venerdì 10 maggio 2019

Il problema del dolore: il metodo buddista e la risposta di Gesù


Il buddismo è nato con la dottrina di Siddartha Gautama, vissuto in India intorno al IV secolo a.C. 
Alla base del suo pensiero non vi è l’esistenza di Dio, o come l’uomo possa giungere alla salvezza, al cospetto di Dio. 
Siddartha Gautama, che fu considerato il “Budda”, ossia “l’illuminato”, si pose fin da subito il problema del dolore e della sofferenza umana. 
Dopo aver meditato sulla malattia, la vecchiaia e la morte, si concentrò su un metodo per poter eliminare il dolore. L’illuminazione di Siddartha Gautama consistette nell'aver individuato un metodo secondo il quale gli esseri umani potrebbero eliminare la sofferenza e il dolore e pertanto evitare nuove reincarnazioni, giungendo così ad uno stadio di illuminazione chiamato “nirvana”. 

Le “quattro nobili verità” che stanno alla base dell’insegnamento buddista sono: 

1-La realtà del mondo è il dolore
2-L’origine del dolore è il desiderio
3-L’eliminazione del dolore è possibile, mediante l’estinzione del desiderio
4-Esiste una via per tale estinzione: “il nobile ottuplice sentiero”

Il “nobile ottuplice sentiero” a sua volta è un percorso di conoscenza costituito da otto fattori (retta comprensione, retta motivazione, retta parola, retta azione, retta vita, retto sforzo, retta consapevolezza, retta concentrazione). Questi otto fattori porterebbero alla “perfetta saggezza” e pertanto alla stadio di nirvana, che permetterebbe di svincolarsi dal ciclo delle rinascite. 

Da tutto ciò si evince inizialmente che nel buddismo si crede nella reincarnazione e le “quattro nobili verità” rappresentano un metodo per non ricadere nella ruota delle rinascite. 
Si nota inoltre che al centro del buddismo vi è l’uomo. Solo l’uomo può “salvare” se stesso, e attraverso un percorso di conoscenza può arrivare all'illuminazione, attraverso la quale sconfiggerà il dolore e pertanto non proverà più sofferenza. 

Alcune persone oggigiorno confondono l’insegnamento di Siddartha Gautama con l’insegnamento di Gesù, arrivando persino a considerare che la dottrina buddista sia simile alla dottrina che Gesù ha insegnato. 
Ma le differenze tra il pensiero di Siddartha Gautama e l’insegnamento di Gesù sono profonde, e anche le risposte che Gesù ha dato a temi fondamentali come lo scopo dell’uomo sulla terra, e il dolore dell’uomo sono profondamente differenti. 

1-Innanzitutto Gesù non ha mai insegnato la reincarnazione. Anzi quando i suoi discepoli hanno accennato alla remota possibilità della reincarnazione (Vangelo di Giovanni cap.9), Gesù l’ha negata, affermando invece che la sofferenza esiste e alcune volte esiste “affinché siano manifestate le opere di Dio”. (1).
Inoltre la vicenda stessa di Gesù, con la sua morte e la sua Risurrezione, dimostra che noi esseri umani moriremo una volta sola per poi risorgere una volta sola. Infatti Lui è morto una volta sola, ed è risorto una volta sola. Questo concetto è stato espresso anche nel Nuovo Testamento (Lettera agli Ebrei 7, 27-28):

E come è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio, così anche Cristo, dopo essere stato offerto una sola volta per prendere su di sè i peccati di molti, apparirà una seconda volta senza peccato a coloro che lo aspettano per la salvezza.

2-Alla base dell’insegnamento di Gesù, non vi è il raggiungimento della saggezza, ma la perseveranza nell'umiltà. Gesù insegna che il mistero di Dio è colto dai piccoli, dagli umili e non dai saggi di questo mondo, Vangelo di Matteo (11, 25): 

“In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli.”

Anche Paolo di Tarso, seguace di Gesù, ha scritto che non è la saggezza “di questo mondo” che porta a Dio, ma l’umiltà, vediamolo in questo passaggio della prima lettera ai Corinzi (1, 18-20): 

Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio; infatti sta scritto: «Io farò perire la sapienza dei saggi e annienterò l'intelligenza degli intelligenti». Dov'è il sapiente? Dov'è lo scriba? Dov'è il contestatore di questo secolo? Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo?

3-La risposta al problema del dolore. Gesù non è un filosofo e pertanto non cerca risposte filosofiche al problema del dolore. Per Gesù il dolore e la sofferenza fanno parte della vita umana, ed è inutile cercare filosofie che cercherebbero di eliminarli. Gesù stesso risolve il dolore, sanando le persone inferme che si avvicinano a Lui. Per cui è Gesù stesso la soluzione alla sofferenza e al dolore. Con la fede in Lui, l’uomo supererà la sofferenza, il dolore e la morte. 
Gesù indica che la sofferenza, sia morale che fisica deve essere accettata. Gesù dice, nel Vangelo di Matteo (10, 38): 

E chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. 

E in un altro passaggio del Vangelo di Matteo (16, 24):

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno mi vuole seguire, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

Il dolore e la sofferenza pertanto non sono tabù da eliminare, ma vie da percorrere. Certo, Gesù ci indica che dobbiamo rinnegare il nostro io, ovverosia il nostro orgoglio, la nostra presunzione, e liberarci da ogni egoismo, ma poi dobbiamo “prendere la nostra croce” per poter essere degni di Lui. Questa croce potrà essere una infermità fisica o anche la rinuncia alla materialità, ma è pur sempre una croce, un sentiero difficile. Solo attraverso questa croce potremo giungere al Padre, attraverso la fede in Gesù. E Lui per primo ce lo ha mostrato vivendo la sofferenza e il dolore nella sua carne e nel suo spirito. Sopportando fino all'ultimo l’umiliazione alla quale è stato sottoposto. Sopportando fino all'ultimo il peso del dolore immenso per le colpe e i peccati di tutta l’umanità. Lui è l’esempio massimo dell’accettazione della sofferenza e del dolore. Ma Lui stesso è l’esempio della vittoria sulla sofferenza e sul dolore e sulla morte, con la sua gloriosa Risurrezione. 

Lo scopo dell’uomo pertanto, per Gesù non è l’eliminazione del dolore, ma l’amore, verso Dio e verso il prossimo e deve essere espresso attraverso il perdono. E non si deve tentare di abolire la sofferenza e il dolore attraverso un metodo filosofico, ma bisogna accettarli, avendo fede in Gesù. Come Lui stesso ha sofferto e ha provato dolore, anche noi soffriremo e proveremo dolore. Come Lui stesso è morto, anche noi moriremo. Come Lui stesso stesso è risorto, anche noi risorgeremo. 

Yuri Leveratto

Nota: 
1-https://yurileveratto2.blogspot.com/2018/06/commento-del-nono-capitolo-del-vangelo.html