Premetto che questa non è minimamente una critica alla persona di David Donnini, o alla sua spiritualità personale, ma è semplicemente una confutazione delle tesi sul tema “Gesù storico e Gesù della fede”, da lui esposte nei video caricati su youtube “Gesù Messia di Israele parte 1 e parte 2”. Al contrario, spero di conoscere personalmente David Donnini, al quale tendo la mano per una sincera amicizia, malgrado le differenti opinioni sull’identità di Gesù Cristo.
Al minuto 2.55
David Donnini dice:
“Cominciai a studiare il personaggio di Gesù Cristo cercando di dimostrare che vi erano delle relazioni tra quello che Gesù diceva, faceva, e l’oriente”.
Yuri Leveratto:
E’ palese che Donnini non si riferisca qui al Vicino Oriente o Medio Oriente, ma all’India, infatti più avanti parlerà dell’India varie volte. Non esiste nessuna prova storica, riconosciuta da moderni esperti studiosi, che avvalli la tesi che Gesù sia stato in India o in estremo oriente, o che avvalli la tesi che Gesù abbia avuto delle influenze orientali nel suo pensiero, nei suoi detti, nelle sue azioni. E’ un’ipotesi, fantasiosa, ma non storica.
Al minuto 4,15 Donnini dice:
“Vedremo che le ragioni che hanno portato alla crocifissione di Gesù sono diverse da quelle che ci vengono presentate dalla religione cattolica”.
Yuri Leveratto:
Da questa frase si inizia a capire il senso dell’intervento di Donnini. Quasi come se la Chiesa Cattolica avesse presentato un qualcosa di falso. Ma le ragioni che hanno portato alla crocifissione di Gesù sono spiegate nei Libri del Nuovo Testamento. E questi libri furono scritti nel primo secolo e furono riconosciuti canonici già nel secondo secolo con il canone muratoriano. Nel secondo secolo non esisteva ancora la “Chiesa Cattolica”, come la intendiamo oggi. Infatti le comunità cristiane erano avversate dal potere di allora, il potere dell’impero romano, e non erano gerarchicizzate come lo furono a partire da Costantino, il quale ufficializzò il culto cristiano, attuando dei parziali sincretismi con alcuni culti precedenti.
Dal minuto 4.34 al minuto 5.42
La signora Donastella, seduta al computer, legge alcuni scritti dove si descrive che nel Medio Evo (esattamente nel Concilio di Tolosa del 1229), si proibì il possesso della Bibbia ed inoltre descrive altri fatti relazionati con la proibizione della lettura della Bibbia nei sei secoli successivi. Anche Donnini poi commenta questi fatti storici. Sembra che anche qui lui dimostri un certo anticlericalismo.
Yuri Leveratto:
Le vicende storiche medievali che portarono alla proibizione di leggere e di possedere la Bibbia sono ampiamente conosciute e divulgate. Tutto ciò deriva proprio dal periodo post-costantiniano, quando la Chiesa Cattolica iniziò ad aggiungere alcuni dogmi non presenti nei Testi del Nuovo Testamento (come per esempio il dogma che un bambino appena nato debba essere battezzato perché se non lo fosse, e poi morisse per una causa fortuita, non potrebbe andare in paradiso. Questo dogma è aggiunto, infatti non è presente nei libri del Nuovo Testamento, dove infatti si descrive un battesimo differente, dove sono gli adulti che coscientemente decidono di farsi battezzare). Siccome alcuni dottori della Chiesa Cattolica aggiunsero questi dogmi, ovviamente la Chiesa non volle che si leggesse la Bibbia perché qualcuno avrebbe potuto dire: “Mi mostrate dove è scritto che questo dogma che voi dite, noi lo dovremmo riconoscere?”.
In ogni caso non si capisce il senso di questa disgressione, sulla Chiesa medievale. Cosa ha a che vedere con la vicenda storica di Gesù Cristo? Sembra che si voglia predisporre gli ascoltatori a vedere come negativa la Chiesa Cattolica, per poi far accettare loro altri concetti esposti successivamente.
Dal 6.50 al minuto 7.31
David Donnini dice che secondo lui possedere o leggere una Bibbia sarebbe stato proibito affinché non si sapesse che vi è “una differenza abissale tra il Cristo della storia e il Cristo della fede”, prospettando pertanto un “complotto”, da parte della Chiesa Cattolica. Inoltre dice che il Cristo della storia e quello della fede sono due personalità senza “nessun punto d’incontro”.
A questo punto Donnini cita il poeta libanese Kahlil Gibran e afferma che disse appunto che se il “Cristo storico incontrasse il Cristo della fede i due non si capirebbero”.
Yuri Leveratto:
A parte il fatto che si dovrebbe verificare la storicità della citazione di Gibran, ma in ogni caso anche se Gibrain avesse detto questa frase, ciò non prova nulla.
Fino a prova contraria infatti, nei 27 testi del Nuovo Testamento, scritti nel primo secolo, è narrata la vita reale di Gesù, la sua morte in croce e la sua Risurrezione dai morti. Tutti gli autori del Nuovo Testamento, infatti, cambiarono radicalmente le loro vite, predicando la Buona Novella per tutta la loro vita e quasi tutti gli autori di questi libri morirono martiri per affermare quello che avevano scritto e divulgato. (Mi riferisco a Marco, Matteo, Paolo, Pietro, Giuda, Giacomo).
Al minuto 7,56 inoltre David Donnini dice, che il poeta Gibrain, (e Donnini riamarca che era arabo e islamico), notò questa differenza tra il Cristo storico e il Cristo della fede.
Yuri Leveratto:
Non voglio certo criticare la visione del poeta Gibrain, ma forse il fatto che era islamico potrebbe averlo influenzato. Infatti gli islamici negano che Gesù Cristo sia morto in croce, dicendo che fu sostituito da un altro.
In primo luogo bisogna considerare il fatto che tutte le fonti storiche non cristiane (Tacito, Giuseppe Flavio, Talmud babilonese), affermano che Gesù è realmente morto sulla croce.
Ma se Gesù Cristo non fosse morto in croce e poi si sarebbe presentato agli apostoli mostrandosi come risorto allora sarebbe stato un impostore, perchè avrebbe mentito. Ecco che allora la visione islamica su Gesù mostra forti contraddizioni: come potrebbe Gesù essere un grande profeta di Dio, se avesse mentito? Ma Donnini addirittura cita Gibrain come fosse un’autorità in materia e cita la visione islamica su Gesù come se fosse perfettamente comprovata.
Al minuto 8,10
David Donnini dice che “il Gesù della fede è una “confezione teologica” per costruire la quale ci sono voluti molti, molti secoli”.
Yuri Leveratto:
Se la sua affermazione fosse vera non si spiegherebbero i martiri, a cominciare da Stefano, che fu martire nel 36 d.C., e non si spiegherebbe il fatto che il kerygma della fede cristiana, ossia che Gesù Cristo è morto sulla croce per togliere il peccato del mondo, risorto dai morti il terzo giorno e apparso ai suoi seguaci, si dichiarava già pochi anni dopo la sua Risurrezione (vedere 1 Corinzi 15: 1-11).
Al minuto 8,15
David Donnini parlando dei Padri della Chiesa, dimostra di fare confusione, citando Paolo di Tarso, Agostino, Tommaso d’Aquino e Costantino, come se mettesse questi personaggi storici sullo stesso piano, un piano di manipolazione e complotto.
Yuri Leveratto:
Però Paolo di Tarso, dopo la rivelazione che ottenne da Gesù, essendo contemporaneo agli Apostoli, e avendoli conosciuti, divulgò per tutta la sua vita la Buona Novella in modo perfettamente attinente al vero messaggio di Gesù, ossia l’ottenimento della salvezza attraverso l’umiltà, il pentimento dei propri peccati e il credere che il sangue di Cristo possa toglierli, inoltre Paolo dimostrò di anteporre il nome di Gesù Cristo alla sua stessa vita, nel martirio. Pertanto Paolo non ha attuato alcun complotto. Gli altri “Padri della Chiesa”, che Donnini cita, sono tutti successivi a Costantino, quindi vissero durante o oltre il quarto secolo d.C., e pertanto vissero durante o dopo il processo di ufficializzazione del credo cristiano, e durante o dopo il processo di sincretismo con alcuni culti pre-esistenti. Aggiunsero dei dogmi al Nuovo Testamento e instituirono un sistema di potere, che in parte dura fino ad oggi.
Ma tutto questo cosa ha a che fare con Paolo di Tarso?
Al minuto 8.35
David Donnini dice che il Nuovo Testamento che leggiamo oggi è “una cosa che di sicuro risale a non prima del quarto secolo”.
Yuri Leveratto:
Questa teoria della manipolazione dei testi neo-testamentari da parte di Costantino è facilmente confutabile. Il canone muratoriano è un documento storico che risale al 170 d.C. Nel canone vi era la lista dei libri del Nuovo Testamento, quindi già nel 170 d.C. era chiaro quali fossero questi libri.
Inoltre abbiamo a nostra disposizione 127 antichi papiri del Nuovo Testamento presenti nelle biblioteche e musei di tutto il mondo. Molti di questi antichi papiri risalgono al secondo secolo. Vi sono poi numerose controprove della veridicità e accuratezza dei testi neo-testamentari.
In particolare vi sono migliaia di citazioni del Nuovo Testamento nelle opere dei primi cristiani. Per esempio, 2400 citazioni di Clemente di Alessandria vengono dai libri del Nuovo Testamento, eccetto tre. Tertulliano cita il Nuovo Testamento ben 7000 volte. Secondo alcuni studiosi sarebbero ben 32.000 le citazioni del Nuovo Testamento di tutti gli autori cristiani prima del concilio di Nicea. E queste citazioni concordano con i frammenti di papiri descritti nell’articolo.Pertanto da tutto ciò si evince che il Nuovo Testamento era un insieme di libri già accettato nel secondo secolo.
Certo, vi erano altre correnti, come la cristiana-gnostica, che sostenevano che per raggiungere la salvezza non era necessario il pentimento e la fede in Cristo, ma Cristo era visto come un ponte, attraverso il quale, con la conoscenza ci si avvicinava alla sapienza di Dio. Ma erano concetti opposti al Cristianesimo delle origini.
Pertanto Costantino si trovò già di fronte al Canone e non poté, ne volle cambiarlo o modificarlo per i suoi scopi. Certo che utilizzò e corruppe i cristiani dell’epoca per i suoi fini di potere, ma non poté cambiare il canone, perché il canone di cui noi siamo in possesso, con quei papiri e con le citazioni, risale al 170 d.C. Pertanto per riassumere il mio pensiero: Costantino ha attuato sincretismi con culti pre-esistenti? Si. Con quale scopo? Assimilazione delle masse al nuovo culto e accettazione delle masse. Lui o i teologi sucessivi a lui (Agostino d’Ippona), hanno introdotto dogmi che non stavano nel Canone? Si.
Ma Costantino ha cambiato i libri del Nuovo Testamento? No, in quanto abbiamo i vangeli originali (i papiri confrontati con le note dei primi cristiani), e vediamo che non differiscono dal Nuovo Testamento in nostro possesso.
In particolare se leggiamo i testi derivati dal Textus Receptus (King James, Reina Valera, Diodati), notiamo che sono conformi ai testi originali (che si ricavano dalle citazioni dei primi cristiani.
Al minuto 9.05
David Donnini dice: “Non parliamo poi delle attribuzioni dei Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, sono delle attribuzioni pseudoepigrafiche”.
Yuri Leveratto:
Anche qui Donnini discredita gli autori dei Vangeli sostenendo che non fossero gli Apostoli. Però non cita studiosi seri che sostengano questa tesi.
Per esempio il professore emerito dell’Università di California Stephen Harris sostiene che fu realmente Luca a scrivere il Vangelo di Luca e gli Atti. E lo stesso si potrebbe dire degli altri libri del Nuovo Testamento. Se poi qualcuno dei libri del Nuovo Testamento è stato fisicamente scritto da dei discepoli degli Apostoli, ciò non cambia la loro veridicità, nel senso che se un Apostolo ebbe un seguace è possibile e ragionevole che gli abbia comunicato il libro che stava scrivendo ed è anche normale che il suo seguace lo abbia scritto in vece sua. Ma questa non è pseudo-epigrafia che significa, dal greco, “iscrizione falsa”. In questo caso infatti la paternità e la responsabilità dell’opera è dell’Apostolo, e non del seguace che ha fisicamente scritto il testo.
Al minuto 9.20
David Donnini dice: “La dottrina cristiana che noi ci ritroviamo oggi parte dal pensiero di San Paolo ed è stata costruita da un numero grandissimo di padri della Chiesa”
Yuri Leveratto:
Qui confuto Donnini in quanto usa i termini “dottrina cristiana”. Avrebbe dovuto dire semmai “dottrina cattolica”. La fede cristiana deriva solamente dalla lettura dei 27 libri del Nuovo Testamento e tutto quello che è aggiunto, non è accettato dai cristiani non cattolici.
Al minuto 9.46
David Donnini dice che “nella dottrina ci sono concetti come quello della Trinità, che non ne trovate una sola sillaba in tutto il Nuovo Testamento”.
Yuri Leveratto:
E’ vero che la parola Trinità non è presente nella Bibbia ma il fatto che i primi cristiani vi credessero sin da subito, ossia credessero in un unico Dio in tre persone, si evince già da tantissimi passi del Nuovo Testamento. Per esempio il battesimo (Vangelo di Matteo, 28, 19), ma anche dal fatto che considerassero Gesù Cristo come Dio incarnato (vedere le lettere di Paolo e il Vangelo di Giovanni), e lo Spirito Santo come Dio. Pertanto i primi cristiani credevano nella Trinità, anche se questa parola non fu scritta nel Nuovo Testamento.
E qual’è la prova cardine che credevano nella Divinità del Figlio? Andavano alla morte pur di negarla. Che poi nel secolo quarto la Trinità sia stata ufficializzata, questo è un’altro discorso, ma a noi preme sapere cosa credevano i primi cristiani e per cosa erano disposti a morire.
Al minuto 9.58
David Donnini parla della veriginità perpetua di Maria dichiarata come dogma nel diciannovesimo o nel ventesimo secolo.
Yuri Leveratto:
Vero, ma cosa ha a che vedere questo con i primi cristiani? Non dimostra che il Cristo storico sia diverso dal Cristo della fede.
Al minuto 10.15
Da questo minuto David Donnini inizia a parlare delle scoperte di Nag Hammadi (in Egitto), dove sono stati trovati i Vangeli gnostici. Donnini poi dice che il Cristianesimo primitivo non era unitario ma c’erano varie correnti.
Yuri Leveratto:
Questo fatto è vero, e qui Donnini sembra dimostrare un particolare interesse verso questo Cristianesimo perduto, appunto il Cristianesimo gnostico. Intanto ricordiamo che questi Vangeli gnostici sono successivi ai Testi canonici del Nuovo Testamento in quanto i più antichi risalgono al secondo secolo, e non al primo. Ma per capire chi era veramente Gesù Cristo a mio parere è auspicabile studiare chi erano, cosa fecero e cosa credettero i cristiani del primo secolo, cioè coloro i quali lo conobbero o conobbero i suoi Apostoli. Per esempio Policarpo conobbe Giovanni, Clemente di Roma conobbe Pietro, ed infatti scrisse di lui. E’ ovvio che poi ci furono altre tendenze cristiane, appunto i cristiani gnostici.
Quando una nuova fede si sta diffondendo in un territorio, questa nuova fede si scontra con altre fedi ed altri culti pre-esistenti. Questi culti erano le cosidette religioni misteriche. Per accedervi bisognava passare attraverso delle iniziazioni, e solo chi faceva parte di una certa cerchia era ammesso nei gradi alti del culto. Ora questa gente, quando il Cristianesimo prese piede, non se la sentiva di negare completamente Gesù Cristo, ma non abbracciava neppure il messaggio centrale del Nuovo Testamento ossia il fatto che Gesù Cristo sia venuto per togliere il peccato del mondo. Questa gente credeva che la salvezza non si raggiungesse attraverso il pentimento dei propri peccati e attraverso il riconoscere che Gesù Cristo è venuto per toglierli con il suo sangue (concetti espressi nell’Antico Testamento, con le profezie, vedi Isaia 53, e nel Nuovo Testamento), ma credevano che la salvezza si raggiunge con la gnosi, ossia con la conoscenza.
Il gnosticismo aveva pertanto una caratteristica iniziatica, una diversa concezione cristologica, in quanto per loro il Verbo non poteva essersi fatto carne, ma si manifestò nello spirito mostrando un corpo materiale (docetismo).
Nel gnosticismo gli iniziati erano superiori agli altri, mentre nel Cristianesimo gli ultimi saranno i primi, nel senso che i “poveri di spirito” (quelli che non si vantano ma sono consapevoli di non essere arrivati al Regno di Dio), possono accedere al Regno, se si pentono dei propri peccati e riconoscono che Gesù Cristo è venuto per togliere il peccato del mondo. Ma anche un ricco, anche un potente, se diventa umile e si spoglia delle sue ricchezze, o della sua presunzione, può accedere al Regno. Ecco che si nota che gnosticismo e Cristianesimo antico non potevano essere in accordo, perchè sono all’opposto. Gli gnostici pertanto, non rinunciarono alle loro tradizioni misteriche, ma adattarono Gesù Cristo alla loro tradizione. In pratica lo accolsero, come dire “Gesù, è dei nostri”, ma travisarono i concetti base del Nuovo Testamento e quindi predicavano un Gesù mai esistito. Questa tendenza a prendere “Gesù dalla tua parte”, si nota oggi per esempio nella massoneria. Se si domanda a un massone chi era Gesù risponderà che “era un grande saggio, un iniziato, un maestro massone” (digitate su google “Jesus master mason” e vedrete), certo, la loro risposta non mi sorprende affatto, perché i massoni tendono ad adattare Gesù alla loro tradizione iniziatica e misterica. Ovviamente non riconoscono il vero Gesù Cristo, che è stato descritto da chi ha vissuto con lui e da chi poi è morto per lui.
Al minuto 12.17
Da questo minuto Donnini inizia a parlare dei Manoscritti del Mar Morto (Kumran, Palestina), trovati nel 1947. Dice che il prete cattolico Roland de Vaux li ha tenuti nascosti per 20 anni, come se volesse far credere che anche qui ci fu un “complotto”, con lo scopo di occultare al mondo il contenuto di questi manoscritti.
Yuri Leveratto:
Innanzitutto biosogna dire che la prima scoperta dei manoscritti di Qumran risale al 1946, mentre Roland de Vaux portò a termine delle ricerche in loco insieme all’archeologo Gerald Lancaster Harding nel 1949, per conto del Dipartimento di Antichità Giordano, e pertanto non della Chiesa Cattolica. In ogni caso Donnini sostiene che un occultamento da parte della Chiesa Cattolica vi sia stato, senza portare prove, ovviamente.
Al minuto 12.45
David Donnini riporta che Robert Eiseman chiese a Roland de Vaux di poter visionare i rotoli ma che l’accesso ai rotoli gli fu negato. Donnini dice: “la Chiesa aveva una paura bestiale che dai Manoscritti del Mar Morto potesse uscire qualcosa che disturbasse la dottrina della Chiesa”. Poi fa intendere, anche se dice di non poter provare ciò che dice, che “da qualche parte nell’archivio Vaticano ci sarebbero dei documenti importanti trovati a Qumran che la Chiesa Cattolica occulterebbe”. Non si capisce poi cosa la Chiesa Cattolica dovrebbe occultare visto che i Manoscritti del Mar Morto sono nella maggioranza testi dell’Antico Testamento e non del Nuovo Testamento.
Al minuto 16.17
David Donnini inizia a parlare di un fatto che secondo lui riguarda la “questione di Gesù Cristo”. Cioè dice che i Manoscritti del Mar Morto parlano dell’attesa messianica degli ebrei. Quindi fa leggere un brano della “Regola della Comunità”, un manoscritto non biblico trovato a Qumran, dove è scritta la frase: “fino alla venuta del profeta e dei Messia di Aronne e di Israele”. Quindi Donnini inizia a sostenere che in Israele si attendevano due messia, e non uno. Un messia regale ed uno spirituale, dice Donnini.
Yuri Leveratto:
A tale proposito bisogna ricordare che La “Regola della Comunità” è contenuta non solo nel rotolo 1QS, da cui proviene l’estratto citato da Donnini, ma anche nel rotolo 4QSe, che è più antico: in quest’ultimo rotolo non compaiono i versi di cui sopra (manca la parte da VIII, 15 fino a IX, 12) e di conseguenza non ci sono i riferimenti ai due Messia. E’ possibile pertanto che in origine la “Regola della Comunità” non contenesse affatto questo riferimento, aggiunto in seguito al manoscritto, più recente, ritrovato nella grotta 1. Pertanto è verosimile che la teoria dei due Messia sia stata una aggiunta, ed elaborata soltanto nell’ultima fase degli scritti di Qumran. Pertanto l’idea che gli ebrei attendessero due messia, innanzitutto non è biblica, ma in secondo luogo non è affatto provata. Stessa cosa per il Documento di Damasco, che non è biblico, e quindi eventualmente, anche se fosse comprovato che sia vero, rispecchiava solamente la visione della comunità di Qumran.
Al minuto 18.20
A partire da questo minuto Donnini inizia a sostenere che il termine “Messia”, inteso dal punto di vista cristiano, non corrisponderebbe al termine Mashiach ebreo. Quindi si mostra uno spezzone di un film dove si vede l’investitura del re Davide. Sembra di capire che si voglia convincere il pubblico in sala che il Messia di Israele era e doveva essere solo un re, nel senso politico e militare del termine.
Al minuto 23.44:
David Donnini esprime un dubbio. Dice che non è convinto che Gesù morì sulla croce.
Yuri Leveratto:
E’ un opinione personale di Donnini, ma non supportata dalle fonti storiche.
E se Gesù non morì sulla croce e si presentò poi agli Apostoli dicendo di essere risuscitato, sarebbe stato un impostore. Ma gli stessi Apostoli lo avrebbero smascherato perchè avrebbero saputo dell’eventuale complotto per non farlo morire in croce, pur mostrando che invece era morto. E chi lo avrebbe architettato, questo complotto? Solo gli Apostoli e Gesù? Anche i romani avrebbero dovuto partecipare al complotto. Per gli Apostoli è impossibile perchè poi hanno divulgato per tutta la loro vita la Buona Novella fino all’estremo sacrificio del martirio, mentre per per i romani è impossibile perché abbiamo le fonti della crocifissione. Vediamo pertanto che sostenere l’idea che Gesù non sia morto in croce è un’opinione non solo non supportata dalla storia ma neppure dalla logica.
Al minuto 24 si inizia a leggere un passo del Vangelo di Giovanni (11: 47-53)
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
A questo punto il ragionamento di Donnini è questo: “Se Gesù fosse stato un innocuo predicatore addirittura legalista e lealista, ma per quale ragione avrebbe dovuto generare il pericolo che i romani si facessero venire in mente di distruggere il tempio e la nazione?”.
Yuri Leveratto:
Per cui David Donnini interpreta questo passo nel senso che Gesù fosse veramente un pericolo per la nazione ebraica, nel senso militarista, ossia nel senso che avrebbe capeggiato una rivolta armata, la quale avrebbe dato fastidio ai Romani.
Ma dicendo quello che ha detto Donnini innazitutto tralascia il verso 47 del cap. 11 dove è scritto “Quest’uomo compie molti segni”. Infatti non è scritto: “Quest’uomo ha fatto già azioni violente e ne farà altre”.
In pratica Donnini vede quello che vuole vedere, vuole vedere un rivoluzionario militarista e lo vede. Ma i sacerdoti e i farisei si riferivano al fatto che Gesù facendo molti miracoli era seguito dalle masse, che pertanto lo avrebbero potuto acclamare come re di Israele non riconoscendo più ne il potere temporale del re Erode Antipa ne il potere spirituale dei sommi sacerdoti e quindi indirettamente affermarono che si sarebbero creati disordini, disordini che avrebbero causato il non pagamento dei tributi, e che avrebbero spinto i romani ad intervenire.
Ma se Gesù fosse stato un leader militare zelota o addirittura un impostore zelota, non si spiegano vari fatti. Primo: perché uno storico come Giovanni Flavio non l’ha descritto come uno zelota? Secondo: perché nel Talmud babilonese invece di descrivere Gesù come apostata (visione degli ebrei non credenti in lui, che coincide con i Vangeli), non si descrive Gesù come uno zelota, ossia come un inspiratore o leader militare? Terzo: la logica dice che se Gesù fosse stato uno zelota, i suoi Apostoli non avrebbero divulgato la sua parola diffondendo un messaggio di pace come in effetti fecero, ma avrebbero divulgato un messaggio di odio e di risposta armata al giogo di Roma.
Al minuto 25.46
David Donnini allude alla Guerra giudaica del 66 d.C. e degli anni seguenti, come dire che era vero che Gesù era un militarista, tanto militarista che ispirò altri movimenti che hanno portato addirittura alla guerra giudaica.
Yuri Leveratto:
Ma la guerra giudaica ci fu per cause storiche comprovate, e non certo per la predicazione di Gesù. Ripeto, nel suo discorso Donnini non prova che Gesù era un leader militarista, inoltre questa è una tesi sconfutata dalla vita dei suoi seguaci, soprattutto nel periodo che va dalla sua Risurrezione al tempo di Costantino.
Al minuto 26:42
David Donnini ci dice che al processo davanti al sommo sacerdote non si accuserebbe Gesù di sedizione o di militarismo ma solo di blasfemia, perchè si dichiara il Figlio di Dio. E aggiunge “ma come, prima avevano detto che era così pericoloso ed ora lo condannano per aver bestemmiato?”. In pratica Donnini sostiene che questo processo non avvenne, o avvenne in modo diverso da come è descritto nei Vangeli.
Yuri Leveratto:
Una cosa non esclude l’altra. I sommi sacerdoti non sarebbero stati preoccupati se Gesù non fosse stato capace di fare segni (miracoli), per i quali la gente lo seguiva. A parte il fatto che questo prova che invece che i “segni” li faceva realmente, perché i sommi sacerdoti erano preoccupati. Se non avesse fatto alcun miracolo, o se fosse stato un semplice impostore, nessuno lo avrebbe seguito e il problema non si sarebbe posto. Ma ripeto una cosa non esclude l’altra. Per i sacerdoti era blasfemo e per i sacerdoti e i farisei era pure pericoloso perché se avesse continuato a fare miracoli tutti lo avrebbero seguito e il potere avrebbe tremato. Anche oggi se si affermasse il “vero Cristianesimo” il potere tremerebbe, certo, perché cadrebbe il commercio di armi, il capitalismo estremo e le enormi disparità di ricchezza che vi sono nel mondo.
Al minuto 27: 24
David Donnini dice che il processo ebraico a Gesù non sarebbe mai esistito, secondo lui il fatto che lo accusarono di blasfemia non concorderebbe con i passi del Vangelo di Giovanni (11: 47-53), citati al minuto 24.
Yuri Leveratto:
Nei Vangeli ci sono molti passi dove Gesù viene accusato di blasfemia, pertanto non si capisce il perché secondo Donnini i sommi sacerdoti non avessero potuto anch’essi accusarlo di blasfemia. Ma così facendo Donnini praticamente dice che i Vangeli sono dei falsi totali. Pertanto gli autori dei Vangeli avrebbero mentito sapendo di mentire. Come si spiega pertanto che almeno due autori dei Vangeli, Marco e Matteo sono andati alla morte per non rinnegare i loro scritti? Il discorso si potrebbe ampliare agli altri autori del Nuovo Testamento che sono andati al martirio, e che hanno divulgato gli stessi concetti. Sarebbe andato al martirio Pietro se avesse adulterato le sue lettere nel Nuovo Testamento? Sarebbe andato al martirio Paolo se avesse adulterato le sue lettere nel Nuovo Testamento?E si potrebbe ampliare anche a Policarpo. Sarebbe andato al martirio Policarpo, il discepolo di Giovanni, se avesse intuito o saputo che Giovanni adulterò i Vangeli? (Ovviamente abbiamo fonti storiche per questi atti di martirio).
Al minuto 27:34
David Donnini dice che il processo ebreo non è mai esistito anche perché “inserendolo nei Vangeli”, si farebbe cadere la responsabilità della condanna di Gesù sugli ebrei, e non sui romani.
Yuri Leveratto:
Opinione personale di Donnini, ma non supportata da fonti storiche. Innanzitutto non vi è alcuna fonte storica dove si legge che il processo a Gesù da parte dei sommi sacerdoti non sia avvenuto, ma oltre a ciò abbiamo il Talmud Babilonese, una collezione di scritti rabbinici ebrei dove è scritto:
"Alla vigilia della Pasqua, Yeshu fu appeso. Per quaranta giorni prima dell'esecuzione, un araldo…gridava: "Egli sta per essere lapidato perchè ha praticato la stregoneria e ha condotto Israele verso l'apostasia".
Questo passaggio supporta il fatto che ci sia stato un processo da parte degli ebrei. Infatti spiega indirettamente, dal punto di vista degli ebrei che non credettero in lui, il motivo della sua crocifissione, infatti si sostiene che abbia praticato la “stregoneria” e che “abbia portato Israele all’apostasia”. Da una parte si confermano i miracoli, considerati come “stregoneria” da chi non credeva, dall’altra parte si confermano i Vangeli, che descrivono il perchè Gesù fu mandato al patibolo, in quanto dal punto di vista degli ebrei non credenti, lui era un apostata, ovvero una persona blasfema che non crede nelle sacre scritture, ma si sostituisce ad esse.
Al minuto 27: 37
Qui David Donnini parla dell’unzione di Betania (Vangelo secondo Giovanni cap. 12), episodio narrato nel Vangelo di Giovanni. Poi Donnini dice che Lazzaro, Marta, e Maria, compaiono solo nel Vangelo di Giovanni e non nei sinottici, come insinuando che questo sarebbe un indizio che appunto i Vangeli sono adulterati o falsi.
Yuri Leveratto:
Ma molti personaggi che invece sono citati in altri Vangeli non sono citati in quello di Giovanni. Questa tesi non prova nulla. Al contrario, se quattro personaggi ipotetici avessero voluto inventare da zero i quattro racconti, si sarebbero messi a tavolino, e avrebbero deciso di riportare tutti le stesse cose.
Comunque Donnini mostra una iconografìa dove si vede che una donna unge un uomo nella fronte. Sembra pertanto riferirsi all’unzione di Betania del Vangelo di Matteo (cap. 26) e del Vangelo di Marco (cap. 14), e non quella del Vangelo di Giovanni, dove si descrive l’unzione dei suoi piedi. Donnini dice che Gesù viene unto da una donna, che “gli versa del profumo addosso” e sostiene che questo fatto ci viene mostrato come devozionale. Inoltre Donnini dice: “questa è una mistificazione”.
Al minuto 28: 40
Donnini afferma che immediatamente dopo “tutti i commesali si arrabbiano”. Si riferisce pertanto al Vangelo di Marco e Matteo, perchè in quello di Giovanni solo Giuda Iscariota mostra contrarietà. Poi Donnini dice che la donna unge Gesù per dichiarare che Gesù è il messia. Inoltre Donnini ci racconta che nelle antiche cerimonie (o nozze sacre) l’olio usato dalla sacerdotessa (o dea, dice Donnini), quando si ungeva il re, era appunto il nardo. In più ci dice che il nardo non cresceva in Israele ma veniva dall’India. Poi Donnini ci dice che queste cerimonie, che definisce ierogamiche, si facevano quando la futura regina ungeva il suo sposo. Poi Donnini ci dice che nei vangeli sinottici (ma non aveva iniziato parlando di Lazzaro, Marta e Maria presenti nel Vangelo di Giovanni?), è stranissimo che si descriva un comportamento che lui definisce “orientale”.
Fine della prima confutazione. Segue la seconda.
Yuri Leveratto
Al minuto 2.55
David Donnini dice:
“Cominciai a studiare il personaggio di Gesù Cristo cercando di dimostrare che vi erano delle relazioni tra quello che Gesù diceva, faceva, e l’oriente”.
Yuri Leveratto:
E’ palese che Donnini non si riferisca qui al Vicino Oriente o Medio Oriente, ma all’India, infatti più avanti parlerà dell’India varie volte. Non esiste nessuna prova storica, riconosciuta da moderni esperti studiosi, che avvalli la tesi che Gesù sia stato in India o in estremo oriente, o che avvalli la tesi che Gesù abbia avuto delle influenze orientali nel suo pensiero, nei suoi detti, nelle sue azioni. E’ un’ipotesi, fantasiosa, ma non storica.
Al minuto 4,15 Donnini dice:
“Vedremo che le ragioni che hanno portato alla crocifissione di Gesù sono diverse da quelle che ci vengono presentate dalla religione cattolica”.
Yuri Leveratto:
Da questa frase si inizia a capire il senso dell’intervento di Donnini. Quasi come se la Chiesa Cattolica avesse presentato un qualcosa di falso. Ma le ragioni che hanno portato alla crocifissione di Gesù sono spiegate nei Libri del Nuovo Testamento. E questi libri furono scritti nel primo secolo e furono riconosciuti canonici già nel secondo secolo con il canone muratoriano. Nel secondo secolo non esisteva ancora la “Chiesa Cattolica”, come la intendiamo oggi. Infatti le comunità cristiane erano avversate dal potere di allora, il potere dell’impero romano, e non erano gerarchicizzate come lo furono a partire da Costantino, il quale ufficializzò il culto cristiano, attuando dei parziali sincretismi con alcuni culti precedenti.
Dal minuto 4.34 al minuto 5.42
La signora Donastella, seduta al computer, legge alcuni scritti dove si descrive che nel Medio Evo (esattamente nel Concilio di Tolosa del 1229), si proibì il possesso della Bibbia ed inoltre descrive altri fatti relazionati con la proibizione della lettura della Bibbia nei sei secoli successivi. Anche Donnini poi commenta questi fatti storici. Sembra che anche qui lui dimostri un certo anticlericalismo.
Yuri Leveratto:
Le vicende storiche medievali che portarono alla proibizione di leggere e di possedere la Bibbia sono ampiamente conosciute e divulgate. Tutto ciò deriva proprio dal periodo post-costantiniano, quando la Chiesa Cattolica iniziò ad aggiungere alcuni dogmi non presenti nei Testi del Nuovo Testamento (come per esempio il dogma che un bambino appena nato debba essere battezzato perché se non lo fosse, e poi morisse per una causa fortuita, non potrebbe andare in paradiso. Questo dogma è aggiunto, infatti non è presente nei libri del Nuovo Testamento, dove infatti si descrive un battesimo differente, dove sono gli adulti che coscientemente decidono di farsi battezzare). Siccome alcuni dottori della Chiesa Cattolica aggiunsero questi dogmi, ovviamente la Chiesa non volle che si leggesse la Bibbia perché qualcuno avrebbe potuto dire: “Mi mostrate dove è scritto che questo dogma che voi dite, noi lo dovremmo riconoscere?”.
In ogni caso non si capisce il senso di questa disgressione, sulla Chiesa medievale. Cosa ha a che vedere con la vicenda storica di Gesù Cristo? Sembra che si voglia predisporre gli ascoltatori a vedere come negativa la Chiesa Cattolica, per poi far accettare loro altri concetti esposti successivamente.
Dal 6.50 al minuto 7.31
David Donnini dice che secondo lui possedere o leggere una Bibbia sarebbe stato proibito affinché non si sapesse che vi è “una differenza abissale tra il Cristo della storia e il Cristo della fede”, prospettando pertanto un “complotto”, da parte della Chiesa Cattolica. Inoltre dice che il Cristo della storia e quello della fede sono due personalità senza “nessun punto d’incontro”.
A questo punto Donnini cita il poeta libanese Kahlil Gibran e afferma che disse appunto che se il “Cristo storico incontrasse il Cristo della fede i due non si capirebbero”.
Yuri Leveratto:
A parte il fatto che si dovrebbe verificare la storicità della citazione di Gibran, ma in ogni caso anche se Gibrain avesse detto questa frase, ciò non prova nulla.
Fino a prova contraria infatti, nei 27 testi del Nuovo Testamento, scritti nel primo secolo, è narrata la vita reale di Gesù, la sua morte in croce e la sua Risurrezione dai morti. Tutti gli autori del Nuovo Testamento, infatti, cambiarono radicalmente le loro vite, predicando la Buona Novella per tutta la loro vita e quasi tutti gli autori di questi libri morirono martiri per affermare quello che avevano scritto e divulgato. (Mi riferisco a Marco, Matteo, Paolo, Pietro, Giuda, Giacomo).
Al minuto 7,56 inoltre David Donnini dice, che il poeta Gibrain, (e Donnini riamarca che era arabo e islamico), notò questa differenza tra il Cristo storico e il Cristo della fede.
Yuri Leveratto:
Non voglio certo criticare la visione del poeta Gibrain, ma forse il fatto che era islamico potrebbe averlo influenzato. Infatti gli islamici negano che Gesù Cristo sia morto in croce, dicendo che fu sostituito da un altro.
In primo luogo bisogna considerare il fatto che tutte le fonti storiche non cristiane (Tacito, Giuseppe Flavio, Talmud babilonese), affermano che Gesù è realmente morto sulla croce.
Ma se Gesù Cristo non fosse morto in croce e poi si sarebbe presentato agli apostoli mostrandosi come risorto allora sarebbe stato un impostore, perchè avrebbe mentito. Ecco che allora la visione islamica su Gesù mostra forti contraddizioni: come potrebbe Gesù essere un grande profeta di Dio, se avesse mentito? Ma Donnini addirittura cita Gibrain come fosse un’autorità in materia e cita la visione islamica su Gesù come se fosse perfettamente comprovata.
Al minuto 8,10
David Donnini dice che “il Gesù della fede è una “confezione teologica” per costruire la quale ci sono voluti molti, molti secoli”.
Yuri Leveratto:
Se la sua affermazione fosse vera non si spiegherebbero i martiri, a cominciare da Stefano, che fu martire nel 36 d.C., e non si spiegherebbe il fatto che il kerygma della fede cristiana, ossia che Gesù Cristo è morto sulla croce per togliere il peccato del mondo, risorto dai morti il terzo giorno e apparso ai suoi seguaci, si dichiarava già pochi anni dopo la sua Risurrezione (vedere 1 Corinzi 15: 1-11).
Al minuto 8,15
David Donnini parlando dei Padri della Chiesa, dimostra di fare confusione, citando Paolo di Tarso, Agostino, Tommaso d’Aquino e Costantino, come se mettesse questi personaggi storici sullo stesso piano, un piano di manipolazione e complotto.
Yuri Leveratto:
Però Paolo di Tarso, dopo la rivelazione che ottenne da Gesù, essendo contemporaneo agli Apostoli, e avendoli conosciuti, divulgò per tutta la sua vita la Buona Novella in modo perfettamente attinente al vero messaggio di Gesù, ossia l’ottenimento della salvezza attraverso l’umiltà, il pentimento dei propri peccati e il credere che il sangue di Cristo possa toglierli, inoltre Paolo dimostrò di anteporre il nome di Gesù Cristo alla sua stessa vita, nel martirio. Pertanto Paolo non ha attuato alcun complotto. Gli altri “Padri della Chiesa”, che Donnini cita, sono tutti successivi a Costantino, quindi vissero durante o oltre il quarto secolo d.C., e pertanto vissero durante o dopo il processo di ufficializzazione del credo cristiano, e durante o dopo il processo di sincretismo con alcuni culti pre-esistenti. Aggiunsero dei dogmi al Nuovo Testamento e instituirono un sistema di potere, che in parte dura fino ad oggi.
Ma tutto questo cosa ha a che fare con Paolo di Tarso?
Al minuto 8.35
David Donnini dice che il Nuovo Testamento che leggiamo oggi è “una cosa che di sicuro risale a non prima del quarto secolo”.
Yuri Leveratto:
Questa teoria della manipolazione dei testi neo-testamentari da parte di Costantino è facilmente confutabile. Il canone muratoriano è un documento storico che risale al 170 d.C. Nel canone vi era la lista dei libri del Nuovo Testamento, quindi già nel 170 d.C. era chiaro quali fossero questi libri.
Inoltre abbiamo a nostra disposizione 127 antichi papiri del Nuovo Testamento presenti nelle biblioteche e musei di tutto il mondo. Molti di questi antichi papiri risalgono al secondo secolo. Vi sono poi numerose controprove della veridicità e accuratezza dei testi neo-testamentari.
In particolare vi sono migliaia di citazioni del Nuovo Testamento nelle opere dei primi cristiani. Per esempio, 2400 citazioni di Clemente di Alessandria vengono dai libri del Nuovo Testamento, eccetto tre. Tertulliano cita il Nuovo Testamento ben 7000 volte. Secondo alcuni studiosi sarebbero ben 32.000 le citazioni del Nuovo Testamento di tutti gli autori cristiani prima del concilio di Nicea. E queste citazioni concordano con i frammenti di papiri descritti nell’articolo.Pertanto da tutto ciò si evince che il Nuovo Testamento era un insieme di libri già accettato nel secondo secolo.
Certo, vi erano altre correnti, come la cristiana-gnostica, che sostenevano che per raggiungere la salvezza non era necessario il pentimento e la fede in Cristo, ma Cristo era visto come un ponte, attraverso il quale, con la conoscenza ci si avvicinava alla sapienza di Dio. Ma erano concetti opposti al Cristianesimo delle origini.
Pertanto Costantino si trovò già di fronte al Canone e non poté, ne volle cambiarlo o modificarlo per i suoi scopi. Certo che utilizzò e corruppe i cristiani dell’epoca per i suoi fini di potere, ma non poté cambiare il canone, perché il canone di cui noi siamo in possesso, con quei papiri e con le citazioni, risale al 170 d.C. Pertanto per riassumere il mio pensiero: Costantino ha attuato sincretismi con culti pre-esistenti? Si. Con quale scopo? Assimilazione delle masse al nuovo culto e accettazione delle masse. Lui o i teologi sucessivi a lui (Agostino d’Ippona), hanno introdotto dogmi che non stavano nel Canone? Si.
Ma Costantino ha cambiato i libri del Nuovo Testamento? No, in quanto abbiamo i vangeli originali (i papiri confrontati con le note dei primi cristiani), e vediamo che non differiscono dal Nuovo Testamento in nostro possesso.
In particolare se leggiamo i testi derivati dal Textus Receptus (King James, Reina Valera, Diodati), notiamo che sono conformi ai testi originali (che si ricavano dalle citazioni dei primi cristiani.
Al minuto 9.05
David Donnini dice: “Non parliamo poi delle attribuzioni dei Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, sono delle attribuzioni pseudoepigrafiche”.
Yuri Leveratto:
Anche qui Donnini discredita gli autori dei Vangeli sostenendo che non fossero gli Apostoli. Però non cita studiosi seri che sostengano questa tesi.
Per esempio il professore emerito dell’Università di California Stephen Harris sostiene che fu realmente Luca a scrivere il Vangelo di Luca e gli Atti. E lo stesso si potrebbe dire degli altri libri del Nuovo Testamento. Se poi qualcuno dei libri del Nuovo Testamento è stato fisicamente scritto da dei discepoli degli Apostoli, ciò non cambia la loro veridicità, nel senso che se un Apostolo ebbe un seguace è possibile e ragionevole che gli abbia comunicato il libro che stava scrivendo ed è anche normale che il suo seguace lo abbia scritto in vece sua. Ma questa non è pseudo-epigrafia che significa, dal greco, “iscrizione falsa”. In questo caso infatti la paternità e la responsabilità dell’opera è dell’Apostolo, e non del seguace che ha fisicamente scritto il testo.
Al minuto 9.20
David Donnini dice: “La dottrina cristiana che noi ci ritroviamo oggi parte dal pensiero di San Paolo ed è stata costruita da un numero grandissimo di padri della Chiesa”
Yuri Leveratto:
Qui confuto Donnini in quanto usa i termini “dottrina cristiana”. Avrebbe dovuto dire semmai “dottrina cattolica”. La fede cristiana deriva solamente dalla lettura dei 27 libri del Nuovo Testamento e tutto quello che è aggiunto, non è accettato dai cristiani non cattolici.
Al minuto 9.46
David Donnini dice che “nella dottrina ci sono concetti come quello della Trinità, che non ne trovate una sola sillaba in tutto il Nuovo Testamento”.
Yuri Leveratto:
E’ vero che la parola Trinità non è presente nella Bibbia ma il fatto che i primi cristiani vi credessero sin da subito, ossia credessero in un unico Dio in tre persone, si evince già da tantissimi passi del Nuovo Testamento. Per esempio il battesimo (Vangelo di Matteo, 28, 19), ma anche dal fatto che considerassero Gesù Cristo come Dio incarnato (vedere le lettere di Paolo e il Vangelo di Giovanni), e lo Spirito Santo come Dio. Pertanto i primi cristiani credevano nella Trinità, anche se questa parola non fu scritta nel Nuovo Testamento.
E qual’è la prova cardine che credevano nella Divinità del Figlio? Andavano alla morte pur di negarla. Che poi nel secolo quarto la Trinità sia stata ufficializzata, questo è un’altro discorso, ma a noi preme sapere cosa credevano i primi cristiani e per cosa erano disposti a morire.
Al minuto 9.58
David Donnini parla della veriginità perpetua di Maria dichiarata come dogma nel diciannovesimo o nel ventesimo secolo.
Yuri Leveratto:
Vero, ma cosa ha a che vedere questo con i primi cristiani? Non dimostra che il Cristo storico sia diverso dal Cristo della fede.
Al minuto 10.15
Da questo minuto David Donnini inizia a parlare delle scoperte di Nag Hammadi (in Egitto), dove sono stati trovati i Vangeli gnostici. Donnini poi dice che il Cristianesimo primitivo non era unitario ma c’erano varie correnti.
Yuri Leveratto:
Questo fatto è vero, e qui Donnini sembra dimostrare un particolare interesse verso questo Cristianesimo perduto, appunto il Cristianesimo gnostico. Intanto ricordiamo che questi Vangeli gnostici sono successivi ai Testi canonici del Nuovo Testamento in quanto i più antichi risalgono al secondo secolo, e non al primo. Ma per capire chi era veramente Gesù Cristo a mio parere è auspicabile studiare chi erano, cosa fecero e cosa credettero i cristiani del primo secolo, cioè coloro i quali lo conobbero o conobbero i suoi Apostoli. Per esempio Policarpo conobbe Giovanni, Clemente di Roma conobbe Pietro, ed infatti scrisse di lui. E’ ovvio che poi ci furono altre tendenze cristiane, appunto i cristiani gnostici.
Quando una nuova fede si sta diffondendo in un territorio, questa nuova fede si scontra con altre fedi ed altri culti pre-esistenti. Questi culti erano le cosidette religioni misteriche. Per accedervi bisognava passare attraverso delle iniziazioni, e solo chi faceva parte di una certa cerchia era ammesso nei gradi alti del culto. Ora questa gente, quando il Cristianesimo prese piede, non se la sentiva di negare completamente Gesù Cristo, ma non abbracciava neppure il messaggio centrale del Nuovo Testamento ossia il fatto che Gesù Cristo sia venuto per togliere il peccato del mondo. Questa gente credeva che la salvezza non si raggiungesse attraverso il pentimento dei propri peccati e attraverso il riconoscere che Gesù Cristo è venuto per toglierli con il suo sangue (concetti espressi nell’Antico Testamento, con le profezie, vedi Isaia 53, e nel Nuovo Testamento), ma credevano che la salvezza si raggiunge con la gnosi, ossia con la conoscenza.
Il gnosticismo aveva pertanto una caratteristica iniziatica, una diversa concezione cristologica, in quanto per loro il Verbo non poteva essersi fatto carne, ma si manifestò nello spirito mostrando un corpo materiale (docetismo).
Nel gnosticismo gli iniziati erano superiori agli altri, mentre nel Cristianesimo gli ultimi saranno i primi, nel senso che i “poveri di spirito” (quelli che non si vantano ma sono consapevoli di non essere arrivati al Regno di Dio), possono accedere al Regno, se si pentono dei propri peccati e riconoscono che Gesù Cristo è venuto per togliere il peccato del mondo. Ma anche un ricco, anche un potente, se diventa umile e si spoglia delle sue ricchezze, o della sua presunzione, può accedere al Regno. Ecco che si nota che gnosticismo e Cristianesimo antico non potevano essere in accordo, perchè sono all’opposto. Gli gnostici pertanto, non rinunciarono alle loro tradizioni misteriche, ma adattarono Gesù Cristo alla loro tradizione. In pratica lo accolsero, come dire “Gesù, è dei nostri”, ma travisarono i concetti base del Nuovo Testamento e quindi predicavano un Gesù mai esistito. Questa tendenza a prendere “Gesù dalla tua parte”, si nota oggi per esempio nella massoneria. Se si domanda a un massone chi era Gesù risponderà che “era un grande saggio, un iniziato, un maestro massone” (digitate su google “Jesus master mason” e vedrete), certo, la loro risposta non mi sorprende affatto, perché i massoni tendono ad adattare Gesù alla loro tradizione iniziatica e misterica. Ovviamente non riconoscono il vero Gesù Cristo, che è stato descritto da chi ha vissuto con lui e da chi poi è morto per lui.
Al minuto 12.17
Da questo minuto Donnini inizia a parlare dei Manoscritti del Mar Morto (Kumran, Palestina), trovati nel 1947. Dice che il prete cattolico Roland de Vaux li ha tenuti nascosti per 20 anni, come se volesse far credere che anche qui ci fu un “complotto”, con lo scopo di occultare al mondo il contenuto di questi manoscritti.
Yuri Leveratto:
Innanzitutto biosogna dire che la prima scoperta dei manoscritti di Qumran risale al 1946, mentre Roland de Vaux portò a termine delle ricerche in loco insieme all’archeologo Gerald Lancaster Harding nel 1949, per conto del Dipartimento di Antichità Giordano, e pertanto non della Chiesa Cattolica. In ogni caso Donnini sostiene che un occultamento da parte della Chiesa Cattolica vi sia stato, senza portare prove, ovviamente.
Al minuto 12.45
David Donnini riporta che Robert Eiseman chiese a Roland de Vaux di poter visionare i rotoli ma che l’accesso ai rotoli gli fu negato. Donnini dice: “la Chiesa aveva una paura bestiale che dai Manoscritti del Mar Morto potesse uscire qualcosa che disturbasse la dottrina della Chiesa”. Poi fa intendere, anche se dice di non poter provare ciò che dice, che “da qualche parte nell’archivio Vaticano ci sarebbero dei documenti importanti trovati a Qumran che la Chiesa Cattolica occulterebbe”. Non si capisce poi cosa la Chiesa Cattolica dovrebbe occultare visto che i Manoscritti del Mar Morto sono nella maggioranza testi dell’Antico Testamento e non del Nuovo Testamento.
Al minuto 16.17
David Donnini inizia a parlare di un fatto che secondo lui riguarda la “questione di Gesù Cristo”. Cioè dice che i Manoscritti del Mar Morto parlano dell’attesa messianica degli ebrei. Quindi fa leggere un brano della “Regola della Comunità”, un manoscritto non biblico trovato a Qumran, dove è scritta la frase: “fino alla venuta del profeta e dei Messia di Aronne e di Israele”. Quindi Donnini inizia a sostenere che in Israele si attendevano due messia, e non uno. Un messia regale ed uno spirituale, dice Donnini.
Yuri Leveratto:
A tale proposito bisogna ricordare che La “Regola della Comunità” è contenuta non solo nel rotolo 1QS, da cui proviene l’estratto citato da Donnini, ma anche nel rotolo 4QSe, che è più antico: in quest’ultimo rotolo non compaiono i versi di cui sopra (manca la parte da VIII, 15 fino a IX, 12) e di conseguenza non ci sono i riferimenti ai due Messia. E’ possibile pertanto che in origine la “Regola della Comunità” non contenesse affatto questo riferimento, aggiunto in seguito al manoscritto, più recente, ritrovato nella grotta 1. Pertanto è verosimile che la teoria dei due Messia sia stata una aggiunta, ed elaborata soltanto nell’ultima fase degli scritti di Qumran. Pertanto l’idea che gli ebrei attendessero due messia, innanzitutto non è biblica, ma in secondo luogo non è affatto provata. Stessa cosa per il Documento di Damasco, che non è biblico, e quindi eventualmente, anche se fosse comprovato che sia vero, rispecchiava solamente la visione della comunità di Qumran.
Al minuto 18.20
A partire da questo minuto Donnini inizia a sostenere che il termine “Messia”, inteso dal punto di vista cristiano, non corrisponderebbe al termine Mashiach ebreo. Quindi si mostra uno spezzone di un film dove si vede l’investitura del re Davide. Sembra di capire che si voglia convincere il pubblico in sala che il Messia di Israele era e doveva essere solo un re, nel senso politico e militare del termine.
Al minuto 23.44:
David Donnini esprime un dubbio. Dice che non è convinto che Gesù morì sulla croce.
Yuri Leveratto:
E’ un opinione personale di Donnini, ma non supportata dalle fonti storiche.
E se Gesù non morì sulla croce e si presentò poi agli Apostoli dicendo di essere risuscitato, sarebbe stato un impostore. Ma gli stessi Apostoli lo avrebbero smascherato perchè avrebbero saputo dell’eventuale complotto per non farlo morire in croce, pur mostrando che invece era morto. E chi lo avrebbe architettato, questo complotto? Solo gli Apostoli e Gesù? Anche i romani avrebbero dovuto partecipare al complotto. Per gli Apostoli è impossibile perchè poi hanno divulgato per tutta la loro vita la Buona Novella fino all’estremo sacrificio del martirio, mentre per per i romani è impossibile perché abbiamo le fonti della crocifissione. Vediamo pertanto che sostenere l’idea che Gesù non sia morto in croce è un’opinione non solo non supportata dalla storia ma neppure dalla logica.
Al minuto 24 si inizia a leggere un passo del Vangelo di Giovanni (11: 47-53)
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
A questo punto il ragionamento di Donnini è questo: “Se Gesù fosse stato un innocuo predicatore addirittura legalista e lealista, ma per quale ragione avrebbe dovuto generare il pericolo che i romani si facessero venire in mente di distruggere il tempio e la nazione?”.
Yuri Leveratto:
Per cui David Donnini interpreta questo passo nel senso che Gesù fosse veramente un pericolo per la nazione ebraica, nel senso militarista, ossia nel senso che avrebbe capeggiato una rivolta armata, la quale avrebbe dato fastidio ai Romani.
Ma dicendo quello che ha detto Donnini innazitutto tralascia il verso 47 del cap. 11 dove è scritto “Quest’uomo compie molti segni”. Infatti non è scritto: “Quest’uomo ha fatto già azioni violente e ne farà altre”.
In pratica Donnini vede quello che vuole vedere, vuole vedere un rivoluzionario militarista e lo vede. Ma i sacerdoti e i farisei si riferivano al fatto che Gesù facendo molti miracoli era seguito dalle masse, che pertanto lo avrebbero potuto acclamare come re di Israele non riconoscendo più ne il potere temporale del re Erode Antipa ne il potere spirituale dei sommi sacerdoti e quindi indirettamente affermarono che si sarebbero creati disordini, disordini che avrebbero causato il non pagamento dei tributi, e che avrebbero spinto i romani ad intervenire.
Ma se Gesù fosse stato un leader militare zelota o addirittura un impostore zelota, non si spiegano vari fatti. Primo: perché uno storico come Giovanni Flavio non l’ha descritto come uno zelota? Secondo: perché nel Talmud babilonese invece di descrivere Gesù come apostata (visione degli ebrei non credenti in lui, che coincide con i Vangeli), non si descrive Gesù come uno zelota, ossia come un inspiratore o leader militare? Terzo: la logica dice che se Gesù fosse stato uno zelota, i suoi Apostoli non avrebbero divulgato la sua parola diffondendo un messaggio di pace come in effetti fecero, ma avrebbero divulgato un messaggio di odio e di risposta armata al giogo di Roma.
Al minuto 25.46
David Donnini allude alla Guerra giudaica del 66 d.C. e degli anni seguenti, come dire che era vero che Gesù era un militarista, tanto militarista che ispirò altri movimenti che hanno portato addirittura alla guerra giudaica.
Yuri Leveratto:
Ma la guerra giudaica ci fu per cause storiche comprovate, e non certo per la predicazione di Gesù. Ripeto, nel suo discorso Donnini non prova che Gesù era un leader militarista, inoltre questa è una tesi sconfutata dalla vita dei suoi seguaci, soprattutto nel periodo che va dalla sua Risurrezione al tempo di Costantino.
Al minuto 26:42
David Donnini ci dice che al processo davanti al sommo sacerdote non si accuserebbe Gesù di sedizione o di militarismo ma solo di blasfemia, perchè si dichiara il Figlio di Dio. E aggiunge “ma come, prima avevano detto che era così pericoloso ed ora lo condannano per aver bestemmiato?”. In pratica Donnini sostiene che questo processo non avvenne, o avvenne in modo diverso da come è descritto nei Vangeli.
Yuri Leveratto:
Una cosa non esclude l’altra. I sommi sacerdoti non sarebbero stati preoccupati se Gesù non fosse stato capace di fare segni (miracoli), per i quali la gente lo seguiva. A parte il fatto che questo prova che invece che i “segni” li faceva realmente, perché i sommi sacerdoti erano preoccupati. Se non avesse fatto alcun miracolo, o se fosse stato un semplice impostore, nessuno lo avrebbe seguito e il problema non si sarebbe posto. Ma ripeto una cosa non esclude l’altra. Per i sacerdoti era blasfemo e per i sacerdoti e i farisei era pure pericoloso perché se avesse continuato a fare miracoli tutti lo avrebbero seguito e il potere avrebbe tremato. Anche oggi se si affermasse il “vero Cristianesimo” il potere tremerebbe, certo, perché cadrebbe il commercio di armi, il capitalismo estremo e le enormi disparità di ricchezza che vi sono nel mondo.
Al minuto 27: 24
David Donnini dice che il processo ebraico a Gesù non sarebbe mai esistito, secondo lui il fatto che lo accusarono di blasfemia non concorderebbe con i passi del Vangelo di Giovanni (11: 47-53), citati al minuto 24.
Yuri Leveratto:
Nei Vangeli ci sono molti passi dove Gesù viene accusato di blasfemia, pertanto non si capisce il perché secondo Donnini i sommi sacerdoti non avessero potuto anch’essi accusarlo di blasfemia. Ma così facendo Donnini praticamente dice che i Vangeli sono dei falsi totali. Pertanto gli autori dei Vangeli avrebbero mentito sapendo di mentire. Come si spiega pertanto che almeno due autori dei Vangeli, Marco e Matteo sono andati alla morte per non rinnegare i loro scritti? Il discorso si potrebbe ampliare agli altri autori del Nuovo Testamento che sono andati al martirio, e che hanno divulgato gli stessi concetti. Sarebbe andato al martirio Pietro se avesse adulterato le sue lettere nel Nuovo Testamento? Sarebbe andato al martirio Paolo se avesse adulterato le sue lettere nel Nuovo Testamento?E si potrebbe ampliare anche a Policarpo. Sarebbe andato al martirio Policarpo, il discepolo di Giovanni, se avesse intuito o saputo che Giovanni adulterò i Vangeli? (Ovviamente abbiamo fonti storiche per questi atti di martirio).
Al minuto 27:34
David Donnini dice che il processo ebreo non è mai esistito anche perché “inserendolo nei Vangeli”, si farebbe cadere la responsabilità della condanna di Gesù sugli ebrei, e non sui romani.
Yuri Leveratto:
Opinione personale di Donnini, ma non supportata da fonti storiche. Innanzitutto non vi è alcuna fonte storica dove si legge che il processo a Gesù da parte dei sommi sacerdoti non sia avvenuto, ma oltre a ciò abbiamo il Talmud Babilonese, una collezione di scritti rabbinici ebrei dove è scritto:
"Alla vigilia della Pasqua, Yeshu fu appeso. Per quaranta giorni prima dell'esecuzione, un araldo…gridava: "Egli sta per essere lapidato perchè ha praticato la stregoneria e ha condotto Israele verso l'apostasia".
Questo passaggio supporta il fatto che ci sia stato un processo da parte degli ebrei. Infatti spiega indirettamente, dal punto di vista degli ebrei che non credettero in lui, il motivo della sua crocifissione, infatti si sostiene che abbia praticato la “stregoneria” e che “abbia portato Israele all’apostasia”. Da una parte si confermano i miracoli, considerati come “stregoneria” da chi non credeva, dall’altra parte si confermano i Vangeli, che descrivono il perchè Gesù fu mandato al patibolo, in quanto dal punto di vista degli ebrei non credenti, lui era un apostata, ovvero una persona blasfema che non crede nelle sacre scritture, ma si sostituisce ad esse.
Al minuto 27: 37
Qui David Donnini parla dell’unzione di Betania (Vangelo secondo Giovanni cap. 12), episodio narrato nel Vangelo di Giovanni. Poi Donnini dice che Lazzaro, Marta, e Maria, compaiono solo nel Vangelo di Giovanni e non nei sinottici, come insinuando che questo sarebbe un indizio che appunto i Vangeli sono adulterati o falsi.
Yuri Leveratto:
Ma molti personaggi che invece sono citati in altri Vangeli non sono citati in quello di Giovanni. Questa tesi non prova nulla. Al contrario, se quattro personaggi ipotetici avessero voluto inventare da zero i quattro racconti, si sarebbero messi a tavolino, e avrebbero deciso di riportare tutti le stesse cose.
Comunque Donnini mostra una iconografìa dove si vede che una donna unge un uomo nella fronte. Sembra pertanto riferirsi all’unzione di Betania del Vangelo di Matteo (cap. 26) e del Vangelo di Marco (cap. 14), e non quella del Vangelo di Giovanni, dove si descrive l’unzione dei suoi piedi. Donnini dice che Gesù viene unto da una donna, che “gli versa del profumo addosso” e sostiene che questo fatto ci viene mostrato come devozionale. Inoltre Donnini dice: “questa è una mistificazione”.
Al minuto 28: 40
Donnini afferma che immediatamente dopo “tutti i commesali si arrabbiano”. Si riferisce pertanto al Vangelo di Marco e Matteo, perchè in quello di Giovanni solo Giuda Iscariota mostra contrarietà. Poi Donnini dice che la donna unge Gesù per dichiarare che Gesù è il messia. Inoltre Donnini ci racconta che nelle antiche cerimonie (o nozze sacre) l’olio usato dalla sacerdotessa (o dea, dice Donnini), quando si ungeva il re, era appunto il nardo. In più ci dice che il nardo non cresceva in Israele ma veniva dall’India. Poi Donnini ci dice che queste cerimonie, che definisce ierogamiche, si facevano quando la futura regina ungeva il suo sposo. Poi Donnini ci dice che nei vangeli sinottici (ma non aveva iniziato parlando di Lazzaro, Marta e Maria presenti nel Vangelo di Giovanni?), è stranissimo che si descriva un comportamento che lui definisce “orientale”.
Fine della prima confutazione. Segue la seconda.
Yuri Leveratto
Nessun commento:
Posta un commento