Come abbiamo visto il proposito dei primi diciotto versi del Vangelo di Giovanni è stato quello di dimostrare la pre-esistenza, quindi la piena Divinità, di Gesù Cristo. I versi fondamentali del Prologo sono il primo e il quattordicesimo.
Nel primo verso Giovanni dichiara che il Verbo (Gesù Cristo), era pre-esistente con Dio Padre fin dal principio, ossia “da sempre”, e dichiara che il Verbo è Dio.
Nel quattordicesimo verso si indica l’Incarnazione di Dio nella persona di Gesù Cristo. Con le parole “E il Verbo si fece carne”, Giovanni vuole esprimere il momento fondamentale della storia dell’umanità, ossia Dio che si fa uomo, per venire a salvare l’uomo. Tuttavia anche il diciottesimo verso è molto importante per comprendere chi era veramente Gesù Cristo e perché solo attraverso di lui possiamo conoscere il Padre. Vediamolo:
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Vediamo la corrispondente pronuncia in greco:
Theon oudeis heōraken pōpote monogenēs Theos ho ōn eis ton kolpon tou Patros ekeinos exēgēsato
Dalla frase “Dio, nessuno lo ha mai visto”, si evince che nessuno ha mai potuto vedere Dio nella sua completezza. E’ vero che Dio si è manifestato varie volte a Mosè, ma ne il profeta biblico, ne altri profeti hanno mai potuto vedere realmente Dio nella sua pienezza.
La seconda frase del diciottesimo verso ci indica invece che qualcuno, ossia il Figlio unigenito, ha reso Dio visibile.
Torniamo però alla prima frase: “Dio, nessuno lo ha mai visto”. Da questa frase si evince che Dio è spirito, e come tale è invisibile. A tale proposito vediamo una frase del Vangelo di Giovanni, quando il Signore si è rivolto alla donna samaritana (4, 24):
Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».
Giovanni pertanto, quando scrive che nessuno lo ha mai visto, si riferisce alla pienezza di Dio, alla sua essenza spirituale, infinita ed eterna. Nessuno può vedere l’essenza spirituale di Dio in tutta la sua pienezza, per il semplice fatto che l’uomo, essendo limitato e finito, non può cogliere l’infinito.
Ovviamente Giovanni non scrive “ho Theon”, ma bensì: “Theon”, dimostrando che si riferisce al concetto Trascendente di Dio. Dio nella sua pienezza onniscente, onnipotente e onnipresente, non può essere visto dall’uomo.
La parola heōraken significa “vide”, o “ha visto”. E’ il tempo perfetto del verbo horaao, vedere.
Il verbo horaao può significare tre cose: vedere con gli occhi, vedere con la mente o percepire, sperimentare o conoscere per mezzo dell’esperienza.
Giovanni afferma quindi che nessuno ha mai potuto vedere Dio, nella sua pienezza. L’Evangelista pertanto non si riferisce a manifestazioni parziali di Dio, o teofanie (come per esempio in Esodo 33, 11 o Numeri 12, 8).
Dopo averci comunicato che nessuno ha mai visto Dio, Giovanni ci comunica che esiste un’eccezione, infatti scrive: “il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”.
Secondo Giovanni, Dio ha voluto rivelarsi completamente e lo ha fatto con Gesù Cristo, che viene chiamato Verbo (Logos), e anche unigenito Figlio. La parola greca “monogenees” può significare (1): 1 - figlio unico, ossia chi non ha fratelli o sorelle (come in Luca 8, 42); 2 - l’unico di questa specie; 3 - della stessa natura. Secondo Spiros Zodhiates “monogenees”, deve essere interpretato “della stessa natura, o della stessa sostanza”. Per Zodhiates pertanto anche “monogenees”, è un indizio che Giovanni volesse intendere che Gesù Cristo, il Verbo, ha la stessa sostanza del Padre e pertanto, solo lui può farlo conoscere.
Proprio per questo Gesù Cristo ha detto, Vangelo di Giovanni (14, 9):
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”?
Perché Dio si è incarnato nella persona di Gesù Cristo?
La forma di uomo, era l’unica che poteva essere riconosciuta da altri uomini. Ciò naturalmente non significa che durante l’Incarnazione Dio cessò di esistere come puro spirito.
Questa espressione “monogenēs Theos”, è unica e si riferisce al fatto che il Figlio è Dio, e ha la “stessa sostanza” di Dio Padre.
D’altronde sono numerose le citazioni bibliche che indicano la corrispondenza di Dio Padre con il Figlio, per esempio Giovanni (10, 30):
Io e il Padre siamo una cosa sola.
Analizziamo adesso la frase: “che è nel seno del Padre”. E’ vero che Giovanni scrisse queste parole dopo l’Ascensione di Gesù Cristo alla destra del Padre.
In ogni caso la frase “che è nel seno del Padre”, non si riferisce solo al periodo successivo alla sua Ascensione, ma all’eternità. Anche durante l’Incarnazione Gesù Cristo era “nel seno del Padre”. Anche prima dell’Incarnazione, il Cristo eterno era “nel seno del Padre”.
Questa frase comincia con la parola “ho”, che si traduce con “colui”, o “che”. Pertanto la traduzione letterale potrebbe essere: “colui che è nel seno del Padre”. La frase continua con la parola ὢν ossia on, che significa “è”. Giovanni non ha scritto “è stato” o “era”, ma bensì: “è”. Questo tempo indica che Egli è da sempre e per sempre nel seno del Padre. Anche da questo verbo si evince che Gesù Cristo non è soggetto al tempo.
Cosa significa la parola kolpos, ossia “seno”? Generalmente la parola seno si riferisce alla parte superiore del busto, dove è ubicato il cuore. Ciò da l’idea di una relazione intima tra il Figlio e il Padre. Proprio per questo solo il Figlio conosce l’essenza e i desideri del Padre e può pertanto rivelarli.
Analizziamo ora l’ultima frase del diciottesimo verso: “è lui che lo ha rivelato”.
Innanzitutto notiamo che Gesù Cristo si riferisce a Dio come “suo Padre”. Per esempio nel Vangelo di Luca (2, 49):
Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
Ma anche nel finale del Vangelo di Matteo (28, 19):
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,
Possiamo affermare che Gesù è venuto sulla terra per rivelarci che se lo accogliamo come nostro Salvatore, Dio si converte in nostro Padre. Giovanni ha sviluppato questo concetto nel dodicesimo verso del suo Prologo, dove afferma che i figli di Dio sono coloro i quali che accolgono Gesù Cristo e credono nel suo nome. Inoltre con una frase molto tagliente Gesù Cristo ha specificato che solo attraverso di lui si può giungere al Padre, Vangelo di Giovanni (14, 6):
Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Pertanto attraverso Cristo e accettando il suo sacrificio sulla croce, l’uomo può convertirsi in figlio di Dio e quindi Dio può essere suo Padre. Ma di chi era figlio l’uomo prima di convertirsi in figlio di Dio? Ecco la risposta: Vangelo di Giovanni (8, 44):
Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna.
La parola ekeinos significa “questa persona” o “lui”, in riferimento a “colui che è nel seno del Padre”. Nell’ultima frase Giovanni vuole dissipare ogni dubbio, vuole comunicarci che solo Gesù Cristo, l’Unigenito Figlio, ci ha fatto conoscere il Padre. Siccome l’essenza di Gesù Cristo (monogenees) è la stessa del Padre, egli, l’Unigenito Figlio, ha potuto farci conoscere il Padre.
Il verbo che Giovanni ha utilizzato per la frase “lo ha fatto conoscere” è exēgēsato, dal quale deriva la parola esegesi. Questo verbo era utilizzato da antichi scrittori greci per per indicare l’interpretazione dei misteri divini. E’ come se Giovanni avesse voluto esprimere che Gesù Cristo ci ha indicato la meravigliosa via per accedere al mistero di Dio, infinito ed onnipotente. In realtà exēgēsato è composto da ex (fuori) e dal verbo heegeomai (portare). Pertanto il suo significato è: portare fuori, estrarre, trarre. Ciò da l’idea che Dio non era pienamente accessibile all’uomo, ma è stato Gesù Cristo che ha reso possibile che l’uomo conoscesse Dio. E’ stato Gesù Cristo a rendere accessibile Dio all’uomo. E non esiste alcun altro modo per l’uomo per conoscere Dio se non attraverso Gesù Cristo, (Vangelo di Giovanni 14, 9).
Il verbo exēgēsato è nel tempo aoristo, e ciò indica che questa azione non si ripeterà. Gesù Cristo ha fatto conoscere il Padre una volta per tutte, e ciò significa che Gesù Cristo non tornerà ancora una volta per rivelare il Padre. Verrà certamente, ma come strumento della giustizia di Dio sulla terra.
Yuri Leveratto
Nel primo verso Giovanni dichiara che il Verbo (Gesù Cristo), era pre-esistente con Dio Padre fin dal principio, ossia “da sempre”, e dichiara che il Verbo è Dio.
Nel quattordicesimo verso si indica l’Incarnazione di Dio nella persona di Gesù Cristo. Con le parole “E il Verbo si fece carne”, Giovanni vuole esprimere il momento fondamentale della storia dell’umanità, ossia Dio che si fa uomo, per venire a salvare l’uomo. Tuttavia anche il diciottesimo verso è molto importante per comprendere chi era veramente Gesù Cristo e perché solo attraverso di lui possiamo conoscere il Padre. Vediamolo:
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Vediamo la corrispondente pronuncia in greco:
Theon oudeis heōraken pōpote monogenēs Theos ho ōn eis ton kolpon tou Patros ekeinos exēgēsato
Dalla frase “Dio, nessuno lo ha mai visto”, si evince che nessuno ha mai potuto vedere Dio nella sua completezza. E’ vero che Dio si è manifestato varie volte a Mosè, ma ne il profeta biblico, ne altri profeti hanno mai potuto vedere realmente Dio nella sua pienezza.
La seconda frase del diciottesimo verso ci indica invece che qualcuno, ossia il Figlio unigenito, ha reso Dio visibile.
Torniamo però alla prima frase: “Dio, nessuno lo ha mai visto”. Da questa frase si evince che Dio è spirito, e come tale è invisibile. A tale proposito vediamo una frase del Vangelo di Giovanni, quando il Signore si è rivolto alla donna samaritana (4, 24):
Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».
Giovanni pertanto, quando scrive che nessuno lo ha mai visto, si riferisce alla pienezza di Dio, alla sua essenza spirituale, infinita ed eterna. Nessuno può vedere l’essenza spirituale di Dio in tutta la sua pienezza, per il semplice fatto che l’uomo, essendo limitato e finito, non può cogliere l’infinito.
Ovviamente Giovanni non scrive “ho Theon”, ma bensì: “Theon”, dimostrando che si riferisce al concetto Trascendente di Dio. Dio nella sua pienezza onniscente, onnipotente e onnipresente, non può essere visto dall’uomo.
La parola heōraken significa “vide”, o “ha visto”. E’ il tempo perfetto del verbo horaao, vedere.
Il verbo horaao può significare tre cose: vedere con gli occhi, vedere con la mente o percepire, sperimentare o conoscere per mezzo dell’esperienza.
Giovanni afferma quindi che nessuno ha mai potuto vedere Dio, nella sua pienezza. L’Evangelista pertanto non si riferisce a manifestazioni parziali di Dio, o teofanie (come per esempio in Esodo 33, 11 o Numeri 12, 8).
Dopo averci comunicato che nessuno ha mai visto Dio, Giovanni ci comunica che esiste un’eccezione, infatti scrive: “il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”.
Secondo Giovanni, Dio ha voluto rivelarsi completamente e lo ha fatto con Gesù Cristo, che viene chiamato Verbo (Logos), e anche unigenito Figlio. La parola greca “monogenees” può significare (1): 1 - figlio unico, ossia chi non ha fratelli o sorelle (come in Luca 8, 42); 2 - l’unico di questa specie; 3 - della stessa natura. Secondo Spiros Zodhiates “monogenees”, deve essere interpretato “della stessa natura, o della stessa sostanza”. Per Zodhiates pertanto anche “monogenees”, è un indizio che Giovanni volesse intendere che Gesù Cristo, il Verbo, ha la stessa sostanza del Padre e pertanto, solo lui può farlo conoscere.
Proprio per questo Gesù Cristo ha detto, Vangelo di Giovanni (14, 9):
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”?
Perché Dio si è incarnato nella persona di Gesù Cristo?
La forma di uomo, era l’unica che poteva essere riconosciuta da altri uomini. Ciò naturalmente non significa che durante l’Incarnazione Dio cessò di esistere come puro spirito.
Questa espressione “monogenēs Theos”, è unica e si riferisce al fatto che il Figlio è Dio, e ha la “stessa sostanza” di Dio Padre.
D’altronde sono numerose le citazioni bibliche che indicano la corrispondenza di Dio Padre con il Figlio, per esempio Giovanni (10, 30):
Io e il Padre siamo una cosa sola.
Analizziamo adesso la frase: “che è nel seno del Padre”. E’ vero che Giovanni scrisse queste parole dopo l’Ascensione di Gesù Cristo alla destra del Padre.
In ogni caso la frase “che è nel seno del Padre”, non si riferisce solo al periodo successivo alla sua Ascensione, ma all’eternità. Anche durante l’Incarnazione Gesù Cristo era “nel seno del Padre”. Anche prima dell’Incarnazione, il Cristo eterno era “nel seno del Padre”.
Questa frase comincia con la parola “ho”, che si traduce con “colui”, o “che”. Pertanto la traduzione letterale potrebbe essere: “colui che è nel seno del Padre”. La frase continua con la parola ὢν ossia on, che significa “è”. Giovanni non ha scritto “è stato” o “era”, ma bensì: “è”. Questo tempo indica che Egli è da sempre e per sempre nel seno del Padre. Anche da questo verbo si evince che Gesù Cristo non è soggetto al tempo.
Cosa significa la parola kolpos, ossia “seno”? Generalmente la parola seno si riferisce alla parte superiore del busto, dove è ubicato il cuore. Ciò da l’idea di una relazione intima tra il Figlio e il Padre. Proprio per questo solo il Figlio conosce l’essenza e i desideri del Padre e può pertanto rivelarli.
Analizziamo ora l’ultima frase del diciottesimo verso: “è lui che lo ha rivelato”.
Innanzitutto notiamo che Gesù Cristo si riferisce a Dio come “suo Padre”. Per esempio nel Vangelo di Luca (2, 49):
Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
Ma anche nel finale del Vangelo di Matteo (28, 19):
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,
Possiamo affermare che Gesù è venuto sulla terra per rivelarci che se lo accogliamo come nostro Salvatore, Dio si converte in nostro Padre. Giovanni ha sviluppato questo concetto nel dodicesimo verso del suo Prologo, dove afferma che i figli di Dio sono coloro i quali che accolgono Gesù Cristo e credono nel suo nome. Inoltre con una frase molto tagliente Gesù Cristo ha specificato che solo attraverso di lui si può giungere al Padre, Vangelo di Giovanni (14, 6):
Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Pertanto attraverso Cristo e accettando il suo sacrificio sulla croce, l’uomo può convertirsi in figlio di Dio e quindi Dio può essere suo Padre. Ma di chi era figlio l’uomo prima di convertirsi in figlio di Dio? Ecco la risposta: Vangelo di Giovanni (8, 44):
Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna.
La parola ekeinos significa “questa persona” o “lui”, in riferimento a “colui che è nel seno del Padre”. Nell’ultima frase Giovanni vuole dissipare ogni dubbio, vuole comunicarci che solo Gesù Cristo, l’Unigenito Figlio, ci ha fatto conoscere il Padre. Siccome l’essenza di Gesù Cristo (monogenees) è la stessa del Padre, egli, l’Unigenito Figlio, ha potuto farci conoscere il Padre.
Il verbo che Giovanni ha utilizzato per la frase “lo ha fatto conoscere” è exēgēsato, dal quale deriva la parola esegesi. Questo verbo era utilizzato da antichi scrittori greci per per indicare l’interpretazione dei misteri divini. E’ come se Giovanni avesse voluto esprimere che Gesù Cristo ci ha indicato la meravigliosa via per accedere al mistero di Dio, infinito ed onnipotente. In realtà exēgēsato è composto da ex (fuori) e dal verbo heegeomai (portare). Pertanto il suo significato è: portare fuori, estrarre, trarre. Ciò da l’idea che Dio non era pienamente accessibile all’uomo, ma è stato Gesù Cristo che ha reso possibile che l’uomo conoscesse Dio. E’ stato Gesù Cristo a rendere accessibile Dio all’uomo. E non esiste alcun altro modo per l’uomo per conoscere Dio se non attraverso Gesù Cristo, (Vangelo di Giovanni 14, 9).
Il verbo exēgēsato è nel tempo aoristo, e ciò indica che questa azione non si ripeterà. Gesù Cristo ha fatto conoscere il Padre una volta per tutte, e ciò significa che Gesù Cristo non tornerà ancora una volta per rivelare il Padre. Verrà certamente, ma come strumento della giustizia di Dio sulla terra.
Yuri Leveratto
Copyright 2016
Bibliografia: Cristo era Dio? Spiros Zodhiates.
Immagine: il discorso di Cristo agli undici Apostoli, Maestà di Duccio di Buoninsegna.
Note:
1-Great Lexicon of the Greek language
2-http://yurileveratto2.blogspot.com.co/2015/11/la-vera-identita-di-gesu-cristo.html
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