giovedì 8 novembre 2018

Perchè Dio si è incarnato nella persona di Gesù Cristo?


Alcuni scettici del Cristianesimo sostengono che la missione di Gesù sulla terra avrebbe dovuto portare giustizia sulla terra. Essi affermano che siccome oggi nel mondo non c’è giustizia, allora Gesù avrebbe fallito e la sua missione si riassumerebbe solamente nell’essere un grande esempio di amore e compassione, ma niente più.
Però nei Vangeli e negli altri libri del Nuovo Testamento, si indicano chiaramente i propositi dell’Incarnazione. 
Innanzitutto si deve subito chiarire che Gesù non è venuto a portare giustizia sulla terra. La giustizia sarà fatta quando Lui, nel suo secondo avvento, verrà sulla terra come Re e Giudice. Allora li sarà fatta giustizia, in quanto vi sarà il Giudizio. 
E allora quali furono i propositi dell’Incarnazione di Dio nella persona di Gesù Cristo?

1-Gesù ha fornito un sacrificio efficace per il peccato. 

Senza l'Incarnazione non avremmo un Salvatore. Peccati infiniti richiedono un sacrificio infinito per essere espiati. Solo Dio può attuare un sacrificio infinito. Ma Dio non muore. Quindi il Salvatore deve essere umano per poter morire. Ma la morte di un uomo comune (benchè senza peccato), non potrebbe espiare peccati infiniti. Quindi il Salvatore deve essere Dio-uomo. Abbiamo bisogno di un Salvatore che sia vero Dio e vero uomo e quel Salvatore è Gesù Cristo.

2-Gesù ci ha rivelato chi è Dio. 

Anche se Dio si è rivelato all’uomo in varie forme, per esempio la magnificenza e l’armonia del creato e della natura, solo l’Incarnazione ha rivelato pienamente l’essenza di Dio, anche se velata (Vangelo di Giovanni 1, 18 – Vangelo di Giovanni 14, 7-11). L’unico modo nel quale l’uomo può  vedere il Padre è attraverso la conoscenza del Figlio, e l’unico modo di avvicinarsi a Dio oggigiorno è leggendo il racconto della vita di Gesù e dei suoi insegnamenti che sono scritti nelle Sacre Scritture. Con l’Incarnazione, la rivelazione di Dio si è fatta persona. 

3-Gesù ci ha fornito un esempio di vita. 

La vita terrena di Gesù è un esempio per le nostre vite di oggi (Prima lettera di Pietro 2, 21; Prima lettera di Giovanni 2, 6). Senza l’Incarnazione non avremmo un esempio da seguire. Como uomo Gesù ha sperimentato le vicissitudini della vita e ci fornisce quindi un esempio pratico; come Dio ci fornisce il potere per seguire il suo esempio. 

4-Gesù ha compiuto il patto davidico.

Gabriele ha annunciato a Maria che a suo Figlio gli si sarebbe consegnato il trono di Davide (Vangelo di Luca 1, 31-33). Per occupare il trono di Davide si richiede un essere umano. Pertanto, il Messia doveva essere umano. Però  per occupare il trono per sempre si richiede che chi lo ocupa non muoia mai. E solamente Dio compie questo requisito. Pertanto colui il quale avrebbe compiuto la promessa davìdica doveva essere per forza Dio-uomo. 

5-Gesù ha distrutto le opere di Satana. 

A tale proposito vediamo questo verso della Prima lettera di Giovanni (3, 8): 

Colui che persiste nel commettere il peccato proviene dal diavolo, perchè il diavolo pecca fin da principio. Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo.

Perchè fu necesaria l’Incarnazione per sconfiggere Satana? Perchè Satana doveva essere sconfitto nel suo campo, che lui domina, ossia questo mondo. 
Cosicchè Cristo fu inviato a questo mondo per distruggere le opere di Satana. 

6-Gesù è stato un sommo sacerdote compassionevole.

Vediamo a tale proposito questi versi della lettera agli Ebrei 4, 14-16). 

Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poichè egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.

Il nostro sommo sacerdote può  comprendere le nostre debolezze perchè Lui fu provato e tentato come lo siamo noi. Pero Dio non può  essere messo allà prova cosicchè fu necessario che Dio si facesse uomo per essere provato con il fine che fosse un sacerdote compassionevole. 

7-Gesù sarà un Giudice competente.

Gesù sarà un giudice giusto nel suo secondo avvento (Vangelo di Giovanni 5, 22; 5, 27). Ogni giudizio verrà portato a tarmine da Gesù in quanto Lui è il Figlio dell’uomo. Questo è il titolo che lo associa alla terra e allà sua missione terrena. Perchè è necessario che il giudice sia umano e abbia vissuto sulla terra? Per poter confutare tutte le scuse che gli umani potranno presentare. Perchè è necessario che il giudice sia anche Dio? Perchè il suo giudizio sia verace e giusto. 

Pertanto l’Incarnazione ha profondi significati che si relazionano con la nostra salvezza, la nostra conoscenza di Dio, la nostra vita diaria, le nostre necessità urgenti e il nostro futuro. L’Incarnazione di Dio nella persona di Gesù Cristo è realmente il fatto centrale della storia umana. 

Yuri Leveratto

mercoledì 7 novembre 2018

Le profezie sull’Incarnazione di Cristo


Consideriamo inizialmente la profezia di Isaia sul Dio-uomo. 

Libro di Isaia (9, 5-6):

Perchè un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

Le caratteristiche del Messia sono: 
1-Consigliere mirabile. Il termine פֶּ֠לֶא (pe-le), tradotto con “mirabile”, viene anche tradotto con “meraviglioso”. Quindi il Messia è un consigliere meraviglioso che nella sua prima venuta ha portato parole di vita eterna e quando tornerà regnerà con saggezza perfetta (Isaia 11, 2). 
2-Dio potente. Isaia dichiara che il Messia è “Dio”, quindi Gesù Cristo, il bambino, è “Dio”. E’ una espressione applicata anche a YHWH (per esempio in Deuteronomio 10, 17; Isaia 10, 21; Geremia 32, 18). L’attributo “Dio potente”, predice la vittoria finale del Messia sul male. 
3-Padre per sempre. Il Messia è eternamente un Padre per il suo popolo, occupandosi delle sue necessità. 
4-Principe della pace. Il Messia è colui che porta la pace, la tranquillità e la serenità nel senso assoluto e perfetto. 

Isaia quindi predisse l’unione della Divinità e l’umanità nel Messia. Isaia disse che un bimbo sarebbe nato (riferimento alla sua umanità) e che il suo carattere sarebbe stato tale in modo che Lui potesse designarsi come Dio potente (el gibbor), un riferimento alla Divinità. Isaia usa il termine “el” solo in riferimento a Dio (si veda il verso 31, 3); il termine “gobbor” significa “eroe”. Cosicchè la frase denota un eroe, la cui caratteristica principale è l’essere Dio. Quindi nei versi 5-6 si profetizza sia l’umanità come la Divinità di Gesù Cristo. 

Consideriamo ora la profezia sulla nascita verginale di Gesù Cristo.

Isaia (7, 14):

Perciò il Signore stesso vi darà un segno:
Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio,
e lo chiamerà Emmanuele. 
(1)

Innazitutto il nome Emmanuele rivela la verità sul Signore. (Significa Dio è con noi). Questo nome indica molto più della presenza di Dio con il suo popolo. In questo verso il nome Emmanuele significa che la presenza del bambino nato da una vergine porta Dio verso il suo popolo. 
In questa profezia Isaia predisse che l’Incarnazione sarebbe avvenuta attraverso una nascita verginale. 
Alcuni scrittori di pseudostoria hanno sostenuto che questa profezia di Isaia fosse erronea. La loro linea di argomentazione è questa: il termine ebraico “almah” significherebbe “giovane donna” e non “vergine” come tradotto nella traduzione della settanta in greco. Quindi la profezia sarebbe erronea e non si riferirebbe a Maria, la madre di Gesù. Essi hanno dichiarato che la parola che si sarebbe dovuta utilizzare in ebraico per indicare “vergine” è “bethula”. 
E’ vero che “almah” significa “giovane fanciulla nubile”, mentre “bethula” significa una giovane nubile possibilmente vergine. Però il termine “bethula” non sempre si riferisce a una vergine (Ester 2, 17; Ezechiele 23, 3; Gioele 1, 8). Pertanto non è assolutamente certo, come dicono i critici, che “bethula” sarebbe stata una parola più precisa se Isaia avesse voluto chiaramente riferirsi a una vergine. Vi è da considerare inoltre, che ai tempi dell’Antico Testamento, tutte le “giovani fanciulle nubili”, erano vergini, in quanto il sesso era consentito solo all’interno del matrimonio, pena la lapidazione.
Pertanto il termine “almah” non indica direttamente una vergine, ma piuttosto una donna giovane di cui una caratteristica è la verginità (Genesi 24, 43). 
Non esiste un esempio dove si possa comprovare che il termine “almah” sia riferito a una giovane che non sia vergine. 
La traduzione dei settanta traduce con “parthenos” due delle sette volte che appare “almah”. Lo stesso si nota nel Vangelo di Matteo (1, 23). Pertanto la parola significa una giovane fanciulla una delle cui caratteristiche era la verginità.

Chi è la vergine alla quale si riferisce questa profezia? Vi sono tre interpretazioni: 
1-La prima interpretazione, non messianica, contempla che la profezia si compì in una donna sconosciuta che potè o no essere stata vergine. 
2-La seconda interpretazione è quella strettamente messianica, che indica che la profezia si riferisce solo a Maria, senza alludere a nessuna giovane fanciulla del tempo di Isaia. 
3-La terza interpretazione è che la profezia di Isaia si riferisca sia ad una giovane fanciulla del periodo di Isaia sia a Maria, nel futuro. 

Secondo questa terza interpretazione, chi sarebbe stata la giovane fanciulla nel tempo di Isaia? 
Anche qui vi sono tre possibili interpretazioni. 
1-la sposa di Acaz.
2-Una giovane fanciulla sconosciuta in Israele.
3-La seconda sposa di Isaia, con la quale lui non si era ancora sposato quando scrisse la profezia. 

Se la prima interpretazione è la corretta, allora il figlio fu Ezechia. Se la seconda interpretazione è corretta, il figlio fu sconosciuto. Se la terza interpretazione è corretta, allra il figlio fu Mahersalal-hasbaz (Isaia 8, 3), o un altro figlio di Isaia che non si menziona. Se questa interpretazione è corretta la prima sposa di Isaia, ossia la madre di Sear-jasub, in quel tempo sarebbe stata già morta. 

In ogni caso l’Evangelista Matteo considera che Cristo sia il compimento della profezia di Isaia. “Almah” significa “giovane fanciulla nubile” e siccome tutte le “giovani fanciulle nubili” erano vergini ai tempi di Isaia, la profezia può considerarsi perfettamente valida. 

Yuri Leveratto

Bibliografia: Teologia basica, Charles Ryrie

Nota 1-Traduzione Diodati

domenica 4 novembre 2018

Il Pentateuco fu realmente scritto da Mosè?


Sia la tradizione ebraica sia quella cristiana considerano che il Pentateuco (Torah), comprendente i cinque libri iniziali dell’Antico Testamento (1), sono stati scritti da Mosè (con l’eccezione degli ultimi otto versi del Deuteronomio che descrivono la sua morte e sepultura). 
Il primo scrittore che negò che Mosè fosse l’autore del Pentateuco fu il filosofo ebreo Baruch Spinoza (1632-1677), il quale sostenne che fu Esdra (vissuto nel quinto secolo a.C.), l’autore dei cinque libri.
Ma fu a partire dalla fine del XIX secolo, in seguito alle teorie di Julius Wellhausen, che si è divulgata la tesi che non fu Mosè a scrivere il Pentateuco, ma una serie di autori che furono influenzati da differenti tradizioni. 
Wellhausen elaborò la teoria delle quattro fonti: Elohista, Yahvista, Sacerdotale e Deuteronomica. Secondo questa teoria la fonte Elohista mostrerebbe Dio in modo Trascendente, apparendo in sogno e per mezzo di mediatori angelici; la fonte Yahvista mostrerebbe che Dio assume forme antropomorfe; la fonte Sacerdotale descriverebbe sostanzialmente norme liturgiche e rituali; la fonte Deuteronomica sarebbe allà base del Deuteronomio. Secondo l’ipotesi documentale quindi vi furono almeno quattro autori del Pentateuco che scrissero i cinque libri intorno al 900 a.C.
Oggigiorno molte persone considerano corretta l’ipotesi documentale (seppur con alcune varianti), e quindi rigettano l’idea che fu Mosè il vero e unico autore del Pentateuco. Ma siamo proprio sicuri di ciò? 

Innazitutto i teorici dell’ipotesi documentale sono partiti dalla supposizione che la Bibbia non fosse una rivelazione soprannaturale di Dio e quindi tentarono di dimostrare la non paternità mosaica del Pentateuco per arrivare a quella conclusione. Erano implicitamente deisti o atei nel loro modo di pensare.
Hanno avanzato la supposizione che "la scrittura era praticamente sconosciuta in Israele prima dell'istituzione della monarchia davidica, quindi non potevano esserci documenti scritti risalenti al tempo di Mosè". Questa affermazione non solo attacca l'intelligenza degli antichi israeliti, ma anche quella degli egizi che hanno addestrato Mosè. Gli egizi sarebbero stati incapaci di insegnare a Mosè a leggere e scrivere? Dal momento in cui è stata proposta l'ipotesi  documentale, gli archeologi hanno scoperto decine di documenti scritti precedentemente al tempo di Mosè. È difficile credere che gli antichi vicini di Israele sapessero scrivere, ma gli ebrei no.
Alcuni studiosi liberalisti della Bibbia hanno basato le loro teorie su prove del testo biblico e tuttavia hanno esluso le prove bibliche che confutano le loro teorie. Hanno quindi scelto cosa scartare e cosa accettare del testo biblico. Un approccio non proprio intellettualmente onesto. 
I teorici dell’ipotesi documentale hanno supposto che usare più di un nome per Dio, o più di uno stile di scrittura o più di un sinonimo per una sola idea, fosse incompatibile con un solo autore.
Sebbene siano stati trovati molti esempi di antichi autori semitici che usavano la ripetizione e la duplicazione nella loro tecnica narrativa, gli scettici della Bibbia presumono che quando gli autori ebraici facessero questo, ciò sarebbe una prova convincente che il Pentateuco sia stato scritto da diversi autori, con diverse tradizioni.
I teorici dell'ipotesi documentale sostengono che ci sia stata una tradizione Elohista e una Yahvista perché il nome di Dio è diverso e perché secondo loro quando si cita Elohim si descriverebbe un Dio Trascendente e quando si cita YHWH si descriverebbe principalmente un Dio più immanente, a volte antropomorfico. Sono tesi confutate dalla stessa Bibbia. In quanto anche il nome YHWH  è associato a concetti Trascendenti:

Libro di Isaia (44, 6):

Così dice il Signore, il re d’Israele, il suo redentore, il Signore degli eserciti: «Io sono il primo e io l’ultimo;fuori di me non vi sono dei.

Salmi (10, 16):

L'Eterno (YHWH) è re per sempre; le nazioni sono scomparse dalla sua terra.

Salmi (29, 10):

L'Eterno (YHWH) sedeva sovrano sul diluvio; sì, l'Eterno siede re per sempre.

Geremia (10, 10):

Il Signore, invece, è il vero Dio, egli è Dio vivente e re eterno;
al suo sdegno trema la terra, i popoli non resistono al suo furore.

Lamentazioni (5, 19):

Ma tu, o Eterno, rimani per sempre, e il tuo trono di generazione in generazione.

Come vediamo se YHWH è il primo e l'ultimo ed è eterno, allora è trascendente.
Inoltre, fino ad oggi, nessun manoscritto del "documento Elohista", o del "documento Yahvista", o del "documento Sacerdotale", o del "documento Deuteronomico" o di uno qualsiasi degli altri frammenti presunti è mai stato scoperto.
E non ci sono neppure commenti ebraici antichi che menzionino qualcuno di questi documenti immaginari o i loro presunti autori anonimi.
Tutte le prove manoscritte che abbiamo per i primi cinque libri della Bibbia sono così come le abbiamo oggi. Ciò è confermato dai ritrovamenti del manoscritti biblici del Mar Morto (Qumran).

Le tesi a favore della paternità di Mosè del Pentateuco sono a tutt’oggi ancora valide, vediamole. 
Innanzitutto nel Pentateuco stesso si descrive che fu proprio Mosè a scrivere i primi cinque libri dell’Antico Testamento (Esodo 17, 14; Esodo 24, 4; Esodo 34, 27; Numeri 33, 1-2; Deuteronomio 31, 9).
Inoltre in altri libri dell’Antico Testamento si dichiara la paternità mosaica del Pentateuco (Giosuè 1, 8; 8, 31-32; 1 Re 2, 3; 2 Re 14, 6; 2 Re 21, 8; Esdra 6, 18; Neemia 13, 1; Daniele 9, 11-13; Malachia 4, 4). 
Quindi notiamo che vi sono molte citazioni nell’Antico Testamento che sanciscono la paternità di Mosè del Pentateuco. L’ipotesi documentale preseuppone che molti scrittori avrebbero dovuto mentire.  
Anche nel Nuovo Testamento si afferma lo stesso: (Vangelo di Matteo 19, 8; Vangelo di Marco 12, 26; Vangelo di Giovanni 5, 46-47; Vangelo di Giovanni 7, 19; Atti degli Apostoli 3, 22; Lettera ai Romani 10, 5)
Le divisioni dell'Antico Testamento erano chiaramente presenti nella mente ebraica molto prima del tempo di Cristo, cioè la Legge di Mosè (i primi cinque libri dell'Antico Testamento), i Profeti (i libri storici e profetici) e gli Scritti (il libri poetici di Giobbe, Salmi, Proverbi, ecc.). Quindi, quando Gesù si riferì alla Legge di Mosè, i suoi ascoltatori ebrei sapevano esattamente a cosa si riferiva.
Alcuni versi del Nuovo Testamento, come nel Vangelo di Giovanni 7, 22 e Atti degli Apostoli 15, 1 si riferiscono a Mosè che dà la dottrina della circoncisione. Eppure Giovanni rivela anche che questo è avvenuto prima: nella Genesi, con Abramo (Vangelo di Giovanni 7, 22-23). Tuttavia, è accreditato a Mosè perchè è stato registrato nei suoi scritti. Il Nuovo Testamento attribuisce tutti i libri, dalla Genesi al Deuteronomio, come scritti di Mosè. Quindi, attaccare la paternità mosaica dei primi cinque libri dell'Antico Testamento significa attaccare la veridicità del resto degli scrittori biblici e di Gesù stesso.
Inoltre Mosè era pienamente qualificato per scrivere il Pentateuco. Ricevette un'educazione regale egiziana (Atti degli Apostoli 7, 22) e fu un testimone oculare degli eventi registrati in Esodo nel Deuteronomio, che contengono molti riferimenti o allusioni a nomi egiziani di luoghi, persone e divinità, nonchè parole egizie, idiomi, fattori culturali e particolari geografici. Sarebbe stato praticamente impossibile per un autore che avesse vissuto in Israele secoli dopo, scrivere quegli eventi in modo così chiaro e preciso. Inoltre alcune scoperte archeologiche, che risalgono alla prima guerra mondiale, hanno dimostrato che nel Pentateuco sono descritti usi e costumi del II milenio a.C. (la doppia porzione consegnata al primogenito, la vendita della primogenitura, la validità del testamento orale ecc.). Come avrebbe potuto pertanto un uomo del I millennio a.C., per esempio Esdra, conoscere nei dettagli questi usi e costumi? 
Nel Pentateuco si nosta inoltre che Mosè ha la visione di un estraneo di Canaan (dal punto di vista dell'Egitto o del Sinai). 
Nessuno può provare che lui non fosse il destinatario appropriato delle registrazioni scritte o delle tradizioni orali dei patriarchi da Adamo fino ai suoi giorni. Non c'è nessun altro antico israelita che fosse più qualificato di Mosè per scrivere il Pentateuco.

Yuri Leveratto

Note:
1-Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio

sabato 3 novembre 2018

Gesù ha citato il Salmo 110 per descrivere la sua vera identità di Dio-uomo



Vediamo il Salmo 110

1 [Salmo di Davide.] L'Eterno dice al mio Signore: «Siedi alla mia destra finchè io faccia dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi». 2 L'Eterno estenderà da Sion lo scettro della tua potenza. Domina in mezzo ai tuoi nemici. 3 Il tuo popolo si offrirà volenteroso nel giorno del tuo potere; nello splendore di santità, dal grembo dell'aurora, tu avrai la rugiada della tua gioventù. 4 L'Eterno ha giurato e non si pentirà: «Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedek». 5 Il Signore è alla tua destra. Egli distruggerà dei re nel giorno della sua ira. 6 Egli giudicherà le nazioni, le riempirà di cadaveri e distruggerà i governanti di gran parte della terra. 7 Berrà dal torrente per via e perciò alzerà il capo.

In questo breve Salmo si presenta il Messia come Re (vv. 1-3), come Sacerdote (v.4), e come il vittorioso Guerriero Divino (vv. 5-7). Davide ascolta una conversazione tra YHWH (il Padre) e il Signore di Davide (Adonai, il Messia), nella quale si dice che Cristo siederà alla destra del Padre, nel luogo d’onore, fino al suo secondo avvento e in quel momento i suoi nemici saranno collocati sotto i suoi piedi. Durante il suo secondo avvento, il Messia regnerà in questa terra da Sion (Gerusalemme) nel trono di Davide (Is. 2, 3; Is. 4, 3-5; Zac. 8, 3; 14, 3). 
Altri redenti (“il tuo popolo”) si aggiungeranno al Messia nel giorno del suo avvento per sconfiggere coloro che si oppongono a Lui. Come Melchisedek, Cristo è Sacerdote e Re. Nel giorno dell’Armageddon, il Signore distruggerà dei re e giudicherà le nazioni. 

Vediamo ora come Gesù ha citato il Salmo 110 in una delle sue conversazioni con i farisei: 

Vangelo di Matteo (22, 41, 46): 

41 Ora, essendo i farisei riuniti, Gesù chiese loro: 42 «Che ve ne pare del Cristo? Di chi è figlio?». Essi gli dissero: «Di Davide». 43 Egli disse loro: «Come mai dunque Davide, per lo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: 44 "Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finchè io abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi"? 45 Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». 46 Ma nessuno era in grado di rispondergli; e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo.

Quando i farisei risposero che il Messia è figlio di David, hanno dato una risposta corretta, ma incompleta. Gesù Cristo è Figlio di Davide per quanto riguarda la sua umanità, ossia la sua ascendenza attraverso sua madre, Maria, ma è anche il Figlio di Dio e Gesù voleva, con questa domanda, che i farisei lo riconoscessero. Per questo, per provarli, Gesù domandò  loro: “Egli disse loro: «Come mai dunque Davide, per lo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: "Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finchè io abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi"?
Come avrebbe potuto Davide chiamare il Messia “Signore” se il Messia fosse stato solamente suo figlio? L’unica risposta è che il Messia, oltre a essere Figlio di Davide, è anche il Dio di Davide. In altre parole, il Messia doveva essere allo stesso modo Dio e uomo. Come uomo era il Figlio di Davide; come Dio era il Signore di Davide.
Gesù ha pertanto citato la profezia di Davide scritta nel Salmo 110 per enfatizzare la sua identità di Dio-uomo, ovvero una sola Persona con due nature, la divina e la umana. Se Lui non fosse Dio-uomo allora non avrebbe potuto essere un Salvatore appropriato, Sommo sacerdote e Giudice.

Yuri Leveratto

Bibliografia: 
Sacra Bibbia, versione in spagnolo Reina Valera commentata dal teologo Charles Ryrie.
Teologia Basica, Charles Ryrie.