venerdì 1 settembre 2017

Il significato della lotta di Giacobbe con l’Angelo del Signore


L’episodio descritto nel trentaduesimo capitolo della Genesi nel quale Giacobbe lotta con un Angelo del Signore ha dato adito a differenti interpretazioni e controversie. In quest’articolo analizzerò il significato di questa narrazione. Vediamo i versi corrispondenti: 

Genesi (32, 23-30):

Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi. Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quello disse: «Lasciami andare, perchè è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perchè hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». Giacobbe allora gli chiese: «Svelami il tuo nome». Gli rispose: «Perchè mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. 

Innanzitutto sappiamo che il significato del nome “Giacobbe” è “soppiantatore”, infatti «al momento del parto, teneva con la mano il calcagno del fratello gemello (Genesi 25, 26). Giacobbe era poi riuscito ad acquistare la primogenitura con l’inganno da suo fratello Esau, e, sempre con l’inganno, era riuscito a carpire la benedizione che era destinata a Esau da parte di suo padre Isacco. Giacobbe era quindi un peccatore. 
Però nel capitolo trentaduesimo si mostra che Giacobbe aveva avuto un cambio interiore, vediamo (32, 9-12): 

Pensava infatti: «Se Esaù raggiunge un accampamento e lo sconfigge, l’altro si salverà». Giacobbe disse: «Dio del mio padre Abramo e Dio del mio padre Isacco, Signore, che mi hai detto: “Ritorna nella tua terra e tra la tua parentela, e io ti farò del bene”, io sono indegno di tutta la bontà e di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. Con il mio solo bastone avevo passato questo Giordano e ora sono arrivato al punto di formare due accampamenti. Salvami dalla mano di mio fratello, dalla mano di Esaù, perchè io ho paura di lui: che egli non arrivi e colpisca me e, senza riguardi, madri e bambini! 

Pertanto egli si riteneva indegno della bontà e fedeltà che Dio gli aveva mostrato. Ciò fu un primo passo verso l’umiltà che il vero credente deve avere per essere lavato dei propri peccati. 
Ma qual’è il significato della lotta di Giacobbe con l’Angelo di Dio? Questa lotta era un simbolo della vita di Giacobbe, che si era affannato per prevalere su suo fratello in varie circostanze. Lo scopo dell’Angelo non era quello di vincere fisicamente Giacobbe (lo avrebbe potuto fare facilmente), ma era quello di modificare la volontà ribelle di Giacobbe, per renderlo un vero figlio di Dio. L’Angelo lo colpisce all’articolazione del femore (nervo sciatico), con lo scopo di scuoterlo, dimostrargli che vi è un potere maggiore di quello umano. A quel punto Giacobbe si rivolge all’Angelo dicendo che non lo avrebbe lasciato se prima non avesse ricevuto da lui la benedizione. Qui Giacobbe mostra un’attitudine onorevole, tipica dell’uomo che cerca Dio e la sua benedizione. Il cambio di nome che ne deriva è significativo. Da Giacobbe (soppiantatore, usurpatore, ingannatore), a Israele, (colui che lotta con Dio). Da quel momento Giacobbe-Israele avrebbe mostrato un cambio di paradigma spirituale, che lo avrebbe portato ad abbandonarsi a Dio, e non a resistergli. Pertanto Giacobbe ottenne la “vittoria”, non per aver lottato, ne per aver resistito, ma per essersi abbandonato a Dio. 

Yuri Leveratto

Immagine: Giacobbe lottando con l’Angelo (Gustave Dorè). 

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