Oggigiorno non si contano gli autori che pubblicano libri o articoli cercando di negare la Divinità di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Messia. Si sentono le teorie più strambe: che Gesù non fosse il Figlio di Dio ma solo un grande saggio, che Gesù non sia risorto, e che quindi il movimento dei primi cristiani sia stato un inganno architettato non si sa bene da chi. Gli autori che osteggiano e negano apertamente il Figlio di Dio lo fanno in tutti i modi possibili. Ultimamente molti di loro si sono concentrati sul fatto che nell'Antico Testamento non ci sarebbero le profezie riferite al Messia e che quindi i cristiani avrebbero adattato queste profezie (che invece sarebbero state riferite ad Israele) a Gesù ed avrebbero architettato un complotto per creare una nuova religione. Siccome questa è una tesi proposta dallo scrittore di pseudostoria Mauro Biglino, ho confutato nello specifico questa teoria nel mio articolo: “Mauro Biglino sostiene che vi sia stato un complotto di falsari del Nuovo Testamento” (1).
In questo articolo confuterò invece il post facebook (1a), di un internauta anti-biblico, Massimilano Paleari.
Il Paleari scrive:
“tutto il Nuovo Testamento ribatte su questo concetto: la venuta del Cristo sarebbe l'ADEMPIMENTO delle SCRITTURE (intese ovviamente come TANACH, ovvero la Bibbia ebraica). Resta quindi inteso, per la dottrina cristiana, che quanto contenuto nel Vecchio Testamento sia una sorta di grande prologo, di preparazione, di annuncio dell'evento messianico. In realtà questo modo di vedere le cose, che peraltro costituisce uno dei pilastri dello stesso Cristianesimo, poggia su una serie di mistificazioni così palesi e perfino maldestre da lasciarmi stupito su come sia possibile che per 2000 anni moltissimi vi abbiano fatto affidamento; non solo, di come ancora oggi molti continuino a farvi affidamento”.
Ricordo a Massimiliano Paleari che il Nuovo Testamento è stato scritto da ebrei (con l’eccezione di Luca che era comunque un greco giudaizzato), che non avevano nulla da guadagnare a scrivere quello che scrissero. Il Cristianesimo si basa su un fatto, e non su astruse filosofie. Il fatto è la morte in croce e la successiva Risurrezione di Gesù Cristo. Si può non accettare la Risurrezione di Gesù, ma non si può non accettare da un punto di vista storico il fatto che i primi cristiani credessero inderogabilmente alla Risurrezione di Gesù. (per approfondire ascoltate il mio video alla nota 2). Quindi i primi cristiani, che erano ebrei, erano convinti senza ombra di dubbio che Gesù Cristo fosse il Messia di Israele, il vero e unico Figlio di Dio indicato in innumerevoli profezie nel Tanakh. Se ciò non fosse vero nessuno di loro si sarebbe esposto a scrivere libri in aperto contrasto con i sacerdoti del sinedrio che non credevano alla messianicità di Gesù, rischiando peraltro la loro vita.
Ma poi il Paleari afferma:
“Cominciamo col dire che il Vecchio Testamento NON contiene alcuna allusione e PROFEZIA relativa alla venuta di un MESSIA, perlomeno non nel senso cristiano del termine.”
Questa è una frase completamente priva di senso in quanto nell'Antico Testamento le profezie riferite al Messia sono circa trecento. Centinaia di biblisti e teologi hanno scritto altrettanti libri nel corso dei secoli individuando tutte le profezie che si riferiscono al Messia. (per approfondire vedere il libro alla nota 3 e la pagina wikipedia alla nota 4)
Vediamone solo alcune:
Profezia sul futuro Messia che sarà anche profeta (1400 anni prima di Cristo):
Per te il SIGNORE, il tuo Dio, farà sorgere in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta come me; a lui darete ascolto!
Deuteronomio 18, 15
Compimento:
La gente dunque, avendo visto il miracolo che Gesù aveva fatto, disse: «Questi è certo il profeta che deve venire nel mondo».
Vangelo di Giovanni 6, 14
Profezia che Dio ha un Figlio (1000 anni prima di Cristo):
Ed ecco una voce dai cieli che disse: «Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto».
Salmo 2, 7
Compimento:
Ed ecco una voce dai cieli che disse: «Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto».
Vangelo di Matteo 3, 17
Profezia della morte in croce del Messia (1000 anni prima di Cristo):
Poiché cani mi hanno circondato;
una folla di malfattori m'ha attorniato;
m'hanno forato le mani e i piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano e mi osservano:
spartiscono fra loro le mie vesti
e tirano a sorte la mia tunica.
Salmi 22, 16-18
Compimento:
Presero dunque Gesù; ed egli, portando la sua croce, giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgota, dove lo crocifissero, assieme ad altri due, uno di qua, l'altro di là, e Gesù nel mezzo.
Vangelo di Giovanni 19, 17-18
I soldati dunque, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato. Presero anche la tunica, che era senza cuciture, tessuta per intero dall'alto in basso. Dissero dunque tra di loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocchi»; affinché si adempisse la Scrittura che dice: «Hanno spartito fra loro le mie vesti,
e hanno tirato a sorte la mia tunica». Questo fecero dunque i soldati.
Vangelo di Giovanni 19, 23-24
Profezia dell'Ascensione del Messia (1000 anni prima di Cristo):
Tu sei salito in alto, portando prigionieri, hai ricevuto doni dagli uomini, anche dai ribelli, per far qui la tua dimora, o SIGNORE, Dio.
Compimento:
Poi li condusse fuori fin presso Betania; e, alzate in alto le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato su nel cielo.
Atti degli Apostoli 24, 50-51
Profezia che la morte del Messia non avrebbe portato alla decomposizione del suo corpo (1000 anni prima di Cristo):
poiché tu non abbandonerai l'anima mia in potere della morte,
nè permetterai che il tuo santo subisca la decomposizione.
Salmo 16, 10
Compimento:
previde la risurrezione di Cristo e ne parlò dicendo che non sarebbe stato lasciato nel soggiorno dei morti, e che la sua carne non avrebbe subíto la decomposizione. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato; di ciò, noi tutti siamo testimoni.
Atti degli Apostoli 2, 31-32
Profezia della sofferenza e dell'espiazione dei peccati del Messia (700 anni prima di Cristo):
"Disprezzato e abbandonato dagli uomini,
uomo di dolore, familiare con la sofferenza,
pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia,
era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.
Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava,
erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato;
ma noi lo ritenevamo colpito,
percosso da Dio e umiliato!
Isaia 53, 3-4
Compimento:
"Ma ciò che Dio aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, cioè, che il suo Cristo avrebbe sofferto, egli lo ha adempiuto in questa maniera.
Atti degli Apostoli 3, 18
Profezia del tradimento di Giuda (700 anni prima di Cristo):
"Anche l'amico con il quale vivevo in pace, in cui avevo fiducia, e che mangiava il mio pane, si è schierato contro di me.”
Salmo 41, 9
Compimento:
"Non parlo di voi tutti; io conosco quelli che ho scelti; ma, perché sia adempiuta la Scrittura: "Colui che mangia il mio pane, ha levato contro di me il suo calcagno."
Vangelo di Giovanni 13, 18
Naturalmente ci sono altre decine e decine di profezie sulla venuta di Gesù Cristo sulla terra, ma chi vuole può approfondire alla nota 5.
Ma vediamo nello specifico le elucubrazioni di Massimiliano Paleari. Lui scrive:
“ISAIA ad esempio rivolgendosi a Re Acaz nel tardo VIII secolo a.e.v. aveva predetto la nascita di un Immanuel. Ciò che intendeva era semplicemente la nascita di un principe di sangue reale. Il vocabolo usato in Ebraico per indicare la madre del bambino significa “giovane donna” e non specificatamente “vergine”. Quando tale vocabolo fu tradotto in Greco nella Bibbia dei Settanta il termine corrispondente al limite poteva avere un doppio significato. Tuttavia i Cristiani cominciarono a leggere questo brano come una profezia della nascita di Gesù Cristo e del parto verginale di Maria.”
Vediamo il versetto della profezia:
Isaia (7, 14):
Perciò il Signore stesso vi darà un segno:
Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio,
e lo chiamerà Emmanuele.
(traduzione Diodati)
Innanzitutto il nome Emmanuele rivela la verità sul Signore. (Significa Dio è con noi). Questo nome indica molto più della presenza di Dio con il suo popolo. In questo verso il nome Emmanuele significa che la presenza del bambino nato da una vergine porta Dio verso il suo popolo.
In questa profezia Isaia predisse che l’Incarnazione sarebbe avvenuta attraverso una nascita verginale.
Alcuni scrittori di pseudostoria hanno sostenuto che questa profezia di Isaia fosse erronea. La loro linea di argomentazione è questa: il termine ebraico “almah” significherebbe “giovane donna” e non “vergine” come tradotto nella traduzione della settanta in greco. Quindi la profezia sarebbe erronea e non si riferirebbe a Maria, la madre di Gesù. Essi hanno dichiarato che la parola che si sarebbe dovuta utilizzare in ebraico per indicare “vergine” è “bethula”.
E’ vero che “almah” significa “giovane fanciulla nubile”, mentre “bethula” significa una giovane nubile possibilmente vergine. Però il termine “bethula” non sempre si riferisce a una vergine (Ester 2, 17; Ezechiele 23, 3; Gioele 1, 8). Pertanto non è assolutamente certo, come dicono i critici, che “bethula” sarebbe stata una parola più precisa se Isaia avesse voluto chiaramente riferirsi a una vergine. Vi è da considerare inoltre, che ai tempi dell’Antico Testamento, tutte le “giovani fanciulle nubili”, erano vergini, in quanto il sesso era consentito solo all'interno del matrimonio, pena la lapidazione.
Pertanto il termine “almah” non indica direttamente una vergine, ma piuttosto una donna giovane di cui una caratteristica è la verginità (Genesi 24, 43).
Non esiste un esempio dove si possa comprovare che il termine “almah” sia riferito a una giovane che non sia vergine.
La traduzione dei settanta traduce con “parthenos” due delle sette volte che appare “almah”. Lo stesso si nota nel Vangelo di Matteo (1, 23). Pertanto la parola significa una giovane fanciulla una delle cui caratteristiche era la verginità.
Chi è la vergine alla quale si riferisce questa profezia? Vi sono tre interpretazioni:
1-La prima interpretazione, non messianica, contempla che la profezia si compì in una donna sconosciuta che poté o no essere stata vergine.
2-La seconda interpretazione è quella strettamente messianica, che indica che la profezia si riferisce solo a Maria, senza alludere a nessuna giovane fanciulla del tempo di Isaia.
3-La terza interpretazione è che la profezia di Isaia si riferisca sia ad una giovane fanciulla del periodo di Isaia sia a Maria, nel futuro.
Secondo questa terza interpretazione, chi sarebbe stata la giovane fanciulla nel tempo di Isaia?
Anche qui vi sono tre possibili interpretazioni.
1-la sposa di Acaz.
2-Una giovane fanciulla sconosciuta in Israele.
3-La seconda sposa di Isaia, con la quale lui non si era ancora sposato quando scrisse la profezia.
Se la prima interpretazione è la corretta, allora il figlio fu Ezechia. Se la seconda interpretazione è corretta, il figlio fu sconosciuto. Se la terza interpretazione è corretta, allora il figlio fu Mahersalal-hasbaz (Isaia 8, 3), o un altro figlio di Isaia che non si menziona. Se questa interpretazione è corretta la prima sposa di Isaia, ossia la madre di Sear-jasub, in quel tempo sarebbe stata già morta.
In ogni caso l’Evangelista Matteo considera che Cristo sia il compimento della profezia di Isaia. “Almah” significa “giovane fanciulla nubile” e siccome tutte le “giovani fanciulle nubili” erano vergini ai tempi di Isaia, la profezia può considerarsi perfettamente valida.
Ma continuiamo ad analizzare le elucubrazioni del Paleari. Lui scrive:
“Sempre Isaia parla di un SERVO SOFFERENTE, che i Cristiani di nuovo hanno interpretato come una allusione alla futura sofferenza del Cristo. In realtà il profeta biblico quasi sicuramente stava alludendo all'insieme di ISRAELE (ah, come è importante conoscere le vicende storiche per inquadrare il senso di un testo) alle prese con le potenze imperiali del suo tempo.”
Basta leggere le profezie di Isaia per rendersi conto che queste interpretazioni di Paleari sono fantasiose. Vediamo:
Isaia (53, 7):
Maltrattato e umiliato, non aperse bocca. Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca.
Compimento:
Vangelo di Matteo (12, 18-20):
«Ecco il mio servo che io ho scelto; l'amato mio in cui l'anima mia si è compiaciuta. Io metterò il mio Spirito su di lui, ed egli annunzierà la giustizia alle genti. Egli non disputerà e non griderà e nessuno udirà la sua voce per le piazze. Egli non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante, finchè non abbia fatto trionfare la giustizia.
Come vediamo la profezia non può riferirsi a Israele come nazione, in quanto si riferisce ad un uomo che, condotto al patibolo non aprì bocca. Ma tutto ciò si evince anche da queste profezie:
Isaia (42, 1):
«Ecco il mio servo, che io sostengo, il mio eletto in cui la mia anima si compiace. Ho posto il mio Spirito su di lui; egli porterà la giustizia alle nazioni.
Isaia (49, 1-8):
Isole, ascoltatemi, e prestate attenzione, o popoli lontani. L'Eterno mi ha chiamato fin dal grembo materno, ha menzionato il mio nome fin dalle viscere di mia madre. Ha reso la mia bocca come una spada tagliente, mi ha nascosto nell'ombra della sua mano, mi ha reso una freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Mi ha detto: «Tu sei il mio servo, Israele, in cui sarò glorificato». Ma io dicevo: «Invano ho faticato, per nulla e inutilmente ho speso la mia forza; certamente però il mio diritto è presso l'Eterno e la mia ricompensa presso il mio DIO». E ora dice l'Eterno che mi ha formato fin dal grembo materno per essere suo servo, per ricondurre a lui Giacobbe e per radunare intorno a lui Israele (io sono onorato agli occhi dell'Eterno, e il mio DIO è la mia forza). Egli dice: «È troppo poco che tu sia mio servo per rialzare le tribù di Giacobbe e per ricondurre gli scampati d'Israele. Ti ho stabilito come la luce delle nazioni, perchè tu sia la mia salvezza fino alle estremità della terra». Così dice l'Eterno, il Redentore d'Israele, il suo Santo, a colui che è disprezzato dagli uomini, al detestato dalla nazione, al servo dei potenti: «I re vedranno e si leveranno, i principi si prostreranno, a causa dell'Eterno che è fedele, il Santo d'Israele, che ti ha scelto». Così dice l'Eterno: «Nel tempo della grazia io ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho aiutato; ti preserverò e ti farò l'alleanza del popolo, per far risorgere il paese, per rimetterli in possesso delle eredità devastate,
Isaia (52, 13):
Ecco, il mio servo prospererà e sarà innalzato, elevato e grandemente esaltato.
Isaia (53, 12):
Perciò gli darò la sua parte fra i grandi, ed egli dividerà il bottino con i potenti, perchè ha versato la sua vita fino a morire ed è stato annoverato fra i malfattori; egli ha portato il peccato di molti e ha interceduto per i trasgressori.
Ma continuiamo ad analizzare le elucubrazioni del Paleari. Lui scrive:
“All'epoca di Isaia il termine stesso di Messia non aveva nè poteva avere in alcun modo un significato cristiano. Il Messia, ossia l'UNTO (con olio profumato, simbolo di investitura regale), era il capo carismatico, il nuovo re che avrebbe ribaltato la situazione e portato alla riscossa Israele contro i suoi nemici. Supportato dalla fede in Yhwh, certo, ma non un salvatore universale nell'accezione cristiana.”
Ma questa è l’interpretazione personale del Paleari. Le cose invece sono andate un po diversamente: Isaia ha predetto un servo sofferente, piaccia o no al Paleari, e i primi cristiani credevano che quel servo sofferente è arrivato nella persona di Gesù Cristo.
E ora analizziamo l’ultima elucubrazione del Paleari:
"Quanto al “risorgere”, non era nemmeno previsto che i Messia risuscitassero. Vi è solo una remotissima allusione nel libro di OSEA (6: 2), il quale scrive: “il terzo giorno ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza”. Di nuovo, il profeta non stava affatto profetizzando la resurrezione di Gesù Cristo, anche perchè si riferisce ad una pluralità di individui. Osea sta parlando del popolo di Israele dolorosamente ferito che si aspetta da Yhwh di essere “guarito”, non di un soggetto morto!"
Risposta: sono varie le profezie sulla Risurrezione di Gesù.
Vediamo due delle più importanti:
Salmo 16, 10
poichè tu non abbandonerai l'anima mia in potere della morte,
nè permetterai che il tuo santo subisca la decomposizione.
Compimento:
previde la risurrezione di Cristo e ne parlò dicendo che non sarebbe stato lasciato nel soggiorno dei morti, e che la sua carne non avrebbe subíto la decomposizione. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato; di ciò, noi tutti siamo testimoni.
Atti degli Apostoli 2, 31-32
Isaia 53, 10:
Ma il SIGNORE ha voluto stroncarlo con i patimenti.
Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato,
egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni,
e l'opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani.
E’ evidente pertanto che i primi cristiani alla luce della Risurrezione di Cristo hanno interpretato queste profezie come riferite al Messia. Invito dunque l’internauta Paleari a rivedere le sue posizioni, e gli tendo idealmente la mano sperando possa riconsiderare le sue idee.
Yuri Leveratto
Note:
1a:https://www.facebook.com/massimiliano.paleari1/posts/10222404697092738
1-http://yurileveratto2.blogspot.com/2016/03/mauro-biglino-sostiene-che-vi-sia-stato.html
1-http://yurileveratto2.blogspot.com/2016/03/mauro-biglino-sostiene-che-vi-sia-stato.html
2-https://www.youtube.com/watch?v=mT3JeGhkcqs
3-All the Messianic Prophecies of the Bible- Herbert Lockyer
4-https://it.wikipedia.org/wiki/Ges%C3%B9_e_le_profezie_messianiche
5-https://yurileveratto2.blogspot.com/2017/01/alcune-profezie-sulla-missione-di-gesu.html
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