Gesù inizia il Discorso della montagna con le beatitudini. Normalmente vi sono due interpretazioni delle beatitudini.
La prima interpretazione, quella morale, le descrive come un capovolgimento dei valori mondani. Esse indicano alcune qualità, o caratteristiche del credente, che lo porteranno ad ottenere le benedizioni di Dio, la salvezza, e la vita eterna.
La seconda interpretazione, cristologica, tende a considerarle come la descrizione del carattere e del comportamento di Gesù, che ci è d’esempio e guida in ogni nostra decisione e situazione terrena.
Innanzitutto bisogna far notare che Gesù, con la terza beatitudine, ha nominato il Salmo (37, 11): “I miti erediteranno la terra”. Ma mentre nel Salmo 37 Davide si riferiva alla terra di Canaan che sarà ereditata dai Giudei, Gesù amplia e completa questa frase, rendendola universale ed escatologica, cioè si riferisce alla fine dei tempi.
Ma chi sono i miti? In generale, il mite è una persona mansueta, che non risponde mai alla violenza con violenza. Il mite è umile, paziente, sereno. Non vuole mai imporre le sue idee con la forza, ma piuttosto con la calma e con la fermezza. In greco la parola prays (mite, mansueto), è la traduzione dell’ebraico anawin che indicava i poveri. Il povero viene visto quindi come umile, mansueto, mite.
Qual’è il significato della frase “erediteranno la terra”?
Come sappiamo nell’Antico Testamento la terra promessa ha avuto un’importanza fondamentale. In effetti proprio con il Patto abramitico Dio ha dato in eredità ad Abramo e ai suoi discendenti la terra di Canaan, corrispondente all’odierno Israele. Secondo un concetto più ampio la terra sarà ereditata dai miti, in modo da avere un luogo sacro, dove si possa adorare Dio in libertà, senza influenze idolatriche e negative. La “terra” può anche essere considerata come il “Regno di Dio”, che è già reale, in quanto alcune persone ne fanno parte, anche se è un Regno trasversale e frammentario. I miti pertanto erediteranno il “Regno”.
Da un punto di vista escatologico possiamo anche guardare al periodo del millennio, quando Cristo regnerà sulla terra, come il periodo dei mansueti, degli umili, dei puri di cuore. In questo senso il millennio sarà il preludio dell’eternità.
Ora consideriamo l’interprezazione cristologica della terza beatitudine.
Secondo questa interpretazione Gesù ha mostrato la sua mitezza e mansuetudine molte volte nel corso della sua missione terrena.
Le profezie lo avevano annunciato come servo mite e mansueto. A tale proposito vediamo alcune profezie e il loro adempimento nei Vangeli.
Innanzitutto la profezia di Zaccaria dove si descrive il Messia che entra a Gerusalemme cavalcando un asino, simbolo di mansuetudine.
Zaccaria (9, 9):
Esulta grandemente, o figlia di Sion, manda grida di gioia, o figlia di Gerusalemme! Ecco, il tuo re viene a te; egli è giusto e porta salvezza, umile e montato sopra un asino, sopra un puledro d'asina.
Ecco il compimento della profezia nel Vangelo di Matteo (21, 4-5):
Or questo accadde, affinchè si adempisse ciò che fu detto dal profeta, che dice: «Dite alla figlia di Sion: Ecco il tuo re viene a te mansueto, cavalcando un asino, anzi un puledro, figlio di una bestia da soma».
Quindi vediamo questa profezia di Isaia nella quale si descrive che l’eletto non imporrà con la forza la sua parola di verità.
Isaia (42, 1-4):
«Ecco il mio servo, che io sostengo, il mio eletto in cui la mia anima si compiace. Ho posto il mio Spirito su di lui; egli porterà la giustizia alle nazioni. Non griderà, non alzerà la voce, non farà udire la sua voce per le strade. Non spezzerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante; presenterà la giustizia secondo verità. Egli non verrà meno e non si scoraggerà, finchè non avrà stabilito la giustizia sulla terra; e le isole aspetteranno la sua legge».
Ecco il compimento della profezia nel Vangelo di Matteo (12, 18-20):
«Ecco il mio servo che io ho scelto; l'amato mio in cui l'anima mia si è compiaciuta. Io metterò il mio Spirito su di lui, ed egli annunzierà la giustizia alle genti. Egli non disputerà e non griderà e nessuno udirà la sua voce per le piazze. Egli non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante, finchè non abbia fatto trionfare la giustizia.
Anche la celebre profezia di Isaia cap. 53 mostra che il Messia ha assunto la condizione di servo umile e mansueto e pur essendo stato umiliato, non aprí bocca, ma si comportò in modo mansueto.
Isaia (53, 3-7):
Disprezzato e rigettato dagli uomini, uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza, simile a uno davanti al quale ci si nasconde la faccia, era disprezzato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Eppure egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori; noi però lo ritenevamo colpito, percosso da Dio ed umiliato. Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è su di lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la propria via, e l'Eterno ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato e umiliato, non aperse bocca. Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca.
Questa profezia è confermata in tutti i Vangeli, infatti sia durante il processo, la fustigazione e la crocifissione Gesù ha mantenuto un comportamento mansueto e mite, non opponendosi alla malvagità dei suoi carnefici, ma addirittura perdonandoli. (Vangelo di Luca 23, 34).
Gesù conferma il suo carattere mite e mansueto in questa frase riportata nel Vangelo di Matteo (11, 29):
Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perchè io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime.
La mitezza e la mansuetudine di Gesù è anche confermata in alcune lettere del Nuovo Testamento, vediamone alcune:
Prima Lettera di Pietro (2, 23):
Oltraggiato, non rispondeva con oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva nelle mani di colui che giudica giustamente.
Seconda Lettera ai Corinzi (10, 1):
Or io, Paolo, vi esorto per la mansuetudine e benignità di Cristo; io che quando sono presente di persona fra voi ben sono umile, mentre se sono assente mi mostro ardito verso di voi.
Lettera ai Colossesi (3, 12):
Vestitevi dunque come eletti di Dio, santi e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza,
Per fare un riepilogo del significato della terza beatidutine possiamo dire pertanto che si può considerare sia dal punto di vista morale, che cristologico. Dal punto di vista morale, coloro i quali sono miti e mansueti e quindi non rispondono al male con il male, ma perdonano e lasciano il giudizio a Dio, erediteranno la terra, che può essere interpretata come il Regno di Dio. Nell’interpretazione cristologica il vero mite e mansueto è proprio Gesù che con il suo esempio eterno ci guida verso una vita mite incentrata sul suo messaggio di amore.
Yuri Leveratto
Bibliografia
J. Ratzinger, Gesù di Nazareth
R. Cantalamessa, Le beatitudini evangeliche
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