mercoledì 16 maggio 2018

Introduzione alla Lettera agli Ebrei


La Lettera agli Ebrei è indirizzata a gruppi di ebrei cristiani, con lo scopo di esortarli a non basarsi più sulla Legge mosaica, ma ad abbandonarsi pienamente alla Grazia che Gesù Cristo ci ha donato con la sua morte salvifica sulla croce.
L’autore della Lettera agli Ebrei è anonimo.
Tuttavia vi sono molti indizi che fanno pensare che fu lo stesso Paolo di Tarso a scrivere questo capolavoro della letteratura cristiana.
Già Dionisio e Clemente, cristiani alessandrini che nacquero nel secondo secolo dopo Cristo, indicarono nell’Apostolo dei Gentili l’autore della Lettera.
Origene Adamanzio convenne che i contenuti sono tipicamente paolini, mentre lo stile letterario differisce notevolmente da quello di Paolo.
Martin Lutero affermò che l’autore della Lettera agli Ebrei potrebbe essere stato Apollo, un ebreo cristiano di Alessandria d’Egitto che fu discepolo di Paolo di Tarso.
In ogni modo l’autore della Lettera agli Ebrei deve essere stato un perfetto conoscitore dell’Antico Testamento e delle profezie riferite al Messia, ma allo stesso tempo deve essere stato un conoscitore profondo del messaggio salvifico di Gesù Cristo e del valore infinito della sua morte in croce.
Se l’autore è incerto, la data di composizione è abbastanza precisa. Innanzitutto, siccome Clemente di Roma la potè leggere ciò significa che fu composta prima del 95 d.C., ma l’assenza di qualsiasi riferimento alle guerre giudaiche (che iniziarono nel 66 d.C.) e l’accenno alla sussitenza del sistema sacrificale nel tempio (8, 4; 9, 6; 12, 27; 13, 10), indicano che molto probabilmente la Lettera fu scritta prima del 66 d.C.
Come già accennato, il contenuto della Lettera agli Ebrei è l’esortazione ad abbandonare un sistema religioso superato, il giudaismo basato sulla Legge di Mosè, per abbracciare la nuova e definitiva rivelazione data direttamente dal Figlio di Dio, Gesù Cristo.
La Lettera era indirizzata a gruppi di ebrei cristiani che avevano bisogno di approfondire il valore della Grazia e della morte salvifica di Gesù Cristo, proprio alla luce delle profezie e citazioni dell’Antico Testamento.
Pertanto l’autore della Lettera dimostra che Gesù è superiore ai profeti, agli angeli, a Mosè. Descrive che il sacerdozio di Gesù è superiore a quello di Aronne, in quanto serve un santuario migliore.
Descrive che Gesù ha introdotto un patto eterno, migliore del precedente.
Descrive che Gesù si è offerto, una volta per sempre come sacrificio per il peccato, e il suo sacrificio è pertanto superiore ai sacrifici di animali.
La Lettera fungeva pertanto da esortazione e incoraggiamento per coloro che avevano abbracciato la fede in Gesù Cristo e rischiavano la persecuzione e con essa, la morte.
Però la Lettera fungeva anche da severo monito per quei cristiani nominali, che dopo aver dichiarato pubblicamente la loro appartenenza a Cristo, in realtà non avevano creduto con il loro cuore, ed erano pertanto passibili di apostasia, ovvero di ritornare ad appartenere alla religione ritualistica dei loro padri.
Dal primo al quarto capitolo l’autore si sofferma a descrivere che Gesù Cristo è superiore ai profeti (1, 1-3), agli angeli (1, 4 – 2, 18), a Mosè e a Giosuè (3, 1- 4, 13).
Dal quarto al settimo capitolo l’autore descrive la superiorità del sacerdozio di Cristo rispetto al sacerdozio di Aronne (4, 14 – 7, 28).
Nell’ottavo capitolo si descrive che Gesù Cristo è sacerdote perfetto.
Nel nono capitolo si descrive la differenza tra il sacerdozio terreno, quello di Aronne, e il sacerdozio perfetto ed eterno, quello di Gesù Cristo.
Nel nono e nel decimo capitolo l’autore si sofferma a descrivere che l’offerta di Cristo è superiore ai sacrifici veterotestamentari (9, 1 – 10, 18).
Dal decimo capitolo in avanti vi sono dei moniti ed esortazioni. Nel capito decimo vi è un monito contro il disprezzo di Cristo (10, 19-39).
Nel capitolo undicesimo vi è l’esortazione alla fede mediante esempi tratti dall’Antico Testamento.
Nel capitolo dodicesimo vi è l’esortazione alla speranza in Cristo.
Nel tredicesimo capitolo vi è l’esortazione a coltivare le varie grazie cristiane (13, 1-17). Infine vi è una benedizione finale diretta ai destinatari della lettera (13, 18-25).
La Lettera agli Ebrei è perfettamente attuale anche oggi. Nel mondo odierno infatti vi sono cristiani nominali che si affidano a riti e cerimonie, ma non credono che il sacrificio finale e perfetto di Gesù Cristo possa servire per espiare i loro peccati e per renderli quindi puri, e sicuri di poter accedere al cospetto del Padre.

Yuri Leveratto

Immagine: il Papiro 46, datato dal 175 al 225 d.C., contiene, oltre ad altri scritti neotestamentari, tutta la Lettera agli Ebrei.

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