lunedì 5 febbraio 2018

Gesù Cristo ha dichiarato la sua divinità ed eternità dicendo “IO SONO” (אֶֽהְיֶ֑ה - Ἐγώ εἰμι)


Nell’Antico Testamento Dio si era identificato con il nome “Io Sono”, che è poi il significato intrinseco di YHWH, ossia “Io sono colui che sono”. Questo nome caratterizza l’esistenza dinamica e attiva di Dio. Vediamo il verso corrispondente nel libro dell’Esodo (3, 14).

Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”». 

La frase “Io Sono”, (scritta in ebraico אֶֽהְיֶ֑ה - pron: eh yeh ), che denota un’esistenza assoluta ed eterna è stata utilizzata da Gesù Cristo in varie occasioni. Come sappiamo i Vangeli sono stati scritti in greco, quindi l’espressione di Gesù in ebraico è stata tradotta con il greco Ἐγώ εἰμι (pronuncia Egō eimi).
Vediamo alcuni versi corrispondenti: 

Vangelo di Giovanni (8, 24):

Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». 

Vangelo di Giovanni (8, 28):

Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. 

Vangelo di Giovanni (8, 58):

Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». 

Vangelo di Giovanni (13, 19):

Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perchè, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. 

Vangelo di Giovanni (18, 5):

Gli risposero: «Gesù il Nazareno». Gesù disse loro: «Io sono!». Or Giuda che lo tradiva era anch'egli con loro. 

Analizziamo il verso 8, 58: la frase “Io Sono” dimostra che Gesù attribuisce a se stesso un’esistenza eterna, non semplicemente anteriore ad Abramo. E’ un affermazione inaudita con la quale Gesù si fa uguale a Dio.  Infatti, nel verso successivo i giudei tentarono di lapidarlo, accusandolo di blasfemia. 
Con queste frasi Gesù attribuisce a se stesso la piena divinità ed eternità, in pratica dichiara di essere Dio incarnato. 
Vediamo anche il verso del Vangelo di Marco (14, 61-62): 

Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».

In questa risposta di Gesù Cristo vi sono due affermazioni di carattere assoluto. Innanzitutto vi è la frase “IO SONO” resa nel greco con Ἐγώ εἰμι (pron. Ego Eimi). In secondo luogo Gesù cita il libro di Daniele (verso 7, 13). Il titolo “Figlio dell’uomo” indica la sua missione terrena e pone in risalto la sua umiltà e la sua umanità. Con questa frase Gesù si pone al pari di Dio in quanto vi siede alla “sua destra”. Inoltre questa frase è anche una prova della Trinità, in quanto Gesù oltre al Padre (la Potenza) e se stesso (il Figlio dell’uomo), nomina le nubi del cielo (lo Spirito Santo). 

Yuri Leveratto

domenica 4 febbraio 2018

Il Vangelo del Regno


Leggiamo questo passaggio del Vangelo di Matteo (24, 14): 

“Quando questo vangelo del regno sarà predicato in tutta la terra abitata, quale testimonianza a tutte le genti, allora verrà la fine”.

Molti cristiani di oggi sono confusi sull’effettivo significato del “Vangelo del Regno”. 
Di cosa si tratta? Noi tutti sappiamo che il Vangelo si può riassumere in base a questo passaggio della Lettera ai Corinzi (15, 3-4): 

A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture

Però per “Vangelo del Regno” si intende la fede storica cristiana. Ossia il cammino che Gesù ha indicato per raggiungere la salvezza. Sappiamo che la salvezza si ottiene per Grazia mediante la fede (Lettera agli Efesini, 2, 8):

Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio.

Però  Gesù stesso ha predicato così: 

Vangelo di Matteo (6, 15): 

Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

Vangelo di Matteo (7, 24-25):

Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.

Vangelo di Matteo (25, 32-46): 

Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

In realtà il concetto di “Vangelo del Regno” è strettamente collegato al concetto di salvezza. Questo “Regno” si è descritto anche nell’Antico Testamento vediamo a tale proposito questo passaggio del Libro di Isaia (2, 2-4): 

Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra.

La maggioranza dei cristiani interpreta questo passaggio in riferimento al Regno millenario. Il governo di Dio sarà stabilito su tutti i regni di questo mondo. Gentili (nazioni), ed ebrei (popolo), faranno la volontà di Dio. La giustizia e la pace regneranno. E’ vero che la profezia si applica al regno millenario, ma si riferisce anche all’oggi. In realtà si applica da quando Cristo ha iniziato il suo ministero sulla terra. Gesù ha inaugurato il Regno quando è venuto sulla terra e quando ha invitato coloro che lo ascoltavano ad entarvi. 
Inizialmente i giudei furono gli unici che ricevettero l’invito ad entrare nel Regno, però dopo si aprì il cammino per tutti. Gesù ha fatto un patto per assegnare un regno a coloro i quali seguano il suo cammino. A tale proposito leggiamo questo passaggio del Vangelo di Luca (22, 28-29): 

Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me,

Dio quindi ha dato a tutti gli esseri umani la possibilità di entrare nel Regno. Egli infatti non vuole che nessuno perisca. Vediamo questo passaggio della seconda Lettera di Pietro (3, 9): 

Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.

Pertanto Dio desidera che i cittadini del suo Regno siano solo e soltanto quelli che veramente lo amano. Il Regno è per coloro che realmente desiderano camminare nella luce del Signore, e che credono con tutto il cuore che il Signore farà quello che ha promesso, quindi che risusciterà i corpi dei giusti per la vita eterna. 
Come determina il Signore chi sono coloro i quali riuniscono questi requisiti? 
Egli ci inviia delle prove. (rileggete Luca 22, 28-29 e Apocalisse 3, 21). Questo concetto è stato sviluppato anche da Paolo di Tarso, vediamo questo passaggio degli Atti degli Apostoli (14, 22): 

confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni».

Dio ha provato da sempre il genere umano. A tale proposito si ricorda che provò  Noè ordinandogli che costruisse l’arca, provò Abrahamo ordinandogli che offrisse suo figlio Isacco in sacrificio. Vediamo infatti questi passaggi dell’Antico Testamento:  

Salmo (11, 5):

L'Eterno prova il giusto; ma l'anima sua odia l'empio e colui che ama la violenza.  

Proverbi (17, 3):

Il crogiolo è per l'argento e la fornace per l'oro, ma chi prova i cuori è l'Eterno.  

Salmo (7, 9): 

Deh! Fa' cessare la malvagità dei malvagi, ma stabilisci l'uomo giusto, perché tu sei il DIO giusto, che provi i cuori e le menti.

Ora vediamo quali sono i passi necessari per entrare nel Regno e quali sono le prove da superare per rimanere nel Regno fino alla fine. 

I passi necessari per entrare nel Regno sono tre: la fede, il pentimento dei propri peccati e il battesimo. Vediamo un primo passaggio che si incentra principalmente sulla fede: Vangelo di Marco (16, 15-16):

E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.  

Ovviamente per fede in Gesù Cristo s’intende fede che lui è l’Unigenito Figlio di Dio, che lui ha espiato tutti i peccati con la sua morte in croce e che lui è risorto nella carne il terzo giorno, vincendo così la morte. 

Vediamo ora un passaggio del Vangelo di Luca dove si fa enfasi sul pentimento dei propri peccati: Luca (24, 46-47):  

e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.

Il pentimento dei propri peccati da luogo ad un cambio di paradigma, ossia ad un cambio di vita, riconoscendo che deve essere intrapreso un nuovo cammino. 

Vediamo ora un ultimo passaggio che sottolinea l’importanza del battesimo: Vangelo di Matteo (28, 18-20): 

Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Risulta evidente pertanto che sono tre le condizioni per entrare nel Regno: la fede in Gesù Cristo, il pentimento dei propri peccati che porta a un cambio interiore e il battesimo, che porta a ricevere lo Spirito Santo (Vangelo di Giovanni, 3, 3).

Per riassumere le condizioni per entrare nel Regno vediamo anche questo passaggio degli Atti degli Apostoli (2, 37-41): 

All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.

Ora vediamo quali sono le prove da superare per rimanere nel Regno: 

Innanzitutto la fede. Si deve rimanere saldi nella fede in Gesù Cristo fino alla fine. E’ difficile in quanto la maggioranza delle benedizioni promesse concernenti il Regno avrenno luogo nel futuro. In modo che una persona deve avere fede che Dio realmente farà ciò che ha promesso. 

In secondo luogo per rimanere nel Regno bisogna seguire i comandamenti di Gesù. A tale proposito vediamo la parabola del seminatore, Vangelo di Matteo (13, 4-9):  

Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Vediamo quindi la spiegazione di questa parábola, Vangelo di Matteo (13, 18-23):

Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Quindi vi sono alcuni che passano la prova della fede, però non passano la prova di compromettere la propria vita seguendo i comandamenti di Gesù. Vediamo innanzitutto quelli sull’amore. 

Vangelo di Matteo: (5, 38-39): 

Avete inteso che fu detto: occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra,  

Vangelo di Giovanni (13, 34): 

Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. 

Vangelo di Matteo (22, 39):

Il secondo, simile a questo, è: "Ama il tuo prossimo come te stesso".

Vediamo poi questo che si riferisce alla lealtà massima verso Cristo che deve avere il cristiano: 

Vangelo di Matteo (10, 34-39): 

«Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettervi la pace, ma la spada. Perchè io sono venuto a mettere disaccordo tra figlio e padre, tra figlia e madre, tra nuora e suocera, e i nemici dell'uomo saranno quelli di casa sua. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. E chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la ritroverà. 

Vediamo anche questi due, che si riferiscono alla giusta relazione che il cristiano deve avere con i beni materiali: 

Vangelo di Matteo (6, 19-21):

Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove nè tarma nè ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perchè, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

Vangelo di Matteo (6, 24):

Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.

Ed ora vediamo l’ultima prova che il cristiano deve superare per rimanere nel Regno. In realtà alcuni cristiani che superano la prova della fede e quella di compromettersi con i comandamenti dati da Gesù, con il passare del tempo si allontanano dal Regno, disobbedendo agli insegnamenti del Signore. Alcuni si pentono e tornano a Cristo, ma altri si allontanano definitivamente e tornano al mondo. Per queste persone vale questo passaggio del Vangelo di Matteo (13, 41-42): 

Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

Pertanto l’ultima prova che il Signore esige da noi per rimanere nel Regno è perseverare fino alla fine. Vediamo questo passaggio Vangelo di Matteo (10, 22): 

Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.

Pertanto Gesù farà entrare nel Regno solo coloro che credono nelle sue promesse e accettano le sue condizioni. Queste persone amano Gesù Cristo e darebbero persino la vita pur di non rinnegarlo. E questi sono quelli che il Signore vuole che rimangano con lui per tutta l’eternità. Questo è pertanto il Vangelo del Regno. 

Yuri Leveratto 

sabato 3 febbraio 2018

Il sacrificio di Abele, archetipo di Gesù Cristo


Nell’Antico Testamento sono descritti vari archetipi di Gesù Cristo. 
Il Salvatore del mondo è stato prefigurato sia nel suo ruolo profetico, (per esempio da Mosè), sia nel suo ruolo sacerdotale (da Melchisedek, come descritto nel settimo capitolo della Lettera agli Ebrei), sia nel suo ruolo regale (da Davide). 
Vi è però  un archetipo antichissimo, che ha prefigurato il martirio sacrificale di Cristo, ed è quello di Abele. 
Vediamo a tale proposito un passaggio della Lettera agli Ebrei (12, 22-24):

Al contrario vi siete avvicinati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, a Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti, giunti al perfezionamento, a Gesù mediatore di un’allenaza nuova, e al sangue di aspersione che parla meglio di quello di Abele. 

Il sacrificio di Abele prefigura quindi quello di Gesù Cristo. Tuttavia lo spargimento del sangue di Cristo ha un’importanza infinitamente maggiore di quello di Abele, in quanto è servito per espiare i peccati e per sancire la Nuova Alleanza. 
Come sappiamo Abele fu ucciso da suo fratello Caino, per pura malvagità. Vediamo a tale proposito la Prima Lettera di Giovanni (3, 10-12): 

In questo si rendono manifesti i figli di Dio e i figli del diavolo: chiunque non compie la giustizia non è da Dio, come pure chi non ama il proprio fratello. Poichè questo è l’annuncio che avete ascoltato fin dal principio: dobbiamo amarci gli uni agli altri. Non come Caino, il quale era dal maligno e ha ucciso il suo fratello. E per quale motivo lo ha ucciso? Perchè le sue opere erano malvagie, mentre quelle del suo fratello erano giuste. 

Il sangue di Abele è pertanto un archetipo del prezioso sangue di Cristo, che è stato versato per l’espiazione dei peccati. 
Gesù stesso ha citato il sangue di Abele. Vediamo il passaggio corrispondente nel Vangelo di Matteo (23, 35): 

Verrà cosí su di voi tutto il sangue innocente sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele fino a quello di Zaccaria figlio di Barachia, che uccideste fra il santuario e l’altare. 

Anche la offerta di un agnello per il Signore da parte di Abele, (Genesi 4, 4), prefigura il sacrificio finale e perfetto da parte di Gesù Cristo (l’Agnello di Dio, Vangelo di Giovanni, 1, 29). 
Abele, il primo martire e il primo essere umano ad essere stato ucciso ingiustamente, fu anche il primo essere umano a comprendere il concetto dell’offerta sacrificale. Fu il primo uomo a sperimentare, per fede, che attraverso il sangue innocente di un agnello, un peccatore diventa giusto davanti a Dio. A tale proposito vediamo questo passaggio della Lettera agli Ebrei (11, 4): 

Per la fede Abele offrí a Dio un sacrificio più prezioso di quello di Caino, e per essa ricevette la testimonianza di essere giusto, perchè Dio rendeva testimonianza ai doni di lui, e per essa dopo la morte continua a parlare. 

Il sacrificio di Abele è l’archetipo del sacrificio finale e perfetto di Gesù Cristo anche perchè Abele fu ucciso ingiustamente, per pura malvagità. Anche Gesù Cristo fu ucciso ingiustamente, per pura malvagità da parte dei sacerdoti del tempio, che non vollero riconoscere in lui l’Unigenito Figlio di Dio. 
Inoltre la malvagità di Caino non ha silenziato Abele, come il calvario non ha silenziato Gesù Cristo. Al contrario, Gesù Cristo nel calvario ha, con la sua morte espiatoria, sconfitto il peccato. E con la sua gloriosa Resurrezione il Figlio di Dio ha dimostrato che ogni giusto, come Abele, sarà resuscitato nell’ultimo giorno. 

Yuri Leveratto

Illustrazione: morte di Abele, Gustave Doré

venerdì 2 febbraio 2018

Chi è Dio Padre


Nel celebre “Dialogo con Trifone”, il filosofo Giustino, ancora non convertitosi a Cristo, risponde così alla richiesta di definire Dio: 

Ciò che permane sempre identico a se stesso e che è la causa dell’essere di tutte le altre realtà, questo è Dio”. 

In seguito Giustino si è convertito a Cristo ed è diventato uno dei più acuti difensori della rivelazione divina in Gesù Cristo. 
Innanzitutto bisogna ricordare che Gesù Cristo ha rivelato che Dio, pur essendo unico è anche trino. Gesù Cristo ha rivelato la meravigliosa e splendente Trinità. 
Per Trinità si intende che Dio sia unico, e che unica sia la sua “sostanza”, ma che essa sia presente in tre persone, distinte tra di loro. Queste tre persone non sono tre aspetti della stessa Divinità, ma sono tutte e tre Dio. Queste tre persone sono: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. 
Secondo questa credenza pertanto, il Padre non è il Figlio; il Figlio non è lo Spirito Santo e lo Spirito Santo non è il Padre, ma tutti e tre sono allo stesso tempo, Dio. Vi sono molti versi biblici che indicano che i primi cristiani credevano nella Trinità. A tale proposito rimando al mio articolo dove li ho citati. (1). 

La definizione che Giustino diede di Dio non è errata, ma entriamo nell’argomento supportandoci con citazioni biliche. In questo modo capiremo che visione di Dio avevano gli ebrei che scrissero la Bibbia. 

In prima analisi la Bibbia attesta che Dio è eterno. 

Salmi (90, 2):

Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, o Dio.

Salmi (102, 27): 

Essi periranno, tu rimani;
si logorano tutti come un vestito,
come un abito tu li muterai ed essi svaniranno.

Dio non ha prinicipio ne fine. Esisteva prima del tempo e creò il tempo in un certo momento dell’eternità. E’ un essere che esiste eternamente, e per lui il passato, il presente e il futuro sono un istante nel tempo. Dio vive nell’eternità. Sempre è stato e sempre sarà. 

Dio è onnipotente: 

Geremia (32, 17):

Ah, Signore Dio, con la tua grande potenza e la tua forza hai fatto il cielo e la terra; nulla ti è impossibile.

Geremia (32, 27): 

“Ecco, io sono il Signore, Dio di ogni essere vivente; c’è forse qualcosa di impossibile per me?

Dio può fare qualsiasi cosa, conseguentemente alla sua natura buona e giusta. 

Dio non può fare il male, in quanto Egli è giusto. 

Habacuc (1, 13):

Tu dagli occhi così puri
che non puoi vedere il male
e non puoi guardare l’oppressione,
perchè, vedendo i perfidi, taci,
mentre il malvagio ingoia chi è più giusto di lui?

Non può mentire, Lettera a Tito (1, 2):

nella speranza della vita eterna – promessa fin dai secoli eterni da Dio, il quale non mente,

E’ sempre Fedele a se stesso, (Seconda Lettera a Timoteo 2, 13): 

se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perchè non può rinnegare se stesso.

E’ onniscente: 

Geremia (23, 23-24): 

Sono forse Dio solo da vicino?
Oracolo del Signore.
Non sono Dio anche da lontano?
Può nascondersi un uomo nel nascondiglio
senza che io lo veda?
Oracolo del Signore.
Non riempio io il cielo e la terra?
Oracolo del Signore.

Proverbi (15, 3):

Lui sa esattemente tutto quello che succede nell’istante che succede e lo sa con esattezza e in modo completo. Non necessita di nessun insegnamento. Non ha bisogno di nessun maestro, consigliere, o informazione. Sa tutto ciò che si può sapere. 

E’ onnipresente: 

Salmi (139, 7-12):  

Dove andare lontano dal tuo spirito?
Dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei;
se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano
e la luce intorno a me sia notte»,
nemmeno le tenebre per te sono tenebre
e la notte è luminosa come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.

Atti degli Apostoli (17, 27-28):

perchè cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benchè non sia lontano da ciascuno di noi. 28In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: “Perchè di lui anche noi siamo stirpe”.

E’ l’unico Dio vivo e vero.

Dio vive 

Vangelo di Matteo (16, 16):  

Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

Dio è vero: 

Prima Lettera ai Tessalonicesi (1, 9): 

sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero

Ugualmente all’uomo Dio vede, ascolta, parla, sente e agisce. Però malgrado ciò, Dio non può essere visto. Egli è Spirito e può pertanto, essere presente in ogni luogo allo stesso tempo 

Vangelo di Giovanni (4, 24): 

Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».

Oltre ad aver creato l’universo Dio lo amministra, lo sostiene. Vediamo a tale proposito questo passaggio della Lettera ai Colossesi (1, 16-17): 

perchè in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.

E’ la logica stessa che prova che Dio ha creato questa terra e continua amministrandola. Infatti l’uomo dipende per completo dalla terra per il suo sostentamento. L’uomo ha bisogno di aria, di acqua, di luce solare e di piante. Senza questi elementi funzionanti l’uomo perirebbe in poco tempo. Inoltre la vita non appartiene all’uomo, pertanto l’uomo non è il Signore della vita.

Dio ha creato le leggi naturali che reggono il mondo, vediamo a tale proposito due passaggi della Genesi e uno del libro di Neemia. 

Genesi (1, 14): 

Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni

Genesi (1, 29-30):

Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. 

Neemia (9, 6): 

Tu, tu solo sei il Signore,
tu hai fatto i cieli, i cieli dei cieli
e tutto il loro esercito,
la terra e quanto sta su di essa,
i mari e quanto è in essi;
tu fai vivere tutte queste cose
e l’esercito dei cieli ti adora.

Oltre a ciò Dio è il nostro redentore, il nostro liberatore, il nostro Salvatore. 
La natura perfettamente giusta di Dio Padre gli impedisce di non occuparsi del peccato degli uomini. Ognuno di noi umani, essendo peccatori meriteremmo un castigo eterno per i nostri peccati contro il Padre. Ma Egli, essendo perfettamente buono, ha deciso di inviare suo Figlio sulla terra con lo scopo di soffrire per i nostri peccati, al posto nostro. A tale proposito leggiamo questo celebre passaggio del Vangelo di Giovanni (3, 16-17): 

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

In ultima analisi Dio è il nostro giudice ultimo. Vediamo a tale proposito alcune citazioni bibliche: 

Apocalisse (20, 12): 

E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. E i libri furono aperti. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati secondo le loro opere, in base a ciò che era scritto in quei libri.

Lettera ai Romani (14, 12):

Quindi ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.

Vangelo di Matteo (12, 36-37): 

Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato».

Seconda Lettera ai Corinzi (5, 10): 

Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.

Vangelo di Matteo (25, 32): 

Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 

Dio ci giudicherà per mezzo di Gesù Cristo. 

Atti degli Apostoli (17, 30-31): 

Ora Dio, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano, perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti».

Yuri Leveratto