Nel dodicesimo verso abbiamo visto chi sono i “figli di Dio”: coloro i quali hanno accolto Gesù Cristo, coloro i quali credono nel suo nome. Nel tredicesimo verso Giovanni ribadisce che le persone si convertono in figli di Dio per atto completamente divino: non per discendenza (sangue), non per desiderio, ne per volere umano.
Vediamo il tredicesimo verso:
I quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere d'uomo, ma da Dio sono stati generati.
Vediamo la corrispondente pronuncia in greco:
Hoi ouk ex haimatōn oudeek thelēmatos sarkos oudeek thelēmatos andros all’ ek Theou egennēthēsan
Giovanni vuole darci un’idea molto chiara di come si diventa e come non si può diventare figli di Dio. Nel dodicesimo verso si è concentrato su ciò che bisogna fare per diventare figli di Dio. Nel tredicesimo verso Giovanni dissipa qualsiasi dubbio, specificando in tre frasi negative come non si può diventare “figli di Dio”.
Innanzitutto non si può convertirsi in figli di Dio per sangue. Nel greco originale la parola haimatōn significa “sangue” al plurale. Giovanni vuole esprimere il concetto che le discendenze umane non producono “figli di Dio”. In altre parole non si diventa cristiani «per nascita». Il fatto che una persona nasca fisicamente da due genitori che sono “figli di Dio”, non significa che lui sia “figlio di Dio”.
Il secondo mezzo per il quale nessuno può convertirsi in figlio di Dio è per volontà della carne. Ciò si riferisce al desiderio naturale dell’uomo, che include i desideri dei sensi. Questi non lo avvicinano a Dio, ma piuttosto lo separano da Dio. Vi è una continua lotta nell’uomo tra il desiderio carnale e l’anelito spirituale.
Il Nuovo Testamento insegna che l’uomo non può salvarsi da solo. Inoltre molte persone anche se sanno che solo Dio ha il potere di salvare, hanno una natura così degenerata che non vogliono neppure che gli sia imposto il desiderio di Dio di salvarli.
Il terzo mezzo per il quale l’uomo non può diventare “figlio di Dio” è per volontà d’uomo. Da notare che la parola usata nella frase volontà di uomo, è andros e non anthroopou. Andros si riferisce specificamente a uomo maschile mentre anthroopou si riferisce al concetto di essere umano in generale.
Nessun uomo può diventare figlio di Dio per lo sforzo, o il potere di un altro uomo. In pratica ciò significa che anche se una persona si sforza di evangelizzare e far si che un’altra persona creda in Gesù Cristo, potrà avvicinare il suo interlocutore alla fede, ma non potrà realmente renderlo “figlio di Dio”. Nessun uomo, può, con il suo potere e la sua volontà, farsi “figlio di Dio”.
Finalmente, nell’ultima frase “ma da Dio sono stati generati”, Giovanni specifica che i “figli di Dio” sono generati da Dio, ossia è Dio stesso che interviene e provoca la rinascita, la conversione e quindi il “battesimo nello Spirito Santo”. Proprio come i nostri genitori fisici hanno preso l’iniziativa e ci hanno fatto nascere fisicamente, Dio prende l’iniziativa e ci fa rinascere completamente, rendendoci “figli di Dio”.
Da notare che Giovanni non scrive “nati dal Dio” (in questo caso avrebbe dovuto scrivere “ek tou Theou”), ma bensì “nati da Dio”, ossia “ek Theou”. Ricordiamo che l’omissione dell’articolo indica il carattere generale di Dio, ossia non “un dio”, o “quel dio”, ma bensì: “Dio”, ossia l’unico e vero Dio. (1).
In pratica i credenti si convertono in figli di Dio, in quanto sono nati da Dio, dalla sua pienezza.
Yuri Leveratto
Copyright 2016
Bibliografia: Cristo era Dio? SpirosZodhiates
Nota:
1-Grammatica dellalingua greca, John Henry e James Parker, a859, pag. 124.
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