venerdì 2 settembre 2016

Il mondo non lo ha riconosciuto: analisi del decimo verso del Vangelo di Giovanni


Sebbene l’Evangelista Giovanni nel nono verso del Prologo si era riferito alla “luce vera che veniva nel mondo”, nel decimo verso torna a descrivere l’esistenza previa di Cristo, il Verbo.
“Veniva nel mondo” si riferisce all’Incarnazione, che era in procinto di accadere. “Era nel mondo”, invece, si riferisce alla sua esistenza eterna, al Verbo, il Logos.
Vediamo il decimo verso del Prologo:

Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Vediamo la corrispondente pronuncia in greco:

En tō kosmō ēn kai ho kosmos di’ autou egeneto kai ho kosmos auton ouk egnō

Nel nono verso abbiamo visto che l’Evangelista utilizzava il verbo “erchomenon”, ossia “veniva”. Ma nella prima parte del decimo verso si utilizza il verbo “en”, ossia “era”, l’imperfetto durativo del verbo eimi, che, come abbiamo visto varie volte, si riferisce, nel Prologo, all’eternità di Cristo.
La parola “kosmos”, (mondo), ha molteplici significati. In questo caso si riferisce all’universo, l’insieme dello spazio fisico dove sono inclusi il sole e la terra.
La frase “era nel mondo”, può intendersi come: “Cristo non si è mai separato dalla sua creazione”. Al contrario, si è sempre occupato con amore di ciò che ha creato, e continua con la sua azione a mantenere l’armonia e l’ordine. Cristo pertanto non ha solo creato il mondo, ma continua ad esserne la forza sostentatrice.
Questo concetto è espresso anche da Paolo di Tarso nella Lettera ai Colossesi (1, 17):

Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.

La parola greca originale per “sussistono” è “sunesteeken”, che significa “mantenere unito”.
Il kosmos è appunto un’insieme ordinato di forme, che sussistono in armonia. Pensiamo per un attimo alla terra, che ruota su se stessa e intorno al sole, alla luna che causa le maree, alle piante che crescono e producono foglie e frutti, dei quali si alimentano gli animali. E’ un insieme armonico, contrapposto al caos, ossia al disordine.
Questo concetto viene espresso anche nella Lettera agli Ebrei, (1, 3):

Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli,

“Tutto sostiene”, ossia l’universo, viene reso in greco con le parole “pherōn te ta panta”.
Mentre nei versi precedenti del Prologo si evince che Cristo esisteva prima della creazione (1, 1) e che lui creò l’universo (1, 3), in questa prima parte del decimo verso si afferma che lui sosteneva l’universo.
Ciò ovviamente non deve essere frainteso con il panteismo. Che Cristo sia nel mondo, ossia che si occupi della sua creazione, non significa che lui “sia il mondo”. La natura non è Dio come alcuni erroneamente credono, ma è semplicemente una creazione di Dio.
Nella seconda parte del decimo verso vi è scritto: “e il mondo è stato fatto per mezzo di lui”. Il verbo utilizzato qui è “egeneto”, ossia “creare, fare, entrare in esistenza”. E’ lo stesso verbo utilizzato nel terzo verso del Prologo.
Giovanni pertanto usa “egeneto” quando vuole riferirsi ad un fatto storico che è successo in un determinato momento: la creazione del mondo. In pratica Giovanni ribadisce quanto affermato nel terzo verso.
Nell’ultima parte del decimo verso vi è scritto: “eppure il mondo non lo ha riconosciuto”.
La parola kosmos si usa anche per riferirsi all’insieme degli esseri umani, ossia l’umanità. (1).
Le parole greche tradotte “non lo ha riconosciuto”, sono ouk egnō. E’ il tempo aoristo del verbo ginoosko, “conoscere”. Significa: “conoscere per osservazione” e differisce dal verbo “eidenai” che significa “conoscere per riflessione”. In pratica questa terza frase del decimo verso significa che quando il Verbo si è incarnato nella persona di Gesù Cristo, è stato osservabile, visibile, ma malgrado ciò l’umanità (il mondo), nel suo complesso non lo ha riconosciuto come il Cristo eterno, il Logos.
Ciò si evince anche dal seguente verso del Vangelo di Giovanni (16, 3):

E faranno ciò perché non hanno conosciuto ne il Padre, ne me.

Sarà nel dodicesimo e nel tredicesimo verso che Giovanni descriverà invece chi sono coloro i quali lo hanno accolto.

Yuri Leveratto
Copyright 2016

Nota1- altre volte la parola kosmos si riferisce all’insieme dei comportamenti umani considerati negativi dal punto di vista biblico.

Foto: Codex Bezae, Prologo del Vangelo di Giovanni 1, 1-16 AD 400.

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