mercoledì 13 luglio 2016

L’origine della vita: analisi del quarto verso del Vangelo di Giovanni


Nei primi tre capitoli di questo studio del Prologo del Vangelo di Giovanni, abbiamo evidenziato che l’Apostolo si è soffermato nel comunicarci l’essenza stessa del Verbo, la Parola, il Logos eterno. Giovanni ci ha spiegato l’assoluta consustanzialità del Verbo con Dio Padre, e ci ha descritto che il Verbo è il Creatore di tutte le cose. Analizziamo ora il quarto verso:

In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;

Vediamo la corrispondente pronuncia in greco:

En autō zooee ēn kay hē zooee ēn to phoos tōn anthropon

Notiamo che il soggetto della prima frase è “la vita”. Giovanni qui non si riferisce alla vita creata, ma al concetto assoluto della vita. Questo concetto assoluto appartiene solo a Dio. L’altro concetto di vita è la vita relativa degli esseri viventi, che sono stati creati da Dio e che da lui dipendono. Naturalmente Giovanni, dopo averci rivelato, nel terzo verso, che “tutto è stato fatto per mezzo di lui”, ci dice che “In lui era la vita”. Ovviamente Giovanni, quando scrive “lui” si riferisce al Verbo, ossia allo stato pre-incarnato di Gesù Cristo. Notiamo che Giovanni non scrive “con lui era la vita”, ma bensì: “In lui era la vita”. La vita pertanto non era qualcosa di eternamente esistente e indipendente dal Verbo, ma bensì era qualcosa di completamente dipendente da lui, da sempre, dall’eternità del passato.
Notiamo inoltre l’utilizzo del verbo ēn, con il quale Giovanni ci vuole comunicare che non è mai esistito un solo istante nel quale il Verbo non avesse vita in sè. Con questo verbo Giovanni ci vuole indicare che la vita che era insita nel Verbo non era come la vita che abbiamo noi esseri umani. Per noi c’è stato un tempo (prima della nascita) nel quale non avevamo vita, mentre lui era la vita, da sempre. A tale proposito vediamo un passaggio del Vangelo di Giovanni dove Gesù Cristo stesso ribadisce questo concetto. Vangelo di Giovanni (14, 6):

Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 

Pertanto per Gesù Cristo, la vita non è una qualità esterna, ma è parte dell’essenza stessa della sua persona. E’ lui il Creatore, l’autore della vita. L’uomo può costruire razzi per esplorare l’immensità del cosmo, ma non può creare la vita da zero. Può solo utilizzare e modificare cellule già esistenti e già “in vita”, ma non può creare realmente la vita. L’uomo vorrebbe farlo, peccando di saccenza, ma non può, in quanto per l’uomo la vità è un qualcosa di esterno, che non gli appartiene.
Analizziamo ora la parola “zooee” che viene tradotta in italiano: vita. Vi sono alcune parole che derivano da “zooee”: per esempio zoologia, ossia lo studio degli animali, che sono esseri viventi. In pratica “zooee” è la vita fisica, ossia quella che abbiamo quando non siamo morti.
In greco esistono due termini che si riferiscono alla vita: “zooee”, e “bios”, dal quale derivano le parole biografia, biologia. La differenza tra questi due termini è che zooee si riferisce al principio vitale, mentre bios si riferisce al periodo vitale di un essere vivente, ossia alla sua vita fisica. Questa considerazione serve a capire che Giovanni, avendo usato la parola “zooee”, voleva indicare che il Verbo (Gesù Cristo) era la vita stessa e che non avrebbe potuto fare quello che ha fatto (ossia “tutto”, terzo verso del Prologo), se la vita non fosse stata in lui.
Malgrado ciò negli scritti di Giovanni, zooee significa anche “vita spirituale”, allo stesso modo che la parola “morte” è usata per descrivere la condizione peccaminosa dell’uomo. La “vita”, viene pertanto intesa come “vita spirituale”, opposta alla “morte spirituale”. Nella vita dell’uomo peccatore e non rinato vi è il peccato e la morte, mentre dopo la morte fisica dell’uomo che è rinato in Cristo vi è la santità e la vita, la vera vita.
La vita spirituale è quella descritta da Giovanni nella seconda parte di questo verso, e chi l’accetta, rinasce in Cristo e quindi entra nella “vera vita”.
Ecco che ci troviamo di fronte alle due parole “vita”, citate nel quarto verso. Ma mentre il primo termine non è preceduto da articolo, il secondo termine viene preceduto dall’articolo hē.
Per quale motivo si omette l’articolo nella prima frase? L’esperto di lingua greca William Edward Jelf sostiene che l’omissione dell’articolo segnala che l’assenza di definizione o limitazione si riferisce al carattere generale del termine (1).
Nella prima frase quindi, quando Giovanni omette l’articolo, ci dice che la vita era una delle caratteristiche generali del Verbo, ossia di Gesù Cristo nel suo stato pre-incarnato. In Gesù Cristo, quindi, è sempre esistita la vita, mentre l’uomo invece nasce fisicamente con vita, però spiritualmente è morto, fino a che non accetta “la vita”, ossia Gesù Cristo, come suo unico Signore e Salvatore.
E’ come se la vita di Dio, sia messa a disposizione dell’uomo. Ecco che nella seconda parte del quarto verso Giovanni inserisce l’articolo prima della parola “vita”, e lo fa perché in questo caso non si riferisce più ad un concetto assoluto e generale, ma bensì tangibile e particolare, che l’uomo può accettare. In pratica la vita di Cristo può appartenere all’uomo. La vera vita può appartenere all’uomo per mezzo della fede in Gesù Cristo, vediamo a tale proposito alcuni passaggi del Vangelo di Giovanni.

(6, 47)
In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

(6, 53):
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita.

Concentrandoci sul significato spirituale del termine “vita”, vediamo che quando il credente accetta Gesù Cristo come suo unico Signore e Salvatore la vita di Gesù diventa la sua vita. La nuova vita del cristiano non è un semplice ripetere di certi riti o cerimonie, ma implica un totale cambio di paradigma (Vangelo di Giovanni 21, 6). Pertanto quando accettiamo Gesù Cristo, non solamente iniziamo una fase nuova della nostra vita, ma otteniamo la “vera vita”, ossia: rinasciamo.
A tale proposito vediamo un passaggio della Lettera ai Galati, di Paolo di Tarso (2, 19-20):

In realtà mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. 

Analizziamo ora la seconda frase del quarto verso:

e la vita era la luce degli uomini;

Abbiamo già visto che in questa seconda frase la parola “vita” si riferisce alla vita spirituale, quella che possiamo ottenere con la conversione, ossia con l’accettazione di Gesù Cristo come nostro unico Signore e Salvatore. Però notiamo che Giovanni introduce un’altra parola: “phoos”, ossia: luce.
Che cosa è la luce? Vi è la luce fìsica, quella creata da Dio (Genesi 1, 3), e vi è la luce spirituale, alla quale Giovanni allude, in questo caso.
La vita e la luce sono presenti in questa seconda frase del quarto verso in senso spirituale. Solo una persona viva spiritualmente può sentire la vera luce, che è il Signore. Quindi Giovanni ci vuole comunicare che l’uomo, se vuole percepire la vera luce deve prima avere la vita, ossia essere rinato. Senza la vita di Dio, l’uomo starà sempre nell’oscurità completa e pertanto non potrà mai percepire la vera luce.
Inizialmente la luce di Dio nella sua pienezza fu posta a disposizione dell’uomo. Ma l’uomo, con il peccato originale, perse questa possibiltà e decise di peccare, ossia di compiere il primo atto di non-umiltà, e scelse così l’oscurità. L’invio del Figlio sulla terra è servito per dare l’opportunità all’uomo di tornare ad ottenere la possibilità di percepire la luce. Ma prima di percepire la luce l’uomo deve ottenere la vita, credendo nel sacrificio del Figlio di Dio per la salvezza dell’umanità.

Yuri Leveratto
Copyright 2016

Bibliografia: Spiros Zodhiates, Cristo era Dio?

Note:
1-Grammatica della lingua greca, Vol. 2, pag 124

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