martedì 6 giugno 2017
Le profezie di Isaia: la sofferenza e il trionfo del Servo
Isaia, (vissuto nell’ottavo secolo a.C.), è stato chiamato “il profeta evangelico” per le sue rivelazioni sull’opera di redenzione attuata dal Messia, Gesù. I passaggi più significativi che si riferiscono a Gesù Cristo sono quattro, analizziamoli.
Isaia 42, (1-7):
Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà nè alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
proclamerà il diritto con verità.
Non verrà meno e non si abbatterà,
finchè non avrà stabilito il diritto sulla terra,
e le isole attendono il suo insegnamento.
Così dice il Signore Dio,
che crea i cieli e li dispiega,
distende la terra con ciò che vi nasce,
dà il respiro alla gente che la abita
e l’alito a quanti camminano su di essa:
«Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano;
ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
perchè tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre.
Come riportato nel Vangelo di Matteo (12, 18-20), il servo è Gesù Cristo che porterà a termine la sua missione e (nella sua seconda venuta), porterà la giustizia in tutto il mondo. La missione del servo sarà quella di compiere le promesse del Patto per il popolo di Israele e portare la luce a tutte le nazioni (42, 6).
Isaia (49, 1-9):
Ascoltatemi, o isole,
udite attentamente, nazioni lontane;
il Signore dal seno materno mi ha chiamato,
fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome.
Ha reso la mia bocca come spada affilata,
mi ha nascosto all’ombra della sua mano,
mi ha reso freccia appuntita,
mi ha riposto nella sua faretra.
Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria».
Io ho risposto: «Invano ho faticato,
per nulla e invano ho consumato le mie forze.
Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore,
la mia ricompensa presso il mio Dio».
Ora ha parlato il Signore,
che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre a lui Giacobbe
e a lui riunire Israele
– poichè ero stato onorato dal Signore
e Dio era stato la mia forza –
e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo
per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti d’Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni,
perchè porti la mia salvezza
fino all’estremità della terra».
Così dice il Signore,
il redentore d’Israele, il suo Santo,
a colui che è disprezzato, rifiutato dalle nazioni,
schiavo dei potenti:
«I re vedranno e si alzeranno in piedi,
i prìncipi si prostreranno,
a causa del Signore che è fedele,
del Santo d’Israele che ti ha scelto».
Così dice il Signore:
«Al tempo della benevolenza ti ho risposto,
nel giorno della salvezza ti ho aiutato.
Ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo,
per far risorgere la terra,
per farti rioccupare l’eredità devastata,
per dire ai prigionieri: “Uscite”,
e a quelli che sono nelle tenebre: “Venite fuori”.
Essi pascoleranno lungo tutte le strade,
e su ogni altura troveranno pascoli.
Anche qui il servo è il Messia (41, 8 - 42, 1), chiamato Israele perchè solo in lui si compiono tutte le promesse di Dio. La sua missione è riportare Israele a Dio e portare la luce ai gentili (verso 6). Fu disprezzato nel suo primo avvento, sarà esaltato nella sua seconda venuta (verso 7).
Isaia (50, 4-11):
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perchè io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perchè io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?
Ecco, come una veste si logorano tutti,
la tignola li divora.
Chi tra voi teme il Signore,
ascolti la voce del suo servo!
Colui che cammina nelle tenebre,
senza avere luce,
confidi nel nome del Signore,
si affidi al suo Dio.
Ecco, voi tutti che accendete il fuoco,
che vi circondate di frecce incendiarie,
andate alle fiamme del vostro fuoco,
tra le frecce che avete acceso.
Dalla mia mano vi è giunto questo;
voi giacerete nel luogo dei dolori.
Contrariamente a Israele, il vero Servo è perfettamente obbediente, specialmente nella sofferenza che culminerà con la sua morte (verso 6). (Vangelo di Matteo 26, 67; 27, 28-31; 27, 39-44; Vangelo di Giovanni 19, 1-3)
Isaia (52, 13-15 - 53: 1-12):
Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poichè vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza nè bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
nè vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perchè ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.
Quest’ultimo è il più importante dei quattro passaggi in questione. In esso si delinea la sofferenza e il successivo trionfo del Servo. Questi versi presentano il Servo che soffre in modo vicario (ossia: “al posto di”), per i peccati dell’uomo. Prima di Gesù Cristo gli ebrei sostenevano che Isaia si riferisse al Messia. Questa interpretazione fu abbandonata quando i primi cristiani, in maggioranza ebrei, hanno applicato questa profezia a Gesù di Nazareth. Più tardi, nel XII secolo, sorse l’idea che il passaggio si riferisse alla nazione di Israele, intrepretazione che da allora ha predominato nel giudaismo. Però il servo si diferenzia dal popolo in Isaia (53, 8), ed è una vittima innocente, cosa che non potrebbe dirsi della nazione d’Israele (53, 9).
Questo importante passaggio veterotestamentario si suddivide in cinque sezioni di tre versi. Vediamoli nello specifico:
Isaia (52, 13-15):
Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poichè vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Qui Isaia fa notare la preminenza del Servo, che avrà successo, sarà onorato, ed esaltato. In seguito ai maltrattamenti subiti dai soldati di Pilato il volto del Messia era “sfigurato” (52, 14), in modo che a malapena poteva essere riconosciuto come umano. In seguito al suo sacrificio, molte nazioni si maraviglieranno di lui.
Isaia (53, 1-3)
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza nè bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
La persona del Servo (il braccio del Signore, nella versione originale appare “il braccio di YHWH”), rappresenta il potere del Signore nei miracoli passati e futuri del Messia. Il Servo è cresciuto come un virgulto, o come una radice in terra arida. E’ un modo per indicare che il Servo è puro e ha la vita in se, ed è circondato dalla non vita, ossia dalla morte spirituale. Inoltre in questo passaggio si ribadisce che il Servo non attira i nostri sguardi, in pratica la sua apperenza fisica non sarà bella. Egli sarà disprezzato e sperimenterà i dolori, e gli uomini non riconosceranno il suo valore.
Isaia (53, 4-6):
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti
In questi passaggi viene descritta la passione del Servo. Si descrive che il Servo si è caricato delle nostre sofferenze e dei nostri dolori. In pratica viene descritta la morte vicaria del Servo per espiare le nostre colpe e le nostre iniquità. Inoltre qui viene ribadito che possiamo ottenere la salvezza in seguito al castigo che si è abbattuto su di lui. Nell’ultimo verso si ribadisce che il Signore fece ricadere su di lui tutta la nostra iniquità.
Isaia (53, 7-9):
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
nè vi fosse inganno nella sua bocca.
In questi passaggi si mostra la passività del Servo, che non aprì la sua bocca, ma fu portato al mattatoio come l’agnello. L’ottavo verso può essere letto così: “Fu ucciso in seguito a ingiusta sentenza e con oppressione, e chi nel suo popolo si rese conto che fu ucciso per le colpe del mio popolo?” I soldati tentarono di seppellirlo con i malvagi, ma Egli ricevette una sepoltura onorevole, nella tomba di Giuseppe di Arimatea (vedi Vangelo di Matteo 27, 57-60).
Isaia (53, 10-12):
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perchè ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.
Tutta la sua persona, era tesa all’espiazione dei peccati, per la sua discendenza, (decimo verso), ossia per i suoi figli (i figli di Dio, coloro i quali credono in Lui). Nei versi undicesimo e dodicesimo si ribadisce il concetto che il Servo, con la sua morte vicaria o espiatoria ha giustificato molti (i credenti in Lui) e si è addossato le loro iniquità. Quindi sarà innalzato e trionferà, ricevendo in premio la fede di moltitudini.
Yuri Leveratto
Citazioni bibliche: Sacra Bibbia CEI.
Bibliografia: commenti del teologo Charles Ryrie alla Sacra Bibbia (versione Reina Valera in lingua spagnola).
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