martedì 8 maggio 2018

L’Arca di Noè, archetipo di Gesù Cristo


Il filosofo cristiano Origene Adamanzio (Alessandria d’Egitto, 185 d.C.–Tiro, 254 d.C.), distinse tra tre metodi per interpretare la Bibbia: il letterale, il simbolico-allegorico, e l’archetipico. 
Secondo l’interpretazione letterale, il testo biblico deve essere interpretato esattamente secondo quanto vi è scritto. 
Secondo l’interpretazione simbolico-allegorica il testo biblico comunica un significato spirituale, più profondo e occulto, che va oltre la lettera, ma è intimamente legato ad essa. 
Per Origene molti passaggi biblici possono essere interpretati sia letteralmente che allegoricamente. Altri passaggi invece possono essere interpretati solo letteralmente o solo simbolicamente. 
Per esempio, il verso nel quale Gesù disse di essere la vite e indicò i suoi seguaci come i tralci (Vangelo di Giovanni 15, 5), va interpretato allegoricamente, mentre i versi biblici dove si descrivono la morte e la Risurrezione di Gesù Cristo, vanno interpretati letteralmente. 
Il terzo metodo d’interpretazione della Bibbia, secondo Origene, è detto tipologico, figurale o archetipico. 
Secondo questo metodo nell’Antico Testamento ci sono cose, piante, animali, eventi e personaggi che sono archetipi di Cristo, e che sono quindi comprensibili completamente solo alla luce del Nuovo Testamento.
A titolo di esempio si può citare l’albero della vita, l’agnello pascuale e personaggi bibici come Melchisedek ed Elia. 
L’arca di Noè è però uno degli archetipi di Cristo più significativi.
Il diluvio universale, fu causato da Dio con il fine di cancellare la corruzione dalla faccia della terra (Genesi 6, 5-8). 
Noè fu scelto da Dio per preservare la specie umana e gli animali perchè aveva certe caratteristiche spirituali e morali. 
Era un “uomo giusto”, vediamo il passaggio corrispondente in Genesi (6, 9): 

Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio.

Noè era un “annunciatore di giustizia”, vediamo il passaggio corrispondente nella Seconda Lettera di Pietro (2, 4-5): 

Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò in abissi tenebrosi, tenendoli prigionieri per il giudizio. Ugualmente non risparmiò il mondo antico, ma con altre sette persone salvò Noè, messaggero di giustizia, inondando con il diluvio un mondo di malvagi.

Noè era un “uomo di fede”, vediamo il passaggio corrispondente nella Lettera agli Ebrei (11, 7): 

Per fede, Noè, avvertito di cose che ancora non si vedevano, preso da sacro timore, costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e ricevette in eredità la giustizia secondo la fede.

Per la salvezza fisica della specie umana e degli animali, Dio ha ordinato a Noè di costruire l’arca, mentre per la salvezza spirituale degli esseri umani Dio ha inviato il suo Figlio Unigenito, Vangelo di Giovanni (3, 16): 

Dio infatti ha tanto amato il mondo, che ha dato il Figlio suo Unigenito affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna.

Dio ha visto che il peccato dell’uomo era grande e disse, Genesi (6, 5-7): 

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato e, con l’uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perchè sono pentito di averli fatti».

Nella Seconda Lettera di Pietro si descrive che il diluvio è stato il segno premonitore di un evento ancora più catastrofico che si verificherà alla fine dei tempi (3, 3-10): 

Questo anzitutto dovete sapere: negli ultimi giorni si farà avanti gente che si inganna e inganna gli altri e che si lascia dominare dalle proprie passioni. Diranno: «Dov’è la sua venuta, che egli ha promesso? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi, tutto rimane come al principio della creazione». Ma costoro volontariamente dimenticano che i cieli esistevano già da lungo tempo e che la terra, uscita dall’acqua e in mezzo all’acqua, ricevette la sua forma grazie alla parola di Dio, e che per le stesse ragioni il mondo di allora, sommerso dall’acqua, andò in rovina. Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima Parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina dei malvagi.
Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perchè non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta.

L’arca fu costruita secondo le indicazioni che Dio diede a Noè, con lo scopo di salvare la stirpe umana e gli animali (Genesi 6, 13-14): 

Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perchè la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di cipresso; dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori.

In un modo simile Dio ha provvisto un rimedio per la salvezza spirituale degli esseri umani: il piano della redenzione, che includeva necessariamente l’invio di suo Figlio Unigenito sulla terra, vediamo il passaggio corrispondente nella Lettera ai Romani (3, 23-25): 

perchè tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati passati

Lo scopo della costruzione dell’arca fu la preservazione della vita, Genesi (6, 19-22): 

Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell’arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. Degli uccelli, secondo la loro specie, del bestiame, secondo la propria specie, e di tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie, due di ognuna verranno con te, per essere conservati in vita. Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e fanne provvista: sarà di nutrimento per te e per loro». Noè eseguì ogni cosa come Dio gli aveva comandato: così fece.

L’arca è stato un rifugio così come lo è il Signore (Lettera agli Ebrei 6, 18):

affinchè, grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. 

Ma mentre l’arca rappresentò la salvezza dalla morte fisica, il Vangelo provvede  salvezza dalla morte spirituale, vediamo il passaggio corrispondente nel Vangelo di Giovanni (5, 24):

In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.

L’arca provvide salvezza per Noè e la sua famiglia, e il non accesso all’arca da parte dei discendenti di Caino, li condannò  alla morte. Il diluvio pertanto fu figura del giorno del giudizio futuro. Solo otto persone si salvarono, Noè, sua moglie e i suoi tre figli Sem, Cam e Yafet, con le loro rispettive mogli. 

In un modo simile il Vangelo è salvezza per coloro che lo accettano, ma è condanna per coloro che non lo accolgono, Vangelo di Giovanni (3, 17-18): 

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perchè il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perchè non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

La concezione dell’arca fu divina, ma la sua costruzione fu umana. Dio ordinò che l’arca fosse costruita, Genesi (6, 14): 

Fatti un’arca di legno di cipresso; dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. 

e Noè la costruì, vediamo il passaggio corrispondente nella Lettera agli Ebrei (11, 7):

Per fede, Noè, avvertito di cose che ancora non si vedevano, preso da sacro timore, costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e ricevette in eredità la giustizia secondo la fede.

In un certo senso anche il piano di Dio per la salvezza degli uomini fu in parte divino e in parte umano. Quando il Figlio di Dio si incarnò e divenne figlio di Maria, la natura divina del Figlio sussistette con la natura umana dell’uomo Gesù.

L’arca aveva solo una porta attraverso la quale entrarono Noè e la sua famiglia e gli animali, in modo da trovare rifugio, Genesi (6, 16): 

Farai nell’arca un tetto e, a un cubito più sopra, la terminerai; da un lato metterai la porta dell’arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore.

In un modo simile Gesù è la porta, Vangelo di Giovanni (10, 7-10): 

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perchè abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Yuri Leveratto

Illustrazione: la colomba inviata dall'Arca, Gustave Dorè, 1866

Nessun commento:

Posta un commento