sabato 2 settembre 2017

L’effusione dello Spirito Santo


Uno degli eventi fondamentali del Cristianesimo è stata l’effusione dello Spirito Santo avvenuta nel giorno di Pentecoste, quindi sette settimane dopo la Pasqua ebraica. Innanzitutto l’invio dello Spirito Santo fu profetizzato da Gioele, nel V secolo a.C., vediamo il passaggio corrispondente del Libro di Gioele (2, 28-29): 

Dopo questo avverrà che io spanderò il mio Spirito sopra ogni carne; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. In quei giorni spanderò il mio Spirito anche sui servi e sulle serve. (1)

Inoltre Gesù Cristo aveva annunciato ai suoi seguaci questo evento prima del suo arresto. Vediamo alcuni passaggi corrispondenti. 

Vangelo di Luca (24, 49):

Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finchè non siate rivestiti di potenza dall’alto».

Vangelo di Giovanni (14, 16-17):

e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perchè rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perchè non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perchè egli rimane presso di voi e sarà in voi. 

Vangelo di Giovanni (15,26):

Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perchè siete con me fin dal principio.

Vangelo di Giovanni (16, 7-8):

Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perchè, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio.

Finalmente, cinquanta giorni dopo la Pasqua ebraica, lo Spirito Santo giunse sugli Apostoli. Vediamo il passaggio corrispondente, negli Atti degli Apostoli (2, 1-4): 

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

Questo fatto che gli Apostoli cominciarono a parlare in lingue era stato profetizzato da Isaia in questo passaggio del suo libro (28, 11): 

Con labbra balbettanti e in lingua straniera parlerà a questo popolo

Dopo l’effusione dello Spirito Santo gli Apostoli furono investiti di potenza. In loro vi fu un cambiamento poderoso. Da dubbiosi e timidi, incapaci di sanare gli infermi e deboli nel diffondere la Parola di Dio, divennero sicuri, decisi, capaci di diffondere il Vangelo con fermezza. Vediamo il primo discorso di Pietro: Atti degli Apostoli (2, 22-36): 

Allora Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò a loro così: «Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e fate attenzione alle mie parole. Questi uomini non sono ubriachi, come voi supponete: sono infatti le nove del mattino; accade invece quello che fu detto per mezzo del profeta Gioele:

Avverrà: negli ultimi giorni – dice Dio –
su tutti effonderò il mio Spirito;
i vostri figli e le vostre figlie profeteranno,
i vostri giovani avranno visioni
e i vostri anziani faranno sogni.
E anche sui miei servi e sulle mie serve
in quei giorni effonderò il mio Spirito
ed essi profeteranno.
Farò prodigi lassù nel cielo
e segni quaggiù sulla terra,
sangue, fuoco e nuvole di fumo.
Il sole si muterà in tenebra
e la luna in sangue,
prima che giunga il giorno del Signore,
giorno grande e glorioso.
E avverrà:
chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.

Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perchè non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: 

Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perchè io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perchè tu non abbandonerai la mia vita negli inferì nè permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza.

Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poichè era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli inferi, nè la sua carne subì la corruzione.
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire. Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice:

Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, finchè io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi.

Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».

Che trasformazione! Dal timido Pietro che aveva rinnegato per tre volte il Signore al valoroso Pietro che diffonde il Vangelo senza timore, rischiando persino la vita. 
Ma quando qualcuno chiede a Pietro quale sia la strada da percorrere, Pietro risponde con autorità (2, 38-39): 

E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro».

In seguito vi è la prima guarigione nel nome di Gesù. Vediamo i passaggi corrispondenti (3, 1-16):

Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina. Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda verso di noi». Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. Pietro gli disse: «Non possiedo nè argento nè oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio e riconoscevano che era colui che sedeva a chiedere l’elemosina alla porta Bella del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto.
Mentre egli tratteneva Pietro e Giovanni, tutto il popolo, fuori di sè per lo stupore, accorse verso di loro al portico detto di Salomone. Vedendo ciò, Pietro disse al popolo: «Uomini d’Israele, perchè vi meravigliate di questo e perchè continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest’uomo? Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. E per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete; la fede che viene da lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi.

Gli Apostoli erano pieni di Spirito Santo. A tale proposito vediamo come parlò Pietro davanti agli anziani quando gli fu domandato con quale autorità aveva sanato il paralitico. Vediamo questi versi corrispondenti, in Atti degli Apostoli (4, 7-10):

Li fecero comparire davanti a loro e si misero a interrogarli: «Con quale potere o in quale nome voi avete fatto questo?». Allora Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato.

In seguito all’effusione dello Spirito Santo gli Apostoli predicarono il Vangelo con decisione e continuarono a sanare le persone malate. Il risultato fu che molti si convertirono al Signore e si fecero battezzare. A tale proposito vediamo questi versi, in Atti degli Apostoli (5, 12-16):

Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perchè, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.

Da quel momento i credenti stabilirono una relazione con lo Spirito Santo, il Paraclito, come era stato annunziato da Gesù Cristo.
Gli Apostoli pertanto ricevettero lo Spirito Santo e annunziarono il Vangelo per tutta la loro vita, fino alle estreme conseguenze del martirio (eccetto l’Apostolo Giovanni che morì di vecchiaia). La loro vita era cambiata radicalmente in quanto erano stati investiti di autorità, dall’alto.

Yuri Leveratto

Nota: 1-Commento di Charles Ryrie alla profezia di Gioele: "Il compimento di questa profezia avverrà negli ultimi giorni, immediatamente prima del ritorno di Cristo. in Atti degli Apostoli 2, 17-18 Pietro ricordò ai suoi ascoltatori che, conoscendo la profezia di Gioele, dovrebbero aver riconosciuto che quello che stavano vedendo era opera dello Spirito". 

venerdì 1 settembre 2017

Il significato della lotta di Giacobbe con l’Angelo del Signore


L’episodio descritto nel trentaduesimo capitolo della Genesi nel quale Giacobbe lotta con un Angelo del Signore ha dato adito a differenti interpretazioni e controversie. In quest’articolo analizzerò il significato di questa narrazione. Vediamo i versi corrispondenti: 

Genesi (32, 23-30):

Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi. Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quello disse: «Lasciami andare, perchè è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perchè hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». Giacobbe allora gli chiese: «Svelami il tuo nome». Gli rispose: «Perchè mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. 

Innanzitutto sappiamo che il significato del nome “Giacobbe” è “soppiantatore”, infatti «al momento del parto, teneva con la mano il calcagno del fratello gemello (Genesi 25, 26). Giacobbe era poi riuscito ad acquistare la primogenitura con l’inganno da suo fratello Esau, e, sempre con l’inganno, era riuscito a carpire la benedizione che era destinata a Esau da parte di suo padre Isacco. Giacobbe era quindi un peccatore. 
Però nel capitolo trentaduesimo si mostra che Giacobbe aveva avuto un cambio interiore, vediamo (32, 9-12): 

Pensava infatti: «Se Esaù raggiunge un accampamento e lo sconfigge, l’altro si salverà». Giacobbe disse: «Dio del mio padre Abramo e Dio del mio padre Isacco, Signore, che mi hai detto: “Ritorna nella tua terra e tra la tua parentela, e io ti farò del bene”, io sono indegno di tutta la bontà e di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. Con il mio solo bastone avevo passato questo Giordano e ora sono arrivato al punto di formare due accampamenti. Salvami dalla mano di mio fratello, dalla mano di Esaù, perchè io ho paura di lui: che egli non arrivi e colpisca me e, senza riguardi, madri e bambini! 

Pertanto egli si riteneva indegno della bontà e fedeltà che Dio gli aveva mostrato. Ciò fu un primo passo verso l’umiltà che il vero credente deve avere per essere lavato dei propri peccati. 
Ma qual’è il significato della lotta di Giacobbe con l’Angelo di Dio? Questa lotta era un simbolo della vita di Giacobbe, che si era affannato per prevalere su suo fratello in varie circostanze. Lo scopo dell’Angelo non era quello di vincere fisicamente Giacobbe (lo avrebbe potuto fare facilmente), ma era quello di modificare la volontà ribelle di Giacobbe, per renderlo un vero figlio di Dio. L’Angelo lo colpisce all’articolazione del femore (nervo sciatico), con lo scopo di scuoterlo, dimostrargli che vi è un potere maggiore di quello umano. A quel punto Giacobbe si rivolge all’Angelo dicendo che non lo avrebbe lasciato se prima non avesse ricevuto da lui la benedizione. Qui Giacobbe mostra un’attitudine onorevole, tipica dell’uomo che cerca Dio e la sua benedizione. Il cambio di nome che ne deriva è significativo. Da Giacobbe (soppiantatore, usurpatore, ingannatore), a Israele, (colui che lotta con Dio). Da quel momento Giacobbe-Israele avrebbe mostrato un cambio di paradigma spirituale, che lo avrebbe portato ad abbandonarsi a Dio, e non a resistergli. Pertanto Giacobbe ottenne la “vittoria”, non per aver lottato, ne per aver resistito, ma per essersi abbandonato a Dio. 

Yuri Leveratto

Immagine: Giacobbe lottando con l’Angelo (Gustave Dorè).