venerdì 7 dicembre 2018

Il concetto del peccato nell'Antico Testamento


Oggigiorno vari scrittori di pseudostoria negano che nell’Antico Testamento ci sia stato il concetto del peccato. Ovviamente negano pure il concetto del peccato ereditato. Di conseguenza negano che il sacrificio di Gesù Cristo, con la sua morte in croce, sia servito per espiare i peccati dell’umanità. 

Per dimostrare che l’Antico Testamento è incentrato sul peccato iniziamo analizzando alcune parole utilizzate dagli autori biblici nell’Antico Testamento per definire il peccato. Nel Tanakh vi sono almeno otto parole per designare il peccato.

1-Te-he-ta-u

Questa semplice parola utilizzata per designare il peccato ricorre 522 volte nell’Antico Testamento. Il suo significato basico è “errore, incapacità di cogliere l’obiettivo”, ed equivale alla parola greca hamartia. Inoltre quando una persona non coglie l’obiettivo, attua però in modo errato. Quindi questa parola non indica solo passività, ma indica anche una attività errata, quindi un atto che non si deve fare. Si applica in riferimento a atti contro la morale, all’idolatria, e a peccati cerimoniali. Per alcune referenze vedasi Esodo 20, 20; Giudici 20, 16; Proverbi 8, 36; Proverbi 19, 12.

Esodo (20, 20): 

Mosè disse al popolo: «Non temete, perchè DIO è venuto per provarvi, e affinchè il timore di lui vi sia sempre davanti, e così non pecchiate».

2-Ra

Questa parola si utilizza almeno 444 volte nell’Antico Testamento ed equivale alle parola greghe kakos o poneros. Significa rompere o rovinare. Spesso significa “calamità” e si traduce spesso con la parola “male”. Identifica qualcosa di ingiurioso e moralmente incorretto (Genesi 3, 5; Genesi 38, 7; Giudici 11, 27) In Isaia (45, 7) si descrive che Dio forma la luce e crea le tenebre, la pace e il “ra”. Alcuni intendono che questo significherebbe che Dio crea calamità e il male. Ciò viene interpretato in quanto tutte le cose, incluso il male, sono incluse nel piano di Dio, ma la responsabilità di commettere il peccato cade sempre sulla creatura e non sul Creatore. 

Genesi (3, 5): 

ma DIO sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno, e sarete come DIO, conoscendo il bene e il male».

3-Yip-sa

L’idea basica di questa parola è “ribellione”, ma generalmente si traduce con trasgressione. (vedere 1 Re 12, 19; 2 Re 3, 5; Proverbi 28, 21; Isaia 1, 2).

1 Re (12, 19):

Così Israele è stato ribelle alla casa di Davide fino al giorno d'oggi.

4-Awon

Questa parola include l’idea di iniquità e colpa, concetti che erano relazionati al pensiero ebraico come si vede in 1 Samuele 3, 13. Si noti il suo uso in connessione con il Servo sofferente (Isaia 53, 6) e in relazione con il peccato che sfida (Numeri 15, 30-31).

Isaia (53, 6): 

Noi tutti come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la propria via, e l'Eterno ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. 

5-Sagu

Questa parola significa errare o “andare fuori strada” come lo potrebbe fare una pecora perduta o un ubriaco (Isaia 28, 7). Si riferisce all’errore del quale è responsabile colui che lo commise. La Legge dell’Antico Testamento implicava che colui che la infrangeva dovesse avere la responsabilità di conoscere ciò che la Legge stessa indicava. (Levitico 4, 2; Numeri 15, 22). 

Isaia (28, 7): 

Ma anche questi barcollano per il vino e vacillano per le bevande inebrianti; il sacerdote e il profeta barcollano per le bevande inebrianti, barcollano come se avessero visioni, tentennano nel pronunciare giudizi. 

6-Asham 

Quasi tutti gli usi di questa parola sono relazionati al rito del tabernacolo e del tempio nel Levitico, Numeri ed Ezechiele. La colpa davanti a Dio è il concetto principale. Si indicano le offerte per la colpa e per il peccato e pertanto, include tanto la colpa intenzionale come quella non intenzionale (Levitico 4, 13; Levitico 5, 2-3).

Levitico (4, 13): 

Or se tutta l'assemblea d'Israele commette peccato per ignoranza, e la cosa rimane nascosta agli occhi dell'assemblea, essa ha fatto qualcosa che l'Eterno ha vietato di fare e si è così resa colpevole;

7-Rasha

E’ una parola utilizzata raramente prima dell’esilio a Babilonia. Si trova frequentemente nei Salmi, in Ezechiele e nella letteratura sapienziale. Significa il male, opposto al giusto, quindi al bene (Esodo 2, 13; Salmo 9, 16; Proverbi 15, 9; Ezechiele 18, 23).

Proverbi (15, 9): 

La via dell'empio è un abominio all'Eterno, ma egli ama chi segue la giustizia.

8-Taah

Questa parola significa perdersi, uscire dal seminato, nel senso premeditato, non accidentale, anche se la persona non si rende conto delle conseguenze del suo peccato (Numeri 15, 22; Salmi 58, 3; Salmi 119, 21; Isaia 53, 6; Ezechiele 44, 10; 44, 15).

Salmi (58, 3):

Questi empi si sono corrotti fin dal grembo materno; questi bugiardi si sono sviati fin dalla nascita.

Dallo studio e approfondimento di queste parole si può giungere a tre conclusioni iniziali: 

1-Il peccato può assumere molte forme, e a causa della varietà delle parole utilizzate nel Tanakh, un israelita era cosciente della particolarità del suo peccato.

2-Il peccato va contro le norme, e in definitiva è una disubbedienza a Dio. 

3-Il peccato si intendeva non solo come l’atto negativo di fare del male, ma anche come l’omissione di un un atto positivo per fare del bene.

Il primo peccato, quello commesso da Eva e Adamo è la disubbedienza a Dio. 
Nell’Antico Testamento vi sono molti altri episodi dove vengono descritti peccati o pentimenti in seguito a peccati contro Dio. Un esempio molto importante è il Salmo 51: 

[Al maestro del coro. Salmo di Davide, quando il profeta Nathan venne a lui, dopo che egli aveva peccato con Bathsceba.] Abbi pietà di me, o DIO, secondo la tua benignità; per la tua grande compassione cancella i miei misfatti. Lavami completamente dalla mia iniquità e purificami dal mio peccato. Poichè riconosco i miei misfatti, e il mio peccato mi sta sempre davanti. Ho peccato contro di te, contro te solo, e ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi, affinchè tu sia riconosciuto giusto quando parli e retto quando giudichi. Ecco, io sono stato formato nell'iniquità, e mia madre mi ha concepito nel peccato. Ma a te piace la verità che risiede nell'intimo, e m'insegni la sapienza nel segreto del cuore. Purificami con issopo, e sarò mondo; lavami, e sarò più bianco della neve. Fammi sentire gioia e allegrezza; fa' che le ossa che hai spezzato festeggino. Nascondi la tua faccia dai miei peccati e cancella tutte le mie iniquità. O DIO, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito saldo. Non rigettarmi dalla tua presenza e non togliermi il tuo santo Spirito. Rendimi la gioia della tua salvezza e sostienimi con uno spirito volenteroso. Allora insegnerò le tue vie ai trasgressori, e i peccatori si convertiranno a te. Liberami dal sangue versato, o DIO, DIO della mia salvezza, e la mia lingua celebrerà con giubilo la tua giustizia. O Signore, apri le mie labbra, e la mia bocca proclamerà la tua lode. Tu infatti non prendi piacere nel sacrificio, altrimenti te l'offrirei, nè gradisci l'olocausto. I sacrifici di DIO sono lo spirito rotto; o DIO, tu non disprezzi il cuore rotto e contrito. Fa' del bene a Sion per la tua benevolenza, edifica le mura di Gerusalemme. Allora prenderai piacere nei sacrifici di giustizia, negli olocausti e nelle offerte da ardere interamente; allora si offriranno torelli sul tuo altare.

Come vediamo tutto il Salmo 51 dimostra che gli ebrei credevano nel peccato ereditato, in particolare il verso (51, 5): "Ecco, io sono stato formato nell'iniquità, e mia madre mi ha concepito nel peccato".

Yuri Leveratto

Bibliografia: Teologia basica, Charles Caldwell Ryrie

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