giovedì 10 novembre 2016

La linea della fede



Non è una novità che vi siano persone non credenti. Già dai primissimi anni dopo la vita terrena di Gesù Cristo vi erano persone che non credevano che Egli era realmente il Figlio di Dio. Il compito di noi cristiani non è quello di forzare altri a credere. Noi dobbiamo solo testimoniare, in differenti modi, il Vangelo di Gesù Cristo. La nostra testimonianza deve essere pacata, cortese, umile, ma ferma. Con la nostra testimonianza riusciremo ad avvicinare le persone a Gesù, e riusciremo ad avvicinarle alla “linea della fede”. Ciò che non potremo fare è far si che una persona creda. Ciò è impossibile da parte dell’uomo. La vera conversione, secondo le parole di Giovanni, (1, 12-13) viene direttamente da Dio, ossia è opera dello Spirito Santo: 

A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.

Tuttavia come ho scritto poc’anzi, il nostro compito è testimoniare il Vangelo. Ma oggi c’è gente che non vuole ascoltare il Vangelo, perchè ha dei preconcetti su Gesù o sui primi cristiani e pertanto si “chiude a riccio”. Analizziamo brevemente questi preconcetti e dimostriamo la loro infondatezza. 
Innanzitutto, seguendo il liberalismo, molte persone oggi credono che Gesù fosse un grande “saggio”, una persona di altissimo valore morale che predicò il bene ed ebbe vari seguaci. In pratica lo individuano come una persona illuminata, un grande filosofo, o “il più grande saggio di tutti i tempi”. Altri seguendo questo filone, considerano che Gesù fosse un “predicatore apocalittico.”
Questa interpretazione viene facilmente smontata non solo dalla Bibbia, ma soprattutto dalla logica. Innanzitutto vediamo questo punto: se Gesù Cristo fosse stato “solo” un “grande saggio”, non sarebbe risorto dai morti il terzo giorno. A questo punto nessuno dei suoi seguaci avrebbe divulgato la sua Risurrezione, peraltro rischiando la vita sia nei confronti del potere sacerdotale giudaico, sia nei confronti del potere romano. Che cosa ci avrebbero guadagnato i seguaci di Gesù a divulgare una menzogna sapendo di divulgare una menzogna? Nulla. 
Inoltre il messaggio centrale del Vangelo non è solo amore, ma è salvezza. Dalle fonti bibliche e storiche in nostro possesso si evince che fin dai primissimi anni dopo la vita terrena di Gesù, gli Apostoli e gli altri seguaci di Cristo hanno predicato che solo attraverso il pentimento dei propri peccati e la fede che Gesù sia morto in croce per perdonare tutti i peccati, si può accedere al Padre. In pratica essi hanno predicato che solo attraverso Gesù si può ottenere la vita eterna (Vangelo di Giovanni 14, 6). Inoltre i primi cristiani battezzavano nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, (Vangelo di Matteo 28, 19), dimostrando di credere nella Trinità e pertanto di considerare che Gesù Cristo, è vero Dio e vero uomo. La maggioranza dei primi cristiani sono andati al martirio pur di non negare la Risurrezione di Gesù nella carne e la sua piena Divinità. 
Tutti gli Apostoli eccetto Giovanni sono morti martiri. Ed inoltre Stefano, Paolo di Tarso, Barnaba, Giacomo il Giusto, Clemente di Roma, Ignazio di Antiochia, Giustino martire ed altri sono anch’essi morti sul patibolo, colpevoli di non aver rinnegato la Divinità di Gesù Cristo. 
A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che la Risurrezione stessa non è stato un evento reale, ma che gli Apostoli si sono convinti di aver rivisto Gesù, il loro maestro, e ne hanno divulgato la Risurrezione. Nel mio articolo “Considerazioni sulla Risurrezione di Gesù Cristo”(1), ho analizzato varie ipotesi sulla Risurrezione. Per esempio che il corpo di Gesù sia stato sottratto dalla tomba, o che gli Apostoli abbiano avuto delle allucinazioni collettive. Analizziamo il primo punto: innanzitutto bisogna ricordare che la legge ebraica vietava espressamente di aprire i sepolcri (se non per collocarvi altri morti), e puniva con la morte il trafugamento di cadavere, pertanto l’ipotesi che qualcuno dei seguaci di Gesù abbia realmente asportato il corpo è, da un punto di vista storico, remota. Gli Apostoli stessi non avrebbero guadagnato nulla a divulgare una menzogna che loro stessi avrebbero creato. Al contrario avrebbero rischiato la morte. Anche se uno degli Apostoli, per assurdo, avesse asportato il corpo, la verità sarebbe venuta alla luce, e nessuno avrebbe divulgato una menzogna rischiando la vita. Da escludere che i sacertodi ebrei o i soldati romani abbiamo asportato il corpo, proprio perchè non avevano alcun interesse in alimentare il mito che Gesù fosse risorto dai morti. 
Anche l’ipotesi dell’allucinazione collettiva è da scartare. Gli studiosi di fenomeni di allucinazione sostengono che normalmente le allucinazioni si verificano attraverso uno dei cinque sensi. Pertanto si possono verificare allucinazioni visive, olfattive, uditive, tattili, e persino gustative. E’ rarissimo però che il fenomeno di allucinazione si manisfesti in modo completo, ossia vedendo, ascoltando e toccando “qualcuno o qualcosa”. Inoltre ancora più difficile è che una allucinazione si manisfesti a più persone contemporaneamente. 
Ma le apparizioni di Gesù non hanno avuto luogo in un singolo evento. Ve ne sono state varie, e in differenti luoghi. Inoltre gli Apostoli in seguito alle apparizioni non hanno dato segno di delirio o pazzia, ma hanno vissuto in modo mite, pacato e tranquillo, divulgando con fermezza la Buona Novella. 
Il fatto poi che nessuno di loro abbia contraddetto gli altri è un’altro indizio del fatto che ciò che videro era veritiero. Inoltre il fatto che i primi cristiani fossero disposti addirittura ad andare alla morte pur di non rinnegare Gesù Cristo è una ulteriore prova della veridicità delle apparizioni. Nessuno di loro sarebbe andato alla morte se non fosse stato più che sicuro che colui che gli apparve dopo la Risurrezione era proprio Gesù, in carne e ossa, ricordando ovviamente che questo evento era stato da lui annunciato, mentre era in vita. Inoltre c’è un fatto da considerare: se la teoria delle allucinazioni fosse vera, dovrebbe essere vera pure la teoria dell’asportazione del cadavere di Gesù dalla tomba. A questo punto gli scettici della Risurrezione devono conciliare vari fatti per negare che la Risurrezione sia realmente avvenuta: devono infatti assumere che il corpo di Gesù sia stato rubato (teoria che come abbiamo visto è, da un punto di vista storico, remota), e che contestualmente tutti gli Apostoli, oltre a Maria Maddalena, i discepoli di Emmaus, Giacomo il Giusto e poi Paolo di Tarso abbiano avuto allucinazioni di gruppo per più di una volta. Considerando infatti che nel Nuovo Testamento, vi sono descritte almeno dodici apparizioni (2) diverse fra loro (escludendo l’Apocalisse), risulta altamente improbabile che siano state tutte dovute ad allucinazioni, anche considerando che durante gli anni successivi, nessuno degli Apostoli ha dato segni di schizzofrenia o delirio.
Vediamo pertanto che la teoria del Gesù “grande saggio”, viene a cadere proprio per il comportamento degli Apostoli. Se fosse stato solo “un grande saggio”, nessuno di loro avrebbe divulgato la sua Risurrezione nella carne. 
Analizziamo ora la teoria del Gesù rivoluzionario, partigiano anti-romano che avrebbe combattuto contro le ingiustizie con lo scopo di liberare Israele dal giogo dei romani. Innanzitutto possiamo confutare questa teoria con la prima argomentazione: se Gesù fosse stato solo un partigiano anti-romano, nessuno ne avrebbe divulgato la sua Risurrezione. Ma vi è di più: se Gesù fosse stato un partigiano anti-romano, che voleva generare una rivolta per liberare Israele, i suoi seguaci, dopo la sua morte avrebbero diffuso idee rivoluzionarie e violente, ma la storia prova che essi divulgarono il Vangelo, ossia amore nei confronti anche dei nemici e salvezza per chi accetta il sacrificio di Gesù Cristo sulla croce. 
Il semplice fatto che gli Apostoli morirono come martiri smentisce la possibilità stessa che Gesù fosse un rivoluzionario anti-romano. Il martirio infatti era un atto pacifico e non violento. Essi preferivano morire piuttosto che negare il nome di Gesù Cristo e la sua Divinità. 
Se invece avessero avuto il fine di un complotto anti-romano, non si sarebbero fatti uccidere dopo torture atroci pur di non rinnegare la Divinità di Cristo, (come quelle inflitte per esempio a Bartolomeo, che fu scorticato vivo), ma avrebbero rinnegato, salvandosi così la vita e portando avanti le loro idee in altro modo. Anche la teoria del Gesù partigiano anti-romano decade, quindi. 
Analizziamo ora, brevemente, la teoria islamica su Gesù. Secondo il Corano, Gesù sarebbe stato solo un profeta di Dio, ma non l’Incarnazione di Dio. Inoltre non sarebbe morto in croce, (Corano 4, 157-158), e quindi non avrebbe potuto perdonare i peccati del mondo. Ovviamente per gli islamici Gesù non sarebbe risuscitato nella carne. 
La teoria islamica su Gesù si confuta facilmente con le citazioni storiche sulla morte di Gesù Cristo in croce (vedere nota 3, e 4), anche e soprattutto con la logica. Se infatti Gesù non fosse morto in croce, non sarebbe neppure risuscitato dai morti. Nessuno avrebbe quindi divulgato la sua Risurrezione, rischiando peraltro la vita sia nei confronti del potere sacerdotale giudaico, sia nei confronti del potere romano. 
Analizziamo ora l’ultima teoria su Gesù, ossia quella del “Gesù gnostico”. Innanzitutto individiamo brevemente cosa fu lo gnosticismo cristiano del secondo secolo della nostra era. La visione gnostica di Basilide, Valentino e Marcione, non fu una fede originale, ma fu un adattamento di concetti gnostici applicati al Cristianesimo, in forte contrapposizione all’Antico Testamento. Gli gnostici, vedendo solo le negatività del mondo terreno, ossia il male, il dolore e la sofferenza, le attribuirono a YHWH, che identificavano con il demiurgo cattivo. 
Gesù invece non potevano ripudiarlo, perché il suo messaggio era grandioso e molti erano disposti a morire per lui. Pertanto attuarono un sincretismo, adattandolo alla loro credenza. 
Il “Gesù gnostico” che ne derivava pertanto, non era più quello narrato dagli Apostoli, che furono coloro che vissero con il Salvatore, ma era quello inventato e idealizzato dagli gnostici. Quel “Gesù gnostico” non aveva sofferto in croce, in quanto la sua natura prettamente divina gli impediva di soffrire, e pertanto anche la Risurrezione non aveva senso, era un’allegoria. L’importanza della venuta di Gesù era solo e solamente la sua azione di “ponte” che avrebbe potuto portare l’uomo alla vera gnosi e quindi, a Dio. Ne risulta un Gesù completamente falsato e non attinente ai testi neo-testamentari. 
Gli gnostici attuali, di solito, riconoscono Gesù come una persona illuminata che fu capace di incarnare in sè la “coscienza di Cristo” (spesso utilizzano il termine “coscienza cristica”, in perfetto stile new age), e lo indicano come un ponte per poter ottenere la salvezza. Dichiarano pure di accettare la Bibbia, come rivelazione di Dio, ma nessuno di loro parla del peccato, e del messaggio di salvezza che fu dato da Gesù Cristo. Ripudiano la Grazia che ci è stata data da Gesù Cristo con la sua morte in croce e pertanto negano il concetto della “morte vicaria di Gesù Cristo.” Quando gli si fa notare che gli Apostoli hanno predicato il concetto di “morte vicaria di Gesù Cristo” e il concetto di espiazione dei peccati, sostengono che questo fu il pensiero di Paolo di Tarso, ma non degli Apostoli. Questa tesi è facilmente confutabile. Innanzitutto le citazioni sulla “morte vicaria di Gesù Cristo” sono numerose non solo nelle lettere di Paolo, ma anche nei Vangeli e negli altri libri neotestamentari (5). In secondo luogo è errato dire che Paolo di Tarso avrebbe influenzato gli altri Apostoli e gli Evangelisti. Innanzitutto secondo alcuni studiosi sia il Vangelo di Matteo che il Vangelo di Marco sono stati scritti prima delle lettere paoline. Per lo studioso J. Carmignac il Vangelo di Matteo sarebbe stato scritto nel 45 d.C. inizialmente in aramaico (6). Inoltre secondo lo studioso O’Callaghan, uno dei frammenti dei Rotoli del Mar Morto, sarebbe parte del Vangelo di Marco, e risalirebbe addirittura al 50 d.C. (7).
Inoltre se prima del concilio di Gerusalemme gli Apostoli si fossero resi conto che Paolo di Tarso sosteneva delle tesi non coincidenti con il messaggio centrale di Gesù Cristo, il kerygma (ossia: Gesù Cristo è nato da una vergine, per cui è il Figlio di Dio, è morto sulla croce per perdonare tutti i peccati ed è risorto il terzo giorno nella carne), lo avrebbero allontanato e scomunicato e non gli avrebbero permesso di predicare la parola del Signore. 
In terzo luogo le Lettere di Paolo furono dirette alle comunità cristiane dei tessalonicesi, dei corinzi, dei galati, dei filippesi, dei romani, degli efesini e dei colossesi. Pertanto queste lettere inizialmente non giunsero al cospetto degli altri Evangelisti, che quindi non avrebbero certo potuto copiarne i contenuti. In quarto luogo luogo bisogna considerare che Paolo di Tarso non viaggiò in Egitto, ne a Bisanzio (Costantinopoli), ne in Armenia, ne in Etiopia, ne in Persia e tantomeno in India. Però in quei luoghi si diffuse il kerygma fin dal I secolo. Chi diffuse il kerygma in quei territorio dove Paolo di Tarso non viaggiò? Gli Apostoli, naturalmente. Se Paolo di Tarso avesse inventato qualcosa, e se il suo predicare non fosse stato perfettamente coincidente con l’insegnamento di Gesù Cristo, ne sarebbe risultato che nei luoghi che ho citato si sarebbe diffuso un qualcosa di diverso, mentre solo nelle aree visitate da Paolo si sarebbe diffuso il kerygma, ma come sappiamo non fu così, per esempio in Egitto si diffuse il kerygma e il Cristianesimo apostolico, esattamente uguale al Cristianesimo diffuso da Paolo, e il primo che lo diffuse fu l’Evangelista Marco. E via di seguito per gli altri luoghi da me citati: Andrea per Bisanzio, Giuda Taddeo e Bartolomeo per l’Armenia, Tommaso per l’India ecc. 
Inoltre Paolo di Tarso andò al martirio pur di non rinnegare quello che aveva scritto e detto su Gesù Cristo. Naturalmente le fonti storiche sul martirio di Paolo di Tarso sono numerose. (7). 
Ecco pertanto dimostrato che la dottrina della “morte vicaria di Gesù Cristo” è apostolica, ossia fu divulgata da tutti gli Apostoli e non fu un’invenzione di Paolo di Tarso. 
Pertanto la visione gnostica, che non considera il Vangelo nella sua totalità, ossia scarta il peccato e il messaggio centrale della predicazione di Gesù Cristo sulla salvezza, risulta essere una fede falsata, accomodata alle esigenze di una tendenza alla moda, che mostra un Vangelo di amore, ma non di salvezza. Si scartano le parti del Vangelo che sono taglienti, e che indicano nel pentimento dei propri peccati e nella fede che Gesù sia morto per espiarli al posto nostro, e ci si sofferma solo sull’amore, la compassione e la misericordia. 
Abbiamo visto pertanto che ognuna di queste quattro teorie (ossia il Gesù “grande saggio” o “predicatore apocalittico”, il “Gesù rivoluzionario anti-romano”, il “Gesù  islamico” e il “Gesù gnostico”), non hanno un fondamento solido, ne dal punto di vista storico ne dal punto di vista logico. 

Yuri Leveratto
Copyright 2016

Note:
1-http://yurileveratto2.blogspot.com/2015/11/considerazioni-sulla-risurrezione-di.html

2-Elenco delle apparizioni e indicazione del rispettivo libro del Nuovo Testamento dove sono citate (senza contare l'Apocalisse):
Prima apparizione a Maria Maddalena, Marco 16, 9-11; Giovanni 20, 11-18
Seconda apparizione a Maria Maddalena e l’altra Maria, Matteo 28, 9-10
Terza apparizione a Simon Pietro: Vangelo di Luca 24: 43; 1 Corinzi 15, 5
Quarta apparizione a due discepoli in Emmaus: Vangelo di Luca 24, 13-35
Quinta apparizione a Gerusalemme ai dieci: Vangelo di Giovanni 20, 19-25; Marco 16, 14; Luca 24, 33-43
Sesta apparizione a Gerusalemme agli undici: Vangeli di Giovanni 20, 26-31; 1 Corinzi 15, 5
Settima apparizione ai sette sul lago di Galilea, (Pietro, Tommaso, Bartolomeo/Natanaele, Giovanni, Giacomo e altri due), Giovanni 21, 1-25
Ottava apparizione a 500 in una sola volta, 1 Corinzi 15, 6
Nona apparizione a Giacomo (fratello di Gesú); 1 Corinzi 15, 7
Decima apparizione agli undici in Galilea, Matteo 28, 16-20; Marco 16, 15-18
Undicesima apparizione agli undici (Ascensione) a Gerusalemme: Luca 24, 44-53; Atti 1, 3-12
Dodicesima apparizione (uditiva e accecante): a Paolo: Atti 9: 3-9; Atti 22: 6-11; Atti 26: 12-18
Tredicesima apparizione: a Stefano: Atti 7, 55

3-http://yurileveratto2.blogspot.com/2015/11/la-morte-in-croce-di-gesu-cristo.html

4-http://yurileveratto2.blogspot.com/2015/04/confutazione-della-religione-islamica.html

5-http://yurileveratto2.blogspot.com/2015/11/lo-scopo-principale-della-missione-di.html

6- J. Carmignac, Nascita dei Vangeli sinottici, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1986.

7- http://www.statveritas.com.ar/Varios/JLoring-01.htm

8-Ecco le fonti del martirio di Paolo:

Lettera di Ignazio di Antiochia agli Efesini (110 AD)

XII. So chi sono e a chi scrivo. Io sono un condannato, voi avete ottenuto misericordia. Io in pericolo, voi al sicuro. Voi siete la strada per quelli che s'innalzano a Dio. Gli iniziati di Paolo che si è santificato, ha reso testimonianza ed è degno di essere chiamato beato. Possa io stare sulle sue orme per raggiungere Dio; in un'intera sua lettera si ricorda di voi in Gesù Cristo.

Lettera ai Romani di Dionigi, vescovo di Corinto (166-174 AD), in Eusebio di Cesarea - Storia Ecclesiastica 25-8

“Con una tale ammonizione voi avete fuso le piantagioni di Roma e di Corinto, fatte da Pietro e da Paolo, giacchè entrambi insegnarono insieme nella nostra Corinto e noi ne siamo i frutti, e ugualmente, dopo aver insegnato insieme anche in Italia, subirono il martirio nello stesso tempo”

Tertulliano –Prescrizione contro le eresie (200 AD)

Come felice è la sua chiesa, su cui gli apostoli riversano tutta la loro dottrina insieme con il loro sangue! Dove Pietro subisce la passione come il suo Signore! Dove Paolo vince la corona in una morte simile a quella di Giovanni, dove l'apostolo Giovanni fu immerso, illeso, in olio bollente, e quindi rimandato in esilio nella sua isola! Vedete ciò che ha imparato, ciò che ha insegnato, e quello che ha avuto comunione con le nostre chiese in Africa!

Lattanzio, De Mortibus Persecutorum (318 AD)

I suoi apostoli erano allora undici di numero, al quale sono stati aggiunti Mattia, al posto del traditore Giuda, e poi Paolo. Poi si dispersero per tutta la terra a predicare il Vangelo, come il Signore loro Maestro gli aveva ordinato; e durante venticinque anni, e fino all'inizio del regno di Nerone, si occuparono di gettare le fondamenta della Chiesa in ogni provincia e città. E mentre Nerone regnava, l'apostolo Pietro è venuto a Roma, e, attraverso la potenza di Dio che gli fu affidata, fece certi miracoli e, convertendo molti alla vera religione, costruì un tempio fedele e saldo al Signore. Quando Nerone sentì parlare di queste cose, e osservò che non solo a Roma, ma in ogni altro luogo, una grande moltitudine di persone abbandonava ogni giorno il culto degli idoli, e, condannando le loro vecchie abitudini, si avvicinava alla nuova religione, lui, un esecrabile e pernicioso tiranno, decise di radere al suolo il tempio celeste e distruggere la vera fede. Fu lui che per primo ha perseguitato i servi di Dio; lui ha crocifisso Pietro e ha fatto uccidere Paolo.

Vi sono poi altre fonti su Paolo, come la Lettera ai Filippesi di Policarpo e la Storia Ecclesiastica Eusebio di Cesarea, Libro II cap. 25 5-7

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