sabato 6 agosto 2016

La missione del Battista: analisi del settimo e dell’ottavo verso del Vangelo di Giovanni


Nel sesto verso del Prologo abbiamo visto che l’Evangelista si sofferma ad indicare la persona di Giovanni il Battista. Nel settimo verso viene descritta la missione del Battista.
Quale fu il proposito per il quale il Battista venne al mondo? Forse per realizzare miracoli? No, in quanto nel quarto Vangelo si legge (10, 41):

Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». 

Il Battista non fece miracoli, ma fu scelto da Dio per segnalare agli uomini il Messia, Gesù Cristo.
Vediamo il verso (1, 7):

Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.

Vediamo la pronuncia in greco del verso in questione:

Houtos ēlthen eis martyrian hina martyrēsē peri tou phōtos hina pantes pisteusōsin di’ autou

Leggendo il verso (1, 7) sembra che l’Evangelista si ripeta: infatti vi è scritto “venne come testimone” e poi vi è scritto: “per dare testimonianza”.
Queste due affermazioni in realtà non sono affatto un “doppione”, come qualcuno ha frettolosamente asserito.
La prima affermazione si riferisce al fatto che Giovanni il Battista venne come “testimone”. Quindi si riferisce al suo carattere, alla sua moralità, alla sua serenità come persona.
Un testimone deve necessariamente essere una persona con solidi precetti morali e il precursore di Gesù lo era certamente.
La vita e la condotta morale di Giovanni il Battista erano irreprensibili, in modo che la sua testimonianza poteva essere accettata e riconosciuta come verace.
Per quale ragione Giovanni il Battista viene considerato un uomo corretto e moralmente giusto? Per la sua condotta di vita. Ed è Gesù stesso che ci dice che Giovanni il Battista è stato l’uomo più grande di tutti i tempi, nel Vangelo di Matteo (11, 11):

In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.  

Anche Gesù è nato da donna, ma in realtà è esistito da sempre (Vangelo di Giovanni, 1,1). Quindi Gesù, non essendo un semplice uomo, non rientra nella categoria dei “nati da donna”.

Lo scopo della venuta al mondo di Giovanni il Battista si evince dal verso (1, 7).
La prima parte del verso potrebbe rendersi in questo modo: “Egli venne per essere testimone”. Come mise in pratica “l’essere testimone”?
Lo fece sicuramente con la sua vita, con i suoi atti, ma soprattutto con le parole. Le parole sono fondamentali nella vita dell’uomo perché generano emozioni, slanci irrazionali, riflessioni. Le parole possono suscitare la conversione se pronunciate nel giusto contesto e con il giusto tono di voce, perché toccano il cuore.
Giovanni il Battista si presentò come la voce che grida nel deserto (riprendendo la profezia di Isaia, 40, 3), Vangelo di Matteo (3, 3):

Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!

Inoltre Giovanni il Battista ha testimoniato che Gesù Cristo è l’Agnello di Dio, come abbiamo visto nei versi del Vangelo di Giovanni (1, 29-34).

Nella seconda fase del verso (1, 7) vi è la parola “hina” che significa con “con il fine di” e viene seguita dalla parola martyrēsē, nel tempo aoristo. Significa “con il fine di dare testimonianza”.
Ma in seguito vi è scritto: “alla luce”. Qual’è la luce alla quale si riferisce l’Evangelista?
Senza dubbio si fa riferimento al Cristo eterno, alla luce eterna alla quale l’Evangelista si è riferito nel quinto verso del suo Prologo. La parola “luce”, si usa qui nel senso assoluto, come nel quinto verso.
Però la luce necessita forse che qualcuno la segnali? Non proprio, in quanto esattamente come non vi è bisogno di segnalare lo splendore del sole, allo stesso modo non vi è bisogno di segnalare la Luce eterna di Cristo, che continua a brillare, a prescindere da quanti la riconoscono come tale.
Il fatto pertanto che Giovanni il Battista venne per dare testimonianza alla Luce eterna di Cristo, non toglie in alcun modo il potere della luce di rivelarsi in modo autonomo. Però vi era la necessità che Giovanni il Battista desse la testimonianza della Luce eterna incarnata nell’uomo Gesù.
Gli esseri umani erano caduti in una tale oscurità e perversione che erano quasi del tutto incapaci di comprendere il lato spirituale della Rivelazione di Dio. Vedendo il Gesù uomo, molte persone non riconobbero in lui il Gesù eterno, il Verbo incarnato. Era necessario pertanto che Giovanni il Battista desse la sua testimonianza, indicando che oltre l’uomo Gesù, vi era il Gesù eterno.
La testimonianza di Giovanni il Battista deve anche servirci come insegnamento. Se noi non testimoniamo la luce eterna di Gesù come ha fatto Giovanni il Battista, molte persone non potranno arrivare a concepire e contemplare il suo splendore.
Ma chi è colui che può testimoniare la Luce eterna di Cristo?
Ad un testimone gli si chiede se ha vissuto una situazione sulla quale si cerca di capire cosa sia successo in realtà. Allo stesso modo chi testimonia Cristo deve essere stato esposto alla Luce di Dio, in modo da poterla divulgare. Solo l’uomo che conosce Cristo può raccontare ad altri di Lui. Solo chi conosce Cristo può testimoniare Cristo.
Ora analizziamo le ultime due frasi del settimo verso del Prologo:

per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.

Il testimoniare Gesù non sempre porta alla conversione di chi ascolta. La conversione viene portata a termine per mezzo dello Spirito Santo. Noi, come esseri umani, dobbiamo testimoniare Gesù, allo stesso modo di come lo fece Giovanni il Battista, ma la completa conversione, essendo opera dello Spirito Santo, non dipende da noi.
Però perché nel settimo verso vi è scritto “perché tutti credessero per mezzo di lui”?  La parola usata è pantes. Sappiamo che la fede è personale. Anche se un predicatore diffonde il Vangelo, non può far si che qualcuno accetti la fede per altri. Ognuno la accetta per se stesso, in quanto la fede è personale. Se si forza un gruppo a credere potrebbe succedere che la fede si annacqua e la credenza diventa un semplice formalismo, ma non è realmente vissuta dal fedele.
Secondo alcuni linguisti esperti di grammatica greca, (1), pantes può significare “ogni”, equivalente alla parola greca hekastos.
Chi sarebbero questi “tutti” o chi sarebbe “ogni”? Sono tutti coloro che potevano ascoltare Giovanni Battista, e per estensione tutti gli abitanti della terra. Dio infatti vuole che nessuno si perda e che tutti si salvino. Vediamo a tale proposito questo passaggio della Prima Lettera a Timoteo (2, 4):

Il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. 

Dio non vuole che nessuno si perda, ma purtroppo non tutti accetteranno la sua Parola. Infatti vediamo questo verso del Vangelo di Matteo (22, 14):

Infatti molti sono chiamati, ma pochi eletti.

In ogni caso la testimonianza del Battista doveva per forza essere diretta a tutti perché lui non sapeva chi si sarebbe opposto alla sua testimonianza o chi avrebbe avversato il Vangelo.
La frase “perché tutti credessero”, (la parola in greco è pisteusōsin), si riferisce naturalmente al riconoscere che Gesù Cristo è il Verbo incarnato. Significa accettare Cristo come nostro unico Signore e Salvatore.
Per concludere, le parole: “per mezzo di lui” si riferiscono a Giovanni Battista, nel senso che lui ha dato testimonianza di Gesù Cristo.

Vediamo adesso l’ottavo verso del Prologo del Vangelo di Giovanni:

Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.

Vediamo la corrispondente pronuncia in greco:

Ouk ēn ekeinos to phōs all’ hina martyrēsē peri tou phōtos

In questo verso l’Evangelista ribadisce che il Battista non è la luce eterna, ma che venne per testimoniare la luce. Come si vede il primo verbo utilizzato al negativo, è il verbo en. E’ l’imperfetto durativo del verbo eimi, “essere”, che, quando è utilizzato nel Prologo in riferimento a Cristo, indica la sua eternità. Pertanto l’Evangelista ci dice che il Battista non era, in alcun modo, “la luce”. Però c’è un punto del quarto Vangelo che potrebbe generare confusione alle persone poco attente. Vediamo il passaggio (5, 35):

Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. 

In realtà mentre la luce di Cristo viene resa con la parola phoos, ossia la luce più splendente che possiamo immaginare, la parola usata per “lampada”, per descrivere il Battista in (5,35), è luchnos, ossia una lampada a mano alimentata da olio. La differenza è fondamentale. La prima luce è eterna, infinitamente splendente, mentre la seconda, benché produce luce, è temporanea. Giovanni il Battista pertanto non avrebbe mai potuto fare ciò che ha fatto Gesù Cristo. Il Battista venne con il fine ultimo di dare testimonianza alla luce.
                                                                                            
Yuri Leveratto

Nota:
1-Lessico greco-inglese, seventh edition, New York, 1889, pag. 1160

Foto: Papiro 28

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