Da un punto di vista storico possiamo affermare che i seguaci di Cristo, quindi gli Apostoli, gli Evangelisti, e i primi cristiani, credevano che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, e credevano nella sua doppia natura, ossia vero Dio e vero uomo. I seguaci di Cristo hanno divulgato, oltre alla sua nascita da una vergine, due fatti fondamentali: la sua morte vicaria e la sua Risurrezione. Questi due fatti sono gli eventi fondamentali del Cristianesimo.
Secondo i seguaci di Gesù Cristo, egli, morendo in croce, ha espiato tutti i peccati del mondo, e quindi è stato realmente “l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo” (Giovanni 1, 29). A tale proposito vediamo alcuni passaggi neo-testamentari:
Vangelo di Matteo (26, 27-28):
Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perchè questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati.
Ed ecco quello che predicava Pietro davanti ai capi del popolo e agli anziani, Atti degli Apostoli (4, 8-12):
Allora Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati»
Ecco due passaggi del Vangelo di Luca
(19, 10):
Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
(22, 19-20):
Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».
Vediamo ora un passaggio importante della Prima Lettera ai Corinzi (15, 1-8):
Vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Vediamo ora il passaggio già citato del Vangelo di Giovanni (1, 29):
Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!
E’ evidente pertanto che già poco tempo dopo la vita terrena di Gesù, i primi cristiani credevano che Gesù, morendo sulla croce, avesse espiato tutti i peccati.
Il significato principale della morte vicaria di Cristo è la sostituzione (si utilizza la parola greca “anti” ossia: “al posto di”). Semplicemente, ciò significa che Cristo è morto al posto di tutti i peccatori. Nel passaggio seguente del Vangelo di Matteo si sostiene infatti che la sua morte sarebbe servita a riscattare molti, Vangelo di Matteo (20, 28):
Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Altre volte si utilizza la parola “huper”, che significa “a favore di” o “al posto di”. Per esempio nella Seconda Lettera ai Corinzi (5, 21):
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perchè in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
Inoltre la morte vicaria di Gesù Cristo ha fornito la redenzione dal peccato.
Vi sono tre vocaboli importanti per descrivere questo concetto. Il primo vocavolo è “Comprare” o “pagare un prezzo per qualcosa”. (per esempio viene utilizzato in Matteo 13, 44).
Il secondo vocabolo è lo stesso vocabolo che si può tradurre con “pagare un prezzo per qualcosa” ma rinforzato dal suffisso ek che significa “tirare fuori”. Ciò per significare che la morte di Cristo non solo servì a pagare il prezzo del peccato, ma ci tirò fuori dalla schiavitù del peccato.
Il terzo vocabolo può essere tradotto con “rilasciare”, nel senso che la persona che ha accettato il sacrificio di Cristo sulla croce è stata “rilasciata”, ossia è divenuta libera, libera dal peccato. La base di questa liberazione è il sangue di Cristo (Lettera agli ebrei 9, 12), e il risultato è la purificazione di un popolo puro che appartenga a lui, infatti ecco il passaggio corrispondente: Lettera di Tito (2, 14):
Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sè un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
Pertanto la dottrina della redenzione indica che a causa dello spargimento del sangue di Cristo, i credenti sono stati salvati, e allontanati per sempre dalla schiavitù del peccato.
Un altro effetto della morte di Cristo è la riconciliazione dell’uomo con Dio. Quando l’uomo accoglie il sacrificio di Cristo sulla croce si riconcilia con il Padre e quindi può salvarsi. A tale proposito questo passaggio della Seconda Lettera ai Corinzi (5, 19):
Era Dio infatti che riconciliava a sè il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
Un altro effetto della morte di Cristo è la propiziazione. Normalmente il concetto di propiziazione si riferisce al concetto di placare Dio o soddisfare le sue esigenze. Però perchè l’ira di Dio dovrebbe essere placata? Semplicemente perchè Dio è adirato con l’umanità a causa del peccato. Il concetto dell’ira di Dio appare in molti passaggi neotestamentari per esempio nel Vangelo di Marco (14, 21):
Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».
O nella Lettera ai Romani (1, 18):
Infatti l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia,
L’ira di Dio non è solo il risultato della legge di causa ed effetto, ossia ira dovuta al peccato, ma deve intendersi come l’intervento e l’interesse personale di Dio nelle faccende umane. Secondo Giovanni l’opera propiziatoria di Cristo è rivolta al mondo intero. Vediamo a tale proposito questa citazione della Prima Lettera a Giovanni (2, 2):
È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Un altro effetto della morte di Cristo è la condanna della natura peccaminosa. In pratica la sua morte ha reso inoperoso il dominio del peccato che si annida nella nostra natura umana. Vediamo a tale proposito questo passaggio della Lettera ai Romani: (6, 1-10):
Che diremo dunque? Rimaniamo nel peccato perchè abbondi la grazia? È assurdo! Noi, che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere in esso? O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinchè, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione. Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinchè fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è liberato dal peccato.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio.
Naturalmente in questo passaggio Paolo di Tarso intendeva il battesimo nello Spirito Santo. Pertanto la crocifissione del cristiano con Cristo significa la fine del dominio del peccato nella sua vita. In ogni caso ciò non significa che il peccato termini di esistere nel cristiano rinato, ma non è più dominante.
La morte di Cristo ha inoltre posto fine alla legge mosaica come si può notare in questi due passaggi neotestamentari:
Lettera ai Romani 10, 4):
Ora, il termine della Legge è Cristo, perchè la giustizia sia data a chiunque crede.
Lettera ai Colossesi (2, 13-14):
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.
La Legge non poteva giustificare il peccatore, come vediamo nella Lettera ai Romani (3, 20):
Infatti in base alle opere della Legge nessun vivente sarà giustificato davanti a Dio, perchè per mezzo della Legge si ha conoscenza del peccato.
La legge poteva mostrare all’uomo la necessità della redenzione, ma non poteva offrire la redenzione. Ciò si evince dalla Lettera ai Galati (3, 23-25):
Ma prima che venisse la fede, noi eravamo custoditi e rinchiusi sotto la Legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la Legge è stata per noi un pedagogo, fino a Cristo, perchè fossimo giustificati per la fede. Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo.
Secondo gli Apostoli fu la morte di Cristo ad offrire all’uomo la possibilità di essere giustificati mediante la fede in lui.
Però vi sono porzioni della Legge mosaica che si ripetono nel Nuovo Testamento, con il fine della santificazione del credente. In realtà nove dei dieci comandamenti sono ripetuti. Bisogna distinguere tra il codice e i comandamenti contenuti nel codice. Come codice la Legge si è abolita. Mentre il codice attualmente vigente è la Legge di Cristo (Lettera ai Galati 6, 2):
Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo.
o Legge dello Spirito che da vita: (Letetra ai Romani 8, 2):
Perchè la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte.
Il rispetto assoluto dei dieci comandamenti non è sufficente per la salvezza. Al contrario, chi ha accettato Gesù Cristo nel suo cuore, naturalmente rispetterà i dieci comandamenti.
In altre parole non è il rispetto dei dieci comandamenti che porta l’uomo alla salvezza, ma è la fede che Gesù Cristo sia morto per i nostri peccati che porta l’uomo alla salvezza. Infatti anche se una persona rispettasse alla lettera i dieci comandamenti sarebbe sempre un peccatore. Non potrà salvarsi “da solo”, ne con azioni di riparazione dei suoi peccati (il peccato resta), ne con azioni buone tese a compensare il peccato. Solo accettando la Grazia data da Gesù Cristo, per mezzo della fede, l’uomo può salvarsi. Infatti vediamo questi due passaggi neo-testamentari:
Lettera ai Galati (3, 13):
Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poichè sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno,
Lettera ai Romani (8, 1):
Ora, dunque, non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù.
Pertanto Gesù si è caricato dei nostri peccati e se accogliamo il suo sacrificio ci liberiamo dal potere di condanna della Legge, senza violarla, perchè in Cristo troviamo il compimento della Legge morale di Dio.
L’ultimo effetto della morte di Cristo è la base per la quale il credente possa essere lavato dei suoi peccati. Il sangue di Cristo è la base della costante purificazione dei credenti. A tale propòsito vediamo la Prima Lettera di Giovanni (1, 7):
Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.
Ora passiamo ad analizzare alcuni benefici della morte vicaria di Cristo e dell’accettazione di questo concetto da parte del credente.
Innanzitutto il credente viene giustificato cioè viene reso accettabile davanti a Dio. A tale proposito vediamo alcuni passaggi del Nuovo Testamento:
Redenzione e giustificazione: Lettera ai Romani (3, 23-24):
perchè tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù.
Riconciliazione: Seconda Lettera ai Corinzi (5, 19-21):
Era Dio infatti che riconciliava a sè il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perchè in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
Perdono: Lettera ai Romani (3, 25):
È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati passati
Liberazione: Lettera ai Colossesi (1, 12-13):
ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,
L’accettazione nell’Amato: Lettera agli Efesini (1, 6):
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
La sicurezza della glorificazione futura: Lettera ai Romani (8, 30):
quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.
Giustificare significa dichiarare giusto. E’ un termine giudiziale che si riferisce al fatto che il verdetto di assoluzione è stato pronunciato, e ha escluso ogni possibile condanna. La giustificazione non potrebbe essere basata sulle opere, in quanto Dio richiede perfetta obbedienza la quale è impossibile all’uomo. In quest’ottica la perfetta santità di Cristo nel compimento della Legge e la sua morte espiatoria sono le basi per la giustificazione del credente. Vediamo a tale proposito un altro passaggio della Lettera ai Romani (5, 8-10):
Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.
Il mezzo per raggiungere la gisutificazione è la fede (Lettera ai Romani 3, 22, 25, 28, 30). La fede è il mezzo attraverso il quale la Grazia di Dio imputa al peccatore credente la giustizia di Cristo.
Dopo la giustificazione il credente diventa “figlio di Dio”, e quindi viene adottato come “figlio”. Inizia una relazione speciale tra lui e il Padre, una relazione filiale.
Un’altro beneficio della morte vicaria di Cristo è la santificazione del credente. La parola santificazione viene dal ebraico qados ossia “eletto da Dio”, “distinto”, “differenziato”.
Innanzitutto il credente è stato santificato, separato da i non giustificati. Vediamo questo passaggio della Prima Lettera ai Corinzi (6, 11):
E tali eravate alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio.
In secondo luogo il credente proprio perchè è stato santificato, approffondirà e mettera in pratica sempre più la sua posizione. Vediamo questo passaggio della Prima Lettera di Pietro (1, 16):
Poichè sta scritto: Sarete santi, perchè io sono santo.
Vi è naturalmente una futura e perfetta santificazione: quando vedremo Cristo faccia a faccia e inizieremo a essere simili a Lui, come specificato nella Prima Lettera di Giovanni (3, 1-3):
Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perchè non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perchè lo vedremo così come egli è.
Questa è la definitiva e futura santificazione quando i credenti in Cristo usciranno dai sepolcri con un corpo glorificato, come spiegato in questi due passaggi neo-testamentari:
Lettera agli Efesini (5, 26-27):
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia nè ruga o alcunchè di simile, ma santa e immacolata.
Lettera di Giuda, (24-25):
A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e colmi di gioia, all’unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e per sempre. Amen.
Yuri Leveratto
Bibliografia: Significato della salvezza e benedizioni che provvede. Charles Ryrie. Commenti alla Bibbia (versione Reina Valera).
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