lunedì 8 ottobre 2018

La presentazione del Re e il ripudio da parte di Israele. Commento del Vangelo secondo Matteo


Nel Vangelo secondo Matteo si descrive la presentazione del Messia davanti a Israele. Nella prima parte del libro si descrive la presentazione di Gesù con i suoi diritti legali, morali, giudiziali e profetici al trono, diritti che sono stati pienamente autenticati dai suoi miracoli. 
Il secondo aspetto che si descrive è l’opposizione e il ripudio del Messia da parte della nazione di Israele. Il risultato di questo ripudio è l’annuncio di un programma nuovo: la fondazione della Chiesa. 
Il terzo grande aspetto del Vangelo di Matteo è il culmine del ripudio al Messia, al quale seguirà il suo processo e la sua condanna a morte. La Risurrezione del crocifisso è stata l’approvazione divina di tutte le affermazioni di Gesù e la sua autenticazione come Messia. 
Matteo dedica la prima parte del suo Vangelo alla presentazione e autenticazione di Gesù come Messia di Israele. (1, 1-11, 1).
In questa prima parte, vi è la presentazione della ascendenza di Gesù (1, 1-17). Con questa lista degli antenati di Gesù, Matteo intende affaremare che Gesù è figlio di Abramo e della stirpe di Davide, come doveva essere il Messia promesso. 
Gesù è pertanto il Messia promesso e ha pertanto diritto al trono. Nei versi successivi (1, 18-2, 23), si prova la sua nascita verginale. Anche questo fatto prova il suo diritto al trono, infatti il Messia è Dio, nel concetto giudaico, ma è anche uomo (si veda Isaia 9, 5-6 e Daniele 7, 13-14).
Il nome che gli fu dato (1, 24-25) lo relaziona con Giosuè, colui che guidò  il popolo degli israeliti alla terra promessa e a una vita di pace e riposo. (Gesù deriva dal greco Ιησούς, Ieosus). 
Durante la sua infanzia Gesù viene omaggiato da i re magi, che non erano giudei, ma viene ripudiato dai giudei (2, 13-15) e la sua famiglia è costretta a viaggiare in Egitto. 
Nel terzo capitolo Matteo presenta l’ambasciatore del Re, il profeta Giovanni il Battista (3, 1-12), per dimostrare che le scritture si stavano compiendo. 
Nei passaggi seguenti Matteo descrive l’approvazione del Re, iniziando con il suo battesimo (3, 13-17), nel quale Dio manifesta la sua approvazione al Messia. Poi Matteo descrive la vittoria di Gesù su Satana (4, 1-11), che sancisce il suo diritto morale per governare. 
Nella seconda sezione di questa prima parte, Matteo registra le proclamazioni del Re (4, 12-7, 29), che sanciscono il suo diritto giudiziale per governare. 
La sua autorità reale si manifesta nella sua capacità di condurre gli uomini all’obbedienza (4, 12-22). Nei versi (4, 23-25), Matteo presenta le credenziali di Gesù, che sono regali, in quanto Egli ha potere sulle infermità. 
Gesù aveva dimostrato quindi un’autorità reale. Sia il suo precursore, Giovanni, che Lui stesso, avevano annunciato che il Regno si stava avvicinando e i miracoli avevano provato la validità di quest’annuncio. La gente desiderava sapere quali erano i requisiti per entrare in questo regno annunciato. Il discorso della Montagna fu pronunciato per esporre completamente i requisiti per entrare nel Regno. In esso si descrivono i sudditi del Regno (5, 1-16), si stabilisce la relazione del Re con la Legge (5, 17-20), si espongono le false interpretazioni che i farisei facevano dei requisiti della Legge (5, 21-48) e si rivelano le false pratiche dei farisei (6, 1-7, 6). 
Si danno quindi istruzioni a coloro che entrerebbero nel Regno in rispetto alla preghiera (7, 7-11), alla vera giustizia (7, 12), al cammino di acceso al regno (7, 13-14), ai falsi maestri (7, 15-23) e con rispetto ai due possibili cammini (7, 24-29).

A partire dal capitolo ottavo viene presentato il potere del Re. L’autorità del Messia si manifesta nella sfera dell’infermità quando sana il lebbroso (8, 1-4), il paralitico (8, 5-13) e la donna che era dominata dalla febbre (8, 14-15). Il Re dimostra la sua autorità contro i demoni (8, 16-17), sugli uomini (8, 18 - 22; 9, 9), sulla natura (8, 23-27), sul peccato (9, 1-8), sulla tradizione (9, 10-17), sulla morte (9, 18-26), sulle tenebre (9, 27-34). Tutte queste dimostrazioni di autorità servirono per manifestare i suoi diritti al trono come Messia (9, 35). 
La dimostrazione finale di questa autorità si nota in quanto Lui può delegare questa autorità ad altri (9, 35-11, 1). In questa parte del Vangelo il Messia è motivato dalla compassione (9, 35-38), e chiama a se i suoi discepoli (10, 1-4), dando loro una commissione (10, 5-11, 1). Il messaggio a loro impartito è per ora esclusivamente per Israele (10, 4-5), in quanto la sua condizione è perduta (10, 6). Nei versi successivi (10, 7-8), il Re istruisce i suoi discepoli a diffondere lo stesso messaggio divulgato precedentemente da Lui, che sarà autenticato dagli stessi segni che autenticarono il suo ministero (i miracoli). 
I discepoli sarebbero stati perseguiti e ripudiati in seguito a questo annuncio (10, 16-23). Tuttavia sarebbero stati consolati in quanto amati dal Padre (10, 24-33) e ci sarebbe stata una ricompensa per la loro predicazione e per coloro che la avessero ricevuta (10, 40-42).
Fino a qui, nel Vangelo di Matteo è stata presentata la persona del Re davanti alla sua nazione. Il suo diritto legale, morale, giudiziale e profetico erano stati provati. A questo punto inizia il ripudio del Re dal parte della nazione di Israele (11, 2-16, 12). 
Innanzitutto Matteo descrive l’opposizione al precursore, Giovanni il Battista (11, 2-15), continua con una critica (11, 16-19) e culmina con l’opposizione degli indifferenti (11, 20-24). Tuttavia anche se vi è stata opposizione, vi è un ulteriore invito a coloro che “si fanno come bambini” (11, 25-30).
Quindi Matteo descrive le controversia con le autorità. Le prime due controversie sono sulla questione del sabato (12, 1-21), la terza sulla guarigione di un indemoniato (12, 22-37). A causa di questo miracolo il Messia è stato accusato di sanare gli infermi con potere e autorità sataniche. Gesù confuta questa accusa, indicando che la divisione all’interno del regno di Satana è impossibile (12, 25-26) e che gli esorcisti non si possono accusare di potere satanico (12, 27). Gesù afferma che al contrario il miracolo deve interpretarsi come dimostrazione di autorità messianica (12, 28).
A tutta questa controversia segue una severa avvertenza (12, 31-37), in quanto alla gravità del peccato di ripudiare il testimonio dello Spirito Santo in riferimento alla persona di Gesù Cristo. 
Vi è poi una quarta controversia (12, 38-42), quando al Messia gli si chiede una maggiore evidenza sulla sua persona. La conclusione di questa controversia la si trova in (12, 43-50), dove Cristo ripudia le relazioni naturali come quella che Israele aveva con Lui, e anticipa una nuova relazione con tutti i popoli, basata sulla fede.
A questo punto Matteo descrive le conseguenze del ripudio (13, 1-52). Nelle parabole di questo capitolo il Messia descrive lo sviluppo del programma del Regno alla luce del ripudio da parte di Israele. Inoltre il Messia descrive i fatti del periodo di tempo che va dal ripudio della sua persona, fino alla futura accettazione del Messia da parte di Israele, durante il suo secondo avvento. 
Matteo inizia quindi a presentare nei dettagli il culmine del ripudio del Messia da parte di Israele. Vi è ripudio in Nazaret (13, 53-58), vi è ripudio da parte di Erode (14, 1-36), e vi è ripudio da parte degli scribi e farisei (15, 1-39), anche se Gesù dimostra il suo potere guarendo la figlia della donna sirofenicia (15, 21-28). 
Gesù dimostra di aver potere per sanare molti infermi (15, 29-31) e dimostra potere sulle forze della natura alimentando quattromila persone (15, 32-39). Vi è un ulteriore ripudio finale da parte di farisei e sadducei ((16, 1-12), che termina nella decisione da parte di Gesù di non mostrare più segni del suo potere, ad eccezione del segno di Giona, e con ciò  Gesù si riferisce alla sua morte e alla sua Risurrezione gloriosa. 
Pertanto tutta questa parte del Vangelo di Matteo (11, 2 – 16, 12) è la descrizione della progressiva opposizione contro il Messia. 
A questo punto il Messia annuncia un programma completamente nuovo e inesperato: la fondazione della Chiesa (16, 13-20). 
Inizialmente il Messia concede una rivelazione ai discepoli, in vista della sua morte, che si avvicina (16, 13-17). Quindi segue la rivelazione relazionata al suo programma per la Chiesa (16, 17-20) e quella relazionata con la morte del Messia (16, 21-26). Quindi il Messia concede una rivelazione sul programma del Regno. La Trasfigurazione infatti è un archetipo della venuta del Figlio dell’Uomo in gloria (16, 27).
Quindi Matteo presenta le istruzioni del Messia in vista della sua morte (17, 22 – 20, 34). 
In questa sezione vi sono istruzioni con ripetto alle persecuzioni (17, 22-23), ai privilegi dei figli (17, 24-27), all’umiltà (18, 1-5), alle offese (18, 6-14), alla disciplina (18, 15-20), al perdono (18, 21-35), al divorzio (19, 1-12), al ricevere i bambini (19, 13-15), alle ricchezze (19, 16-26), al servire (19, 27 – 20, 16), alla morte di Gesù (20, 17-19), all’ambizione (20, 20-28) e all’autorità messianica (20, 29-34).  
Quindi Matteo inizia a descrivere la presentazione e il ripudio formale del Re (21, 1 – 27, 66). Questa sezione inizia con l’entrata trionfale a Gerusalemme (21, 1-17), che risultava essere il compimento della profezia di Daniele (9, 24-27). La cacciata dei mercanti dal tempio (21, 12-13) è una parte addizionale della sua presentazione formale, infatti il Messia attua in nome di suo Padre per purificare il tempio di suo Padre. La succesiva guarigione degli infermi (21, 4) è una addizionale presentazione formale, in quanto in essa Gesù dimostra ancora la sua autorità. L’atto finale della presentazione formale di Gesù come il Messia è l’accettazione della lode che gli è fatta dal popolo (21, 15-17). Dopo questa presentazione formale, il Messia si ritirò  da Gerusalemme (21, 17). E’ un fatto significativo ed è dovuto al ripudio da parte della nazione. A ciò segue la maledizione del fico da parte di Gesù (21, 18-22). 
Il fico era un simbolo per rappresentare la nazione di Israele nella Scrittura, pertanto questo atto del Messia può  essere visto il ripudio di Gesù alla nazione di Israele. 
Da qui in avanti nel Vangelo di Matteo si descrive la disputa finale tra Gesù e la nazione di Israele. (21, 23 - 22, 46). Innazitutto vi è una disputa con sacerdoti e anziani (21, 23), sulla questione della sua autorità. Vi sono tre parabole dove si illustra questa disputa. La prima è la parabola dei due figli (21, 28-32), nella quale Gesù indica l’attitudine dei sacerdoti davanti al suo ministero. Nella parabola del padrone della vigna (21, 33-46), Gesù indica l’attitudine dei giudei verso il Padre e verso Lui stesso, il Figlio. Infine vi è la parabola della festa di nozze (22, 1-14), nella quale è indicata l’attidutine dei giudei in seguito all’invito che Dio gli fa di entrare nel Regno. 
Vi è poi una disputa con gli erodiani (22, 15-22) sulla questione dei tributi, nella quale Gesù distingue tra la sfera materiale dello stato e la sfera spirituale del rapporto con Dio. Segue una disputa con i sadducei (22, 23-33), sulla questione della resurrezione, e un’ultima disputa con i farisei (22, 34-46) sulla interpretazione della Legge. In quest’ultima disputa Gesù riassume quali sono i due comandamenti più importanti della Legge.
Nei passi successivi, il Re manifesta il suo ripudio alla nazione di Israele dovuto al fatto che Israele aveva manifestato per prima ripudio a Lui e al suo Regno (23, 1-39). 
Il capitolo ventitreesimo culmina con l’annuncio del giudizio (23, 33) e una dichiarazione finale di desolazione (23, 38). 
Nei passaggi successivi il Re fa delle predizioni sugli evento futuri relazionati con la nazione di Israele. (24, 1 - 25, 46). 
In risposta alle domande dei suoi discepoli in riferimento al futuro della città e della nazione, il Messia descrive il periodo della tribolazione (24, 4-26), il suo secondo avvento (24, 27-30) e la riunione di Israele (24, 31).
A questo punto vi è un’ esortazione a tenersi pronti (24, 32-51). 
Poi il Re continua esponendo il giudizio contro Israele (25, 1-13 e 25, 14-30) e il giudizio contro i gentili (25, 31-46), per indicare che solo i salvi entraranno nel millennio che seguirà il secondo avvento di Gesù. 
A questo punto Matteo inizia a descrivere gli evento della passione del Re (26, 1 – 27-66). Vengono descritti gli evento che precedono la sua morte (26, 1 - 27-32). 
In questi passaggi sono descritti l’annuncio del tempo della morte del Messia (26, 1-2), la cospirazione (26, 3-5), l’unzione (26, 6-13), il tradimento (26, 14-16), l’osservanza della Pasqua e l’istituzione della Cena del Signore (26, 17-30), la predizione della negazione di Pietro (26, 31-35), i dialoghi del Getsemanì (26, 36-46). Quindi si descrive l’arresto, il processo e il giudizio del Messia (26, 47 – 27, 32), dove l’unica questione che si presenta davanti al tribunale è se Gesù era il Messia, il Figlio di Dio (26, 63). 
In seguito si descrivono gli evento della sua morte e della sua sepoltura (27, 33-66). Vi sono varie evidenze nella crocifissione stessa che dimostrano che colui il quale era messo a morte era veramente il Messia. La spartizione delle vesti del Messia (27, 35) si riconosce come il compimento di un Salmo messianico e relaziona pertanto questo evento con il Messia stesso. La iscrizione sulla croce (27, 37), è un indizio addizionale. Le ingiurie che il Re ha ricevuto (27, 40), sono dovute al fatto che Lui aveva detto di avere poteri messianici. Gli scherni dei sacerdoti (27, 42-43), sono dovute al fatto che Lui ha offerto una salvezza che solo il Messia poteva presentare al popolo. 
I fenò meno atmosferici sopranaturali (27, 45), la celebre frase “Dio, mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?” (27, 46) e come l’offerta dell’aceto (27, 48) sono tutti evento predetti nei Salmi. 
I miracoli che accompagnarono la sua morte (27, 45; 27, 51; 27, 52), sono prova che Lui era realmente il Messia, il Figlio di Dio. 
La sua sepoltura (27, 57-60) è stata il compimento della profezia di Isaia (cap. 53). 
Persino la morte e la sepoltura di Cristo, che sembrano una apparente sconfitta del suo proposito nel compiere i patti con Israele, sono evidenze della sua messianicità. 

L’aspetto finale del Vangelo secondo Matteo, consiste nella prova cardine del diritto messianico del Re: la Resurrezione del Messia (28, 1-20). La tomba vuota (28, 1-8) e le apparizioni dopo la Risurrezione (28, 9-10), sono evidenza sufficiente che Lui è il Messia. I capi sacerdoti dovettero ricorrere a uno stratagemma per negare la Risurrezione (28, 11-15). 
La grande commisione (28, 16-20) è l’ultima dimostrazione dell’autorità messianica del Re. 

Yuri Leveratto

Bibliografia: Dwight Pentecost, Eventos del Porvenir

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