martedì 15 marzo 2016

Mauro Biglino sostiene la tesi della "morte apparente" di Gesù Cristo

Confutazione:

Nel suo libro “Antico e Nuovo Testamento libri senza Dio”, Mauro Biglino tenta di denigrare la storia di Gesù Cristo.

Alla pagina 163, scrive:

“Ma, ribelle, partigiano antiromano o docile esecutore che fosse, siamo davvero certi che sia morto in croce e che sia rimasto tre giorni nel sepolcro?”

Come vediamo Biglino, con una strategia astuta, continua ad installare dubbi nel lettore, insertando qua e la traduzioni errate, assurde teorie e improbabili falsificazioni storiche. Adesso inizia a proporre l’idea che Gesù non sia morto in croce (che peraltro è la visione islamica di Gesù, dimostrata essere falsa dai documenti storici in nostro possesso).

Ma sul finire della pagina 163 Biglino si sofferma sull’episodio di quando diedero dell’aceto a Gesù quando era sulla croce. Vediamo prima i passaggi corrispondenti del Vangelo di Matteo e del Vangelo di Giovanni.

Vangelo di Matteo (27, 48-50):

E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

Vangelo di Giovanni (19, 29-30):

Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

Poi Biglino fa notare che il termine usato nei Vangeli tradotto con “aceto” è ὄξους.

Nell’ultima frase della pag. 163 Biglino fa notare che dopo aver bevuto un po di aceto Gesù avrebbe dovuto reagire e invece nei tre Vangeli si afferma che “rese lo spirito”.

Nella pag. 164 Biglino inizia a sviluppare la teoria che in quell’aceto fosse una sostanza capace di far cadere Gesù in uno stato di “morte apparente”. Ovviamente, sempre tentando di seguire le elucubrazioni di Biglino, questo stratagemma avrebbe evitato che a Gesù gli si spezzassero le gambe, atto che avrebbe causato la morte inmediata per soffocamento, dovuto alla posizione costretta sulla croce (venendo a mancare l’appoggio dei piedi).

E’ una teoria che è stata proposta varie volte ma che si è rivelata completamente priva di logica.
Innazitutto quale sarebbe la sostanza capace di provocare la “morte apparente”? Ed inoltre anche ammesso che tale sostanza esista ora (nel XXI secolo), non vi è alcuna prova che tale sostanza fosse conosciuta e usata nel I secolo. Ricordiamo che la “morte apparente” non è un semplice svenimento, ma una situazione, rarissima, dove vi è un’apparente cessazione dell’attività cardiaca e della respirazione.
In secondo luogo i soldati romani non avrebbero mai permesso che qualcuno si avvicinasse e desse a Gesù una sostanza sospetta, proprio per il fatto che avevano degli ordini chiarissimi che dovevano essere portati a termine: crocifiggere Gesù e verificare che fosse effettivamente morto in croce prima di deporre il suo corpo esanime. Proprio per questo uno dei soldati prima di deporre il corpo trafisse il costato di Gesù con una lancia, Vangelo di Giovanni (19, 34):

ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

Gesù era già morto, e per questo non vi fu alcuna reazione all’azione del soldato che lo trafisse.
Pertanto vediamo che la teoria che qualcuno si avvicinò e diede da bere a Gesù una sostanza non verificata, è praticamente impossibile.

Ma analizziamo, per assurdo, la possibilità che qualcuno abbia dato quella sostanza a Gesù quando Gesù era sulla croce, per tentare di salvargli la vita.
In quel caso quel qualcuno avrebbe dovuto far parte di un complotto per tentare di mostrare che Gesù era morto, e quindi avrebbe dovuto mentire alle autorità, rischiando di essere messo a morte per aver salvato un condannato a morte. Inoltre il tentativo di salvare Gesù con una sostanza “segreta”, è improbabile, in quanto il corpo di Gesù sarebbe poi stato tumulato e controllato da guardie e quindi anche dopo un improbabile risveglio, il “Gesù macilento” non avrebbe potuto uscire dalla sua tomba senza l’aiuto di altre persone, che si sarebbero esposte ulteriormente al rischio di morte, infatti in quel tempo la profanazione delle tombe era punita con la morte.

Ma anche ammettendo che ciò fosse successo, se Gesù fosse realmente “morto in apparenza”, e si fosse risvegliato il terzo giorno, non avrebbe potuto rimuovere la pietra tombale.
Ma anche ammettendo che la pietra sia stata rimossa da altri, quel Gesù “non morto in croce”, come avrebbe potuto convincere i suoi seguaci di essere realmente risorto? Impossibile, in quanto la Risurrezione che descrivono gli Apostoli, (che poi andarono al martirio pur di non rinnegare che sia avvenuta), è una Risurrezione gloriosa, di un vero Dio e vero uomo, senza ferite (a parte i segni dei chiodi e della lancia). Non era un Gesù “macilento e debole” quello che si presentò ai suoi seguaci, ma era l’unico e vero Gesù Cristo invincibile, onnipotente, era colui che aveva sconfitto il peccato e la morte, era il Verbo incarnato.

In ogni caso non vi è solo la logica che supporta l’avvenuta morte di Gesù Cristo sulla croce, ma anche numerose prove documentali, che ho analizzato nei miei due articoli “La morte in croce di Gesù Cristo”, e “Considerazioni sulla Risurrezione di Gesù Cristo”.

Nella pag. 164 Biglino continua con le sue elucubrazioni e da per scontato che qualcuno abbia aperto la tomba e abbia fatto uscire il “Gesù macilento” dalla tomba.
Infatti nel fondo della pag. 164 scrive:

Dunque prendiamo atto del fatto che per far uscire Giosuè/Gesù si è dovuta far rotolare la porta e aprire fìsicamente il sepolcro.
“il suo corpo miracolosamente risorto in un lampo di luce, non era in grado di attraversare la pietra visto che successivamente si narra che attraversasse i muri?”

Ma la prima frase di Biglino è assurda, in quanto se realmente qualcuno avesse fatto uscire Gesù dalla tomba (un Gesù debole, macilento e verosimilmente in fin di vita), lo avrebbe poi dovuto presentare agli Apostoli in quelle condizioni. Gli Apostoli a quel punto avrebbero verificato la condizione di Gesù, che in quel caso sarebbe stato un semplice essere umano, e avrebbero preso atto che non era il Messia.
A quel punto nessuno di loro avrebbe nel corso dei mesi e degli anni successivi proclamato la Buona Novella, il Vangelo. Nessuno avrebbe divulgato che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, rischiando continuamente la vita sia davanti alle autorità ebree che a quelle romane.
La seconda frase di Biglino è ironica, ma anche sottilmente acuta, in quanto installa nella mente del lettore non attento che qualcuno abbia effettivamente tolto la pietra per fare uscire il Gesù macilento dalla tomba. Ma anche qui Biglino dimostra di non usare la logica: infatti se qualcuno avesse voluto falsificare gli scritti evangelici avrebbe potuto scrivere che Gesù attraversò il muro della tomba e che solo dopo che i soldati rimossero la tomba le donne che erano andate al sepolcro si resero conto che il corpo non era ivi presente. In questo caso il racconto evangelico sarebbe stato corrispondente con le succesive apparizioni di Gesù. Ma gli evangelisti scrissero essattamente quello che avvenne, e non inventarono nulla, infatti la pietra fu fatta rotolare per volere divino: vediamo il passaggio corrispondente, Vangelo di Matteo (28, 2-4):

Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte.

La pietra fu fatta rotolare non certo per fare uscire Gesù Cristo, che era già risuscitato con un corpo glorificato, ma per richiamare l’attenzione dei presenti sulla tomba vuota e quindi sul secondo evento fontamentale della storia umana (essendo il primo la morte in croce di Gesù Cristo).

Nella pag. 165 Biglino continua nella trattazione delle sue idee, sostenendo che i seguaci di Gesù lo abbiano fatto uscire dalla tomba nelle ore immediatamente successive alla sua “morte apparente”. Inoltre Biglino ipotizza che i soldati che erano stati messi a guardia del sepolcro siano stati corrotti proprio dal facoltoso proprietario del sepolcro: Giuseppe di Arimatea. Anche questa ipotesi fantasiosa va contro la storia, ma soprattutto contro la logica. Infatti in quel tempo come ho già evidenziato, la profanazione di una tomba, e soprattutto l’eventuale favoreggiamento di un condannato a morte, erano puniti con la morte. Il complotto che è stato ipotizzato da Biglino presuppone che vi siano coinvolte almeno una decina di persone (Giuseppe di Arimatea, alcuni degli Apostoli, alcune guardie romane). E’ altamente improbabile quindi che possa essere avvenuto, ma anche se fosse avvenuto, ricadiamo nella ipotesi che ho già analizzato: nessuno degli Apostoli avrebbe in seguito divulgato la Risurrezione di Gesù, ne le sue Apparizioni con un corpo glorificato, ne la sua Ascensione, ne ovviamente l’espiazione dei peccati da lui attuata sulla croce, ne il fatto che Gesù Cristo è l’incarnazione del Verbo. In pratica tutta la storia che segue la vicenda di Gesù Cristo avrebbe avuto un’altro corso.

Yuri Leveratto

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