domenica 7 agosto 2016

La Luce vera: analisi del nono verso del Vangelo di Giovanni


Nei primi cinque versi del Prologo, Giovanni ha descritto il Logos, il Verbo, Gesù Cristo. Ha sottolineato la sua eternità, e lo ha definito Vita e Luce.
Nel sesto e nel settimo verso l’Evangelista ha presentato l’uomo che ha testimoniato l’avvento di Cristo, ossia Giovanni il Battista. Nel verso ottavo l’Evangelista chiarifica definitivamente che non dobbiamo confondere le due persone. Giovanni il Battista fu un grande uomo, Gesù Cristo, essendo il Verbo incarnato, è eterno.
Dal nono al tredicesimo verso l’Evangelista torna a descrivere il Verbo, il proposito della sua missione e l’accoglienza che alcuni uomini gli diedero.

Analizziamo il nono verso del Prologo:

Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.

Vediamo la corrispondente pronuncia in greco:

Ēn to phōs to alēthinon ho phōtizei panta anthrōpon erchomenon eis ton kosmon

Per comprendere il nono verso dobbiamo innanzitutto determinarne il soggetto: il Verbo. E’ come se vi fosse scritto: “il Verbo era la luce vera”.
Ancora una volta il verbo utilizzato qui è “en” che viene usato varie volte per descrivere l’eternità di Gesù Cristo. Pertanto è come se vi fosse scritto: “Gesù Cristo è stato da sempre la Luce eterna”.
Subito dopo vi è l’aggettivo “vera”. La parola greca è “aleethinon” usata ventidue volte negli scritti di Giovanni, ma solo cinque volte nel resto del Nuovo Testamento.
In questo caso “aleethinon” significa “genuina, perfetta”. Non si deve confondere con “aleethees” che significa “verace”. Qui Giovanni non stava affermando che Gesù si esprime in modo verace, ma stava affermando che Gesù Cristo è la luce genuina, vera, perfetta e originale e non solo per la sua sostanza divina, ma per la sua eternità.
Ciò contrasta anche con la luce di Giovanni il Battista, che non emetteva luce propria, ma riflessa, temporanea.
Tutto ciò secondo il teologo greco Spiros Zodhiates ha un’attinenza con la dottrina della salvezza. Nessun uomo può salvare, in quanto nessun uomo può espiare il peccato di altri. Solo chi è la Luce eterna, vera, perfetta e originale può salvare (può quindi dare la vita eterna), in quanto è l’essenza stessa della vita.
Analizziamo adesso la frase: “veniva nel mondo”. Perché l’Evangelista Giovanni ha scritto: “veniva”, e non “venne”?
In realtà Giovanni si riferisce a qualcosa che sta per succedere. Usa il participio “erchomenon”. L’Evangelista descrive un qualcosa che è in procinto di accadere. L’eternità stava entrando nella storia, come si descriverà nel quattordicesimo verso del Prologo.
“Erchomenon” significa “veniva” e indica volontà. Questa situazione si differenzia da quando un semplice essere umano viene al mondo. Nessun essere umano viene da un’esistenza anteriore. Cristo invece ha avuto un’esistenza anteriore, eterna, in quanto esisteva da sempre.
Però, quale era il proposito dell’arrivo della Luce vera nel mondo? Analizziamo la frase “che illumina ogni uomo”. La parola utilizzata nel testo greco è “phōtizei” che deriva dalla parola “phoos”, luce.
E’ come se Giovanni ci avesse voluto comunicare che Gesù Cristo si è voluto fare uomo per essere uno di noi, illuminare il nostro cammino tortuoso, con la sua luce vera. Il tempo phōtizei è al presente indicativo.
Mentre “era”, in greco “en” è un “passato eterno”, e “erchomenon” è un futuro imminente, phōtizei è al presente. Perché?
Si pensa che Giovanni abbia voluto indicare in questo verbo il passato, il presente e il futuro e abbia voluto enfatizzare che la Luce eterna di Cristo ha illuminato tutti gli esseri umani da sempre, in forma conosciuta, sconosciuta e persino inconcepibile.
In questo senso l’azione di Gesù Cristo si estende nel passato fino ai primordi dell’uomo e nel futuro, fino alla fine dei tempi. Ciò si spiega anche con la rivelazione progressiva della Bibbia, la Parola di Dio. Gesù apparve come un Angelo di Dio nell’Antico Testamento, ed era in procinto di apparire in forma umana.
L’apparizione di Cristo in forma umana, comunque, non significa che la sua luce non illuminò gli uomini nel passato. E non significa che non illuminerà gli uomini nel futuro.
Ritorniamo sul presente indicativo phōtizei, ossia “illumina”.
Abbiamo visto che questa azione della Luce eterna di Cristo si estende sul passato e sul futuro. Il presente è comunque il momento più appropriato per riceverla. Questo concetto si evince anche dalla Seconda Lettera ai Corinzi (6, 2):

Egli dice infatti:
Al momento favorevole ti ho esaudito
e nel giorno della salvezza ti ho soccorso.
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!

Inoltre il tempo presente indica che la Luce vera non è intermittente. Non illumina per un po’ e poi si spegne. La sua azione è costante, fino alla fine dei tempi. Nessuno pertanto può incolpare Gesù Cristo per essersi perduto o per aver peccato contro Dio. La Luce eterna e vera illumina tutti e per sempre.
Può essere che la modalità della luce sia variata, ma da sempre la Luce ha brillato, ha illuminato.
A volte attraverso la natura, come indicato nella Lettera ai Romani (1, 19-21):

poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata.

Altre volte attraverso la coscienza, come spiegato nella Lettera ai Romani (2, 14-16):

Quando i pagani, che non hanno la Legge, per natura agiscono secondo la Legge, essi, pur non avendo Legge, sono legge a se stessi. Essi dimostrano che quanto la Legge esige è scritto nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono. Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini, secondo il mio Vangelo, per mezzo di Cristo Gesù.

O mediante l’Incarnazione e la rivelazione diretta di Gesù Cristo.

Il fatto però che la Luce eterna di Cristo illumini ogni uomo, significa forse che Cristo salvi tutti automaticamente?
Nel decimo, undicesimo e dodicesimo verso Giovanni ci mostra due distinte classi di persone. Coloro i quali ripudiano Cristo e coloro i quali lo accettano.
La Luce eterna di Cristo si diffonde allo spirito di ogni uomo, ma questo non significa che ogni uomo l’accetti e pertanto non significa che ogni uomo sia rigenerato nello spirito e quindi salvo. La luce illumina ogni uomo, ma non ogni uomo l’accetta.
L’accettazione della luce eterna di Cristo è il primo passo della piena riconciliazione dell’uomo con Dio.
Senza la discesa della Luce vera dal cielo l’uomo non potrebbe riconciliarsi pienamente con Dio. La discesa della Luce è l’Incarnazione, che Giovanni descriverà nel quattordicesimo verso.
Quando la Luce è scesa tra di noi ha rivelato i nostri peccati (li ha messi alla luce). Nessuno può quindi nascondersi dalla Luce.
La Luce illumina “ogni uomo”. In greco si utilizzano i termini “panta” (tutti, ogni) e anthroopon (uomo).
Giovanni non scrive pantas antrhroopous, ossia “tutti gli uomini”, ma scrive: “ogni uomo”.
L’Evangelista fa enfasi sui membri individuali della comunità umana. Non si riferisce all’insieme degli uomini, ma ad “ogni uomo”. Infatti Dio salva persone, nella loro individualità, non salva popoli o gruppi di persone.

YURI LEVERATTO
Copyright 2016

Illustrazione: Cristo insegna a Nicodemo, Crijn Hendricksz Volmarijn

sabato 6 agosto 2016

La missione del Battista: analisi del settimo e dell’ottavo verso del Vangelo di Giovanni


Nel sesto verso del Prologo abbiamo visto che l’Evangelista si sofferma ad indicare la persona di Giovanni il Battista. Nel settimo verso viene descritta la missione del Battista.
Quale fu il proposito per il quale il Battista venne al mondo? Forse per realizzare miracoli? No, in quanto nel quarto Vangelo si legge (10, 41):

Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». 

Il Battista non fece miracoli, ma fu scelto da Dio per segnalare agli uomini il Messia, Gesù Cristo.
Vediamo il verso (1, 7):

Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.

Vediamo la pronuncia in greco del verso in questione:

Houtos ēlthen eis martyrian hina martyrēsē peri tou phōtos hina pantes pisteusōsin di’ autou

Leggendo il verso (1, 7) sembra che l’Evangelista si ripeta: infatti vi è scritto “venne come testimone” e poi vi è scritto: “per dare testimonianza”.
Queste due affermazioni in realtà non sono affatto un “doppione”, come qualcuno ha frettolosamente asserito.
La prima affermazione si riferisce al fatto che Giovanni il Battista venne come “testimone”. Quindi si riferisce al suo carattere, alla sua moralità, alla sua serenità come persona.
Un testimone deve necessariamente essere una persona con solidi precetti morali e il precursore di Gesù lo era certamente.
La vita e la condotta morale di Giovanni il Battista erano irreprensibili, in modo che la sua testimonianza poteva essere accettata e riconosciuta come verace.
Per quale ragione Giovanni il Battista viene considerato un uomo corretto e moralmente giusto? Per la sua condotta di vita. Ed è Gesù stesso che ci dice che Giovanni il Battista è stato l’uomo più grande di tutti i tempi, nel Vangelo di Matteo (11, 11):

In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.  

Anche Gesù è nato da donna, ma in realtà è esistito da sempre (Vangelo di Giovanni, 1,1). Quindi Gesù, non essendo un semplice uomo, non rientra nella categoria dei “nati da donna”.

Lo scopo della venuta al mondo di Giovanni il Battista si evince dal verso (1, 7).
La prima parte del verso potrebbe rendersi in questo modo: “Egli venne per essere testimone”. Come mise in pratica “l’essere testimone”?
Lo fece sicuramente con la sua vita, con i suoi atti, ma soprattutto con le parole. Le parole sono fondamentali nella vita dell’uomo perché generano emozioni, slanci irrazionali, riflessioni. Le parole possono suscitare la conversione se pronunciate nel giusto contesto e con il giusto tono di voce, perché toccano il cuore.
Giovanni il Battista si presentò come la voce che grida nel deserto (riprendendo la profezia di Isaia, 40, 3), Vangelo di Matteo (3, 3):

Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!

Inoltre Giovanni il Battista ha testimoniato che Gesù Cristo è l’Agnello di Dio, come abbiamo visto nei versi del Vangelo di Giovanni (1, 29-34).

Nella seconda fase del verso (1, 7) vi è la parola “hina” che significa con “con il fine di” e viene seguita dalla parola martyrēsē, nel tempo aoristo. Significa “con il fine di dare testimonianza”.
Ma in seguito vi è scritto: “alla luce”. Qual’è la luce alla quale si riferisce l’Evangelista?
Senza dubbio si fa riferimento al Cristo eterno, alla luce eterna alla quale l’Evangelista si è riferito nel quinto verso del suo Prologo. La parola “luce”, si usa qui nel senso assoluto, come nel quinto verso.
Però la luce necessita forse che qualcuno la segnali? Non proprio, in quanto esattamente come non vi è bisogno di segnalare lo splendore del sole, allo stesso modo non vi è bisogno di segnalare la Luce eterna di Cristo, che continua a brillare, a prescindere da quanti la riconoscono come tale.
Il fatto pertanto che Giovanni il Battista venne per dare testimonianza alla Luce eterna di Cristo, non toglie in alcun modo il potere della luce di rivelarsi in modo autonomo. Però vi era la necessità che Giovanni il Battista desse la testimonianza della Luce eterna incarnata nell’uomo Gesù.
Gli esseri umani erano caduti in una tale oscurità e perversione che erano quasi del tutto incapaci di comprendere il lato spirituale della Rivelazione di Dio. Vedendo il Gesù uomo, molte persone non riconobbero in lui il Gesù eterno, il Verbo incarnato. Era necessario pertanto che Giovanni il Battista desse la sua testimonianza, indicando che oltre l’uomo Gesù, vi era il Gesù eterno.
La testimonianza di Giovanni il Battista deve anche servirci come insegnamento. Se noi non testimoniamo la luce eterna di Gesù come ha fatto Giovanni il Battista, molte persone non potranno arrivare a concepire e contemplare il suo splendore.
Ma chi è colui che può testimoniare la Luce eterna di Cristo?
Ad un testimone gli si chiede se ha vissuto una situazione sulla quale si cerca di capire cosa sia successo in realtà. Allo stesso modo chi testimonia Cristo deve essere stato esposto alla Luce di Dio, in modo da poterla divulgare. Solo l’uomo che conosce Cristo può raccontare ad altri di Lui. Solo chi conosce Cristo può testimoniare Cristo.
Ora analizziamo le ultime due frasi del settimo verso del Prologo:

per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.

Il testimoniare Gesù non sempre porta alla conversione di chi ascolta. La conversione viene portata a termine per mezzo dello Spirito Santo. Noi, come esseri umani, dobbiamo testimoniare Gesù, allo stesso modo di come lo fece Giovanni il Battista, ma la completa conversione, essendo opera dello Spirito Santo, non dipende da noi.
Però perché nel settimo verso vi è scritto “perché tutti credessero per mezzo di lui”?  La parola usata è pantes. Sappiamo che la fede è personale. Anche se un predicatore diffonde il Vangelo, non può far si che qualcuno accetti la fede per altri. Ognuno la accetta per se stesso, in quanto la fede è personale. Se si forza un gruppo a credere potrebbe succedere che la fede si annacqua e la credenza diventa un semplice formalismo, ma non è realmente vissuta dal fedele.
Secondo alcuni linguisti esperti di grammatica greca, (1), pantes può significare “ogni”, equivalente alla parola greca hekastos.
Chi sarebbero questi “tutti” o chi sarebbe “ogni”? Sono tutti coloro che potevano ascoltare Giovanni Battista, e per estensione tutti gli abitanti della terra. Dio infatti vuole che nessuno si perda e che tutti si salvino. Vediamo a tale proposito questo passaggio della Prima Lettera a Timoteo (2, 4):

Il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. 

Dio non vuole che nessuno si perda, ma purtroppo non tutti accetteranno la sua Parola. Infatti vediamo questo verso del Vangelo di Matteo (22, 14):

Infatti molti sono chiamati, ma pochi eletti.

In ogni caso la testimonianza del Battista doveva per forza essere diretta a tutti perché lui non sapeva chi si sarebbe opposto alla sua testimonianza o chi avrebbe avversato il Vangelo.
La frase “perché tutti credessero”, (la parola in greco è pisteusōsin), si riferisce naturalmente al riconoscere che Gesù Cristo è il Verbo incarnato. Significa accettare Cristo come nostro unico Signore e Salvatore.
Per concludere, le parole: “per mezzo di lui” si riferiscono a Giovanni Battista, nel senso che lui ha dato testimonianza di Gesù Cristo.

Vediamo adesso l’ottavo verso del Prologo del Vangelo di Giovanni:

Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.

Vediamo la corrispondente pronuncia in greco:

Ouk ēn ekeinos to phōs all’ hina martyrēsē peri tou phōtos

In questo verso l’Evangelista ribadisce che il Battista non è la luce eterna, ma che venne per testimoniare la luce. Come si vede il primo verbo utilizzato al negativo, è il verbo en. E’ l’imperfetto durativo del verbo eimi, “essere”, che, quando è utilizzato nel Prologo in riferimento a Cristo, indica la sua eternità. Pertanto l’Evangelista ci dice che il Battista non era, in alcun modo, “la luce”. Però c’è un punto del quarto Vangelo che potrebbe generare confusione alle persone poco attente. Vediamo il passaggio (5, 35):

Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. 

In realtà mentre la luce di Cristo viene resa con la parola phoos, ossia la luce più splendente che possiamo immaginare, la parola usata per “lampada”, per descrivere il Battista in (5,35), è luchnos, ossia una lampada a mano alimentata da olio. La differenza è fondamentale. La prima luce è eterna, infinitamente splendente, mentre la seconda, benché produce luce, è temporanea. Giovanni il Battista pertanto non avrebbe mai potuto fare ciò che ha fatto Gesù Cristo. Il Battista venne con il fine ultimo di dare testimonianza alla luce.
                                                                                            
Yuri Leveratto

Nota:
1-Lessico greco-inglese, seventh edition, New York, 1889, pag. 1160

Foto: Papiro 28

venerdì 5 agosto 2016

Il precursore del Messia: analisi del sesto verso del Vangelo di Giovanni


Nei primi cinque versi del suo Prologo, Giovanni ci comunica che la “Parola”, il “Verbo”, ossia Gesù Cristo, è Dio. Presenta il Verbo come Creatore di tutto ciò che esiste, l’origine della vita, e la luce del mondo.
Dal sesto verso all’ottavo verso l’Evangelista Giovanni fa una pausa. In questi tre versi non descrive il Verbo eterno, ma descrive un semplice uomo, inviato da Dio: Giovanni il Battista.
Innanzitutto vediamo il sesto verso:

Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.

Vediamo la corrispondente pronuncia in greco:

Egeneto anthrōpos apestalmenos para Theou onoma autō Iōannēs

Dopo cinque versi passati a comunicarci l’essenza stessa del Verbo eterno, Giovanni inizia a descrivere un semplice uomo, Giovanni il Battista, quasi per rimarcare che invece Gesù Cristo non era un semplice uomo. L’Evangelista Giovanni sta iniziando lentamente il percorso che lo porterà, nel quattordicesimo verso, a descrivere l’evento fondante del Cristianesimo, ossia l’Incarnazione del Verbo. Per farlo inizia a descrivere una persona semplice come Giovanni il Battista, indicando quale fu la sua missione.
Giovanni il Battista arriva circa quattrocento anni dopo Malachia. Era naturale che visto la sua grande personalità qualcuno possa aver pensato che lui stesso fosse il Messia.
Ma l’Evangelista Giovanni ci segnala con molta attenzione che Giovanni il Battista non era divino, non aveva alcuna qualità soprannaturale.
In effetti Giovanni il Battista in nessuna occasione volle presentarsi per colui che non era. Era invece umile, ma fermo nella sua missione di precursore. Perché l’Evangelista Giovanni tende a diminuire la figura del Battista in comparazione con la persona di Gesù Cristo?
Una prima risposta potrebbe essere che siccome l’Evangelista vuole mostrare la piena Divinità di Cristo, ogni altra figura umana al suo cospetto deve necessariamente occupare un ruolo minore.
Ma c’è anche un’altra ragione. Durante il periodo che l’Evangelista stava scrivendo il suo Vangelo, verso il finire del primo secolo ad Efeso, in Asia Minore (attuale Turchia), vi era una setta giudaica che si denominava emerobattisti (1), ovvero “coloro che si battezzavano diariamente”.
Tra di loro vi erano alcuni che davano una grande importanza a Giovanni il Battista.
Fu proprio per questo fatto che l’Evangelista Giovanni volle rimarcare in alcuni dei suoi versi il fatto che Giovanni il Battista era un semplice uomo, da non confondere con Gesù Cristo, il Verbo eterno.
Come abbiamo visto il verso inizia con le parole greche: Egeneto anthrōpos. Il verbo egeneto indica un’azione puntuale e definita, e significa: venne, giunse. Questo verbo differisce profondamente dal verbo en (l’imperfetto durativo di “eimi”, ossia: essere). Il verbo en è stato usato per indicare l’eternità di Gesù Cristo, mentre il verbo usato per descrivere l’apparizione di Giovanni il Battista si trova nella forma detta aoristo, riferendosi ad un fatto storico preciso. Giovanni Battista iniziò ad esistere con la sua nascita, mentre Gesù Cristo esiste da sempre, in quanto era Dio prima che apparisse in forma umana.
Ovviamente questa affermazione è in contrasto per esempio con la terza parte del primo verso:

E il Verbo era Dio

Infatti l’Evangelista ci presenta invece, che Giovanni il Battista era solo uomo.
Torniamo ora sulla prima frase del sesto verso:

Venne un uomo mandato da Dio

Alcune persone pensano che gli Apostoli furono solamente le persone che Gesù Cristo scelse durante la sua predicazione. Ma nel sesto verso del Vangelo di Giovanni si utilizza la parola “mandato o inviato”: in greco apestalmenos. Notate che questa parola deriva dal verbo apostelloo che significa appunto “Apostolo”.
In realtà la parola apostelloo è l’unione di apo (da, o, fuori), e la parola stelloo che significa “inviare”.
Un Apostolo non rappresenta se stesso, ma rappresenta colui che lo ha inviato. Govanni il Battista fu inviato da Dio e non cercò mai gloria personale. Al contrario, la sua missione era quella di testimoniare la luce, come si vedrà nel verso successivo. L’attitudine di Giovanni il Battista fu sempre quella del testimone della missione salvifica di Gesù Cristo e mai adottò un comportamento presuntuoso o saccente. Vediamo alcuni passaggi del Vangelo di Giovanni.

(1, 29-34):
Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

(3, 28-30):
Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire».

L’arrivo di Giovanni il Battista fu profetizzato circa quattro secoli prima dal profeta Malachia, vediamo il passaggio del libro corrispondente (3, 1):

Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. 

Giovanni Battista fu inviato da Dio stesso. Anche se non fu scelto direttamente da Gesù Cristo, Giovanni il Battista era un Apostolo. Ma l’Evangelista Giovanni ribadisce che era “uomo”, con il fine di differenziare la sua opera, pur importante, da quella salvifica di Gesù Cristo.
Dopo di ciò, l’Evangelista ci da il suo nome. Questo nome, Giovanni, non fu dato al bimbo dai suoi genitori, ma fu dato direttamente da Dio, vediamo il verso corrispondente, Vangelo di Luca (1, 13):

Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni.

Inoltre ricordiamo che il nome Giovanni significa “regalo misericordioso di Dio”.

YURI LEVERATTO
Copyright 2016

Note:
1- http://www.treccani.it/enciclopedia/emerobattisti/

Foto: dipinto bizantino di Giovanni il Battista.

martedì 2 agosto 2016

I fondamenti della Chiesa di Cristo, neotestamentaria


Fondatore: Gesù Cristo 

Vangelo di Matteo (16, 18):

Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell'inferno non la potranno vincere.

Credo

Vangelo di Matteo (16, 16): 

E Simon Pietro, rispondendo, disse: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

Atti degli Apostoli (8, 37): 

E Filippo disse: «Se tu credi con tutto il cuore, lo puoi». Ed egli rispose, dicendo: «Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio». 

Luogo: Gerusalemme 

Isaia (2, 3)

Molti popoli verranno dicendo: «Venite, saliamo al monte dell'Eterno, alla casa del Dio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie e noi cammineremo nei suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola dell'Eterno.

Atti degli Apostoli cap. 2

Data 

Atti degli Apostoli, cap. 2 

Capo: Gesù Cristo 

Lettera agli Efesini (1, 20-23):

Egli la manifestò in Cristo,
quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,
al di sopra di ogni Principato e Potenza,
al di sopra di ogni Forza e Dominazione
e di ogni nome che viene nominato
non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro.
Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi
e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose:
essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è 
il perfetto compimento di tutte le cose.

Organizzazione

Lettera ai Filippesi (1, 1): 

Paolo e Timoteo, servi di Gesù Cristo, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi 

Anziani: 

Lettera a Tito (1, 5):

Per questa ragione ti ho lasciato a Creta, affinché tu metta ordine alle cose che restano da fare e costituisca degli anziani in ogni città, come ti ho ordinato;

Prima Lettera di Pietro (5, 1-3):

Esorto gli anziani che sono fra voi, io che sono anziano con loro e testimone delle sofferenze di Cristo e che sono anche partecipe della gloria che dev'essere rivelata: pascete il gregge di Dio che è fra voi, sorvegliandolo non per forza, ma volentieri, non per avidità di guadagno ma di buona volontà, e non come signoreggiando su coloro che vi sono affidati, ma essendo i modelli del gregge. 

Atti degli Apostoli (20, 28): 

Badate dunque a voi stessi e a tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata col proprio sangue. 

Prima Lettera a Tito (3, 1-7): 

Questa parola è sicura: Se uno desidera l'ufficio di vescovo, desidera un buon lavoro. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, assennato, prudente, ospitale, atto ad insegnare, non dedito al vino, non violento, non avaro, ma sia mite, non litigioso, non amante del denaro; uno che governi bene la propria famiglia e tenga i figli in sottomissione con ogni decoro; (ma se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?). Inoltre egli non sia un neoconvertito, perché non gli avvenga di essere accecato dall'orgoglio e non cada nella condanna del diavolo. Or bisogna pure che egli abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, affinché non cada nell'ingiuria e nel laccio del diavolo. 

Diaconi: 

Atti degli Apostoli (6, 1-6):

Or in quei giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio da parte degli Ellenisti contro gli Ebrei, perché le loro vedove venivano trascurate nel servizio di assistenza quotidiana. Allora i dodici, radunato il gran numero dei discepoli, dissero: «Non è bene che noi, lasciata la parola di Dio, serviamo alle mense. Perciò, fratelli, cercate fra voi sette uomini, di cui si abbia buona testimonianza, ripieni di Spirito Santo e di sapienza, a cui noi affideremo questo compito. Ma noi continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della parola». Questa proposta piacque a tutti i discepoli. Ed elessero Stefano, uomo ripieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmena e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono poi davanti agli apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.

Prima Lettera a Tito (3, 8-13):

Similmente i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti a molto vino, non avidi di illeciti guadagni, e ritengano il mistero della fede in una coscienza pura. Or anche essi siano prima provati, poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili. Anche le loro mogli siano dignitose, non calunniatrici, ma sobrie e fedeli in ogni cosa. I diaconi siano mariti di una sola moglie e governino bene i figli e le proprie famiglie. Coloro infatti che hanno svolto bene il servizio si acquistano una buona reputazione e grande franchezza nella fede in Cristo Gesù. 

I membri della Chiesa di Cristo neotestamentaria:

Atti degli Apostoli (2, 41-47): 

Quelli dunque che ricevettero la sua parola lietamente furono battezzati; in quel giorno furono aggiunte circa tremila persone. Essi erano perseveranti nel seguire l'insegnamento degli apostoli, nella comunione, nel rompere il pane e nelle preghiere. Ed erano tutti presi da timore; e molti segni e miracoli si facevano per mano degli apostoli. Or tutti coloro che credevano stavano insieme ed avevano ogni cosa in comune. E vendevano i poderi e i beni e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. E perseveravano con una sola mente tutti i giorni nel tempio e rompendo il pane di casa in casa, prendevano il cibo insieme con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. E il Signore aggiungeva alla chiesa ogni giorno coloro che erano salvati.

Lettera ai Colossesi (1, 13): 

Poiché egli ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio

Prima Lettera ai Corinzi (1, 2): 

alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Gesù Cristo, chiamati ad essere santi, insieme a tutti quelli che in qualunque luogo invocano il nome di Gesù Cristo, loro Signore e nostro:

Designazioni della Chiesa 

Lettera agli Efesini (3, 14-15):

Per questa ragione, io piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signor nostro Gesù Cristo, dal quale prende nome ogni famiglia nei cieli e sulla terra,

La Chiesa: 

Lettera ai Colossesi (1, 18-24):

Egli stesso è il capo del corpo, cioè della chiesa; egli è il principio, il primogenito dai morti, affinché abbia il primato in ogni cosa, perché è piaciuto al Padre di far abitare in lui tutta la pienezza, e, avendo fatta la pace per mezzo del sangue della sua croce, di riconciliare a sé, per mezzo di lui, tutte le cose, tanto quelle che sono sulla terra come quelle che sono nei cieli. E voi stessi, che un tempo eravate estranei e nemici nella mente con le vostre opere malvagie, ora vi ha riconciliati nel corpo della sua carne, mediante la morte, per farvi comparire davanti a sé santi, irreprensibili e senza colpa, se pure perseverate nella fede, essendo fondati e fermi, senza essere smossi dalla speranza dell'evangelo che voi avete udito e che è stato predicato ad ogni creatura che è sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono divenuto ministro. Ora mi rallegro nelle mie sofferenze per voi, e a mia volta compio nella mia carne ciò che manca ancora alle afflizioni di Cristo per il suo corpo, che è la chiesa,

Il corpo di Cristo  

Lettera agli Efesini (1, 22-23):

Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi
e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose:
essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.

Il Regno: 

Atti degli Apostoli (8, 12): 

Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che annunciava il vangelo del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare.

Le Chiese di Cristo: 

Lettera ai Romani (16, 16): 

Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Vi salutano tutte le Chiese di Cristo.

La Chiesa di Dio: 

Prima Lettera ai Corinzi (1, 2): 

alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro:

Atti degli Apostoli (20, 28): 

Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio.


La famiglia di Dio: 

Lettera agli Efesini (2, 19): 

Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio

La casa di Dio: 

Prima Lettera a Timoteo (3, 15):

ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità.

I discepoli del Signore: 

Atti degli Apostoli (9,1):

Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote 

Il Tempio di Dio:

Prima Lettera ai Corinzi (3, 16): 

Non sapete voi che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?

La congregazione dei primogeniti: 

Lettera agli Ebrei (12, 23): 

all'assemblea universale e alla chiesa dei primogeniti che sono scritti nei cieli, a Dio, il giudice di tutti, agli spiriti dei giusti resi perfetti,

Designazione dei cristiani: 

Lettera agli Efesini (3, 14-15):

Per questa ragione, io piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signor nostro Gesù Cristo, dal quale prende nome ogni famiglia nei cieli e sulla terra

Discepoli: 

Atti degli Apostoli (11, 26): 

lo trovò e lo condusse ad Antiòchia. Rimasero insieme un anno intero in quella Chiesa e istruirono molta gente. Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani.

Santi: 

Prima lettera ai Corinzi (1, 2):

alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Gesù Cristo, chiamati ad essere santi, insieme a tutti quelli che in qualunque luogo invocano il nome di Gesù Cristo, loro Signore e nostro:

Lettera ai Filippesi (1, 1):

Paolo e Timòteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi:

Figli di Dio: 

Vangelo di Giovanni (1, 11-13):

Venne tra i suoi 
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio: 
a quelli che credono nel suo nome 
i quali non da sangue, 
né da volere di carne, 
né da volere di uomo, 
ma da Dio sono stati generati.

Lettera ai Galati (3, 26-27):

Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.

Prima Lettera di Giovanni (2, 1-2):

Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

Fratelli: 

Vangelo di Luca (8, 21): 

Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

Lettera ai Galati (6, 1):

Fratelli, se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu.

Cristiani: 

Atti degli Apostoli (11, 26): 

lo trovò e lo condusse ad Antiòchia. Rimasero insieme un anno intero in quella Chiesa e istruirono molta gente. Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani.

Atti degli Apostoli (26, 28): 

E Agrippa rispose a Paolo: «Ancora un poco e mi convinci a farmi cristiano!».

Prima Lettera di Pietro (4, 16): 

Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; per questo nome, anzi, dia gloria a Dio.

Regola di fede e pratica: La Parola di Dio

Tutta l’autorità: 

Vangelo di Matteo (28, 18-20): 

Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Lettera ai Romani (1, 16): 

Io infatti non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco.

Lettera agli Ebrei (4, 16): 

Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.  

Governo della Chiesa: 

Seconda Lettera di Timoteo (3, 16-17):

Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.

Seconda Lettera di Pietro (1, 3): 

La sua potenza divina ci ha donato tutto quello che è necessario per una vita vissuta santamente, grazie alla conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua potenza e gloria.

Seme del Regno: 

Vangelo di Matteo (13, 3-9): 

Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Vangelo di Luca (8, 11): 

Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio.

Spada dello Spirito: 

Lettera agli Efesini (6, 17): 

prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio.

Adorazione: 

Canto: 

Lettera ai Colossei (3, 16):

La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori.

Preghiera: 

Prima Lettera ai Tessalonicesi (5, 16-18): 

Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. 

Insegnamento: 

Seconda Lettera a Timoteo (2, 1-2): 

E tu, figlio mio, attingi forza dalla grazia che è in Cristo Gesù: le cose che hai udito da me davanti a molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali a loro volta siano in grado di insegnare agli altri.
Comunione: 

Atti degli Apostoli (20, 7).

Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane, e Paolo, che doveva partire il giorno dopo, conversava con loro e prolungò il discorso fino a mezzanotte. 

Prima Lettera ai Corinzi (11, 23):

Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». 


Offerta: 

Prima Lettera ai Corinzi (16, 1-2): 

Riguardo poi alla colletta in favore dei santi, fate anche voi come ho ordinato alle Chiese della Galazia. Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi metta da parte ciò che è riuscito a risparmiare, perché le collette non si facciano quando verrò.

Missione 

Salvare le anime:

Vangelo di Matteo (28, 18-20): 

Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Vangelo di Giovanni (6, 45): 

Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 

Lettera agli Efesini (3, 10): 

affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio,

Prima Lettera a Timoteo (4,16): 

Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano.

Avvertenza

Rimanere nella verità:

Lettera ai Galati (1, 6-8): 

Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo. Però non ce n’è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema!

Vangelo di Matteo (15, 9-13): 

Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini».
Poi, riunita la folla, disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!».
Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata.

Seconda Lettera ai Corinzi (11, 3): 

Temo però che, come il serpente con la sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.


Apocalisse (22, 18-19):

A chiunque ascolta le parole della profezia di questo libro io dichiaro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e se qualcuno toglierà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio lo priverà dell’albero della vita e della città santa, descritti in questo libro.

Seconda Lettera di Giovanni, 9

Chi va oltre e non rimane nella dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi invece rimane nella dottrina, possiede il Padre e il Figlio.