Oggigiorno anche tra persone cristiane si sente molta opposizione al concetto di perdono. Le frasi che di solito si sentono dire quando si nomina il perdono sono: “non riesco a perdonare”, o “io perdono solo se prima lui mi chiede perdono!”, oppure, “ma bisogna perdonare pure gli assassini?
La risposta è che dal punto di vista cristiano, bisogna perdonare sempre, e per primi senza aspettare che ci venga chiesto perdono.
Ma veniamo a definire che cosa non è, e poi che cosa è il perdono.
Innanzitutto il perdono non significa dimenticare. Perdonare significa vedere con occhi diversi.
Il perdono non significa negare il dolore. Il dolore c’è e ci vorrà del tempo per attenuarlo.
Il perdono non significa tollerare le ingiustizie. Se vi è un’ingiustizia essa va denunciata all'autorità.
Il perdono non significa condonare le ingiustizie. Se vi è stata un’ingiustizia è corretto che chi l’ha perpetrata paghi la pena prevista dalla giustizia terrena.
Se il perdono non è tutte queste cose, allora che cosa è ? Vediamo una citazione dello psicologo Robert Enright:
“il perdono è la disposizione ad abbandonare il diritto al risentimento, al giudizio negativo e alla condotta indifferente verso chi ci ha offesi ingiustamente, coltivando piuttosto atteggiamenti di compassione e bontà verso quella persona”. (1)
Percui, secondo questa definizione, perdonando si abbandona il risentimento, ma anche la condotta indifferente, verso chi ci ha offesi e gli si tende la mano, cercando di provare compassione e bontà verso di lui.
Un concetto importante del perdono è poi quello del perdonarsi, ossia perdonare se stessi. Quante volte sentiamo questa frase: “non riesco a perdonarmelo”.
Ma per noi cristiani vi è la certezza che Gesù è morto per noi sulla croce. Per noi vi è la certezza che Gesù è morto per noi e ha espiato tutte le nostre colpe. Dobbiamo perciò avere la certezza che abbiamo già ricevuto il suo perdono, e dobbiamo guardare avanti.
Soffermiamoci brevemente sull’insegnamento di Gesù sul perdono.
Il primo insegnamento di Gesù sul perdono è inserito nella preghiera del “Padre nostro”. Vediamo il passaggio corrispondente, Vangelo di Matteo (6, 12):
E perdonaci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori.
Gesù indica che vi sono “debiti”, ossia “colpe”. Ogni colpa causa un risentimento e quindi una ritorsione. Ma per Gesù la colpa può essere superata solo attraverso il perdono, e non attraverso la ritorsione, o peggio, la vendetta. Dio perdona le nostre colpe, se realmente ci pentiamo, ma il suo perdono assume significato se anche noi perdoniamo chi ci ha fatto un torto.
Poco più avanti infatti Gesù afferma, Vangelo di Matteo (6, 14-15):
Perchè, se voi perdonate agli uomini le loro offese, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini le loro offese, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre.
Quante volte noi cristiani dobbiamo perdonare? Di solito si ascoltano frasi come: “io ho già perdonato una volta, ora non lo perdono più”.
L’insegnamento sul perdono è spiegato molto bene anche in un’altra parabola, quella del “figliol prodigo”, conosciuta anche come “parabola del padre misericordioso” (Vangelo di Luca, 15, 11-32).
In questa parabola, si racconta di un figlio che volle farsi dare l’eredità che gli spettava in anticipo, e poi se ne andò in un paese lontano sperperando tutti i suoi beni. Quando, in seguito ad un periodo di carestìa, si ritrovò in una situazione difficile, decise di tornare da suo padre. Nel verso ventesimo si legge: “Si mise in cammino e ritornò da suo padre. Mentre era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione. Gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.”
Si nota pertanto che il padre perdonò il figlio prima che il figlio gli chiese perdono. Il perdono deve essere pertanto un atto non condizionato alla richiesta di perdono. Deve essere dato sempre e senza condizioni.
Quale è l’esempio massimo di perdono? Dio ci ha perdonato per primo inviando suo Figlio.
Questo concetto è stato ribadito anche da Paolo di Tarso, il quale ha scritto che è stato Dio che ci ha riconciliato a sè per mezzo di Gesù Cristo, facendo Lui il primo passo verso di noi, anche se noi eravamo peccatori. Vediamo a tale proposito questo passaggio della Seconda Lettera ai Corinzi (5, 18-19):
Ora tutte le cose sono da Dio, che ci ha riconciliati a sè per mezzo di Gesù Cristo e ha dato a noi il ministero della riconciliazione, poichè Dio ha riconciliato il mondo con sè in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto in noi la parola della riconciliazione.
Secondo il Vangelo di Gesù Cristo quante volte si deve perdonare?
A tale proposito vediamo un altro passaggio del Vangelo di Matteo (18, 21-22), dove Gesù insegna a perdonare sempre, senza limiti:
Allora Pietro, accostatosi, gli disse: «Signore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte gli dovrò perdonare? Fino a sette volte?». Gesù gli disse: «Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
questo passaggio si contrappone con il passaggio di Genesi 4, 24:
Se Caino sarà vendicato sette volte, Lamec lo sarà settantasette volte.
Quindi alla vendetta degli ingiusti dell’Antico Testamento si contrappone il perdono dei giusti del Nuovo Testamento.
Il perdono che ci ha offerto Gesù è pertanto un atto sublime. Gesù ha persino perdonato i suoi carnefici. Ecco infatti la famosa frase che ha pronunciato sulla croce e riportata nel Vangelo di Luca (23, 34):
Padre perdonali perchè non sanno quello che fanno
Nel Nuovo Testamento dove si afferma il valore salvifico della morte in croce di Gesù, atto sublime con il quale sono stati perdonati tutti i peccati. Innanzitutto questo primo passaggio del Vangelo di Matteo (26, 27-28):
Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perchè questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati.
“Offrire se stesso” è stato pertanto l’atto di perdono più grande di tutti tempi, che ha annullato il peso infinito dei peccati contro Dio, con il valore infinito del sacrificio finale e perfetto.
Vediamo ora una frase del Gesù risorto, riportata nel Vangelo di Luca (24, 46-47):
Ed aggiunse: “Così sta scritto: il Cristo doveva patire e il terzo giorno risuscitare dai morti; nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati.
In questa frase si ribadisce che chi si converte, credendo nel sacrificio salvifico di Gesù, ottiene il perdono dei peccati.
Noi cristiani dobbiamo inoltre anche “farci altri”, cioè partecipare alla sofferenza degli altri e indicare alle parti la via del perdono.
Gesù ci indica quindi che non è solo possibile essere perdonati, ma è necessario perdonare. Perdonare sempre.
E’ necessario diventare agnelli per espiare i peccati di altri. Chi si proclama cristiano deve poter attuare la «riparazione vicaria». Farsi altro, farsi vittima e caricarsi del peso di un ingiustizia in modo da rendere meno arduo il processo di riconciliazione. Essere ministri di riconciliazione.
Paolo di Tarso ci invita ad essere un sacrificio vivente: Lettera ai Romani 12-1:
“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale."
Quindi se il Figlio di Dio è morto per noi non esiste sacrificio troppo grande che noi possiamo fare per Lui.
Per approfondire il tema del perdono è utile considerare il metodo pratico del missionario colombiano Leonel Narvaez.
Secondo Narvaez il risentimento porta al rancore e alla vendetta. La persona che non è capace di perdonare vive in uno stato continuo di insicurezza, si sente schiava del passato, non comprende perchè quella situazione è successa a lei, è incapace di socializzare.
Eppure la persona umana è caratterizzata dallo spirito che è a sua volta formato da: intelletto, sentimenti e volontà.
La persona umana è caratterizzata quindi dalla volontá, la facoltà di mantenere delle promesse (patti) e dalla capacità di perdonare ed essere perdonato.
Leonel Narvaez ha indicato cinque passi per arrivare a perdonare:
1-Accettare di essere nell’oscurità e voler passare dalle tenebre alla luce.
2-Decidere di perdonare. Il perdono è completamente irrazionale.
3-Guardare con nuovi occhi. (non dimenticare, ma guardare in modo diverso).
4-Comprendere chi ti ha fatto un offesa. Sviluppare la compassione, cercare di somigliare a Gesù.
5-Rompere le catene con il passato: perdonare. (Chi non perdona continua a guardare indietro ed è schiavo del proprio passato).
Inoltre Leonel Narvaez ha indicato cinque passi per arrivare alla riconciliazione, che si può definire come l’esercizio di recupero nella fiducia del prossimo
1-conoscere la verità: come si sono svolti i fatti
2-deve essere applicata una giustizia restaurativa.
3-ci deve essere una compensazione (in denaro, aiuti materiali).
4-realizzare un patto dove si sancisca che il fatto non si ripeterà.
5-celebrare la riconciliazione.
Daniel Narvaez indica che vi possono essere tre gradi di riconciliazione: coesistenza, convivenza, comunione
Secondo Narvaez può esserci perdono senza riconciliazione, ma non può esserci riconciliazione senza perdono.
Yuri Leveratto
Note:
1-Enright Robert, Freedman Suzanne, Rique Julio, Interpersonal forgiveness, in Enright Robert e North J., Exploring forgiveness, University of Wisconsin Press Madison 1988, pp.46-47
Bibliografia: - La rivoluzione del perdono”, Leonel Narvaez, Alessandro Armato.
Qui potete trovare il mio commento video: https://www.youtube.com/watch?v=SOgqeBHR-_M
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