martedì 1 marzo 2016

Confutazione dell’articolo “Chi era veramente Gesù? Ipotesi storiche”, pubblicato nel sito “Cristianesimo.it”.


Oggigiorno vi sono molte persone che propongono una visione differente di Gesù. Alcuni propongono idee assurde, completamente fuori dalla storia e dalla logica. Altri invece divulgano che Gesù fosse un grande maestro che predicò l’amore e la pace, ma negano la sua natura divina, i suoi miracoli e la sua Risurrezione dai morti. 
In questo articolo confuterò lo scritto di un autore anonimo, che è presente sul web da vari anni, con il suo sito “Cristianesimo.it”. Già il titolo della sua pagina web fa comprendere che l’autore vouole proporsi come il detentore della verità su Gesù, come se il Cristianesimo che lui propone fosse la unica verità. 

Ma entriamo nel merito della confutazione. Analizziamo i primi paragrafi dell’articolo in questione: 

“Chi era Gesù? Alla luce dei risultati della ricerca storica moderna, fondata sullo studio oggettivo di tutte le fonti disponibili, possiamo affermare che Gesù è stato un riformatore del Giudaismo, non un fondatore di nuove religioni, tantomeno del Cristianesimo, che si è andato configurando e sviluppando solo alcuni decenni dopo la sua morte. Gesù era un rivoluzionario, più che un semplice riformatore, perchè ribaltò completamente la mentalità dell'epoca: il Giudaismo era infatti una religione tipicamente nazionalista, legalista e autoritaria, mentre l'insegnamento di Gesù era assolutamente individuale, interiore, spirituale. Nel Giudaismo fare il bene era un dovere da compiere sotto la spinta di minacce anche fisiche, oltre che morali. Per Gesù fare del bene "fa bene" innanzitutto a chi lo fa.”

Da queste frasi traspare che l’autore anonimo sostiene che Gesù sia stato semplicemente un “riformatore del giudaismo che non fondò alcuna religione”. Sono d’accordo sul fatto che Gesù non fondò alcuna religione, ma c’è da dire però che Gesù ha fondato una Chiesa, che è conformata da coloro i quali credono il Lui, nella sua morte salvifica e nella sua Resurrezione. Infatti Gesù ha detto a Pietro, che lo aveva riconosciuto come il Figlio di Dio: 

Vangelo di Matteo (16, 18):

Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell'inferno non la potranno vincere.

Andiamo avanti con la disamina dell’articolo, l’autore anonimo scrive: 

“Il Gesù dei vangeli è più psicologo che predicatore religioso: non si preoccupa molto di ciò che avviene dopo la morte, ma parla sempre del qui-ed-ora e dell'atteggiamento mentale della persona, indipendentemente dalle convinzioni religiose! Non a caso simpatizza per i samaritani, considerati eretici dai giudei osservanti.”

Questa frase è completamente errata, infatti Gesù ha predicato molto di ciò che avviene dopo la morte. Gesù, infatti ha insegnato che l’anima salvata, ha vita eterna. Vediamo innanzitutto questo importante passaggio del Vangelo di Giovanni (3, 14-16): 

E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, affinchè  chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Poichè  Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinchè  chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

Vediamo altri due passaggi dove Gesù ha predicato sul dopo morte, ossia sulla vita eterna, Vangelo di Matteo (19, 29):

E chiunque ha lasciato casa, fratelli, sorelle, padre, madre, moglie, figli o campi per amore del mio nome, ne riceverà il centuplo ed erediterà la vita eterna.

Vangelo di Giovanni (3, 36): 

Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio dimora su di lui».

Andiamo avanti con l’analisi del testo in oggetto: 

“I cristiani dovrebbero leggere seriamente i vangeli per poi scoprire che Gesù non ha mai chiesto a nessuno di cambiare la propria religione, nemmeno ai pagani, semmai di mettere in discussione la propria mentalità, la propria vita, i propri obiettivi, i propri valori. I vangeli sono pieni di modelli anticonformisti. E' sempre l'altro, il diverso, l'eroe da imitare. Non è il sacerdote o il fariseo, non è il bravo osservante della legge, non è lo scrupoloso esecutore dei comandamenti a suscitare la simpatia di Gesù, che più volte ha manifestato di essere profondamente anticlericale e contro ogni esteriorità religiosa, vista sempre in sospetto di ipocrisia.
Gesù sta sempre dalla parte di chi è oggetto di diffidenza se non di aperta discriminazione: i pubblicani, le prostitute, i poveri, i lebbrosi, i malati, i samaritani, persino gli invasori romani che, in quanto individui, sono comunque considerati meritevoli di ricevere quantomeno una parola di conforto.”

Ancora l’autore anonimo insiste sul fatto che “Gesù non ha fondato alcuna religione”. Ma questa è una considerazione banale. E’ risaputo che Gesù ha fondato una Chiesa, che è conformata da coloro che credono in Lui. Il culto a Gesù è iniziato nei mesi successivi alla sua missione terrena. Ciò è dimostrato dal fatto che i primi cristiani, che erano tutti ebrei, e osservanti quindi del “sabato”, iniziarono a riunirsi di domenica per celebrare il culto al Signore e “spezzare il pane” in ricordo della sua morte salvifica e della sua Risurrezione (Atti degli Apostoli 20, 7). 
Poi l’autore anonimo sostiene che Gesù stia sempre dalla parte dei pubblicani, le prostitute, i poveri e i malati, persino gli invasori romani. E’ vero, ma l’autore anonimo si dimentica un concetto fondamentale. Gesù sta dalla parte degli ultimi sempre e quando essi siano “poveri di spirito” e cioè umili, sulla strada del pentimento, e dell’accettazione di Lui stesso come loro Signore e Salvatore. Prendiamo per esempio il centurione romano, che era considerato come un “ultimo”, cioè lontano da Dio, dai farisei. Egli disse a Gesù: Vangelo di Matteo (8, 8-9): 

Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».

Quindi il centurione aveva un’attitudine umile, davanti a Gesù. E lo stesso per la donna cananea, la samaritana, Matteo il publicano, e la donna adultera colta in flagrante peccato che i farisei volevano lapidare. Tutte queste persone hanno un’attitudine umile e pacata. 

Poco più avanti il nostro autore anonimo scrive: 

“Gesù era aperto anche a contributi culturali eterogenei rispetto alla stretta osservanza giudaica. Ciò è documentato dalle corrispondenze fra l'insegnamento di Gesù e quello degli Esseni, una comunità monastica molto particolare, vegetariana e pacifista, studiosa delle filosofie orientali (a questo proposito è interessante notare una certa somiglianza fra alcuni insegnamenti di Gesù e il Dharma buddhista).”

Questo paragrafo è completamente anti-storico. Gli studiosi moderni hanno dimostrato che Gesù non solo non poteva essere un esseno, ma non ne fu nemmeno influenzato. E ciò per varie ragioni: innazitutto gli esseni erano caratterizzati da un forte ascetismo. Gesù invece si schiera contro l’ascetismo e insegna a non estraniersi dal mondo ma ad andare nel mondo a predicare il Vangelo. In secondo luogo gli esseni erano caratterizzati da un forte legalismo e ritualismo. Gesù invece era contro le manifestazioni esteriori della religione giudaica, ma propugnava un cambio interiore, svincolato da riti e cerimonie, ma sostanziale e spirituale. In ultima analisi gli esseni erano caratterizzati da un forte exclusivismo. Essi non avrebbero mai avvicinato storpi, o ciechi, o lebbrosi, infatti nel testo del rotolo 4Q266 è raccomandato: 

“..stupidi, folli, matti, ciechi, storpi e zoppi non siano accettati nella comunità”

Gesù invece non faceva distinzione tra persone sane e persone malate o storpie. Lui si avvicinava a tutti e se costoro dimostravano umiltà e avevano fede, Lui li guariva. 
Nell’ultima parte del paragrafo l’autore anonimo sostiene che certi insegnamenti di Gesù siano uguali al Dharma buddista. Sarebbe interesante vedere a quali insegnamenti si riferisce, ma in via generale si può dire che i due insegnamenti non hanno molto in comune. Budda, che fu comunque un grand’uomo, propose una via per la liberazione dal dolore. Gesù invece disse, Vangelo di Matteo (10, 38): 

chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.

Quindi Gesù non ha proposto una via per la liberazione dal dolore. Ha proposto la unica via per il raggiungimento della salvezza e della vita eterna e questa via include il “portare la propria croce” e l’accettare Lui stesso come proprio Signore e Salvatore. 

Andiamo avanti nell’analisi dello scritto in questione. L’autore anonimo scrive: 

“Se Gesù non fosse stato presentato in modo simile ad Eracle (Ercole) e a Mithra, cioè come un essere semi-divino, figlio di un Dio e di una terrestre, eroe vittorioso sul male dopo aver affrontato varie fatiche e prove, la diffusione della religione cristiana non avrebbe potuto avere quel successo popolare che invece ottenne, più fuori che dentro la Palestina, proprio perchè essa era immediatamente riconoscibile e familiare per tutte le genti pagane. In mancanza del concetto postumo della "divinità" di Gesù, il Cristianesimo, o comunque lo si volesse chiamare, sarebbe rimasto ciò che era inizialmente, ovvero nient'altro che una sètta interna dell'ebraismo (ovvero la Sètta dei Nazirei, così chiamata anche negli Atti degli Apostoli - cap. 24) o si sarebbe estinto del tutto. Gesù si definiva un Rabbi, un Maestro, non un essere soprannaturale. E' vero che molti videro in lui il "Messia", ma nel contesto ebraico il Messia era un liberatore politico, e l'attesa del Messia in quei tempi era spasmodica proprio per via della occupazione romana.”

Il nostro autore anonimo sostiene pertanto che Gesù sia stato “divinizzato”, nei decenni sucessivi alla sua missione sulla terra. E’ invece risaputo che il culto a Gesù come “Signore”, quindi “Dio” (in greco Kyrios), iniziò nei mesi immediatamente successivi alla sua missione terrena. Infatti i discepoli di Gesù, che erano ebrei,  osservanti quindi del “sabato”, iniziarono a riunirsi la domenica per rendere culto a Gesù, alla sua morte salvifica e alla sua Risurrezione (vedere Atti degli Apostoli 20, 7). 
Gesù, al contrario di come afferma l’autore anonimo, non si è definito “solo” un maestro, ma ha fatto affermazioni inaudite sulla sua consustanzialità con il Padre. Vediamone alcune. 
Gesù ha dichiarato di poter perdonare i peccati, una prerogativa di Dio (Vangelo di Matteo 9, 2); 
Gesù ha dichiarato di essere il Signore del sabato, facendosi quindi uguale al Creatore (Vangelo di Matteo, 12, 8).
Gesù ha dichiarato di essere “consustanziale” al Padre, dicendo la celebre frase “Io Sono” (Vangelo di Giovanni 8, 24; 8, 58, come in Esodo 3, 14). 
Analizziamo brevemente il verso 8, 58: 

Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».

la frase “Io Sono” dimostra che Gesù ha attribuito a se stesso un’esistenza eterna, non semplicemente anteriore ad Abramo. E’ un’affermazione inaudita con la quale Gesù si fa uguale a Dio. Infatti, nel verso successivo i giudei tentarono di lapidarlo, accusandolo di blasfemia. 
Infine Gesù si pone al pari di Dio, in quanto siede alla sua destra (Vangelo di Marco 14, 61-62): 

Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».

In questa risposta Gesù cita il libro di Daniele (7, 13). Il titolo “Figlio dell’uomo” indica la sua missione terrena e pone in risalto la sua umiltà e la sua umanità. 

Da tutte queste affermazioni si evince pertanto che Gesù ha dichiarato la sua piena Divinità. 

Inoltre non è affatto vero, come afferma l’autore anonimo che il Messia nel contesto ebraico era un liberatore politico. Il Messia nel contesto ebraico è Dio stesso. Vediamo a tale proposito la profezia di Isaia. 
Circa settecento anni prima di Cristo, Isaia ha profetizzato che il Messia sarebbe venuto come un bambino e come un dono di Dio per governare. Libro di Isaia (9, 6-7)

Perchè un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

Le caratteristiche del Messia sono: 
1-Consigliere mirabile. Il termine פֶּ֠לֶא (pe-le), tradotto con “mirabile”, viene anche tradotto con “meraviglioso”. Quindi il Messia è un consigliere meraviglioso che nella sua prima venuta ha portato parole di vita eterna e quando tornerà regnerà con saggezza perfetta (Isaia 11, 2). 
2-Dio potente. Isaia dichiara che il Messia è “Dio”, quindi Gesù Cristo, il bambino è “Dio”. E’ una espressione applicata anche a YHWH (per esempio in Deuteronomio 10, 17; Isaia 10, 21; Geremia 32, 18). L’attributo “Dio potente”, predice la vittoria finale del Messia sul male. 
3-Padre per sempre. Il Messia è eternamente un Padre per il suo popolo, occupandosi delle sue necessità. 
4-Principe della pace. Il Messia è colui che porta la pace, la tranquillità e la serenità nel senso assoluto e perfetto. Oggi gli uomini possono conoscere la sua pace.

Vi sono altre profezie sul Messia, ma tutte concordano che il Messia è l’Unigenito Figlio di Dio. 

Andiamo avanti nell’analizzare le elucubrazioni dell’autore anonimo: egli scrive: 

“Per gli ebrei era intollerabile dipendere da uno Stato straniero, specie se pagano e idolatra come i Romani. Ad ogni "Messia" spettava, tra l'altro, il titolo di: "figlio di Dio", che nel contesto israelita era un titolo puramente simbolico, mentre nella cultura greca non poteva che essere percepito in modo metafisico e letterale, anche perchè nella religione greca era consueto postulare l'esistenza di esseri semidivini "figli di un Dio" e di una umana (Eracle, Dioniso, ecc.)
Le leggende sulla sua origine divina e sul presunto concepimento miracoloso sono molto tardive, essendo state elaborate solo quando il Cristianesimo cominciava a diffondersi al di fuori del contesto ebraico.”

Come abbiamo visto il titolo di “Figlio di Dio”, non era puramente simbolico, come sostiene l’autore anonimo, ma era un titolo reale, come profetizzato in Isaia (9, 6-7). 
Inoltre l’autore anonimo sostiene che molti decenni dopo la missione di Gesù si siano originate “leggende” sulla sua origine divina e sul suo concepimento miracoloso. Ma egli ignora che il culto a Gesù come “Signore” iniziò subito dopo la sua missione. Il termine in ebraico “maranatha” ossia “Il Signore viene”, inserito all’interno delle lettere paoline (scritte in greco), dimostra che gruppi di giudei-cristiani attuavano un culto a Gesù associandolo apertamente a Dio negli anni immediatamente successivi alla sua missione. Lo stesso Paolo di Tarso proclama la piena Divinità di Gesù a partire dai suoi scritti iniziali, che risalgono al 50 d.C. Per esempio nella Lettera ai Colossesi egli scrive (2, 9): 

“È in lui che dimora corporalmente tutta la pienezza della divinità”. 

Ma continuiamo con l’analisi dello scritto dell’autore anonimo: 

“Quando si leggono i vangeli va sempre tenuto presente che sono posteriori alle epistole di Paolo e alla sua zelante opera missionaria in Grecia. Per questo, quando sono stati scritti, si è cercato di raccontare i fatti in un modo facilmente comprensibile per chi apparteneva alla cultura ellenico-romana, tanto più che Gerusalemme era stata distrutta (nel 70 d.C.) e la nascente nuova religione non poteva più contare sulla sua prima sede (che gli apostoli avevano appunto fissato a Gerusalemme) ma doveva cercare di svilupparsi fra i pagani, ovvero nel territorio dell'Impero. Fu soprattutto san Paolo, "l'Apostolo delle genti", a intuire che per favorire la diffusione del Cristianesimo occorreva, paradossalmente, sostituire l'insegnamento di Gesù con il culto della sua persona, del suo corpo e del suo sangue, cosa ben comprensibile per le masse popolari pagane e quindi garantire un successo perlomeno numerico, se non qualitativo, alla nuova religione.
Fu così che il maestro Gesù divenne "il Cristo", da adorare, da invocare, da utilizzare come protettore e mediatore nei confronti della severa divinità, finalmente placata dalla morte di Gesù, reinterpretata da san Paolo quale "sacrificio espiatorio" per le colpe dell'umanità. Perfino il nome con cui sarà conosciuto Gesù è un ibrido sincretismo: Gesù Cristo, ossia Joshua Cristòs, primo nome ebraico e secondo nome greco. Ma ciò è anche anacronistico, perchè Gesù non parlava greco, e presumibilmente non sentì alcuno parlare in questa lingua. Il nome "Gesù Cristo" già allude all'idolatrizzazione pagana della sua figura. Già allora, come oggi, venivano compiute abilissime operazioni di "immagine" per scopi puramente propagandistici e per accattivarsi le simpatie dell'opinione pubblica.”

In questo paragrafo l’autore anonimo fa intendere che fu San Paolo ad inventare la figura divina di Gesù. Questa tesi è stata riproposta varie volte, ma non regge ne dal punto di vista storico, ne dal punto di vista logico. Vediamo di approfondire questo punto:

La prima ipotesi è che Paolo di Tarso era in mala fede. Avrebbe quindi inventato le sue lettere. Però è difficile credere che una persona inventi una storia che gli può nuocere, ossia che gli può procurare percosse, privazioni della libertà, persecuzioni ed infine la morte. Infatti nessuno andrebbe al martirio per qualcosa al quale non crede. 
Si nota subito che l’autore anonimo dell’articolo in questione non si pone nemmeno il problema della Risurrezione di Gesù. Per lui ciò è un mito, un’invenzione di Paolo di Tarso. Ma se Paolo di Tarso avesse inventato la Buona Novella, significa che Gesù rimase nella tomba. In questo caso non ci sarebbe stato un “substrato” di cristiani-giudei dal 30 al 50 d.C. e quindi non appena Paolo iniziò a predicare, i giudei lo avrebbero smentito. Gli avrebbero detto: “Ma che dici, quel Gesù è rimasto nella tomba”. Nessuno quindi lo avrebbe ascoltato ne seguito.
Inoltre se Paolo di Tarso avesse inventato la Buona Novella e la cristologia, come si spiegherebbero gli altri scritti del Nuovo Testamento? Il Vangelo di Matteo, di Marco, di Luca, di Giovanni, gli Atti degli Apostoli, la lettera agli Ebrei, la lettera di Giacomo, le lettere di Pietro, le lettere di Giovanni, la lettera di Giuda e l’Apocalisse. Queste opere sono state chiaramente scritte non da Paolo, ma da altri autori.
L’autore anonimo dell’articolo sostiene che Paolo avrebbe potuto influenzare gli autori di questi scritti.
Ma ciò è improponibile perchè in questi libri sono descritte vicende di Gesù molto importanti (insegnamenti diretti, parabole, miracoli), che avrebbero quindi dovuto essere inventate di sana pianta dai vari autori del Nuovo Testamento. E anche questo è improponibile perchè ciò necessariamente implicherebbe un complotto. Ma un complotto che non rende nulla: inventare qualcosa di falso senza guadagnarci nulla, anzi, rischiando la morte. E ciò va contro la logica. 
Ed inoltre, come avrebbero fatto gli evangelisti a divulgare il Vangelo senza credervi? Per avvicinare le persone alla fede in Cristo bisogna predicare con le lacrime agli occhi, ossia credere veramente.
Invece, proprio la visione di Cristo che Paolo di Tarso disse di avere avuto, fa pensare che ci sia stato un substrato di cristiani-giudei che già credevano prima di lui.
Infatti Paolo sostiene di aver ricevuto il Vangelo (Prima Lettera ai Corinzi 15, 3).
Inoltre dagli Atti degli Apostoli si evince che Paolo perseguitava la Chiesa prima della sua conversione.
Sempre dagli Atti si nota che vi erano persone disposte a morire per Cristo prima della sua conversione (Stefano proto-martire).
Dalle sue lettere si viene a conoscere che vi erano comunità di cristiani in luoghi da lui non ancora visitati (la sua Lettera ai Romani, diretta ai cristiani di Roma, luogo che lui, quando scrisse la lettera, non aveva ancora visitato).
Infine dalle sue lettere si evince che Paolo riportava degli inni a Cristo che si erano formati negli anni immediatamente successivi alla sua missione (per esempio l’inno all’umiltà, nella lettera ai Filippesi, cap.2).
I gruppi di cristiani-giudei credevano realmente in Gesù Cristo e lo associavano apertamente a Dio. Paolo ha quindi avuto una visione di Gesù e ha iniziato a predicare il Vangelo. Nelle sue lettere utilizza dei termini in ebraico come maranatha (Il Signore viene), all’interno di scritti in greco, quindi significa che il substrato di cristiani era costituito principalmente da Giudei.

Paolo di Tarso non predicava in modo differente dagli Apostoli. E’ lui stesso che ci comunica (Lettera ai Galati cap. 1 - cap 2), che aveva incontrato Pietro e Giacomo tre anni dopo la sua conversione e poi quattordici anni dopo (Nel 49). In quell’occasione Pietro e Giovanni diedero la “destra” a Paolo in segno di approvazione. Vediamo, Lettera ai Galati (2, 9):

e riconoscendo la grazia a me data, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Bàrnaba la destra in segno di comunione, perchè noi andassimo tra le genti e loro tra i circoncisi.

Inoltre se prima del concilio di Gerusalemme gli Apostoli si fossero resi conto che Paolo di Tarso sosteneva delle tesi non coincidenti con il messaggio centrale di Gesù Cristo, ossia il kerygma, lo avrebbero allontanato e scomunicato e non gli avrebbero permesso di predicare la parola del Signore.
L'autore anonimo dell’articolo sostiene anche che Paolo di Tarso avrebbe inventato la “morte espiatoria” di Gesù. 
Compariamo però la Lettera ai Romani con il Vangelo di Matteo. Si verifica facilmente che non c'è alcuna contraddizione tra i precetti indicati nella Lettera ai Romani (ossia che ci si salva attraverso la fede nell’espiazione dei peccati attuata da parte di Gesù Cristo sulla croce) e il Vangelo di Matteo, vediamo infatti questo passaggio del Vangelo di Matteo (1, 20-21):

Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Quindi si afferma che Gesù è venuto per salvare il suo popolo (ossia i figli di Dio), dai peccati, morendo e versando il suo sangue. Vediamo questi altri passaggi: (20, 28), dove si ribadiscono concetti simili:

Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»

Vediamo un ultimo passaggio del Vangelo di Matteo (26, 27-28):

Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perchè questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. 

Come si vede il concetto del “riscatto” ossia della morte vicaria, non è tipico di Paolo di Tarso, ma è insito nel Vangelo di Matteo (e a sua volta deriva dalle profezie, una su tutte Isaia 53).
Bisogna considerare inoltre che vi sono alcuni studiosi che sostengono che almeno due Vangeli potrebbero essere stati scritti prima delle lettere paoline. Lo studioso J. Carmignac sostiene che il Vangelo di Matteo sarebbe stato scritto nel 45 d.C. inizialmente in aramaico. Inoltre secondo lo studioso O’Callaghan, uno dei frammenti dei Rotoli del Mar Morto, sarebbe parte del Vangelo di Marco, e risalirebbe addirittura al 50 d.C.
Per chi volesse approfondire il tema può leggere il mio articolo corrispondente (1). 
Andiamo avanti con l’analisi del paragrafo successivo: 

“Per i pagani di cultura greca e romana, ma anche per tutte le religioni primitive, le divinità erano interpretate come tendenzialmente ostili e vendicative, e dovevano essere pertanto "propiziate" da sacrifici di animali in modo che l'aggressività del dio fosse "saziata" e quindi "disinnescata", almeno temporaneamente. Dato che Gesù fu condannato a morte, oltretutto come sovversivo e agitatore di disordini, ciò aveva seriamente compromesso la sua reputazione, perchè sia ebrei che pagani ritenevano che chi avesse il favore della divinità doveva, al contrario, essere immune da sventure e protetto da ogni pericolo. Infatti il movimento di Gesù dopo la sua morte era allo sbando. I Vangeli descrivono gli apostoli come scoraggiati e demotivati. Un primo tentativo di "rilanciare" l'entusiasmo tra i seguaci di Gesù fu la diffusione del mito della sua presunta resurrezione, sebbene in molte varianti contraddittorie, tutte riportate nei vangeli, compresa quella più posteriore, che fa seguire la resurrezione dall'ascensione fisica in cielo. Nient'altro che miti ebraici: ai pagani la resurrezione non diceva nulla, infatti negli Atti degli apostoli leggiamo che i greci dileggiarono l'ipotesi della resurrezione fisica di un morto (Atti 17).”

In questo paragrafo l’autore anonimo si contraddice. Prima aveva detto che Gesù era un esseno e quindi pacifista (anche se vi sono tesi che gli esseni non erano proprio pacifici) ed ora sostiene che era un sovversivo e agitatore di disordini. 

Ma Gesù non fu condannato a morte perchè sovversivo e agitatore di disordini.
Gesù fu condannato a morte per blasfemia, in quanto davanti al sinedrio si è dichiarato “Il Figlio di Dio” (Vangelo di Marco 14, 61-62); e davanti all’autorità romana si è dichiarato “re dei Giudei”. Il Messia è infatti Figlio di Dio e re dei Giudei.  

Più avanti nel paragrafo in questione l’autore anonimo sostiene che la Risurrezione sia un “mito ebraico”. 

In ogni caso la Risurrezione di Gesù è l’evento fondante che ha permesso il formarsi della Chiesa. Infatti i primi cristiani, tutti ebrei e quindi osservanti del “sabato”, si riunivano di domenica per adorare il Signore e per commemorare la sua morte salvìfica e la sua Risurrezione (come si evince da Atti degli Apostoli 20, 7). 
Inoltre, l’autore interpreta in modo errato il fatto che i greci dileggiarono la Risurrezione fisica di un morto. In realtà per i greci il corpo era visto come “la prigione dell’anima” in quanto nella cultura platonica tutto ciò che era materia (quindi il corpo) era considerato negativo. E’ per questo che dileggiarono il racconto di Paolo di Tarso descritto nel capitolo diciasettesimo degli Atti degli Apostoli. 

Continuiamo con l’analisi dell’articolo dell’autore anonimo:

“Ciò che "salvò" il movimento di Gesù dalla probabile estinzione non fu quindi il mito della resurrezione, nè la predicazione degli apostoli, che non produsse alcun risultato fuori dal ristretto ambiente palestinese, ma fu l'abilità di Paolo, che reinterpretando la crocifissione come "sacrificio" non per i soli ebrei ma per tutta l'umanità, rese internazionale la nuova religione perchè, come si diceva, l'idea di un sacrificio espiatorio era immediatamente comprensibile in quanto archetipo universale già noto a tutte le tradizioni antiche. Ciò avvenne non senza aspre polemiche con la chiesa "ufficiale" dell'epoca, ovvero quella di Gerusalemme, gestita dagli apostoli, che al contrario di Paolo ritenevano il "cristianesimo" (anche se non si chiamava ancora così) nient'altro che un modo nuovo di intendere la religione ebraica. Infatti, per molti anni, nella primitiva chiesa cristiana l'ala cosiddetta "giudaizzante" riteneva che se un pagano voleva seguire l'insegnamento di Cristo, doveva farsi circoncidere e diventare ebreo d'adozione. Paolo vedeva in questa regola un grosso limite all'espansione delle "sue" chiese, ovvero quelle che si trovavano in area greca, e del suo ruolo piuttosto ambizioso di "apostolo delle genti" e addirittura si ribellò fermamente a Pietro, da lui chiamato "ipocrita" perchè si faceva influenzare da coloro che chiamava con disprezzo "quelli della circoncisione" (l'episodio è descritto nella epistola di Paolo ai Galati, cap. 2).”

Secondo l’autore anonimo dell’articolo la predicazione degli Apostoli “non produsse alcun risultato fuori dal ristretto ambiente palestinese”. Bisogna considerare però che Paolo di Tarso non viaggiò in Egitto, ne a Bisanzio (Costantinopoli), ne in Armenia, ne in Etiopia, ne in Persia e tantomeno in India. Per in quei posti si diffuse il kerygma fin dal I secolo, ossia il messaggio centrale del Cristianesimo basato sul pentimento dei propri peccati, sull’espiazione dei peccati da parte di Gesù Cristo sulla croce e sulla sua Risurrezione nella carne. Chi diffuse il kerygma in quei territori dove Paolo di Tarso non viaggiò? Gli Apostoli, naturalmente.
Se Paolo di Tarso avesse inventato qualcosa, e se il suo predicare non fosse stato perfettamente coincidente con l’insegnamento di Gesù Cristo, ne sarebbe risultato che nei luoghi che ho citato si sarebbe diffuso un qualcosa di diverso, mentre solo nelle aree visitate da Paolo si sarebbe diffuso il kerygma, ma come sappiamo non fu così, per esempio in Egitto si diffuse il kerygma e il Cristianesimo apostolico, esattamente uguale al Cristianesimo diffuso da Paolo, e il primo che lo diffuse fu l’Evangelista Marco. E via di seguito per gli altri luoghi da me citati: Andrea per Bisanzio, Giuda Taddeo e Bartolomeo per l’Armenia, Tommaso per l’India ecc.
Secondo l’autore anonimo dell’articolo Paolo di Tarso avrebbe reinterpretato la morte di Gesù come “morte espiatoria”. La morte espiatoria del Messia è però un concetto giudaico e ciò si può facilmente evincere dalla lettura delle profezie in particolare Isaia (cap. 53). Quindi nessuna invenzione, ma completamento delle Scritture. 
Analizziamo la tesi dei dissensi che avvennero tra Paolo di Tarso e l’ala più giudaizzante della Chiesa Cristiana.
Questi dissensi non si riferirono mai alla cristologia, ossia al valore salvifico della morte espiatoria di Gesù Cristo.  La discussione verteva su alcuni precetti (come la circoncisione) che alcuni cristiani giudaizzanti volevano imporre ai credenti non ebrei. Paolo aveva però intuito che la profezia di Geremia (31, 31-33), sul Nuovo Patto era basato sulla Grazia e non sulla Legge. 
Comunque alla fine Paolo e i cristiani giudaizzanti giunsero ad un accordo, il seguente: Atti degli Apostoli (15, 29): 

astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».

In pratica anche i cristiani giudaizzanti riconobbero che ci si salva per Grazia e fede e non per le opere della Legge. Accordarono però, insieme a Paolo, la proibizione di questi quattro peccati: mangiare carni offerte agli idoli, ingerire sangue, mangiare animali soffocati e unirsi in modo illeggittimo con una persona.

Continuiamo con l’analisi dell’articolo dell’anonimo scrittore: 

“Perchè proprio il "sacrificio" di Gesù doveva avere un così grande valore? Perchè Gesù non era un uomo "normale", secondo la nascente apologia cristiana, ma un semidio, figlio del Dio degli ebrei e di una terrestre, ovviamente vergine, come tutte le madri di tutti gli esseri semidivini mediterranei, a partire dalla popolarissima Iside che già veniva raffigurata con il bambino in braccio (hero). 
La figura mitologica di Iside (e molte altre divinità femminili) sarà poi letteralmente trasferita su Maria, la madre di Gesù. A distanza di 2000 anni, Maria è ancora rappresentata con le caratteristiche fisiche dell'egiziana Iside, e non con quello che doveva essere l'aspetto di una ragazza palestinese. 
Appartengono al culto di Iside anche le consacrazioni delle "grotte", in quanto divinità legata alla Terra. Certo i devoti che si recano a Lourdes o altri luoghi "mariani" non immaginano che la Grande Madre la cui statua è posta nelle grotte è Iside, e non Maria. NOTA - I pagani non potevano accettare il culto di un uomo che non avesse una origine "divina", per quanto eroico e meritevole. Un uomo-dio che venisse "sacrificato" come "vittima espiatoria" era invece la soluzione perfetta, perchè riassumeva tutti i miti religiosi mediterranei. Gesù non era "solo" Ercole (Eracle), ma Mitra, Apollo, Mercurio, ecc. Un simile "Cristianesimo" era lo esperanto delle Religioni.”

Nella profezia di Isaia (cap. 53), si specifica che il Messia avrebbe dovuto caricare su di se tutti i peccati dell’umanità. Ma il Messia è Dio (Isaia 9, 6-7). Nel concetto biblico il peccato richiede la morte come espiazione e riscatto. Ma Dio non muore, quindi il Messia deve essere anche umano per poter morire. Ma la morte di un uomo comune non potrebbe espiare il peccato eternamente. Quindi il Salvatore deve essere vero Dio e vero uomo per poter espiare il peccato. E questo Salvatore è Gesù Cristo. 
Nella seconda parte del paragrafo, l’autore anonimo dell’articolo descrive la figura mitologica di Iside trasferita su Maria. Concordo in parte su questo punto, ma si deve specificare che il culto a Maria è iniziato in epoca post-costantiniana (nel 430 d.C. con il concilio di Efeso), quindi non ha nulla a che fare con il Cristianesimo antico. Il culto a Maria è tipicamente cattolico, ma non si trova nel Cristianesimo antico e neppure nel culto cristiano evangelico. 

Continuiamo nell’analisi dell’articolo: 

“Era impensabile una diffusione in area ellenica del Culto di un uomo per di più un semplice "figlio di un falegname". Era anche improbabile che i Greci e i Romani si convertissero al monoteismo di Jahweh, il Dio di Israele. Perciò la Chiesa del primo secolo ha dovuto "provvedere" aggiungendo al Vangelo di Matteo e di Luca (ancora erano delle semplici tradizioni orali) il racconto leggendario della nascita da una Vergine, come la cultura dominante esigeva. Di tale racconto non c'è traccia nei Vangeli di Giovanni e di Marco, nonchè in alcuna altra parte del Nuovo Testamento. Nei vangeli di Matteo e Luca il racconto della nascita miracolosa è aggiunto posteriormente, con un diverso stile letterario. Chiunque può infatti constatare, anche da una semplice lettura, che il vero inizio del Vangelo di Matteo corrisponde al secondo capitolo.”

In questo paragrafo l’autore presupone che nei Vangeli si sia “inventata” la nascita miracolosa di Gesù. Anteriormente aveva sostenuto che anche la Risurrezione sarebbe stata un “invenzione”. 
Sappiamo che gli autori del Nuovo Testamento furono otto e di questi otto almeno sette erano ebrei (vi sono comunque teorie che anche Luca fosse ebreo, ma comunque è maggioritariamente accettato che Luca fosse un ellenico giudaizzato). Per quale motivo otto ebrei, fedeli quindi alla Legge mosaica, avrebbero dovuto inventare qualcosa di falso, dichiarando il falso e improntando tutta la loro vita con lo scopo di sostenere il falso?
In quel tempo andare in giro a dire che Gesù Cristo era il Figlio di Dio ed era risorto dalla morte era molto pericoloso. Non solo era considerato blasfemia dagli ebrei (che infatti lapidarono molti cristiani, a cominciare da Stefano), ma era pericoloso anche sostenerlo davanti ai romani, per i quali l’imperatore era considerato dio. Quindi, il supposto gruppo di falsari dei Vangeli e degli altri libri del Nuovo Testamento cosa ci guadagnava? Di solito si trama un complotto, e si diffondono idee false per poter lucrarci sopra, o per acquisire alcun potere, ma i primi cristiani non ambivano a nessun potere terreno, anzi, rifuggevano il potere, che consideravano uguale alle tenebre, e cercavano la Verità, che consideravano essere esattamente una persona: Gesù Cristo. 
Inoltre c’è un altro punto, ancora più importante del primo, che smonta la tesi dell’invenzione a tavolino dei Vangeli: anche ammesso che un limitato gruppo di persone si fosse unito e abbia scritto i Vangeli a tavolino, come sarebbe stato possibile divulgare la nuova credenza, basata su eventi soprannaturali, alle masse? 
Con un semplice libro non si può convincere qualcuno della Divinità di Cristo e della sua Risurrezione dai morti. Per convincere un non credente a credere, bisognava predicare nelle strade, e bisognava predicare con le lacrime agli occhi, ossia credendoci veramente. Infatti il Cristianesimo non è una credenza in un dio impersonale come per esempio le religioni misteriche, dove si descriveva un’anima universale lontana e fredda. Il Cristianesimo è basato su fatti realmente accaduti e se il predicatore non crede veramente in quello che sta predicando, nessuno gli crederebbe. Ve lo immaginate il gruppo di complottisti falsari, andare a predicare in qualcosa che non credevano loro stessi per primi? E in piu andare a predicare sapendo di poter essere uccisi? La logica stessa sconfessa le tesi del complotto. 
Nell’ultima parte del paragrafo l’autore anonimo sostiene che la morte espiatoria di Gesù sarebbe un riassunto di tutti i miti religiosi mediterranei e cita Mitra, Apollo, Mercurio. 
Bisogna specificare innanzitutto che ne Mitra, ne Apollo, ne Mercurio, furono personaggi storici reali. Inoltre nessuno di questi personaggi (ne mitologicamente, nè realmente), morì per espiare i peccati dell’umanità.

Proseguiamo con l’analisi dell’articolo. 

“Peraltro anche in seguito il Cristianesimo (nella sua forma cattolica) manterrà questa caratteristica, ovvero di poter fagocitare e di appropriarsi di qualsiasi tipo di culto, tradizione, devozione, adattandola ed eventualmente adattandosi. L'esempio più lampante potrebbe essere il natale del sole (praticamente la festa del solstizio d'Inverno, il "Dies Natalis Solis Invicti") che diventa gradualmente, almeno vari secoli dopo Cristo, il Natale di Gesù. Il pagano dio protettore (dei fornai, dei macellai, dell'amore, delle messi, ecc.) è diventato il santo patrono dei fornai, dell'amore, ecc. mantenendo lo stesso giorno commemorativo. Ma esistono anche esempi recenti: la festa laica del 1 Maggio è recentemente diventata la festa di San Giuseppe lavoratore. Un vero e proprio furto di date, finalizzato a compiacere ed attrarre l'attenzione della gente da parte di una Religione mai sazia di popolarità, di consensi esteriori, di dominio sulla credulità popolare.”

Qui l’autore anonimo sta attuando delle critiche al Cattolicesimo, e non al Cristianesimo antico. E’ risaputo che a partire da Costantino sono stati attuati dei sincretismi tra culti pre-esistenti e il Cristianesimo. Ma ciò non ha nulla a che vedere con il titolo dell’articolo ossia “Chi era Gesù?”.

Andiamo avanti nell’analisi dell’articolo. 

“Gesù non si occupava di religioni, ma dell'uomo. Gesù non ha mai presentato una visione della sfera spirituale di tipo mercanteggiante, ovvero finalizzata a presunti benefici da realizzarsi nell'aldilà. Gesù è sempre concentrato sull'interiorità dell'uomo, sul suo essere qui ed ora, sulla mente. A coloro che venivano guariti da malattie autosuggestive (come la paralisi isterica), Gesù diceva: "la tua fede ti ha salvato." Dunque: "la tua mente." Nessun intervento magico o miracolistico; Gesù riteneva che la mente potesse 'spostare le montagne.' Non la religione, non i riti nè i sacrifici, e nemmeno Dio, ma la nostra fede, ovvero la profonda intenzione della nostra mente. Basti pensare a celebri detti di Gesù come "chi vuole salvare la sua vita la perderà" oppure "non siate ansiosi per il futuro." Secondo Gesù, la condizione umana richiede di essere riscattata, "salvata", dal suo stato di sofferenza attraverso un cammino di illuminata comprensione e consapevolezza, basata non sulle cose esteriori (come appunto cerimonie religiose, ecc.) ma sulla interiorità ("Il Regno di Dio è dentro di voi") che non ha bisogno di riverenti obbedienze ad autorità religiose ("Non chiamate nessuno sulla terra vostro Padre, perchè uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli") ma di ritrovare sè stessi nella meditazione ("Quando preghi, chiuditi a chiave nella tua cameretta").”

Non è vero che “Gesù non abbia parlato dei benefici da realizzarsi nell’aldilà”, infatti Gesù disse: Vangelo di Marco (8, 36):

Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? 

E disse: 
Vangelo di Giovanni (3, 14-16): 

E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, affinchè  chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Poichè  Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinchè  chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

Poi l’autore dell’articolo sostiene che i miracoli di Gesù non erano altro che fenomeni di autosuggestione ossia che la “mente” delle persone malate abbia favorito la loro guarigione. Se così fosse si sarebbero guariti da soli, e non avrebbero avuto bisogno dell’intervento di Gesù.  Come spiega l’autore anonimo dell’articolo, il miracolo quando Gesù ha sanato il servo del centurione, senza neppure avvicinarvisi?
Gesù ha dimostrato, durante la sua missione terrena, di avere potere assoluto sulle infermità, sui demoni, sulle forze della natura e sulla morte. Vediamo solo alcuni dei 36 miracoli che vengono descritti nei quattro Vangeli. 
Il potere sulle infermità. 
In alcuni di questi miracoli, Gesù non era vicino alla persona guarita (per esempio la guarigione del servo del centurione, nel Vangelo di Matteo 8, 5-13; la guarigione del figlio di un ufficiale del re, nel Vangelo di Giovanni 4, 46-54). Ciò significa che non vi può essere stata una qualche forma di suggestione, ma il potere di Gesù era assoluto. Anche la guarigione dei ciechi (come nel Vangelo di Marco 10, 46-52), dimostra un potere eccezionale sulle malattie o infermità, ma il suo apice vi è con la guarigione del nato cieco (Vangelo di Giovanni 9, 1-7), con la quale ha dimostrato potere di far funzionare un organo che non ha mai funzionato. 
Il potere sui demoni. 
Nei Vangeli sono descritti sette miracoli nei quali Gesù ha liberato persone da demoni (incluso il miracolo nel quale ha liberato Maria Maddalena da sette demoni, Vangelo di Marco 16, 9). Ciò dimostra che Gesù aveva un potere assoluto sui demoni, quindi su creature di Satana. 
Il potere sulle forze della natura. 
Quando Gesù ha calmato una tempesta (Vangelo di Matteo 8, 23-27), ha dimostrato che la natura è sottoposta alla sua volontà. Anche YHWH aveva placato una tempesta (Salmo 107, 29-30), e in questo senso Gesù dimostra di avere lo stesso potere di YHWH. 
Anche la moltiplicazione dei pani e dei pesci (Vangelo di Matteo 14, 14-21, riportata anche negli altri Vangeli), dimostra il potere sulla natura, ossia il potere di moltiplicare i suoi elementi. Nella trasformazione dell’acqua in vino ( Vangelo di Giovanni 2, 1-11), Gesù dimostra di avere il potere di trasformare gli elementi. 
Nella pesca miracolosa (Vangelo di Luca 5, 1-11; Vangelo di Giovanni 21, 1-11), Gesù dimostra di avere potere sugli animali. 
Gesù ha quindi un potere assoluto sulla materia, sugli animali e sui fenomeni atmosferici. 
Il potere sulla morte. 
Nei Vangeli sono descritte tre risurrezioni di persone già morte: il figlio di una vedova (Vangelo di Luca 7, 11-15), la figlia di Giairo (Vangelo di Matteo cap. 9; Vangelo di Marco cap. 5; Vangelo di Luca cap. 8), e Lazzaro (Vangelo di Giovanni 11, 17-44). In questi miracoli Gesù ha dimostrato di avere un potere assoluto sulla morte. Bisogna ricordare però che queste persone che furono risuscitate, tornarono a vivere con un corpo normale e quindi in seguito invecchiarono e morirono. Queste risurrezioni pertanto si differenziano dalla Risurrezione di Gesù, in quanto Egli, una volta risorto, è rimasto e rimarrà in vita per sempre, con un corpo glorificato. E questa è la terza tesi che può aiutare gli scettici ad avvicinarsi alla fede.
Analizziamo ora l’ultimo paragrafo dell’articolo in questione: 

“Gesù, il Monoteismo e la "fede non religiosa. Si potrebbe certamente osservare che Gesù, da bravo ebreo, fa costantemente riferimento al concetto di Dio. Tuttavia possiamo osservare alcuni elementi interessanti: innanzitutto, Gesù non teorizza un "intervento" divino nella sfera umana, e non c'è una comoda "protezione divina" ma l'uomo deve assumersi le sue responsabilità, valutare le sue possibilità e soprattutto gli effetti del suo agire. Infatti, quando Gesù prese posizione su una catastrofe che accadde in quel periodo (chissà perchè ma questo è uno degli episodi dei vangeli meno conosciuti) ovvero il crollo della torre di Siloe, che uccise 18 persone, non disse che si trattava di una "punizione divina", nè che Dio doveva occuparsi di proteggere le persone dalle catastrofi. Si trattava di un accadimento "casuale" che non doveva essere strumentalizzato per ricavarne alcun principio (Vangelo di Luca, cap. 13). Egli affermò tuttavia che sia chi muore in simili incidenti sia chi sopravvive, si trovano esattamente nella stessa condizione, perchè il vero bene per dell'uomo non è "sopravvivere alla morte" ma "convertirsi", ovvero ricercare quella trasformazione interiore senza la quale non c'è molta differenza qualitativa tra vivere, sopravvivere o morire. Quindi Gesù è senz'altro concentrato non su un mero attaccamento alla vita fisica, ma su una dignità umana qualitativa. In pratica, sebbene Gesù si trovi in un contesto ebraico abituato a schemi profondamente monoteisti, si può osservare che nel suo insegnamento il concetto di Dio è più "teologico" che metafisico. Una metafora che aiuta a capire, non una dottrina da credere o imparare.”

In questo ultimo paràgrafo l’autore anonimo dell’articolo si dimentica di specificare che Gesù esortava i suoi seguaci e le altre persone alle quali era diretto il suo messaggio a convertirsi a Lui. Gesù non esortava la gente a una “conversione generica”. Gesù disse, Vangelo di Giovanni (14, 6): 

Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

Yuri Leveratto

Note: 
1- http://yurileveratto2.blogspot.com/2016/03/mauro-biglino-sostiene-che-paolo-di.html

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