Nell’undicesimo verso del Prologo, Giovanni descrive il fatto che Gesù Cristo è venuto “fra i suoi”, nella sua terra, ma non è stato accolto:
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
Vediamo la corrispondente pronuncia in greco:
Eis ta idia ēlthen kai hoi idioi auton ou parelabon
Quando Giovanni scrisse “venne”, usando il verbo greco ēlthen, si riferiva all’Incarnazione. Nel nono verso aveva scritto:
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Nell’undicesimo verso, invece di “veniva”, Giovanni scrisse “venne”, utilizzando il tempo aoristo, e indicando un fatto definitivo della storia. Durante molto tempo Cristo stava arrivando, era in procinto di manifestarsi. Poi, finalmente, giunse.
Gesù Cristo non venne al mondo perché obbligato, o perché doveva venire. Non fu un dovere, fu il massimo atto di Grazia.
Non fu il nostro peccato ad obbligarlo a venire tra di noi, ma fu un atto di Grazia.
Gesù Cristo “venne fra i suoi”. Questa espressione in greco è “Eis ta idia”.
Idios si riferisce a qualcosa in contrasto con la proprietà pubblica. Ta idia si può tradurre con: “nel suo”, “la sua casa”, “la sua terra”, “la sua proprietà”. Ciò ci fa ponderare e comprendere che in realtà noi umani non siamo proprietari di nulla su questa terra.
Ta idia si può interpretare in due modi: si può riferire al pianeta terra, quindi “i suoi”, sono gli abitanti del pianeta; o si riferisce alla terra di Israele, quindi, “i suoi” sono gli ebrei.
Secondo la prima interpretazione Gesù Cristo considera che la terra sia di sua esclusiva proprietà. Gesù Cristo non chiese a nessuno il permesso di venire nella sua proprietà. A tale proposito vediamo alcuni versi biblici che corroborano questo concetto:
Esodo (19, 5):
Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra!
Levitico (25, 23):
Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti.
1 Cronache (29, 14):
E chi sono io e chi è il mio popolo, per essere in grado di offrirti tutto questo spontaneamente? Tutto proviene da te: noi, dopo averlo ricevuto dalla tua mano, te l’abbiamo ridato.
Salmi (24, 1):
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
Salmi (50, 10):
Sono mie tutte le bestie della foresta,
animali a migliaia sui monti.
Ezechiele (18, 4):
Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà.
Il fatto che Gesù venne nella sua proprietà potrebbe far pensare che in un certo senso ne rimase lontano per un certo tempo. Nel decimo verso si afferma che Cristo “era nel mondo”, mentre nell’undicesimo verso si afferma che “venne fra i suoi”. Vi è contraddizione tra i due scritti?
No, in quanto Cristo era nell’universo nel suo stato pre-incarnato, spirituale ed eterno, fin dall’eternità.
La frase “venne fra i suoi”, si riferisce ad una manifestazione particolare e specifica del Cristo eterno nell’uomo Gesù. Pertanto, come Cristo eterno, lui sempre era nel mondo, come uomo Gesù Cristo, venne fra i suoi, nel momento decisivo della storia umana.
La seconda interpretazione delle parole “ta idia” è che la sua proprietà sia la terra di Israele. E’ indubbio che nel decimo verso Giovanni ci comunica che Cristo era nel mondo, in forma spirituale, sin da quando creò il mondo. Si è occupato della sua creazione sostenendo l’universo e regolandolo con leggi armoniche.
Però, seguendo la seconda interpretazione, Cristo venne in una zona specifica del mondo, Israele, la terra degli ebrei, il popolo da lui eletto nell’Antico Testamento.
Cosicchè Israele e il suo popolo sono stati la porta attraverso la quale il Signore apparve al resto del mondo. Vediamo alcune citazioni bibliche che confermano che Dio chiama Israele il popolo eletto:
Esodo, (19, 5):
Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra!
Deuteronomio (7, 6):
Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore, tuo Dio: il Signore, tuo Dio, ti ha scelto per essere il suo popolo particolare fra tutti i popoli che sono sulla terra.
Deuteronomio (26, 18):
Il Signore ti ha fatto dichiarare oggi che tu sarai il suo popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi comandi.
Quando Gesù venne al mondo gli ebrei erano sotto la dominazione romana. Alcuni di loro speravano che il Messia fosse non solo il Salvatore spirituale, ma anche un liberatore politico e nazionale. Non considerarono che il Salvatore è venuto per liberare tutti dalla schiavitù del peccato, e quindi annullare ogni ingiustizia. (Quindi venne anche per i romani).
Analizziamo ora la seconda parte dell’undicesimo verso: “e i suoi non lo hanno accolto”.
La venuta di Cristo sulla terra è annunciata da circa trecento profezie nell’Antico Testamento. Il Messia era atteso, ma quando finalmente giunse l’ora del suo arrivo, “i suoi non lo hanno accolto”. Dio camminò su questa terra, in forma umana nella persona di Gesù Cristo, ma coloro i quali lo avevano aspettato, non lo hanno riconosciuto, ne accolto.
“Non lo hanno riconosciuto”, si evince dal decimo verso, e siccome non lo riconobbero, non lo accolsero.
Questa frase “e i suoi non lo hanno accolto” è forse l’affermazione più dolorosa del Nuovo Testamento. Gesù era atteso, ma non fu benvenuto.
Tornando al tema della Grazia, Gesù Cristo venne al mondo come un regalo per gli esseri umani, e in specialmodo per gli ebrei. Fu come la pioggia dopo un lungo periodo di siccità.
Ma malgrado ciò, non fu riconosciuto, ne accolto. E’ come se un uomo torna alla sua famiglia dopo essere stato lontano e ne sua moglie ne i suoi figli lo riconoscono.
Anche se Gesù Cristo fu accolto da alcune persone (sono descritte nel dodicesimo verso), la maggioranza degli uomini non lo accolse come Dio fatto uomo.
Yuri LeverattoVenne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
Vediamo la corrispondente pronuncia in greco:
Eis ta idia ēlthen kai hoi idioi auton ou parelabon
Quando Giovanni scrisse “venne”, usando il verbo greco ēlthen, si riferiva all’Incarnazione. Nel nono verso aveva scritto:
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Nell’undicesimo verso, invece di “veniva”, Giovanni scrisse “venne”, utilizzando il tempo aoristo, e indicando un fatto definitivo della storia. Durante molto tempo Cristo stava arrivando, era in procinto di manifestarsi. Poi, finalmente, giunse.
Gesù Cristo non venne al mondo perché obbligato, o perché doveva venire. Non fu un dovere, fu il massimo atto di Grazia.
Non fu il nostro peccato ad obbligarlo a venire tra di noi, ma fu un atto di Grazia.
Gesù Cristo “venne fra i suoi”. Questa espressione in greco è “Eis ta idia”.
Idios si riferisce a qualcosa in contrasto con la proprietà pubblica. Ta idia si può tradurre con: “nel suo”, “la sua casa”, “la sua terra”, “la sua proprietà”. Ciò ci fa ponderare e comprendere che in realtà noi umani non siamo proprietari di nulla su questa terra.
Ta idia si può interpretare in due modi: si può riferire al pianeta terra, quindi “i suoi”, sono gli abitanti del pianeta; o si riferisce alla terra di Israele, quindi, “i suoi” sono gli ebrei.
Secondo la prima interpretazione Gesù Cristo considera che la terra sia di sua esclusiva proprietà. Gesù Cristo non chiese a nessuno il permesso di venire nella sua proprietà. A tale proposito vediamo alcuni versi biblici che corroborano questo concetto:
Esodo (19, 5):
Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra!
Levitico (25, 23):
Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti.
1 Cronache (29, 14):
E chi sono io e chi è il mio popolo, per essere in grado di offrirti tutto questo spontaneamente? Tutto proviene da te: noi, dopo averlo ricevuto dalla tua mano, te l’abbiamo ridato.
Salmi (24, 1):
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
Salmi (50, 10):
Sono mie tutte le bestie della foresta,
animali a migliaia sui monti.
Ezechiele (18, 4):
Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà.
Il fatto che Gesù venne nella sua proprietà potrebbe far pensare che in un certo senso ne rimase lontano per un certo tempo. Nel decimo verso si afferma che Cristo “era nel mondo”, mentre nell’undicesimo verso si afferma che “venne fra i suoi”. Vi è contraddizione tra i due scritti?
No, in quanto Cristo era nell’universo nel suo stato pre-incarnato, spirituale ed eterno, fin dall’eternità.
La frase “venne fra i suoi”, si riferisce ad una manifestazione particolare e specifica del Cristo eterno nell’uomo Gesù. Pertanto, come Cristo eterno, lui sempre era nel mondo, come uomo Gesù Cristo, venne fra i suoi, nel momento decisivo della storia umana.
La seconda interpretazione delle parole “ta idia” è che la sua proprietà sia la terra di Israele. E’ indubbio che nel decimo verso Giovanni ci comunica che Cristo era nel mondo, in forma spirituale, sin da quando creò il mondo. Si è occupato della sua creazione sostenendo l’universo e regolandolo con leggi armoniche.
Però, seguendo la seconda interpretazione, Cristo venne in una zona specifica del mondo, Israele, la terra degli ebrei, il popolo da lui eletto nell’Antico Testamento.
Cosicchè Israele e il suo popolo sono stati la porta attraverso la quale il Signore apparve al resto del mondo. Vediamo alcune citazioni bibliche che confermano che Dio chiama Israele il popolo eletto:
Esodo, (19, 5):
Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra!
Deuteronomio (7, 6):
Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore, tuo Dio: il Signore, tuo Dio, ti ha scelto per essere il suo popolo particolare fra tutti i popoli che sono sulla terra.
Deuteronomio (26, 18):
Il Signore ti ha fatto dichiarare oggi che tu sarai il suo popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi comandi.
Quando Gesù venne al mondo gli ebrei erano sotto la dominazione romana. Alcuni di loro speravano che il Messia fosse non solo il Salvatore spirituale, ma anche un liberatore politico e nazionale. Non considerarono che il Salvatore è venuto per liberare tutti dalla schiavitù del peccato, e quindi annullare ogni ingiustizia. (Quindi venne anche per i romani).
Analizziamo ora la seconda parte dell’undicesimo verso: “e i suoi non lo hanno accolto”.
La venuta di Cristo sulla terra è annunciata da circa trecento profezie nell’Antico Testamento. Il Messia era atteso, ma quando finalmente giunse l’ora del suo arrivo, “i suoi non lo hanno accolto”. Dio camminò su questa terra, in forma umana nella persona di Gesù Cristo, ma coloro i quali lo avevano aspettato, non lo hanno riconosciuto, ne accolto.
“Non lo hanno riconosciuto”, si evince dal decimo verso, e siccome non lo riconobbero, non lo accolsero.
Questa frase “e i suoi non lo hanno accolto” è forse l’affermazione più dolorosa del Nuovo Testamento. Gesù era atteso, ma non fu benvenuto.
Tornando al tema della Grazia, Gesù Cristo venne al mondo come un regalo per gli esseri umani, e in specialmodo per gli ebrei. Fu come la pioggia dopo un lungo periodo di siccità.
Ma malgrado ciò, non fu riconosciuto, ne accolto. E’ come se un uomo torna alla sua famiglia dopo essere stato lontano e ne sua moglie ne i suoi figli lo riconoscono.
Anche se Gesù Cristo fu accolto da alcune persone (sono descritte nel dodicesimo verso), la maggioranza degli uomini non lo accolse come Dio fatto uomo.
Copyright 2016
Foto: Chagall, crocifissione bianca.
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