe dovuta utilizzare in ebraico per indicare “vergine” è “bethula”. 
E’ vero che “almah” significa “giovane fanciulla nubile”, mentre “bethula” significa una giovane nubile possibilmente vergine. Però il termine “bethula” non sempre si riferisce a una vergine (Ester 2, 17; Ezechiele 23, 3; Gioele 1, 8). Pertanto non è assolutamente certo, come dicono i critici, che “bethula” sarebbe stata una parola più precisa se Isaia avesse voluto chiaramente riferirsi a una vergine. Vi è da considerare inoltre, che ai tempi dell’Antico Testamento, tutte le “giovani fanciulle nubili”, erano vergini, in quanto il sesso era consentito solo all’interno del matrimonio, pena la lapidazione.
Pertanto il termine “almah” non indica direttamente una vergine, ma piuttosto una donna giovane di cui una caratteristica è la verginità (Genesi 24, 43). 
Non esiste un esempio dove si possa comprovare che il termine “almah” sia riferito a una giovane che non sia vergine. 
La traduzione dei settanta traduce con “parthenos” due delle sette volte che appare “almah”. Lo stesso si nota nel Vangelo di Matteo (1, 23). Pertanto la parola significa una giovane fanciulla una delle cui caratteristiche era la verginità.

Chi è la vergine alla quale si riferisce questa profezia? Vi sono tre interpretazioni: 
1-La prima interpretazione, non messianica, contempla che la profezia si compì in una donna sconosciuta che potè o no essere stata vergine. 
2-La seconda interpretazione è quella strettamente messianica, che indica che la profezia si riferisce solo a Maria, senza alludere a nessuna giovane fanciulla del tempo di Isaia. 
3-La terza interpretazione è che la profezia di Isaia si riferisca sia ad una giovane fanciulla del periodo di Isaia sia a Maria, nel futuro. 

Secondo questa terza interpretazione, chi sarebbe stata la giovane fanciulla nel tempo di Isaia? 
Anche qui vi sono tre possibili interpretazioni. 
1-la sposa di Acaz.
2-Una giovane fanciulla sconosciuta in Israele.
3-La seconda sposa di Isaia, con la quale lui non si era ancora sposato quando scrisse la profezia. 

Se la prima interpretazione è la corretta, allora il figlio fu Ezechia. Se la seconda interpretazione è corretta, il figlio fu sconosciuto. Se la terza interpretazione è corretta, allra il figlio fu Mahersalal-hasbaz (Isaia 8, 3), o un altro figlio di Isaia che non si menziona. Se questa interpretazione è corretta la prima sposa di Isaia, ossia la madre di Sear-jasub, in quel tempo sarebbe stata già morta. 

In ogni caso l’Evangelista Matteo considera che Cristo sia il compimento della profezia di Isaia. “Almah” significa “giovane fanciulla nubile” e siccome tutte le “giovani fanciulle nubili” erano vergini ai tempi di Isaia, la profezia può considerarsi perfettamente valida. 

Yuri Leveratto

Bibliografia: Teologia basica, Charles Ryrie

Nota 1-Traduzione Diodati

domenica 4 novembre 2018

Il Pentateuco fu realmente scritto da Mosè?


Sia la tradizione ebraica sia quella cristiana considerano che il Pentateuco (Torah), comprendente i cinque libri iniziali dell’Antico Testamento (1), sono stati scritti da Mosè (con l’eccezione degli ultimi otto versi del Deuteronomio che descrivono la sua morte e sepultura). 
Il primo scrittore che negò che Mosè fosse l’autore del Pentateuco fu il filosofo ebreo Baruch Spinoza (1632-1677), il quale sostenne che fu Esdra (vissuto nel quinto secolo a.C.), l’autore dei cinque libri.
Ma fu a partire dalla fine del XIX secolo, in seguito alle teorie di Julius Wellhausen, che si è divulgata la tesi che non fu Mosè a scrivere il Pentateuco, ma una serie di autori che furono influenzati da differenti tradizioni. 
Wellhausen elaborò la teoria delle quattro fonti: Elohista, Yahvista, Sacerdotale e Deuteronomica. Secondo questa teoria la fonte Elohista mostrerebbe Dio in modo Trascendente, apparendo in sogno e per mezzo di mediatori angelici; la fonte Yahvista mostrerebbe che Dio assume forme antropomorfe; la fonte Sacerdotale descriverebbe sostanzialmente norme liturgiche e rituali; la fonte Deuteronomica sarebbe allà base del Deuteronomio. Secondo l’ipotesi documentale quindi vi furono almeno quattro autori del Pentateuco che scrissero i cinque libri intorno al 900 a.C.
Oggigiorno molte persone considerano corretta l’ipotesi documentale (seppur con alcune varianti), e quindi rigettano l’idea che fu Mosè il vero e unico autore del Pentateuco. Ma siamo proprio sicuri di ciò? 

Innazitutto i teorici dell’ipotesi documentale sono partiti dalla supposizione che la Bibbia non fosse una rivelazione soprannaturale di Dio e quindi tentarono di dimostrare la non paternità mosaica del Pentateuco per arrivare a quella conclusione. Erano implicitamente deisti o atei nel loro modo di pensare.
Hanno avanzato la supposizione che "la scrittura era praticamente sconosciuta in Israele prima dell'istituzione della monarchia davidica, quindi non potevano esserci documenti scritti risalenti al tempo di Mosè". Questa affermazione non solo attacca l'intelligenza degli antichi israeliti, ma anche quella degli egizi che hanno addestrato Mosè. Gli egizi sarebbero stati incapaci di insegnare a Mosè a leggere e scrivere? Dal momento in cui è stata proposta l'ipotesi  documentale, gli archeologi hanno scoperto decine di documenti scritti precedentemente al tempo di Mosè. È difficile credere che gli antichi vicini di Israele sapessero scrivere, ma gli ebrei no.
Alcuni studiosi liberalisti della Bibbia hanno basato le loro teorie su prove del testo biblico e tuttavia hanno esluso le prove bibliche che confutano le loro teorie. Hanno quindi scelto cosa scartare e cosa accettare del testo biblico. Un approccio non proprio intellettualmente onesto. 
I teorici dell’ipotesi documentale hanno supposto che usare più di un nome per Dio, o più di uno stile di scrittura o più di un sinonimo per una sola idea, fosse incompatibile con un solo autore.
Sebbene siano stati trovati molti esempi di antichi autori semitici che usavano la ripetizione e la duplicazione nella loro tecnica narrativa, gli scettici della Bibbia presumono che quando gli autori ebraici facessero questo, ciò sarebbe una prova convincente che il Pentateuco sia stato scritto da diversi autori, con diverse tradizioni.
I teorici dell'ipotesi documentale sostengono che ci sia stata una tradizione Elohista e una Yahvista perché il nome di Dio è diverso e perché secondo loro quando si cita Elohim si descriverebbe un Dio Trascendente e quando si cita YHWH si descriverebbe principalmente un Dio più immanente, a volte antropomorfico. Sono tesi confutate dalla stessa Bibbia. In quanto anche il nome YHWH  è associato a concetti Trascendenti:

Libro di Isaia (44, 6):

Così dice il Signore, il re d’Israele, il suo redentore, il Signore degli eserciti: «Io sono il primo e io l’ultimo;fuori di me non vi sono dei.

Salmi (10, 16):

L'Eterno (YHWH) è re per sempre; le nazioni sono scomparse dalla sua terra.

Salmi (29, 10):

L'Eterno (YHWH) sedeva sovrano sul diluvio; sì, l'Eterno siede re per sempre.

Geremia (10, 10):

Il Signore, invece, è il vero Dio, egli è Dio vivente e re eterno;
al suo sdegno trema la terra, i popoli non resistono al suo furore.

Lamentazioni (5, 19):

Ma tu, o Eterno, rimani per sempre, e il tuo trono di generazione in generazione.

Come vediamo se YHWH è il primo e l'ultimo ed è eterno, allora è trascendente.
Inoltre, fino ad oggi, nessun manoscritto del "documento Elohista", o del "documento Yahvista", o del "documento Sacerdotale", o del "documento Deuteronomico" o di uno qualsiasi degli altri frammenti presunti è mai stato scoperto.
E non ci sono neppure commenti ebraici antichi che menzionino qualcuno di questi documenti immaginari o i loro presunti autori anonimi.
Tutte le prove manoscritte che abbiamo per i primi cinque libri della Bibbia sono così come le abbiamo oggi. Ciò è confermato dai ritrovamenti del manoscritti biblici del Mar Morto (Qumran).

Le tesi a favore della paternità di Mosè del Pentateuco sono a tutt’oggi ancora valide, vediamole. 
Innanzitutto nel Pentateuco stesso si descrive che fu proprio Mosè a scrivere i primi cinque libri dell’Antico Testamento (Esodo 17, 14; Esodo 24, 4; Esodo 34, 27; Numeri 33, 1-2; Deuteronomio 31, 9).
Inoltre in altri libri dell’Antico Testamento si dichiara la paternità mosaica del Pentateuco (Giosuè 1, 8; 8, 31-32; 1 Re 2, 3; 2 Re 14, 6; 2 Re 21, 8; Esdra 6, 18; Neemia 13, 1; Daniele 9, 11-13; Malachia 4, 4). 
Quindi notiamo che vi sono molte citazioni nell’Antico Testamento che sanciscono la paternità di Mosè del Pentateuco. L’ipotesi documentale preseuppone che molti scrittori avrebbero dovuto mentire.  
Anche nel Nuovo Testamento si afferma lo stesso: (Vangelo di Matteo 19, 8; Vangelo di Marco 12, 26; Vangelo di Giovanni 5, 46-47; Vangelo di Giovanni 7, 19; Atti degli Apostoli 3, 22; Lettera ai Romani 10, 5)
Le divisioni dell'Antico Testamento erano chiaramente presenti nella mente ebraica molto prima del tempo di Cristo, cioè la Legge di Mosè (i primi cinque libri dell'Antico Testamento), i Profeti (i libri storici e profetici) e gli Scritti (il libri poetici di Giobbe, Salmi, Proverbi, ecc.). Quindi, quando Gesù si riferì alla Legge di Mosè, i suoi ascoltatori ebrei sapevano esattamente a cosa si riferiva.
Alcuni versi del Nuovo Testamento, come nel Vangelo di Giovanni 7, 22 e Atti degli Apostoli 15, 1 si riferiscono a Mosè che dà la dottrina della circoncisione. Eppure Giovanni rivela anche che questo è avvenuto prima: nella Genesi, con Abramo (Vangelo di Giovanni 7, 22-23). Tuttavia, è accreditato a Mosè perchè è stato registrato nei suoi scritti. Il Nuovo Testamento attribuisce tutti i libri, dalla Genesi al Deuteronomio, come scritti di Mosè. Quindi, attaccare la paternità mosaica dei primi cinque libri dell'Antico Testamento significa attaccare la veridicità del resto degli scrittori biblici e di Gesù stesso.
Inoltre Mosè era pienamente qualificato per scrivere il Pentateuco. Ricevette un'educazione regale egiziana (Atti degli Apostoli 7, 22) e fu un testimone oculare degli eventi registrati in Esodo nel Deuteronomio, che contengono molti riferimenti o allusioni a nomi egiziani di luoghi, persone e divinità, nonchè parole egizie, idiomi, fattori culturali e particolari geografici. Sarebbe stato praticamente impossibile per un autore che avesse vissuto in Israele secoli dopo, scrivere quegli eventi in modo così chiaro e preciso. Inoltre alcune scoperte archeologiche, che risalgono alla prima guerra mondiale, hanno dimostrato che nel Pentateuco sono descritti usi e costumi del II milenio a.C. (la doppia porzione consegnata al primogenito, la vendita della primogenitura, la validità del testamento orale ecc.). Come avrebbe potuto pertanto un uomo del I millennio a.C., per esempio Esdra, conoscere nei dettagli questi usi e costumi? 
Nel Pentateuco si nosta inoltre che Mosè ha la visione di un estraneo di Canaan (dal punto di vista dell'Egitto o del Sinai). 
Nessuno può provare che lui non fosse il destinatario appropriato delle registrazioni scritte o delle tradizioni orali dei patriarchi da Adamo fino ai suoi giorni. Non c'è nessun altro antico israelita che fosse più qualificato di Mosè per scrivere il Pentateuco.

Yuri Leveratto

Note:
1-Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio

sabato 3 novembre 2018

Gesù ha citato il Salmo 110 per descrivere la sua vera identità di Dio-uomo



Vediamo il Salmo 110

1 [Salmo di Davide.] L'Eterno dice al mio Signore: «Siedi alla mia destra finchè io faccia dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi». 2 L'Eterno estenderà da Sion lo scettro della tua potenza. Domina in mezzo ai tuoi nemici. 3 Il tuo popolo si offrirà volenteroso nel giorno del tuo potere; nello splendore di santità, dal grembo dell'aurora, tu avrai la rugiada della tua gioventù. 4 L'Eterno ha giurato e non si pentirà: «Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedek». 5 Il Signore è alla tua destra. Egli distruggerà dei re nel giorno della sua ira. 6 Egli giudicherà le nazioni, le riempirà di cadaveri e distruggerà i governanti di gran parte della terra. 7 Berrà dal torrente per via e perciò alzerà il capo.

In questo breve Salmo si presenta il Messia come Re (vv. 1-3), come Sacerdote (v.4), e come il vittorioso Guerriero Divino (vv. 5-7). Davide ascolta una conversazione tra YHWH (il Padre) e il Signore di Davide (Adonai, il Messia), nella quale si dice che Cristo siederà alla destra del Padre, nel luogo d’onore, fino al suo secondo avvento e in quel momento i suoi nemici saranno collocati sotto i suoi piedi. Durante il suo secondo avvento, il Messia regnerà in questa terra da Sion (Gerusalemme) nel trono di Davide (Is. 2, 3; Is. 4, 3-5; Zac. 8, 3; 14, 3). 
Altri redenti (“il tuo popolo”) si aggiungeranno al Messia nel giorno del suo avvento per sconfiggere coloro che si oppongono a Lui. Come Melchisedek, Cristo è Sacerdote e Re. Nel giorno dell’Armageddon, il Signore distruggerà dei re e giudicherà le nazioni. 

Vediamo ora come Gesù ha citato il Salmo 110 in una delle sue conversazioni con i farisei: 

Vangelo di Matteo (22, 41, 46): 

41 Ora, essendo i farisei riuniti, Gesù chiese loro: 42 «Che ve ne pare del Cristo? Di chi è figlio?». Essi gli dissero: «Di Davide». 43 Egli disse loro: «Come mai dunque Davide, per lo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: 44 "Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finchè io abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi"? 45 Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». 46 Ma nessuno era in grado di rispondergli; e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo.

Quando i farisei risposero che il Messia è figlio di David, hanno dato una risposta corretta, ma incompleta. Gesù Cristo è Figlio di Davide per quanto riguarda la sua umanità, ossia la sua ascendenza attraverso sua madre, Maria, ma è anche il Figlio di Dio e Gesù voleva, con questa domanda, che i farisei lo riconoscessero. Per questo, per provarli, Gesù domandò  loro: “Egli disse loro: «Come mai dunque Davide, per lo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: "Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finchè io abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi"?
Come avrebbe potuto Davide chiamare il Messia “Signore” se il Messia fosse stato solamente suo figlio? L’unica risposta è che il Messia, oltre a essere Figlio di Davide, è anche il Dio di Davide. In altre parole, il Messia doveva essere allo stesso modo Dio e uomo. Come uomo era il Figlio di Davide; come Dio era il Signore di Davide.
Gesù ha pertanto citato la profezia di Davide scritta nel Salmo 110 per enfatizzare la sua identità di Dio-uomo, ovvero una sola Persona con due nature, la divina e la umana. Se Lui non fosse Dio-uomo allora non avrebbe potuto essere un Salvatore appropriato, Sommo sacerdote e Giudice.

Yuri Leveratto

Bibliografia: 
Sacra Bibbia, versione in spagnolo Reina Valera commentata dal teologo Charles Ryrie.
Teologia Basica, Charles Ryrie.  

martedì 16 ottobre 2018

Gesù ha confermato la veridicità dell’Antico Testamento


Oggigiorno molte persone credenti in Gesù Cristo, considerano che l’Antico Testamento sia un insieme di libri in parte storici, ma soprattutto allegorici e simbolici. Secondo questa linea di pensiero, molti episodi biblici non sarebbero accaduti realmente, ma sarebbero stati creati ad hoc come miti fondazionali, o per dare insegnamenti morali. 
Queste persone però non considerano che Gesù ha confermato l’Antico Testamento (l’ebraico Tanakh), decine e decine di volte. 
Questo non significa che noi cristiani dobbiamo basarci sull'Antico Testamento e sulla Legge di Mosè. Il termine della Legge è Cristo e noi cristiani dobbiamo accettare la sua Grazia e basarci sul Nuovo Testamento. Tuttavia l’Antico Testamento ha la sua importanza, perché è il fondamento del Nuovo Testamento. 

Vediamo alcune delle frasi che Gesù ha detto a conferma del Tanakh. 
Innanzitutto Gesù ha confermato che l’Antico Testamento è divinamente ispirato, infatti Gesù dice: 
La scrittura non può  essere annullata” (Vangelo di Giovanni 10, 35)
Per Gesù le Sacre Scritture sono “comandamento di Dio” Vangelo di Matteo 15, 3-6)
Gesù fa costanti riferimenti all'Antico Testamento. Vediamo per esempio il Vangelo di Matteo (21, 16), quando Gesù cita il Salmo (8, 2):

e gli dissero: «Senti tu ciò che questi dicono?». Gesù disse loro: «Sì! Non avete mai letto: "Dalla bocca dei bambini e dei lattanti, tu ti sei procurato lode"?»

Oltre a ciò  Gesù ha riconosciuto che Adamo ed Eva furono creati da Dio, e che furono due esseri viventi, e non un’allegoria della prima coppia di umani. Vediamo a tale proposito questo passaggio di Gesù (Vangelo di Matteo 19, 3-5):

Dei farisei gli si avvicinarono per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito mandare via la propria moglie per un motivo qualsiasi?» 4 Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: 5 "Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne"?

Qui Gesù ha citato la Genesi (1, 27 – 2, 44). (Questa citazione si riporta anche nel Vangelo di Marco 10, 6-8).

Gesù ha confermato il racconto dell’Arca di Noè. Ha confermato quindi che esistette un’arca e che il diluvio distrusse tutti gli esseri che non erano nell'arca. Vediamo a tale proposito questo passaggio di Gesù (Vangelo di Luca 17, 26-27): 

Come avvenne ai giorni di Noè, così pure avverrà ai giorni del Figlio dell'uomo. Si mangiava, si beveva, si prendeva moglie, si andava a marito, fino al giorno che Noè entrò nell'arca, e venne il diluvio che li fece perire tutti. 

Qui Gesù ha citato la Genesi (6, 5-12). (Questa citazione si riporta anche nel Vangelo di Matteo 24, 38-39).

In occasioni separate, Gesù ha autenticato la distruzione di Sodoma, la storicità di Lot e di sua moglie. Vediamo a tale proposito il seguente passaggio: Vangelo di Luca (17, 28-29): 

Similmente, come avvenne ai giorni di Lot: si mangiava, si beveva, si comprava, si vendeva, si piantava, si costruiva; ma nel giorno che Lot uscì da Sodoma piovve dal cielo fuoco e zolfo, che li fece perire tutti. 

(Questo fatto è riportato anche nel Vangelo di Matteo 10, 15).

Gesù ha riconosciuto come veritiera la narrazione del Libro di Giona. Vediamo a tale proposito il seguente passaggio del Vangelo di Matteo (12, 40): 

Poichè, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell'uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti. 

Come sappiamo alcuni biblisti moderni sostengono che vi siano stati vari autori che scrissero utilizando il nome di Isaia, ma Gesù confermò  che vi fu un unico Isaia. Nel Vangelo di Luca (4, 17-21), Gesù cita Isaia (49, 8), (61, 1), che alcuni biblisti considerano il Secondo Isaia o Deuteroisaia). Vediamo: 

17 E gli fu dato in mano il libro del profeta Isaia; lo aprì e trovò quel passo dove era scritto: 18 «Lo Spirito del Signore è sopra di me, perché mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per guarire quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi, 19 e per predicare l'anno accettevole del Signore». 20 Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si pose a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. 21 Allora cominciò a dir loro: «Oggi questa Scrittura si è adempiuta nei vostri orecchi».

Nel Vangelo di Matteo (15, 7-9), Gesù si riferisce alla prima parte dell’opera di Isaia (Isaia 29, 13) senza la minima indicazione che si tratti di più di un autore.

7 Ipocriti, ben profetizzò di voi Isaia, quando disse: 8 "Questo popolo si accosta a me con la bocca e mi onora con le labbra; ma il loro cuore è lontano da me. 9 E invano mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono comandamenti di uomini"». 

Gesù cita ancora Isaia, indicando la sua storicità, nel Vangelo di Matteo (12, 17): 

17 affinché si adempisse quanto era stato detto per bocca del profeta Isaia:
18 «Ecco il mio servitore che ho scelto; il mio diletto, in cui l'anima mia si è compiaciuta.
Io metterò lo Spirito mio sopra di lui,
ed egli annuncerà la giustizia alle genti.
19 Non contenderà, nè griderà
e nessuno udrà la sua voce sulle piazze.
20 Egli non triterà la canna rotta
e non spegnerà il lucignolo fumante,
finchè non abbia fatto trionfare la giustizia.
21 E nel nome di lui le genti spereranno».

(In questi passaggi Gesù cita il Libro di Isaia 42, 1 e 49, 3).

Gesù riconobbe la storicità di Elia, vediamo il passaggio del Vangelo di Matteo (17, 11-12): 

11 Egli rispose: «Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa. 12 Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto; così anche il Figlio dell'uomo deve soffrire da parte loro». 13 Allora i discepoli capirono che egli aveva parlato loro di Giovanni il battista.

Gesù riconobbe la storicità di Daniele, vediamo il passaggio del Vangelo di Matteo (24, 15): 

«Quando dunque avrete visto l'abominazione della desolazione, predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo (chi legge intenda)

Gesù riconobbe la storicità di Abele e di Zaccaria, vediamo il passaggio del Vangelo di Matteo (23, 35):

affinché ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che uccideste fra il tempio e l'altare.

Gesù riconobbe la storicità di Davide e Abiatar, vediamo il passaggio del Vangelo di Marco (2, 25-26): 

Ma egli disse loro: «Non avete mai letto ciò che fece Davide, quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e quelli con lui? 26 Come egli entrò nella casa di Dio, al tempo del sommo sacerdote Abiatar, e mangiò i pani di presentazione che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche a quelli che erano con lui?».

La storicità di Davide è riconosciuta da Gesù anche in questo passaggio del Vangelo di Matteo (22, 41-45):

41 Ora, essendo i farisei riuniti, Gesù chiese loro: 42 «Che ve ne pare del Cristo? Di chi è figlio?». Essi gli dissero: «Di Davide». 43 Egli disse loro: «Come maidunque Davide, per lo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: 44 "Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finchè io abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi"? 45 Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?».

Gesù riconobbe la storicità di Mosè vediamo il passaggio del Vangelo di Giovanni (5, 45, 47): 

45 Non pensate che io vi accusi presso il Padre; c'è chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza; 46 infatti se voi credeste a Mosè, credereste anche a me, perchè egli ha scritto di me. 47 Ma se non credete ai suoi scritti, come crederete alle mie parole?».

La storicità di Mosè viene anche ribadita nel Vangelo di Marco (12, 26-27):

Riguardo poi alla risurrezione dei morti, non avete letto nel libro di Mosè, come Dio gli parlò dal roveto, dicendo: "Io sono il Dio di Abrahamo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe"? 27 Egli non è Dio dei morti, ma Dio dei viventi. Voi, dunque, vi sbagliate grandemente».

Gesù riconobbe la storicità di Abrahamo, Isacco e Giacobbe vediamo il passaggio del Vangelo di Matteo (8, 11):

Or io vi dico, che molti verranno da levante e da ponente e sederanno a tavola con Abrahamo, con Isacco e con Giacobbe, nel regno dei cieli.

e del Vangelo di Giovanni (8, 39):

Essi, rispondendo, gli dissero: «Il padre nostro è Abrahamo». Gesù disse loro: «Se foste figli di Abrahamo, fareste le opere di Abrahamo; 

Gesù ha confermato il racconto della manna data da Dio nel deserto (Giovanni 6:31-51), e il giudizio su Tiro e Sidone (Matteo 1:1-21)

Gesù quindi conferma e autentica la veridicità del racconto biblico e conferma l’autenticità dei vari libri biblici. Per esempio Gesù conferma che fu Mosè l’autore della Torah. Vediamo a tale proposito questo passaggio del Vangelo di Matteo (19, 8):

“Gesù disse loro: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandar via le vostre mogli; ma da principio non era così” 

Vangelo di Giovanni (7, 19): 

“Mosè non vi ha forse dato la legge? Eppure nessuno di voi mette in pratica la legge! Perché cercate d’uccidermi?” 

Gesù pertanto non ha alluso ai racconti biblici, ma li ha autenticati, dando loro valore e affermando implicitamente che si deve avere fiducia in essi. 

Yuri Leveratto

domenica 14 ottobre 2018

Alcune considerazioni sulla storicità dell’Esodo


Oggigiorno vi sono vari scrittori di pseudostoria che sostengono che il Libro dell’Esodo sarebbe un mito, una storia leggendaria che non corrisponderebbe al vero. Eppure vi sono vari indizi che fanno pensare alla presenza di israeliti in Egitto fin dal II millennio a.C. e alla loro uscita dall’Egitto verso la fine del II millennio a.C. Vediamo alcuni indizi ed evidenze che supportano la tesi della storicità e plausibilità dell’Esodo. 

1-Nella Bibbia si denomina Goscen (1) la zona del delta del Nilo. Vi sono varie evidenze archeologiche (2) che dimostrano che popoli semitici e in particolare Israeliti hanno vissuto nel Goscen a partire dal II milliennio a.C. Siccome non erano autoctoni, è  logico pensare che alcuni di essi fossero schiavi. 

2. Sappiamo oggi che il grande faraone Ramesse II, che regnò dal 1279 al 1213 a.C., costruì un centro amministrativo con mattoni di argilla fangosa in una zona in cui le grandi popolazioni semite avevano vissuto per secoli. Si chiamava Pi-Ramesses (3). Nella Bibbia vi è  una citazione (Esodo 1, 11)  dove si specifica che gli schiavi israeliti ebrei costruirono le città di Pitom e Ramesses. 

“Allora vennero imposti loro dei sovrintendenti ai lavori forzati per opprimerli con i loro gravami, e così costruirono per il faraone le città-deposito, cioè Pitom e Ramses.”

E’ un possibile riferimento a Pi-Ramesses. Il sito fu abbandonato dai faraoni due secoli dopo.

3. Nel racconto dell'esodo, i faraoni sono semplicemente chiamati "Faraone", mentre nei passaggi biblici successivi, i monarchi egizi sono indicati con il loro nome proprio, come in "Faraone Neco" (2 Re 23, 29). Anche questo riecheggia l'uso che si faceva della parola “Faraone” nello stesso Egitto dove, dalla metà del secondo millennio fino al X secolo a. C., il titolo "Faraone" era usato da solo.

4. I nomi di varie entità nazionali menzionate nella capitolo 15 dell’Esodo, come Filistia, Moabiti, Edomiti, sono nomi che si ritrovano in fonti egizie poco prima del 1200 a.C. su questo, il libro dell'Esodo è nuovamente in sintonia con il periodo storico.

5. Le storie dell'esodo e dei successivi vagabondaggi degli israeliti nel deserto riflettono una solida conoscenza della geografia e delle condizioni naturali del delta orientale del Nilo, della penisola del Sinai, del Negev e della Transgiordania e non potrebbero essere state inventate secoli dopo, magari a Gerusalemme o a Babilonia. 

6. Nel libro dell'Esodo (13, 17) si nota che gli israeliti scelsero di non attraversare la penisola del Sinai lungo la rotta costiera settentrionale verso il territorio attuale di Gaza (terra dei Filistei), perchè ciò avrebbe comportato un rischio d’imbattersi in campagne militari. Qesto fatto supporta la tesi che essi si diressero più a sud rispetto a Gaza, quindi percorsero una rotta sud-est in direzione del Sinai.

7. Vari archeologi hanno documentato centinaia di nuovi insediamenti nella terra di Israele dal XIII al XII secolo a. C., congruenti con l'arrivo biblico degli schiavi liberati nella terra di Canaan; sorprendentemente, questi insediamenti presentano l'assenza delle ossa di maiale, normalmente presenti in tali luoghi. Vari indizi di invasioni si trovano a Betel, Yokne'am e Hatzor, città prese da Israele secondo il libro di Giosuè. A Hatzor, gli archeologi hanno trovato statue cultuali mutilate, suggerendo che erano ripugnanti agli invasori. (4).

8. La stele di Merneptah (Museo egizio del Cairo), risale al 1200 a.C. e relata le vittorie del re Merneptah che regnò in Egitto dal 1213 a.C. al 1203 a.C. Nella stele si descrivono le vittorie su popoli libici e loro alleati. Nell’ultima parte della stele, le ultime tre righe, si descrive una campagna militare nella terra di Cannan, che in quel tempo era un possedimento egizio. 
La maggioranza degli studiosi concorda nel tradurre i geroglifici ubicati nella ventisettesima riga come “Israele” (5)(6). Nella stele di Merneptah vi è pertanto il primo riferimento alla terra di Israele, e pertanto viene confermato il racconto biblico di un popolo discendente di Giacobbe/Israele che si stanziò nella terra di Canaan.
Ecco la traduzione delle linee 27 e 28: 

I principi sono prostrati, dicendo: "Pace!"
Nessuno alza la testa tra i Nove Archi.
Ora che Tehenu (Libia) è venuto in rovina,
Hatti è pacificato;
Il Canaan è stato saccheggiato in ogni sorta di guai:
Ashkelon è stato sconfitto;
Gezer è stato catturato;
Yano'am è reso inesistente.
Israele è devastato e il suo seme non lo è;
Hurru è diventato una vedova a causa dell'Egitto.

I "nove archi" è un termine usato dagli egiziani per riferirsi ai loro nemici; Hatti e Ḫurru sono la Siro-Palestina, Canaan e Israele corrispondono all’odierno stato di Israele, e Ashkelon, Gezer e Yanoam sono città all'interno della regione; secondo la stele, tutte queste entità caddero sotto il dominio dell'impero egiziano in quel momento. (7).

Yuri Leveratto

Immagine: Mappa del viaggio degli Israeliti nel deserto, Calmet Augustine, 1724

Note: 
1-https://it.wikipedia.org/wiki/Goscen
2-https://www.allaboutarchaeology.org/goshen.htm
3- http://www.biblearchaeology.org/post/2007/05/Extra-Biblical-Evidence-for-the-Conquest.aspx
4-E’ possibile che ci fossero dei canneti nelle acque poco salate del golfo di Aqaba - http://www.bibleinterp.com/opeds/hum358018.shtml
5-Kenton L. Sparks (1998). Ethnicity and Identity in Ancient Israel: Prolegomena to the Study of Ethnic Sentiments and Their Expression in the Hebrew Bible. Eisenbrauns. pp. 96–. ISBN 978-1-57506-033-0.
6- Lemche 1998, pp. 46, 62: “No other inscription from Palestine, or from Transjordan in the Iron Age, has so far provided any specific reference to Israel... The name of Israel was found in only a very limited number of inscriptions, one from Egypt, another separated by at least 250 years from the first, in Transjordan. A third reference is found in the stele from Tel Dan - if it is genuine, a question not yet settled. The Assyrian and Mesopotamian sources only once mentioned a king of Israel, Ahab, in a spurious rendering of the name.”
7-https://en.wikipedia.org/wiki/Merneptah_Stele

mercoledì 10 ottobre 2018

Alcune fonti extra-bibliche sulla storicità dell’Antico Testamento


Oggigiorno alcuni autori di pseudostoria sostengono che non ci sarebbero fonti extrabibliche che possano supportare la veridicità delle Sacre Scritture. 
Innanzitutto sappiamo che vi sono numerose fonti extra-bibliche dove si descrive la vita, la predicazione e la morte in croce di Gesù Cristo, e altre dove si descrive la predicazione degli Apostoli. 
Ma anche per l’Antico Testamento vi sono alcune fonti extra-bibliche che testimoniano la veridicità del testo antico. 

La stele di Merneptah (Museo egizio del Cairo), risale al 1200 a.C. e relata le vittorie del re Merneptah che regnò in Egitto dal 1213 a.C. al 1203 a.C. Nella stele si descrivono le vittorie su popoli libici e loro alleati. Nell’ultima parte della stele, le ultime tre righe, si descrive una campagna militare nella terra di Cannan, che in quel tempo era un possedimento egizio. 
La maggioranza degli studiosi concorda nel tradurre i geroglifici ubicati nella ventisettesima riga come “Israele” (1)(2). Nella stele di Merneptah vi è pertanto il primo riferimento alla terra di Israele, e pertanto viene confermato il racconto biblico di un popolo discendente di Giacobbe/Israele che si stanziò nella terra di Canaan.
Ecco la traduzione delle linee 27 e 28: 

I principi sono prostrati, dicendo: "Pace!"
Nessuno alza la testa tra i Nove Archi.
Ora che Tehenu (Libia) è venuto in rovina,
Hatti è pacificato;
Il Canaan è stato saccheggiato in ogni sorta di guai:
Ashkelon è stato sconfitto;
Gezer è stato catturato;
Yano'am è reso inesistente.
Israele è devastato e il suo seme non lo è;
Hurru è diventato una vedova a causa dell'Egitto.

I "nove archi" è un termine usato dagli egiziani per riferirsi ai loro nemici; Hatti e Ḫurru sono la Siro-Palestina, Canaan e Israele corrispondono all’odierno stato di Israele, e Ashkelon, Gezer e Yanoam sono città all'interno della regione; secondo la stele, tutte queste entità caddero sotto il dominio dell'impero egiziano in quel momento. (3).

La stele di Mesha (o di Moab) (4), risale all’840 a.C. L’autore fu Mesha, il re dei Moabiti. Nella stele sono riportate le vittorie di Mesha su Omri re di Israele. (citato nella Bibbia nel Primo e secondo libro dei Re). 
Nella stele vi sono anche citazioni extra-bibliche al Dio degli israeliti, YHWH (Yahweh), in riferimento al saccheggio del tempio da parte di Mesha e l’offerta del bottino al dio locale Chemosh. 
Eventi, nomi e luoghi citati nella stele di Mesha corrispondono a quelli citati nella Bibbia. Per esempio Mesha viene descritto come re di Moab nel secondo libro dei Re, vediamo questa citazione (3, 4): 

Allora Mesa, re di Moab, allevava molto bestiame e pagava al re d'Israele un tributo di centomila agnelli e centomila montoni con la loro lana.

Anche il regno di Omri è descritto nella Bibbia, (Primo libro dei Re, cap. 16).
La stele ha pertanto un’importanza enorme, perchè conferma il racconto biblico, nonchè la fede che gli israeliti avevano in YHWH. 

La Stele di Tel Dan (Museo di Israele a Gerusalemme)(5), è stata ritrovata nel 1993-94 nel nord di Israele. Nella stele vi è un’iscrizione in arameo. Probabilmente la stele fu incisa in un periodo tra l’870 e il 750 a.C.  L’autore fu probabilmente Hazael (re arameo, menzionato nel Primo libro dei Re, 19, 15). Nella stele il re si vanta delle sue vittorie sul re di Israele e sul suo alleato della “Casa di Davide”. 
Questa stele è considerata la prima evidenza della dinastia davidica al di fuori della Bibbia. 
Ecco la traduzione: 

1. [] ... [...] e tagliare [...]
2. [...] mio padre salì [contro di lui quando h] e combattè a [...]
3. e mio padre si sdraiò, andò dai suoi [antenati (cioè si ammalò e morì)]. E il re di I [s-]
4. rael entrò anteriormente nella terra di mio padre, [e] Hadad mi ha fatto re,
5. E Hadad andò davanti a me, e io partì dai sette [...-]
6. s del mio regno, e ho ucciso [settanta re], che ha imbrigliato migliaia di cha-]
7. rivolte e migliaia di cavalieri (o: cavalli). [Ho ucciso Jeho] ram figlio [di Achab]
8. re d'Israele e [I] ucciso [Ahaz] iahu figlio di [Jehoram kin-]
9. g della Casa di David, e ho messo [le loro città in rovina e trasformato]
10. la loro terra in [desolazione]
11. altro [... e Jehuru-j
12. ho guidato Is [rael e ho posato]
13. assedio 

Interpretazione: nel IX secolo a.C. Hazael era il re degli aramei. La città di Dan, a settanta miglia dalla capitale Damasco era anch’essa sotto il dominio arameo. L'autore dell'iscrizione parla di conflitto con i re di Israele e la "Casa di Davide". I nomi dei due re nemici sono solo parzialmente leggibili. Gli studiosi Avraham Biran e Joseph Naveh li ricostruirono come Joram, figlio di Achab, re d'Israele, e Achaziah, figlio di Joram della casa di David. Nel testo ricostruito, l'autore racconta come Israele aveva invaso il suo paese ai tempi di suo padre, e come il “dio Hadad” lo fece re e marciò con lui contro Israele. L'autore riferisce poi che ha sconfitto settanta re con migliaia di carri e cavalli. Nell'ultima riga c'è un suggerimento di un assedio, forse di Samaria, la capitale dei re di Israele.
Queste sono solo tre evidenze archeologiche che provano la veridicità e storicità dell’Antico Testamento. Alla nota (6) si possono trovare altre prove archeologiche extra-bibliche che confermano le Sacre Scritture. 

Yuri Leveratto

Immagine: stele di Mesha

Note: 
1-Kenton L. Sparks (1998). Ethnicity and Identity in Ancient Israel: Prolegomena to the Study of Ethnic Sentiments and Their Expression in the Hebrew Bible. Eisenbrauns. pp. 96–. ISBN 978-1-57506-033-0.
2- Lemche 1998, pp. 46, 62: “No other inscription from Palestine, or from Transjordan in the Iron Age, has so far provided any specific reference to Israel... The name of Israel was found in only a very limited number of inscriptions, one from Egypt, another separated by at least 250 years from the first, in Transjordan. A third reference is found in the stele from Tel Dan - if it is genuine, a question not yet settled. The Assyrian and Mesopotamian sources only once mentioned a king of Israel, Ahab, in a spurious rendering of the name.”
3-https://en.wikipedia.org/wiki/Merneptah_Stele
4-https://en.wikipedia.org/wiki/Mesha_Stele
5-https://en.wikipedia.org/wiki/Tel_Dan_Stele
6-https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_artifacts_in_biblical_archaeology