giovedì 10 marzo 2016

Confutazione della tesi che "Paolo di Tarso abbia inventato il Cristianesimo"


Questa tesi è stata smontata ampiamente nel corso della storia, ma periodicamente qualcuno la riutilizza. Vediamo di analizzarne alcune ipotesi:

La prima ipotesi è che Paolo di Tarso era in mala fede. Avrebbe quindi inventato le sue lettere. Però è difficile credere che una persona inventi una storia che gli può nuocere, ossia che gli può procurare percosse, privazioni della libertà, persecuzioni ed infine la morte. Infatti nessuno andrebbe al martirio per qualcosa al quale non crede.
Se inoltre Paolo di Tarso avesse inventato la Buona Novella, significa che Gesù rimase nella tomba. In questo caso non ci sarebbe stato un “substrato” di cristiani-giudei dal 30 al 50 d.C. e quindi non appena Paolo iniziò a predicare, i giudei lo avrebbero smentito. Gli avrebbero detto: “Ma che dici, quel Gesù è rimasto nella tomba”. Nessuno quindi lo avrebbe ascoltato ne seguito.

Anche la seconda ipotesi contempla che Gesù non sia risorto, ma che invece Paolo di Tarso fosse in buona fede, ossia abbia avuto realmente una visione mistica di Gesù risorto e poi abbia scritto le sue lettere.
Ma è improbabile, se non impossibile, che lui abbia avuto una visione di Gesù risorto se Gesù fosse invece rimasto nella tomba. In questo caso nessuno avrebbe predicato e non ci sarebbe stato alcun substrato di cristiani-giudei dal 30 al 50 d.C. La vicenda di Gesù sarebbe stata presto dimenticata e anche in questo caso nessuno avrebbe ascoltato le sue predicazioni e nessuno gli avrebbe creduto. I giudei lo avrebbero smentito subito.

Inoltre se Paolo di Tarso avesse inventato la Buona Novella e la cristologia, come si spiegherebbero gli altri scritti del Nuovo Testamento? Il Vangelo di Matteo, di Marco, di Luca, di Giovanni, gli Atti degli Apostoli, la lettera agli Ebrei, la lettera di Giacomo, le lettere di Pietro, le lettere di Giovanni, la lettera di Giuda e l’Apocalisse. Queste opere sono state chiaramente scritte non da Paolo, ma da altri autori.

Qualcuno sostiene che Paolo avrebbe potuto influenzare gli autori di questi scritti.
Ma ciò è improponibile perchè in questi libri sono descritte vicende di Gesù molto importanti (insegnamenti diretti, parabole, miracoli), che avrebbero quindi dovuto essere inventate di sana pianta dai vari autori del Nuovo Testamento.
E anche questo è improponibile perchè ciò necessariamente implicherebbe un complotto. Ma un complotto che non rende nulla: inventare qualcosa di falso senza guadagnarci nulla, anzi, rischiando la morte. E ciò va contro la logica.

Ed inoltre, come avrebbero fatto gli evangelisti a divulgare il Vangelo senza credervi? Per avvicinare le persone alla fede in Cristo bisogna predicare con le lacrime agli occhi, ossia credere veramente.

Inoltre le Lettere di Paolo furono dirette alle comunità cristiane dei tessalonicesi, dei corinzi, dei galati, dei filippesi, dei romani, degli efesini e dei colossesi. Pertanto inizialmente queste lettere non giunsero al cospetto degli altri Evangelisti, che quindi non avrebbero potuto copiarne i contenuti.

Bisogna considerare inoltre che vi sono alcuni studiosi che sostengono che almeno due Vangeli potrebbero essere stati scritti prima delle lettere paoline. Lo studioso J. Carmignac sostiene che il Vangelo di Matteo sarebbe stato scritto nel 45 d.C. inizialmente in aramaico (12). Inoltre secondo lo studioso O’Callaghan, uno dei frammenti dei Rotoli del Mar Morto, sarebbe parte del Vangelo di Marco, e risalirebbe addirittura al 50 d.C. (13).

Invece, proprio la visione di Cristo che Paolo di Tarso disse di avere avuto, fa pensare che ci sia stato un substrato di cristiani-giudei che già credevano prima di lui.
Infatti Paolo sostiene di aver ricevuto il Vangelo (Prima Lettera ai Corinzi 15, 3).
Inoltre dagli Atti degli Apostoli si evince che Paolo perseguitava la Chiesa prima della sua conversione.
Sempre dagli Atti si nota che vi erano persone disposte a morire per Cristo prima della sua conversione (Stefano proto-martire).
Dalle sue lettere si viene a conoscere che vi erano comunità di cristiani in luoghi da lui non ancora visitati (la sua Lettera ai Romani, diretta ai cristiani di Roma, luogo che lui, quando scrisse la lettera, non aveva ancora visitato).
Infine dalle sue lettere si evince che Paolo riportava degli inni a Cristo che si erano formati negli anni immediatamente successivi alla sua missione (per esempio l’inno all’umiltà, nella lettera ai Filippesi, cap.2).

I gruppi di cristiani-giudei credevano realmente in Gesù Cristo e lo associavano apertamente a Dio. Paolo ha quindi avuto una visione di Gesù e ha iniziato a predicare il Vangelo. Nelle sue lettere utilizza dei termini in ebraico come maranatha (vieni Signore, presto), all’interno di scritti in greco, quindi significa che il substrato di cristiani era costituito principalmente da Giudei.

Paolo di Tarso non predicava in modo differente dagli Apostoli. E’ lui stesso che ci comunica (Lettera ai Galati cap. 1 - cap 2), che aveva incontrato Pietro e Giacomo tre anni dopo la sua conversione e poi quattordici anni dopo (Nel 49). In quell’occasione Pietro e Giovanni diedero la “destra” a Paolo in segno di approvazione. Vediamo:

Lettera ai Galati (2, 9):

“e riconoscendo la grazia a me data, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Bàrnaba la destra in segno di comunione, perché noi andassimo tra le genti e loro tra i circoncisi.”

Inoltre se prima del concilio di Gerusalemme gli Apostoli si fossero resi conto che Paolo di Tarso sosteneva delle tesi non coincidenti con il messaggio centrale di Gesù Cristo, ossia il kerygma, lo avrebbero allontanato e scomunicato e non gli avrebbero permesso di predicare la parola del Signore.

Un altro punto che dimostra che Paolo di Tarso non ha inventato nulla sul tema della salvezza si nota comparando la Lettera ai Romani con il Vangelo di Matteo. Si verifica facilmente che non c'è alcuna contraddizione tra i precetti indicati nella Lettera ai Romani (ossia che ci si salva attraverso la fede nell’espiazione dei peccati attuata da parte di Gesù Cristo sulla croce) e il Vangelo di Matteo, vediamo infatti questo passaggio del Vangelo di Matteo (1, 20-21):

Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Quindi si afferma che Gesù è venuto per salvare il suo popolo (ossia i figli di Dio), dai peccati, morendo e versando il suo sangue. Vediamo questi altri passaggi: (20, 28), dove si ribadiscono concetti simili:

Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»

Vediamo un ultimo passaggio del Vangelo di Matteo (26, 27-28):

Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perchè questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. 

Come si vede il concetto del “riscatto” ossia della morte vicaria, non è tipico di Paolo di Tarso, ma è insito nel Vangelo di Matteo (e a sua volta deriva dalle profezie, una su tutte Isaia 53).

Bisogna considerare inoltre che Paolo di Tarso non viaggiò in Egitto, ne a Bisanzio (Costantinopoli), ne in Armenia, ne in Etiopia, ne in Persia e tantomeno in India. Pero' in quei posti si diffuse il kerygma fin dal I secolo, ossia il messaggio centrale del Cristianesimo basato sul pentimento dei propri peccati, sull’espiazione dei peccati da parte di Gesù Cristo sulla croce e sulla sua Risurrezione nella carne. Chi diffuse il kerygma in quei territori dove Paolo di Tarso non viaggiò? Gli Apostoli, naturalmente.
Se Paolo di Tarso avesse inventato qualcosa, e se il suo predicare non fosse stato perfettamente coincidente con l’insegnamento di Gesù Cristo, ne sarebbe risultato che nei luoghi che ho citato si sarebbe diffuso un qualcosa di diverso, mentre solo nelle aree visitate da Paolo si sarebbe diffuso il kerygma, ma come sappiamo non fu così, per esempio in Egitto si diffuse il kerygma e il Cristianesimo apostolico, esattamente uguale al Cristianesimo diffuso da Paolo, e il primo che lo diffuse fu l’Evangelista Marco. E via di seguito per gli altri luoghi da me citati: Andrea per Bisanzio, Giuda Taddeo e Bartolomeo per l’Armenia, Tommaso per l’India ecc.

In ultima analisi: Paolo di Tarso è andato al martirio pur di non rinnegare quello che aveva detto e scritto su Gesù Cristo. Nessuno va alla morte per divulgare delle menzogne che lui stesso ha inventato. Naturalmente le fonti storiche sul martirio di Paolo di Tarso sono numerose. (14)

Vediamo inoltre quale era la reputazione di Paolo di Tarso. Sia Clemente che Policarpo lo descrivono come un beato, quindi veritiero. Vediamo:

Prima Lettera di Clemente XLVII,1:

"Prendete la lettera del beato Paolo apostolo"

Policarpo, Lettera ai Filippesi:

"Poiché né io né un altro come me potrà mai raggiungere la sapienza del beato e glorioso Paolo, il quale, mentre si trovava tra voi, alla presenza degli uomini d’allora, insegnò con tanta esattezza e sicurezza la parola della verità, e, quando fu lontano, vi scrisse lettere , nella cui meditazione voi potrete confermare la fede che vi fu data".

Yuri Leveratto

Note: 

12-J. Carmignac, Nascita dei Vangeli sinottici, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1986.
13-https://it.wikipedia.org/wiki/Ipotesi_O%27Callaghan
14-  Abbiamo varie fonti storiche del martirio di Paolo di Tarso, avvenuto probabilmente nel 67 d.C., vediamone alcune:

Lettera di Ignazio di Antiochia agli Efesini (110 AD)

XII. So chi sono e a chi scrivo. Io sono un condannato, voi avete ottenuto misericordia. Io in pericolo, voi al sicuro. Voi siete la strada per quelli che s'innalzano a Dio. Gli iniziati di Paolo che si è santificato, ha reso testimonianza ed è degno di essere chiamato beato. Possa io stare sulle sue orme per raggiungere Dio; in un'intera sua lettera si ricorda di voi in Gesù Cristo.

Lettera ai Romani di Dionigi, vescovo di Corinto (166-174 AD), in Eusebio di Cesarea - Storia Ecclesiastica 25-8

“Con una tale ammonizione voi avete fuso le piantagioni di Roma e di Corinto, fatte da Pietro e da Paolo, giacchè entrambi insegnarono insieme nella nostra Corinto e noi ne siamo i frutti, e ugualmente, dopo aver insegnato insieme anche in Italia, subirono il martirio nello stesso tempo”

Tertulliano –Prescrizione contro le eresie (200 AD)

Come felice è la sua chiesa, su cui gli apostoli riversano tutta la loro dottrina insieme con il loro sangue! Dove Pietro subisce la passione come il suo Signore! Dove Paolo vince la corona in una morte simile a quella di Giovanni, dove l'apostolo Giovanni fu immerso, illeso, in olio bollente, e quindi rimandato in esilio nella sua isola! Vedete ciò che ha imparato, ciò che ha insegnato, e quello che ha avuto comunione con le nostre chiese in Africa!

Lattanzio, De Mortibus Persecutorum (318 AD)

I suoi apostoli erano allora undici di numero, al quale sono stati aggiunti Mattia, al posto del traditore Giuda, e poi Paolo. Poi si dispersero per tutta la terra a predicare il Vangelo, come il Signore loro Maestro gli aveva ordinato; e durante venticinque anni, e fino all'inizio del regno di Nerone, si occuparono di gettare le fondamenta della Chiesa in ogni provincia e città. E mentre Nerone regnava, l'apostolo Pietro è venuto a Roma, e, attraverso la potenza di Dio che gli fu affidata, fece certi miracoli e, convertendo molti alla vera religione, costruì un tempio fedele e saldo al Signore. Quando Nerone sentì parlare di queste cose, e osservò che non solo a Roma, ma in ogni altro luogo, una grande moltitudine di persone abbandonava ogni giorno il culto degli idoli, e, condannando le loro vecchie abitudini, si avvicinava alla nuova religione, lui, un esecrabile e pernicioso tiranno, decise di radere al suolo il tempio celeste e distruggere la vera fede. Fu lui che per primo ha perseguitato i servi di Dio; lui ha crocifisso Pietro e ha fatto uccidere Paolo.

5 commenti:

  1. Unknown ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Mauro Biglino sostiene che Paolo di Tarso "abbia i...":

    non ci sono prove storiche con le quali poter affermare che i vangeli scritti peraltro in greco siano stati scritti prima del 70 d.c. Dopo la distruzione di Gerusalemme la chiesa gerosolimitana notoriamente contraria a Paolo di Tarso definito un'apostata delle Legge scomparve favorendo la diffusione del cristianesimo detto dei non circoncisi, con l'introduzione dell'eucarestia pratica sicuramente non ebrea dato che gli stessi considerano il sangue impuro...e yesuha era un ebreo...

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    1. Ho riportato questo commento anche se non firmato. Il prossimo commento non firmato sarà cestinato. Comunque: la persona "unknown" sostiene che non ci siano prove storiche con le quali poter affermare che i Vangeli siano stati scritti prima del 70 d.C. Innanzitutto non ci sono neppure prove storiche certe che i Vangeli sinottici siano stati scritti dopo il 70 d.C. Quindi? Comunque, l'esegeta Francesco Spadafora sostiene che le lettere ai Tessalonicesi composte nel 50-51 dipendono dal Vangelo di Matteo ( Francesco Spadafora, L'escatologia di san Paolo, Ed. Studium, 1957). Il biblista Bernard Orchard data il Vangelo di Matteo tra il 45 e il 50 (J. B. Orchard, Thessalonians and the Synoptic Gospels, Bib 19 1938). Inoltre Jean Carmignac propone una datazione dell'originale ebraico del Vangelo di Matteo intorno al 45 e la traduzione al greco nel 50. (J. Carmignac, Nascita dei Vangeli sinottici, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1986).
      E' errato dire che la chiesa gerosolimitana era contraria a Paolo di Tarso. Al contrario, dopo la morte di Giacomo il Giusto (62 d.C.) la chiesa gerosolimitana elesse Simeone, che continuò a diffondere il Vangelo. Non vi sono elementi storici che fanno pensare che Paolo di Tarso fosse avversato dalla Chiesa cristiana di Gerusalemme. Se qualcuno lo definì "apostata delle Legge", quel qualcuno non aveva accettato la Grazia offerta da Cristo con la sua morte in croce e pertanto non poteva definirsi cristiano. Per quanto riguarda il tema del sangue: il sangue di Cristo non ha nulla a che vedere con il sangue degli uomini. Il sangue di Cristo è esattamente ciò che secondo le scritture permette l’espiazione dei peccati. Vediamo un passo della Lettera agli Efesini (1, 7):

      In lui, mediante il suo sangue,
      abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
      secondo la ricchezza della sua grazia

      vediamo un passo del Vangelo di Matteo (26, 27-28):

      Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perchè questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati.

      Pertanto nel Nuovo Patto, descritto nel Nuovo Testamento, Cristo propone un cambio di paradigma. E’ lui che versando il suo sangue ha espiato i peccati dell’umanità. L’eucarestia (o cena) non è altro che il ricordare quell’atto di Gesù.

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  2. San Paolo era talmente infallibile e "in accordo" con gli apostoli (cosa notoriamente falsa, in quanto i contrasti con loro erano marcati su molti aspetti del Messaggio) che sosteneva quanto segue: "Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? [14]Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli,[15]mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. [16]Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio." Questo quando notoriamente il Gesù storico aveva i capelli lunghi; lo ricaviamo dall'iconografia e molti altri aspetti. Oltretutto, i capelli lunghi non erano cosa comune, e risulta molto difficile pensare che gli apostoli non abbiano mai fatto cenno a questo aspetto basilare quando riferirono a Paolo di Gesù - Paolo parlava solo per riferito da parte degli apostoli, che lo avevano conosciuto. Quindi, o Paolo incredibilmente ritiene disdicevole lo stesso comportamento del Maestro oppure non so chi abbia scritto certa roba - dubbio già espresso da taluni per svariati motivi. Come poteva non sapere un dettaglio del genere? A esso non fu mai fatto cenno...? In ogni caso, ritenere Paolo e la Bibbia letterali, coerenti e infallibili con i loro contenuti si dimostra quindi, per l'ennesima volta, una cosa SBAGLIATA. ma qui si parte da un presupposto - sconfessato dai fatti - per poi giungere ad hoc alla stessa conclusione che le volute premesse già contengono dall'inizio; senza mai chiedersi se non ci fossero questioni come questa che sconfessano tale quadro o credenza.

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    1. Quindi fammi capire, la tua tesi cervellotica e’ questa: siccome Paolo scrive nella Prima Lettera ai Corinzi (cap. 11), che e’ indecoroso per gli uomini farsi crescere i capelli, e siccome Gesu’ invece aveva i capelli lunghi, allora cio’ dimostrerebbe che Paolo sarebbe in disaccordo con gli Apostoli e non avrebbe divulgato perfettamente lo stesso Vangelo che divulgavano gli Apostoli. Interessante. Peccato che ci siano vari errori gravi nella tua elucubrazione cervellotica. Innanzitutto non e’ scritto da nessuna parte nella Bibbia che Gesu’ avesse i capelli lunghi, quindi? In secondo luogo, anche ammesso che Gesu’ avesse i capelli lunghi, la tua tesi non sta minimamente in piedi. Ecco perché: Paolo di Tarso nella sua Lettera ai Corinzi si rivolgeva ai Corinzi e non a tutti. In riferimento agli uomini Paolo afferma che stiano a capo scoperto e non abbiano i capelli lunghi, seguendo l'uso romano che per i capelli aveva un taglio semplice e corto. Solo i facoltosi avevano acconciature con leggeri arricciamenti alla fronte, ma sempre con capelli corti; per loro la moda era dettata dall'acconciatura degli imperatori. L'Apostolo lascia da parte la condizione del nazireato praticato nel giudaismo, che voleva che l'uomo si lasciasse crescere la capigliatura (Nm 6,5; Gdc 13,5). Ciò apparteneva ad un'altra cultura, non a quella romana propria della grande maggioranza dei cristiani di Corinto, venuti dal paganesimo. Paolo, nel quadro giudaico, si era lasciato crescere i capelli per un voto, radendosi poi a Cencre (At 18,18). Quindi Paolo scrivendo quelle frasi nel cap.11 della Prima Lettera ai Corinzi non giudica i nazirei (per esempio Sansone o Samuele), e tantomeno Gesu’ Cristo, ma si rivolge solo ai cristiani di Corinto che appartenevano alla cultura greco-romana. Come vedi la tua tesi cade nel nulla, invece la tesi che Paolo di Tarso ha predicato il Vangelo in modo perfettamente concordante con il Vangelo predicato dagli Apostoli e’ supportata da citazioni bibliche e da fonti post-apostoliche (che ho citato nel mio articolo), che dimostrano la altissima reputazione che tutti i cristiani avevano di Paolo di Tarso.

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  3. Riallacciandosi allo scambio di vedute che ho avuto con l’utente “BUD”, un’altra persona mi ha domandato se la frase scritta da Paolo di Tarso in Prima Lettera ai Corinzi (11, 14) non sia in contraddizione con il volto della Sindone. Vediamo la frase in questione e il verso seguente: (11, 14-15): “Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere?”. La risposta è: assolutamente no. Infatti il tema dei capelli “lunghi” è culturale. Per una cultura si può considerare che un uomo che porti i capelli fino alle spalle abbia i “capelli lunghi”, per un altra cultura invece i “capelli lunghi” sono quelli tipici delle donne, e quindi fino ai fianchi. E’ evidente che Paolo di Tarso scrivendo i versi 14 e 15 abbia voluto intendere che “è indecoroso per un uomo lasciarsi crescere i capelli come “una donna”, quindi fino ai fianchi”. (Eccetto per i casi di nazireato). Avere i capelli fino alle spalle pertanto non era affatto considerato indecoroso tanto che anche Paolo di Tarso stesso si era lasciato crescere i capelli, probabilmente fino alle spalle, radendosi poi a Cencre (At 18,18). Concludendo, il volto della Sindone che mostra capelli fino alle spalle, non e’ affatto in contraddizione con 1 Corinzi (11, 14-15), in quanto Paolo intendeva che è indecoroso per un uomo farsi crescere i capelli fino ai fianchi, come una donna.

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