Durante l’oscuro periodo della schiavitù in Egitto, nacque un bimbo che era destinato a liberare la nazione ebrea. Nascosto in una cesta tra i giunchi del fiume fu scoperto da una figlia del faraone. Lei lo chiamò Mosè e lo crebbe come fosse suo figlio. Mosè visse alla corte del faraone per quaranta anni. A quel punto Mosè rinunciò alla facile vita di corte e iniziò a lottare per la liberazione del suo popolo. Si preparò per il suo grande obiettivo nel deserto e quindi tornò in Egitto secondo le istruzioni che gli aveva dato Dio.
Ci fu una difficile disputa, nella quale Dio inviò varie calamità per convincere il faraone a cedere, ma agli ebrei non fu permessa l’uscita dall’Egitto.
A quel punto Dio istituì la Pascua. Dio istruì gli israeliti a sacrificare un agnello in ogni casa e a spargere il suo sangue negli stipiti delle porte delle loro case. Per mezzo di questo segnale l’angelo della morte avrebbe riconosciuto le case degli israeliti e sarebbe passato oltre per sterminare i primogenti degli egizi.
Davanti a questo ultimo segno, il faraone cedette e permise agli israeliti di uscire dall’Egitto.
Il terzo mese dall’uscita dall’Egitto, gli israeliti accamparono nel Sinai dove rimasero un anno. A quel punto Dio diede a Mosè i dieci comandamenti e anche le istruzioni per la costruzione di un tabernacolo che avrebbe dovuto essere il luogo di culto per gli israeliti.
Il patto con Mosè (Esodo 20, 1-31, 18), fu stabilito con la nazione di Israele. La base del patto mosaico era la Legge di Mosè che conteneva un totale di 613 comandamenti. (non solo 10 come si afferma semplificando). Di questi 365 erano comandamenti negativi (ossia cose proibite) e 248 erano comandamenti positivi (ossia cose che si sarebbero dovute fare).
Il patto mosaico è stato un patto condizionato ossia vi sarebbero state benedizioni in caso di ubbidienza e giudizi in caso di disubbedienza (Esodo 15, 26; 19, 3-8).
L’elemento chiave di tutto il patto è il sacrificio di sangue introdotto in Levitico (17, 11):
Poichè la vita della carne è nel sangue. Perciò vi ho concesso di porlo sull’altare in espiazione per le vostre vite; perchè il sangue espia, in quanto è la vita.
Il termine ebraico per “espiazione” non indicava la rimozione del peccato, bensì solo la sua copertura. Nonostante il sangue degli animali coprisse i peccati dei giusti dell’Antico Testamento, non li poteva cancellare. Solo il sangue del Messia può togliere il peccato (Lettera agli Ebrei 10, 1-4).
Con il patto mosaico si è estesa la pena di morte, che era comminata per idolatria, adulterio, blasfemia, il non rispetto del sabato e la stregoneria.
Il simbolo del Patto mosaico era l’osservanza del sabato. Durante il sabato si doveva osservare il riposo. Questo era un segno tra Dio e Israele e non ha valenza per la Chiesa. L’osservanza del sabato è stata in vigore fino a che è stato in vigore il Patto mosaico, ossia fino alla crocifissione di Cristo.
Da puntualizzare che, anche nell’Antico Testamento la Legge non è mai stata un mezzo per ottenere la salvezza. L’unico mezzo per ottenere la salvezza è sempre stata la fede in Dio. (nell’Antico Testamento era la fede che Dio avrebbe inviato il Messia per espiare tutti i peccati).
La Legge è stata data da Dio a Mosè per vari motivi.
Innanzitutto per rivelare la santità di Dio e i criterio di giustizia che Dio esigeva per una relazione corretta con Lui.
In secondo luogo la Legge serviva a dare regole di vita per i credenti dell’Antico Testamento.
Inoltre la Legge doveva servire come muro di separazione tra ebrei e gentili, per impedire a questi ultimi di poter godere delle benedizioni spirituali degli che derivavano dai quattro patti incondizionali (patto abramitico, patto palestinese, patto davidico e nuovo patto).
In ultima analisi la Legge serviva a individuare il peccato.
Il peccatore si rendeva conto che attraverso la Legge non avrebbe potuto compiacere perfettamente Dio, pertanto un’altro scopo della Legge è stato quello di spingere l’uomo verso la fede nel Salvatore che sarebbe venuto, come sancito nella Lettera ai Romani (8, 1-4) e nella Lettera ai Galati (3, 24-25).
La legge di Mosè è stata resa inoperante con la morte del Messia. Vediamo a tale proposito il seguente passaggio della Lettera ai Romani (7, 5-6):
5 Quando infatti eravamo nella debolezza della carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla Legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte. 6 Ora invece, morti a ciò che ci teneva prigionieri, siamo stati liberati dalla Legge per servire secondo lo Spirito, che è nuovo, e non secondo la lettera, che è antiquata.
Dopo il periodo passato nel Sinai, le tribu di Israele si organizzarono per prendere possesso della Terra Promessa.
Inizialmente gli israeliti non ebbero la sufficiente fede per lanciarsi nell’operazione di conquista e per questo furono condannati a vagare nel deserto per quarant’anni.
Quando la nuova generazione giunse a Cades-Barnea Mosè riaffermò la Legge e le condizioni che accompagnavano le promesse e le benedizioni della sua entrata nella terra di Canaan. A questo punto Dio ha siglato il Patto della Terra con Israele (altre volte detto Patto Palestino, Deuteronomio 30, 1-10).
In questo Patto incondizionato Dio afferma che il popolo di Israele dopo essere stato disperso si ricongiungerà. Questo ricongiungimento avverà con il secondo avvento del Messia (Deuteronomio 3, 3; Vangelo di Matteo 13, 26-27) e includerà: la restaurazione della terra di Israele; un’opera di grazia nel cuore del popolo di Israele (qui si riferisce al Nuovo Patto); un giudizio dei nemici di Israele; prosperità nella terra.
Questo patto è importante in quanto esso riconferma l’atto di proprietà della terra a Israele. Nonostante Israele si rivela disubbediente, il diritto alla terra non le sarà mai tolto. Il Patto della Terra è una riconferma e ampliamento del patto con Abramo. Mentre però il patto con Abramo sanciva che la proprietà della terra è incondizionata, il patto della terra insegna che il godimento della terra è condizionato in base all’ubbidienza.
Dopo la morte di Mosè il popolo di Israele fu guidato a Canaan dal suo sucessore Giosuè, il quale, dopo la conquista finale della terra, con l’aiuto di Eleazaro, dividette il territorio tra le tribù di Israele.
Dopo la morte di Giosuè fu fu un periodo di allontanamento di Israele dalla fede nel Signore. In questo periodo Dio sceglieva un uomo delle tribù attraverso il quale lui poteva governare e mettere in pratica il suo giudizio. Questi uomini erano chiamati “i giudici” di Israele.
Dopo centinaia di anni gli israeliti si stancarono del governo dei giudici e vollero essere governati da un re. Dio avvisò gli israeliti delle conseguenze che sarebbero potute derivare dal cambio di governo da teocrazia a monarchia, ma poi accosentì la loro richiesta. Il primo re degli israeliti fu Saul.
Il carattere di Saul era marcato da una forte impulsività e autoritarismo. Regnò quarant’anni su Israele. Il suo sucessore fu David, che fu uno dei grandi uomini dell’Antico Testamento.
Durante questo periodo Dio sancì un patto con Davide (II Samuele 7, 4-17; I Cronache 17, 4-15), che era il capostipite della Casa e della dinastia davidica.
Con questo patto a Davide è promessa una dinastia eterna. La Casa di Davide esisterà per sempre. Uno dei figli di Davide, Salomone, sarebbe salito al trono e avrebbe costruito il primo tempio. Inoltre nel patto si sancisce che il Messia verrà dalla stirpe di Davide (I Cronache 17, 11). Il Messia, il suo trono, la sua casa e il suo regno saranno stabiliti per sempre (I Cronache 17, 12-15). Pertanto nel patto davìdico Dio ha promesso a Davide una Casa eterna, un trono eterno, un regno eterno e un discendente eterno (il Messia, Gesù Cristo).
Il patto davidico restringe un concetto del patto abramitico, quello della discendenza. Secondo il patto abramitico il Messia doveva discendere da Abramo. Al tempo di Giacobbe l’aspetto della discendenza fu ristretto alla tribù di Giuda (Genesi 49, 10). Con il patto davidico la discendenza messianica viene indicata in una famiglia all’interno della tribù di Giuda: la famiglia di Davide.
Il successore di Davide fu Salomone, il cui regno fu caratterizzato da abbondanza e magnificenza. In quel periodo fu costruito il primo tempio. Purtoppo gli ultimi anni del suo regno furono caratterizzati da decadenza e idolatria. In seguito il regno si divise: Geroboamo fu il re della parte nord di Israele e fu a capo di dieci tribù, mentre Roboamo, il figlio di Salomone fu a capo del regno di Giuda, che includeva le tribù di Giuda, Beniamino oltre a vari membri della tribù di Levi.
Il regno di Israele fu caratterizato dalla totale idolatria. Durò duecentocinquanta anni, fino a quando fu vinto dagli Assiri. Gli israeliti che furono fatti prigionieri furono sparsi nel vasto impero assirio.
Il regno di Giuda cadde centrotrentacinque anni dopo la caduta di Israele. Tutti i regnanti di Giuda fecero parte della discendenza davidica (diciannove re e una regina).
Durante gli ultimi anni del regno di Giuda iniziò il ministero del profeta Geremia, attraverso il quale Dio ha rivelato il Nuovo Patto. Vediamo i passaggi corrispondenti (Geremia 31, 31-34):
31 Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. 32 Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benchè io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. 33 Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. 34 Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perchè tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poichè io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato».
Questo è l’ottavo patto della Bibbia, ed è sancito tra Dio e Israele. E’ un patto incondizionato tra Dio e le due case di Israele, quindi include tutta la nazione ebraica. E’ distinto dal patto mosaico. Il centro del patto è la benedizione della salvezza, che comprendeva la rigenerazione nazionale di Israele.
Nel Nuovo Patto vi è la dimora dello Spirito Santo (Geremia 31, 33). Il motivo per cui Israele non è riuscito ad adempiere la Legge sotto il Patto mosaico era perchè il popolo non riusciva a conformarsi con i criteri di giustizia di Dio. La Legge non prevedeva la dimora dello Spirito Santo. Il Nuovo Patto al contrario farà proprio questo, e ogni ebreo sarà in grado di compiere le opere giuste per Dio.
Come il patto mosaico conteneva la Legge di Mosè, il Nuovo Patto contiene la Legge del Messia (Lettera ai Romani 8, 2; Lettera ai Galati 6, 2).
Vediamo ora due passaggi della Lettera agli Efesini per spiegare il rapporto tra il Nuovo Patto e la Chiesa:
Lettera agli Efesini 2, 11-16):
11 Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani nella carne, chiamati non circoncisi da quelli che si dicono circoncisi perchè resi tali nella carne per mano d’uomo, 12 ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. 13 Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. 14 Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. 15 Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,
facendo la pace, 16 e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia.
Lettera agli Efesini (3, 5-6):
5 Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: 6 che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo,
Cosa significano queste parole di Paolo di Tarso?
I patti incondizionati sono stati quattro: abramitico, patto della terra (palestino), davidico e Nuovo Patto. Però vi era anche il patto mosaico (condizionato), che serviva da muro di seprazione che impediva ai gentili di godere delle benedizioni spirituali proveniente dai quattro patti condizionati. Per poter beneficiare delle bendizioni spirituali un gentile avrebbe dovuto sottomettersi interamente alla Legge. Tuttavia quando il Messia morì, la Legge, il muro di separazione, fu abbattuto. Dopo la morte di Gesù i gentili hanno potuto godere delle benedizioni spirituali provenienti dai quattro patti incondizionati. Quindi i gentili non sono sostituti delle promesse, ma sono partecipi delle benedizioni spirituali del popolo di Israele.
Il sangue del Messia versato sulla croce è la base della salvezza nel Nuovo patto (Lettera agli Ebrei 8, 1-10; 10, 18). La Chiesa è pertanto legata al Nuovo Patto in quanto riceve i benefici spirituali del Patto, come il beneficio della salvezza. In relazione alla Chiesa quindi, il Nuovo Patto è la base della sesta Dispensazione, quella della Grazia. In relazione a Israele, il Nuovo Patto è la base della Dispensazione del Regno.
L’ultimo re della casa di Giuda fu Sedechia che fu sconfitto dal babilonesi Nabucodonosor nel 586 a.C.
Gli ebrei furono messi in schiavitù e deportati a Babilonia. A partire dal 539 a.C. il nuovo re di Babilonia, Ciro, permise agli ebrei di ritornare in patria.
Il primo gruppo di ebrei ritornò in Israele sotto la guida di Zorobabele. Iniziò la ricostruzione del tempio, anche sotto la guida dei profeti Aggeo, Gioele e Zaccaria. Il secondo tempio fu terminato nel 516 a.C.
Quindi vi fu una seconda spedizione da Babilonia a Israele sotto la guida di Esdra. Nel 445 a.C. vi fu la terza spedizione in Israele, guidata da Neemia, e dal profeta Malachia.
Nei secoli succesivi Israele fu conquistata da Alessandro Magno e quindi vi fu la dominazione ellenistica dei Maccabei, seguita dal regno Asmoneo. A partire dal 63 a.C. Israele fu conquistato dai Romani.
La dispensazione della Legge è continuata durante la missione del Messia, il Signore Gesù Cristo, annunciato in trecento profezie nell’Antico Testamento e si è conclusa con la sua morte in croce.
Gesù Cristo è venuto non per abolire la Legge, ma per adempierla. Vediamo il passaggio corrispondente (Vangelo di Matteo 5, 17-18):
“Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; Io non sono venuto ad abolirla ma ad adempierla. Poichè io vi dico in verità che finchè non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà, che tutto non sia adempiuto”.
Con queste parole Gesù non voleva dire che la natura della Legge di Mosè sarebbe stata per sempre effettiva. Pertanto Gesù non è venuto su questa terra con lo scopo di opporsi allà Legge, ma con lo scopo di adempierla. Egli ha adempiuto la Legge profetica che riguardava se stesso (Vangelo di Luca 24, 44) e ha adempiuto le richieste della Legge mosaica che richiedevano obbedienza perfetta sotto la pena di una “maledizione” (Lettera ai Galati 3, 10-13).
Yuri Leveratto
Immagine: Mosè, Michelangelo. Basilica San Pietro in Vincoli, Roma.
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