mercoledì 9 novembre 2016

La pienezza e la grazia di Gesù Cristo: analisi del sedicesimo verso del Vangelo di Giovanni

 

Abbiamo visto che nel quindicesimo verso del Prologo si riporta una citazione diretta di Giovanni il Battista nella quale egli, dicendo che Gesù Cristo “era prima” di lui anche se venne dopo di lui, ne dichiarava l’eternità. Nel sedicesimo verso l’Evangelista continua a descrivere il Cristo, e si sofferma su due caratteristiche peculiari: la pienezza e la grazia. Questo verso si collega in parte al precedente in quanto, siccome nel precedente Giovanni il Battista ha dichiarato l’eternità di Cristo e quindi la sua piena Divinità ora ci comunica che due qualità primarie di Cristo sono la pienezza e la grazia. Se egli non fosse Dio non avrebbe potuto dare parte della sua pienezza ai suoi figli. Vediamo il sedicesimo verso:

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia

Vediamo la corrispondente pronuncia in greco:

Hoti ek tou plērōmatos autou hēmeis pantes elabomen kai charin anti charitos

Secondo il teologo greco Zodhiates vi è una relazione diretta tra il quattordicesimo e il sedicesimo verso. Nel quattordicesimo verso Giovanni ci comunica che Gesù Cristo è pieno di grazia e verità e nel sedicesimo verso Giovanni scrive che i figli di Dio ricevettero parte della pienezza di Cristo: grazia su grazia. La grazia è l’esternalizzazione della bontà.
Innanzitutto quando Giovanni scrive: “ricevemmo”, si riferisce a coloro che hanno accolto Gesù Cristo nel loro cuore, ossia i figli di Dio.
Cosa significa però la parola pienezza? Questa parola si riferisce al concetto di “riempire ciò che era vuoto”. Inoltre questa parola può riferirsi al completamento di qualcosa. Se una coppa è piena a metà di acqua, la sua “pienezza” sarà la quantità d’acqua che si aggiunge per riempire la coppa. Per quanto riguarda Gesù Cristo il concetto di “pienezza” si riferisce alla sua Divinità. Egli è come una coppa ricolma d’acqua fino all’orlo, e che pertanto può solo dare, ma che non ha bisogno di ricevere nulla, in quanto è piena. Ma di cosa è piena la coppa di Cristo? Si potrebbe rispondere affermando che essa è piena di grazia, amore, di misericordia, di bontà di giustizia. Però tutto ciò si può riassumere dicendo che la coppa di Cristo è piena di Divinità, e la sua Divinità è piena.
A tale proposito vediamo il passaggio della Lettera ai Colossesi (2, 9):

E’ in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, 

Ciò significa che gli Apostoli quando videro Gesù Cristo non videro “una parte di Dio”, ma videro Dio in forma umana, in tutta la sua pienezza. La parola “pienezza”, plērōmatos, significa l’opposto di “parte”.
Giovanni però non scrive : “La sua pienezza infatti ricevemmo”, ma bensì: “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto”. Cio significa che essi (ossia Giovanni più altri figli di Dio), ricevettero parte della sua pienezza, non “tutta” la sua pienezza.
L’uomo non può ricevere “tutta” la pienezza di Dio, perché sennò si convertirebbe in Dio. Ne può ricevere solo una parte. Ma quando l’uomo riceve parte della pienezza di Dio riceve Gesù Cristo nel suo cuore, e il suo Spirito va ad abitare nel suo cuore. Quando il Figlio vive nel cuore dell’uomo, l’uomo diventa un tutt’uno con il Figlio e potrà quindi accedere al Padre. Pertanto “parte della pienezza di Dio” è sufficente per convertire pienamente l’uomo a Dio.
Dio occupa pienamente la vita del credente, lo cambia radicalmente. La sua natura carnale è dominata e la natura divina ha il pieno dominio su di lui.
Siccome l’uomo che riceve Cristo ottiene la pienezza di Dio, riempie il suo vuoto iniziale, e non vi è più spazio in lui per la vita mondana.
Il verbo che si usa qui è elabomen, “ricevettero”, lo stesso verbo che si usa nel dodicesimo verso dove si descrive che solo chi ha accolto, o ricevuto Gesù Cristo ha ottenuto il potere di diventare figlio di Dio.
Il verbo elabomen si trova nel secondo tempo aoristo che normalmente si riferisce al passato. La pienezza di Cristo è stata ricevuta una volta sola o è un processo continuo che si ripeterà indefinitamente?
Secondo Zodhiates l’Evangelista Giovanni ha utilizzato un “aoristo gnomico”, riferendosi al fatto che ricevere parte della pienezza di Cristo non è un privilegio che ricevettero solo gli Apostoli o gli altri seguaci di Cristo, ma è una possibilità data a tutti gli esseri umani fino all’ultimo giorno di Grazia. La pienezza di Cristo per il credente è come l’aria che ci circonda: è sempre presente e sempre sarà a disposizione di chi vorrà riceverne.
Nell’ultima parte del sedicesimo verso viene descritto che i figli di Dio ricevettero “grazia su grazia”. Il verbo elabomen si riferisce infatti anche alla “grazia su grazia”. Questo concetto si spiega con il fatto che chi riceve parte della pienezza di Cristo ha sempre avuto bisogno di lui, e non ha mai smesso di essere colmato dalla sua grazia. In altre parole Cristo continua a colmare il vuoto che vi è nell’uomo e lo colma continuamente, con la sua grazia. Perché accade ciò? Secondo il Zodhiates l’uomo è come una coppa d’acqua; dopo aver ricevuto gratuitamente, gratuitamente da, regala ad altri parte della pienezza di Dio che ha ricevuto. Ma a questo punto la coppa dell’uomo risulterà essere nuovamente mezza piena. Quindi la coppa sarà riempita nuovamente con nuova “pienezza” e nuova “grazia”, come fosse acqua pura che fluisce da una sorgente di montagna. Chi non desidererebbe nuova acqua fresca e pura, nuova grazia su grazia da parte di Dio? Pertanto l’uomo, anche dopo aver accolto Gesù Cristo nel suo cuore, continua ad aver bisogno di grazia su grazia. Egli non tornerà più al peccato volontariamente o provando piacere al peccare, ma continuerà a deludere Dio in differenti forme. In ogni caso il peccato non avrà più dominio sull’uomo, perché l’uomo convertitosi a Cristo ha ricevuto e continua a ricevere grazia su grazia.
Ciò dimostra che la grazia di Dio è infinita. Se Dio ci dovesse dare esattamente quello che meritiamo, dovremmo ricevere tutti una sentenza di morte per crocifissione per espiare i nostri peccati, che sono infiniti, perché sono contro Dio. Ma Dio è infinitamente misericordioso e ci ha regalato la Grazia, ossia la possibilità di accogliere Cristo nei nostri cuori e di accogliere il sacrificio di Cristo sulla croce come perdono per i nostri peccati. La Grazia è pertanto un flusso continuo. Dio ci dona Grazia continuamente in modo che noi possiamo vivere di essa e continuare a riempire il nostro vuoto. Se noi daremo ad altri, (con l’amore), la grazia che abbiamo ricevuto (anche se non la meritiamo), riceveremo altra “grazia su grazia”.

Yuri Leveratto
Copyright 2016

Bibliografia, Spiros Zodhiates, Cristo era Dio? 
Foto: Cristo degli abissi, statua sommersa nel fondale di San Fruttuoso, (Genova)

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