Il buddismo è nato con la dottrina di Siddartha Gautama, vissuto in India intorno al IV secolo a.C.
Alla base del suo pensiero non vi è l’esistenza di Dio, o come l’uomo possa giungere alla salvezza, al cospetto di Dio.
Siddartha Gautama, che fu considerato il “Budda”, ossia “l’illuminato”, si pose fin da subito il problema del dolore e della sofferenza umana.
Dopo aver meditato sulla malattia, la vecchiaia e la morte, si concentrò su un metodo per poter eliminare il dolore. L’illuminazione di Siddartha Gautama consistette nell'aver individuato un metodo secondo il quale gli esseri umani potrebbero eliminare la sofferenza e il dolore e pertanto evitare nuove reincarnazioni, giungendo così ad uno stadio di illuminazione chiamato “nirvana”.
Le “quattro nobili verità” che stanno alla base dell’insegnamento buddista sono:
1-La realtà del mondo è il dolore
2-L’origine del dolore è il desiderio
3-L’eliminazione del dolore è possibile, mediante l’estinzione del desiderio
4-Esiste una via per tale estinzione: “il nobile ottuplice sentiero”
Il “nobile ottuplice sentiero” a sua volta è un percorso di conoscenza costituito da otto fattori (retta comprensione, retta motivazione, retta parola, retta azione, retta vita, retto sforzo, retta consapevolezza, retta concentrazione). Questi otto fattori porterebbero alla “perfetta saggezza” e pertanto alla stadio di nirvana, che permetterebbe di svincolarsi dal ciclo delle rinascite.
Da tutto ciò si evince inizialmente che nel buddismo si crede nella reincarnazione e le “quattro nobili verità” rappresentano un metodo per non ricadere nella ruota delle rinascite.
Si nota inoltre che al centro del buddismo vi è l’uomo. Solo l’uomo può “salvare” se stesso, e attraverso un percorso di conoscenza può arrivare all'illuminazione, attraverso la quale sconfiggerà il dolore e pertanto non proverà più sofferenza.
Alcune persone oggigiorno confondono l’insegnamento di Siddartha Gautama con l’insegnamento di Gesù, arrivando persino a considerare che la dottrina buddista sia simile alla dottrina che Gesù ha insegnato.
Ma le differenze tra il pensiero di Siddartha Gautama e l’insegnamento di Gesù sono profonde, e anche le risposte che Gesù ha dato a temi fondamentali come lo scopo dell’uomo sulla terra, e il dolore dell’uomo sono profondamente differenti.
1-Innanzitutto Gesù non ha mai insegnato la reincarnazione. Anzi quando i suoi discepoli hanno accennato alla remota possibilità della reincarnazione (Vangelo di Giovanni cap.9), Gesù l’ha negata, affermando invece che la sofferenza esiste e alcune volte esiste “affinché siano manifestate le opere di Dio”. (1).
Inoltre la vicenda stessa di Gesù, con la sua morte e la sua Risurrezione, dimostra che noi esseri umani moriremo una volta sola per poi risorgere una volta sola. Infatti Lui è morto una volta sola, ed è risorto una volta sola. Questo concetto è stato espresso anche nel Nuovo Testamento (Lettera agli Ebrei 7, 27-28):
E come è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio, così anche Cristo, dopo essere stato offerto una sola volta per prendere su di sè i peccati di molti, apparirà una seconda volta senza peccato a coloro che lo aspettano per la salvezza.
2-Alla base dell’insegnamento di Gesù, non vi è il raggiungimento della saggezza, ma la perseveranza nell'umiltà. Gesù insegna che il mistero di Dio è colto dai piccoli, dagli umili e non dai saggi di questo mondo, Vangelo di Matteo (11, 25):
“In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli.”
Anche Paolo di Tarso, seguace di Gesù, ha scritto che non è la saggezza “di questo mondo” che porta a Dio, ma l’umiltà, vediamolo in questo passaggio della prima lettera ai Corinzi (1, 18-20):
Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio; infatti sta scritto: «Io farò perire la sapienza dei saggi e annienterò l'intelligenza degli intelligenti». Dov'è il sapiente? Dov'è lo scriba? Dov'è il contestatore di questo secolo? Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo?
3-La risposta al problema del dolore. Gesù non è un filosofo e pertanto non cerca risposte filosofiche al problema del dolore. Per Gesù il dolore e la sofferenza fanno parte della vita umana, ed è inutile cercare filosofie che cercherebbero di eliminarli. Gesù stesso risolve il dolore, sanando le persone inferme che si avvicinano a Lui. Per cui è Gesù stesso la soluzione alla sofferenza e al dolore. Con la fede in Lui, l’uomo supererà la sofferenza, il dolore e la morte.
Gesù indica che la sofferenza, sia morale che fisica deve essere accettata. Gesù dice, nel Vangelo di Matteo (10, 38):
E chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me.
E in un altro passaggio del Vangelo di Matteo (16, 24):
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno mi vuole seguire, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Il dolore e la sofferenza pertanto non sono tabù da eliminare, ma vie da percorrere. Certo, Gesù ci indica che dobbiamo rinnegare il nostro io, ovverosia il nostro orgoglio, la nostra presunzione, e liberarci da ogni egoismo, ma poi dobbiamo “prendere la nostra croce” per poter essere degni di Lui. Questa croce potrà essere una infermità fisica o anche la rinuncia alla materialità, ma è pur sempre una croce, un sentiero difficile. Solo attraverso questa croce potremo giungere al Padre, attraverso la fede in Gesù. E Lui per primo ce lo ha mostrato vivendo la sofferenza e il dolore nella sua carne e nel suo spirito. Sopportando fino all'ultimo l’umiliazione alla quale è stato sottoposto. Sopportando fino all'ultimo il peso del dolore immenso per le colpe e i peccati di tutta l’umanità. Lui è l’esempio massimo dell’accettazione della sofferenza e del dolore. Ma Lui stesso è l’esempio della vittoria sulla sofferenza e sul dolore e sulla morte, con la sua gloriosa Risurrezione.
Lo scopo dell’uomo pertanto, per Gesù non è l’eliminazione del dolore, ma l’amore, verso Dio e verso il prossimo e deve essere espresso attraverso il perdono. E non si deve tentare di abolire la sofferenza e il dolore attraverso un metodo filosofico, ma bisogna accettarli, avendo fede in Gesù. Come Lui stesso ha sofferto e ha provato dolore, anche noi soffriremo e proveremo dolore. Come Lui stesso è morto, anche noi moriremo. Come Lui stesso stesso è risorto, anche noi risorgeremo.
Yuri Leveratto
Nota:
1-https://yurileveratto2.blogspot.com/2018/06/commento-del-nono-capitolo-del-vangelo.html
Mi sono imbattuto in questo post un po' per caso, ma trovo interessante l'osservazione della profonda diversità dell'approccio al problema dolore tra Siddartha Gautama e Gesù. Il primo tende a eliminarlo, il secondo a superarlo, pur asserendo di doverlo accettare. Entrambi gli atteggiamenti, però, non mi sembrano giungere a conclusioni concrete soddisfacenti e logiche.
RispondiEliminaPiù sconcertante ancora ho trovato la ripetizione del concetto espresso da Gesù:
"E chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me." (Matteo 10, 38)
"Se qualcuno mi vuole seguire, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua." (Matteo 16, 24)
Infatti in quel momento nessuno aveva ancora associato la sofferenza al simbolo della croce. La crocifissione di Gesù avvenne più tardi, come dolore ben più elevato ed atroce di quello citato allora quale pena generica che ognuno porta con sé. Le pene umane non erano e non potevano quindi essere assimilate alla croce, che assurse al suo valore simbolico e semantico solo dopo che il supplizio venne inflitto a Gesù. O forse come metonimia della croce lignea, del suo peso, fatta portare sul Calvario da Gesù stesso sulle sue spalle.
Qualcosa, ancora una volta, non quadra. E profondamente.
Grazie del tuo commento, molto interessante. La parola σταυρὸν (stauros), cosi come si legge nell'originale greco del Vangelo di Matteo (10, 38), significava già prima di Cristo "palo", "croce". Ti riporto ciò che e' scritto nella voce "stauros" di wikipedia: "Nel greco ellenistico o koinè (κοινὴ ἑλληνική) detto anche alessandrino, comune o greco del Nuovo Testamento (dal secolo III a.C. al secolo III d.C.), la parola σταυρός al singolare è impiegata per indicare uno strumento di esecuzione o di tortura al quale si attaccava la vittima,[11] e viene adoperata nel senso di "croce", per esempio nella Bibliotheca historica 2.18 di Diodoro Siculo (ca. 90 a.C. – ca. 27 a.C.) e nel Vangelo secondo Matteo 27.40"--- Quindi come vedi già prima di Cristo la parola stauros (croce) era associata al supplizio. Gesù ha voluto intendere che ognuno deve intraprendere il "suo" sentiero difficile. Solo cosi', portando ognuno di noi la propria croce, potremo attraverso la fede in Gesù, giungere al Padre.
EliminaVedo che si va a ricadere nei problemi di traduzione così specifici nelle argomentazioni di Biglino.
RispondiEliminaMi pare indubbio che la croce fosse da tempo uno strumento di supplizio. Ma la frase di portare ognuno la propria croce non può aver avuto altra origine se non quella derivante dal fatto che Gesù fosse stato obbligato fisicamente a portarla, e quindi solo dopo gli avvenimenti sul Calvario.
Non era certo in uso trattare i delinquenti a quel modo, prima del supplizio riservato a Gesù, in particolare facendo loro portare la propria croce. Anche perché è molto probabile che le croci, come i patiboli in genere, restassero poi al loro posto per le successive esecuzioni, senza doverle continuamente spostare, smontare, portare in giro, infiggere nuovamente, ecc.. Portare la croce è un fatto specifico riferito alla passione di Gesù, non un gesto od una frase di uso abitudinario prima che esso avvenisse appunto sul Calvario.
Gesù poteva certamente sapere a cosa sarebbe andato incontro lui, costretto appunto anche a portare la sua croce, ma non credo assolutamente che abbia usato la parola "croce" nel senso di portarla per definire una pena, una sofferenza usuale. Non sarebbe stato compreso. Per nostra fortuna soffriamo, ma non d'abitudine con strumenti atroci e disumani come la crocifissione.
Questo per dire, essendoci nella Bibbia (e non solo) molti episodi di non chiara interpretazione linguistica, come la fedeltà assoluta dei testi sacri e delle loro traduzioni sia soggetta a molti dubbi ed ad interpretazioni non univoche e sicure. Se mi è consentito, talvolta con una certa ambiguità magari voluta, nei testi delle profezie e degli oracoli. In questo caso, mi sembra evidente l'improprietà di linguaggio che ha tradito l'evangelista o il suo traduttore.
No, dissento con le tue frasi. “Portare ognuno la propria croce” e’ una frase che non deriva dal fatto che Gesù fosse stato obbligato fisicamente a portarla. Anche prima del supplizio che e’ stato riservato a Gesù i condannati dovevano portare lo “stauros”. Come evidenziato nella Bibliotheca historica 2.18 di Diodoro Siculo (ca. 90 a.C. – ca. 27 a.C.). Quindi vi e’ una evidenza storica che il termine stauros fosse già usato prima di Cristo, e che “portare la propria croce” fosse una frase simbolica indicante che ognuno deve accettare le proprie avversità, percorrerle e superarle. Non si tratta di “portare croci”, ma di portare il palo (stauros) che doveva essere poi fissato perpendicolarmente al palo verticale cosi, appunto da formare una croce. Tu non credi che Gesù abbia usato la parola “croce”, ma questa e’ una opinione tua personale alla quale io non sono interessato. Le evidenze storiche indicano che Gesù ha effettivamente usato quella parola e ha effettivamente voluto dire che ognuno di noi deve accettare e percorrere la propria via tortuosa e stretta. Non esiste nessuna “improprietà di linguaggio che ha tradito l’evangelista”. L’evangelista ha riportato la frase di Gesù che e’ chiarissima e non vi e’ nessuna ambiguità. Ti consiglio di aprire il tuo cuore al Signore Gesù Cristo e poi la Bibbia ti sembrerà chiara, limpida, come l’acqua pura e fresca di una sorgente d’alta montagna. Saluti.
EliminaFollia apologetica cristiana. un delirio puro.
RispondiEliminae poi il NT....montato ad arte...per materializzare la dottrina misterica e la mitologia sincretica del tempo...in un personaggio che per come è stato veicolato e spacciato..ovvero cosmico e universale ...è frutto solo della fantasia dapprima teologica...e poi politica...dei pensatori e governanti di turno.
E tu che non hai neppure il coraggio di firmarti?
EliminaScrivi che la mia sarebbe una "follia apologetica" o un "delirio puro", ma non sei minimamente in grado di argomentare nel merito. Sostieni che Gesù sia un personaggio frutto della "fantasia teologica"? Se così fosse allora Gesù sarebbe un personaggio inventato. Anche ammesso che un limitato gruppo di persone si fosse unito e abbia scritto i Vangeli a tavolino, come sarebbe stato possibile divulgare la nuova credenza, basata su eventi soprannaturali, alle masse?
Con un semplice libro non si può convincere qualcuno della Divinità di Cristo e della sua Risurrezione dai morti. Per convincere un non credente a credere, bisognava predicare nelle strade, e bisognava predicare con le lacrime agli occhi, ossia credendoci veramente. Infatti il Cristianesimo non è una credenza in un dio impersonale come per esempio le religioni misteriche, dove si descriveva un’anima universale lontana e fredda. Il Cristianesimo è basato su fatti realmente accaduti e se il predicatore non crede veramente in quello che sta predicando, nessuno gli crederebbe. Ve lo immaginate il gruppo di complottisti falsari, andare a predicare in qualcosa che non credevano loro stessi per primi? E in più andare a predicare sapendo di poter essere uccisi? La logica stessa sconfessa questa tesi.
Caro il signor Unknown, prima di tutto, non mi sembra che tu possegga argomentazioni valide per giudicare Gesù di Nazareth, i suoi discepoli, gli Apostoli, le prime comunità cristiane da loro fondate, i Padri della Chiesa, i Santi di ogni epoca, i tanti teologi ed esegeti di Sacra Scrittura e tante persone semplici che ogni giorno cercano di vivere e testimoniare la loro fede nel Signore Gesù. Tu vieni e pretendi a casa nostra, di poter esprimere la verità sul Cristianesimo? Ma chi sei? Chi pretendi di essere? Non ci appartieni perché non ha nemmeno l’umiltà (parola che per te immagino non abbia senso) di ascoltare anche in maniera critica ciò che è scritto, non interpretato, nei Vangeli.
RispondiEliminaComunque ritornando alla risposta di Gesù al metodo buddista, prendere la propria croce significa identificarsi con Cristo. Il vero discepolo di Cristo è chiamato ad assomigliare al Maestro, ad identificarsi con Lui, con i Suoi atti, con i Suoi gesti, con le Sue parole, con la Sua visone del mondo, con il Suo destino. Chi è il tuo eroe? A chi vorresti assomigliare? Chi vorresti essere?
L'apostolo Paolo non aveva dubbi e per questo poteva affermare: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!" (Gal. 2:20).
Identificarsi con Cristo significa:
Avere i suoi desideri. Non un cuore che batte per le cose del mondo ma che aspira alla realizzazione del regno di Dio sulla terra e alla gloria, nel cielo.
Avere i suoi scopi. Non vivere per noi stessi ma vivere per la salvezza dei peccatori e per l'edificazione del corpo di Cristo.
Essere disposti a patire le Sue sofferenze. Vogliamo seguirlo sempre, sia quando si tratta di entrare con Lui trionfanti in Gerusalemme, sia quando si tratta di seguirlo nel Getsemani e finanche alla croce.
Avere il Suo cuore. Un cuore che batte per tutti, che ama tutti disinteressatamente, che vede in ogni creatura un potenziale figlio di Dio e una reale persona per la quale Cristo è morto.
Odiare il peccato. Pur amando i peccatori, come Cristo, siamo chiamati ad odiare il peccato e a giudicarlo come la Parola di Dio lo giudica. Siamo chiamati ad identificarci con Cristo, portando la nostra croce ogni giorno, nella certezza che non è la morte la parola definitiva sulla nostra vita ma è risurrezione, vita eterna, partecipazione alla stessa vita divina.
Sei veramente discepolo di Gesù Cristo? Non c'è discepolato senza la rinuncia a se stesso e senza prendere la propria croce. Se abbiamo pagato questo prezzo siamo a buon punto. Dio ci darà forza e grazia di risultargli sempre più graditi.
Essere discepoli di Cristo significa, prima di tutto appartenergli e tu caro Unknown non gli appartieni e se non gli appartieni che ne sai di Lui? Come i primi discepoli che seguirono Gesù anche tu come loro dovresti chiedere al Maestro: “Gli dissero: ‘Rabbi - che, tradotto, vuol dire ‘Maestro’ -, dove dimori?”. E Gesù rispose loro: Venite e vedete. Ed il luogo dove oggi possiamo incontrare il Signore Gesù, insieme ai suoi discepoli è la comunità cristiana è la Chiesa corpo mistico di Cristo…Ma immagino che tutto questo per te non abbia senso, ma io ho l’obbligo di annunciartelo.
Gent. sig. Leveratto
RispondiEliminaquesto articolo è così pieno di inesattezze che mi viene la pelle a buccia d'arancia. Già l'aver scritto "Budda" dimostra la sua completa ignoranza sull' argomento Buddhismo e quindi l'averlo trattato qui è stato solo un modo di esporre la sua ignoranza nel merito.
« L’illuminazione di Siddartha Gautama consistette nell'aver individuato un metodo »
No, l' Illuminazione consiste solo nell' aver raggiunto una Consapevolezza che permette di smettere di provocare sofferenza verso sè stessi e quindi verso gli altri.
Le Quattro Nobili Verità da lei scritte sono errate tranne l'ultima. Sono invece le seguenti
1- La sofferenza (dukkha, "difficile da superare") esiste
2- La sofferenza ha una causa
3- Eliminando la causa si elimina la sofferenza
4- Esiste una via per tale estinzione: “il Nobile Ottuplice Sentiero”
Questi otto fattori porterebbero alla “perfetta saggezza” e pertanto alla stadio di nirvana, che permetterebbe di svincolarsi dal ciclo delle rinascite
Questi Otto modi di vivere sono i mezzi per eliminare la sofferenza e non portano allo Stadio di Nirvana ma semplicemente a smettere di soffrire. Non si raggiunge alcun potere soprannaturale né si evita le possibile rinascite (se queste esistono veramente).
Da tutto ciò si evince inizialmente che nel buddismo si crede nella reincarnazione e le “quattro nobili verità” rappresentano un metodo per non ricadere nella ruota delle rinascite.
Non si crede nella Reincarnazione. L' insegnamento di Siddhartha Gautama non ha il concetto di atman perché ha, nell' insegnamento, il concetto di mutazione e impermanenza: l' impermanenza non coesiste con il concetto di anatman.
La reincarnazione intesa come trasmigrazione dell' anima è un concetto intervenuto dopo la morte del Buddha e fa parte della corrente Mahayana che si distacca da quella originale storico Theravada.
Solo l’uomo può “salvare” se stesso, e attraverso un percorso di conoscenza può arrivare all'illuminazione, attraverso la quale sconfiggerà il dolore e pertanto non proverà più sofferenza.
Il concetto è errato. Il dolore non viene sconfitto ma viene evitato. È completamente diverso.
Se con la Retta Parola si evitano i litigi con i propri cari, si evita la sofferenza, non la si sconfigge. Si sconfigge qualcosa che c'è, ma i metodi di pratica Buddhista evitano la nascita della Sofferenza, non la combattono.
SECONDA PARTE (il mio commento era troppo lungo e non me lo pubblicava)
RispondiEliminaGesù non ha mai insegnato la reincarnazione.
Nel Trattato sulla Resurrezione, nel Vangelo di Marco 9,2-8, si spiega che la Resurrezione si raggiunge da vivi, non da morti come fosse una vera Illuminazione da ottenere nella vita da vivi.
Vangelo di Didimo Giuda Tommaso
Parole di Gesù, detto il Cristo (l' Unto)
« "Se i vostri capi vi diranno, 'Vedete, il Regno è nei cieli', allora gli uccelli dei cieli vi precederanno. Se vi diranno, 'È nei mari', allora i pesci vi precederanno. Invece, il Regno è dentro di voi e fuori di voi ».
E lo riportano siti Cristiani
Inoltre la vicenda stessa di Gesù, con la sua morte e la sua Risurrezione...
A questo punto penso che lei non conosca neanche la sua religione. È a conoscenza del fatto che i quattro vangeli canonici, Matteo, Marco, Luca, Giovanni, riportano parti di testo completamente diverse anche in merito alla Resurrezione di Gesù?
Lo sa che il Vangelo di Marco non riporta alcuna Resurrezione e che gli altri vangeli riportano fatti diversi in merito?
2-Alla base dell’insegnamento di Gesù, non vi è il raggiungimento della saggezza, ma la perseveranza nell'umiltà
Quindi, alla base dell' insegnamento del Buddha ci sarebbe la Saggezza? E da quando? Lo ha mai letto tutto il Canone Pali?
Io sì, lei? Mi sa proprio di no.
Nella parte iniziale spiega lo scopo del Buddhismo nell' "estinzione della sofferenza" e ora invece l'obiettivo cambia in... saggezza?
È ridicolo e molto offensivo ciò che scrive ma il tutto è solo perché ignora completamente l'argomento di cui scrive, o tenta di scrivere.
3-La risposta al problema del dolore. Gesù non è un filosofo e pertanto non cerca risposte filosofiche al problema del dolore
Neanche il Buddha cerca risposte filosofiche al dolore ma soluzioni pratiche.
Concludo invitandole o a leggere tutto il Canone Pali e a studiarsi il Buddhismo Theravada oppure ad ammettere di aver scritto, in questo penoso articolo, delle informazioni completamente errate.
Se proprio vuole approfondire, ho pubblicato un libro dove parlo del Buddhismo, così almeno si informerà a dovere.
La saluto e le auguro un buon proseguimento
Tralascio di commentare sul tuo primo commento. Capisco che hai voluto puntualizzare alcune cose sul buddismo, ma sono solo interpretazioni tue, non hai riportato fonti che possano supportare ciò che hai scritto. Per quanto riguarda il tuo secondo commento invece, ecco le mie contro deduzioni: Innanzitutto il Vangelo di Tommaso che tu riporti, non fa parte dei libri che leggevano i cristiani apostolici, ossia quelli che avevano conosciuto Gesù o facevano parte della ristretta cerchia di coloro i quali avevano conosciuto gli Apostoli. Il Vangelo di Tommaso è un testo gnostico. Sembra che tu non conosca o non comprenda la differenza tra un testo gnostico e un testo apostolico. La visione gnostica non fu una fede originale, ma fu un adattamento di concetti gnostici applicati al Cristianesimo, in forte contrapposizione all’Antico Testamento. Gli gnostici, vedendo solo le negatività del mondo terreno, ossia il male, il dolore e la sofferenza, le attribuirono a YHWH, che identificavano con il demiurgo cattivo. Gesù invece non potevano ripudiarlo, perchè è stato un personaggio storico e molti erano disposti a morire per lui. Pertanto attuarono un sincretismo, adattandolo alla loro credenza. Il “Gesù gnostico” che ne derivava pertanto, non era più quello narrato dagli Apostoli, che furono coloro che vissero con il Salvatore, ma era quello inventato e idealizzato dagli gnostici. Quel “Gesù gnostico” non aveva sofferto in croce, in quanto la sua natura prettamente divina gli impediva di soffrire, e pertanto anche la Risurrezione non aveva senso, era un’allegoria. L’importanza della venuta di Gesù era solo e solamente la sua azione di “ponte” che avrebbe potuto portare l’uomo alla vera gnosi e quindi, a Dio. Ne risulta un Gesù completamente falsato e non attinente ai testi neo-testamentari. Sostieni che “che il Vangelo di Marco non riporta alcuna Resurrezione” ... Ti sbagli. Leggi questo passaggio: “Ma egli disse loro: «Non vi spaventate! Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è risuscitato; non è qui; ecco il luogo dove l'avevano messo. “ (Vangelo di Marco 16, 6).
EliminaPer quanto riguarda l’insegnamento di Siddartha Gautama, è innegabile che abbia proposto un metodo per evitare di soffrire e quindi un metodo per annullare il dolore. E’ evidente che questo metodo è una forma di sapienza. Ma proprio per questo si trova la differenza più grande con Gesù. Gesù non propone nessun “metodo”, ma dice: “Seguimi”. In pratica Gesù dice: Accettami, seguimi, solo in me devi credere. Infatti Gesù dice: “ Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perchè senza di me non potete fare nulla. (Vangelo di Giovanni 15, 5).
Anche io ti saluto e ti auguro tutte le benedizioni possibili. Dio ti benedica e ti possa indicare la vera Luce, Gesù Cristo, il Figlio di Dio.
Capisco che hai voluto puntualizzare alcune cose sul buddismo, ma sono solo interpretazioni tue, non hai riportato fonti che possano supportare ciò che hai scritto.
EliminaPotrei farle la stessa domanda visto che i testi ai quali fa riferimento non sono testi storici, non si sa chi li abbia scritti e, se si suppone un probabile "scriba", non se ne conosce l'identità reale e se sia realmente esistito.
Le fonti sono il Canone Pali e gli insegnamenti Theravada.
Il fatto che ha evitato totalmente il mio commento sul Buddhismo (nonostante ne abbia parlato nel post) dimostra che effettivamente ha parlato di un argomento che non conosceva.
Lo perdono per questa saccenza dovuta probabilmente solo al fatto di aver letto/ascoltato qualcuno che abbia attaccato il dogma in cui crede.
Per il resto conosco bene la differenza dei testi gnostici e quelli canonici. Quel Vangelo è uno dei Codici di Nag Hammadi e il fatto che la Chiesa non l'accetti come canonico non significa non sia vero mentre i Vangeli sì.
Li ho letti tutti i Vangeli gnostici e sono interessanti perché riportano parti interessanti, come quelle eliminate dai testi dell' Antico Testamento che, come penso saprà, soprattutto per il libro Genesi, si tratta di una copiatura e modifica delle storie narrate nei poemi sumerici come l' Enuma Elish, o la storia di Utnapishtim (Atrahasis).
Grazie per l'augurio, ma non ho bisogno di Dio, io vivo guardando e aiutando le persone vive e reali che ho intorno. Quando morirò, scoprirò chi avrà ragione.
Le auguro tutto il bene possibile.
Assolutamente no, noi cristiani facciamo riferimento ai testi biblici in quanto essi sono stati accettati come originali e fanno parte del canone. Se vuoi puoi approfondire qui: https://www.youtube.com/watch?v=krfjjYIpeVA
EliminaContinui a sostenere che io ho scritto di un argomento che non conoscevo. E' la tua opinione, ma non sei stato in grado di confutarmi nel merito. La sostanza dell'articolo è che Budda ha dato una sua risposta al problema del dolore, mentre Gesù ha affermato di essere Lui stesso "la risposta". Gesù non è un filosofo e pertanto non cerca risposte filosofiche al problema del dolore. Per Gesù il dolore e la sofferenza fanno parte della vita umana, ed è inutile cercare filosofie che cercherebbero di eliminarli. Gesù stesso risolve il dolore, sanando le persone inferme che si avvicinano a Lui. Per cui è Gesù stesso la soluzione alla sofferenza e al dolore. Con la fede in Lui, l’uomo supererà la sofferenza, il dolore e la morte.
Per quanto riguarda i testi gnostici, ti ho già risposto, quindi ti chiedo di non fare polemiche inutili. Non c'entra nulla la Chiesa Cattolica, quei testi non sono stati inclusi nel canone già nel 170 d.C. (quando la Chiesa Cattolica non esisteva ancora, leggi il Canone Muratoriano). Puoi approfondire qui: https://yurileveratto2.blogspot.com/2015/11/lantica-disputa-tra-il-cristianesimo-e.html
Anche per la Genesi, ti chiedo di non fare polemiche inutili che non hanno a che vedere con l'argomento trattato in questo articolo.
Un ultimo consiglio: sostieni di non avere bisogno di Dio. Io invece credo che tutti abbiamo bisogno di Dio. Pensaci. Gesù sta bussando alla tua porta, devi solo lasciarlo entrare: "Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me." (Ap. 3, 20).