lunedì 31 agosto 2015

Gli esseri umani si sono realmente evoluti dagli “ominidi”?




La teoria dell’evoluzionismo darwiniano presuppone che l’uomo si sia originato da una prima cellula primordiale. Questa teoria, che dà per scontato che le specie si siano create in seguito alla selezione naturale e a delle mutazioni genetiche, non è provata con evidenze scientifiche. Questa teoria afferma che l’uomo, che sarebbe quindi frutto del caso, si sarebbe originato a sua volta da vari ominidi, esseri a metà tra la scimmia e l’uomo, che a loro volta si sarebbero originati da un antenato comune alle scimmie, vissuto dai sei ai dodici milioni di anni fa. 
Da questo antenato comune si sarebbero originate dunque, da una parte, le scimmie, e dall’altra gli ominidi e poi l’uomo. Uno dei primi ominidi sarebbe stato l’australiopiteco, vissuto circa due milioni di anni fa. Poi vi sarebbero stati altri ominidi, come l’homo habilis, l’homo eragster, l’homo herectus e infine l’homo sapiens, che sarebbe apparso sulla scena circa 200.000 anni fa. 
Inoltre secondo gli assiomi evoluzionistici l'uomo moderno si sarebbe evoluto fino a circa 100.000 anni fa, e poi avrebbe smesso di evolversi! Secondo l’evoluzionismo, da quel momento, l'uomo sarebbe passato da una "evoluzione fisica" a una "evoluzione culturale e sociale". 
Ma, come sappiamo, non ci sono prove che nessuna specie animale si sia evoluta in un’altra specie animale, e neppure che la selezione naturale o le mutazioni genetiche possano causare nuove specie, ma l’evoluzionismo ha installato nella mente umana che questo processo, assolutamente non provato negli animali, sia accaduto anche negli esseri umani. Se poi l’uomo è lo stesso di quello che era 100.000 anni fa, perchè ha iniziato a lasciare delle tracce della sua cultura e della sua intelligenza, come scritti, edifici e manufatti solo a partire da circa 5000 anni fa? Perchè la storia umana risale a solo 5000 anni fa?

Prima di analizzare i vari ritrovamenti dei cosidetti ominidi prendiamo in considerazione vari argomenti importanti. 

1-Perchè ogni volta che si trovano dei fossili di ominidi viene trovato un solo esemplare? Perchè non centinaia o migliaia di loro? Se questi sono i nostri antenati, dovrebbero esserci milioni di esemplari. Ci sono così tante persone vive oggi, ci sarebbe dovuto essere un gran numero di ominidi vivi durante quei "due milioni di anni", che si dice che gli ominidi abbiano vissuto su questo pianeta. 
2-Perchè per ogni esemplare vengono trovati solo piccoli pezzi di osso, mai uno scheletro completo? Non è questo un modo di assumere conclusioni da resti minimi o frammentari? O è possibile che, quanto meno viene trovato, tanto più facile sia provare a fare affermazioni infondate? 
3-Sebbene le ossa si distruggano in pochi anni nelle regioni più umide e in alcuni secoli nelle regioni più aride, perchè queste ossa non si sono polverizzate anche se si suppone che abbiano "due milioni di anni"? La stessa possibilità, che queste "ossa di milioni di anni" non si siano disfatte, rende ancora più certo che dovrebbero esserci milioni di altre ossa in giro che appartengono ai nostri antenati! Ci sono milioni di persone che vivono oggi, e se gli ominidi hanno vissuto sulla terra per almeno due milioni di anni, la terra dovrebbe essere piena delle ossa dei nostri antenati!
4-Come si potrebbero trovare "ossa di due milioni di anni" nella terra umida (non racchiusa in una roccia solida) in Indonesia, Cina e Inghilterra? Tuttavia gli evoluzionisti affermano che tali ossa sono state trovate, come vedremo di seguito.
Pertanto questi esperti paleontologi hanno tratto le loro conclusioni da ritrovamenti di pezzi di ossa: frammenti di mascella, pezzi di cranio spezzati e parti di altre ossa. Non è mai stato trovato nessuno scheletro completo o anche semi-completo, che collega l'uomo con il resto degli animali. Ma lavorando con pezzi raccolti qua e là, l'immaginazione può produrre meravigliose “scoperte”. In alcuni casi inoltre, alcuni dei pezzi sono stati trovati a una certa distanza dal resto dei frammenti.

Alcuni evoluzionisti sostengono che nessun creazionista sarebbe in grado, davanti a crani di ominidi e di umani in sequenza di dire con chiarezza se questi appartengano a scimmie o all’uomo. In pratica nessuno, secondo loro, sarebbe in grado di differanziare i crani di scimmie dai crani di umani. E pertanto sostengono che gli ominidi sarebbero realmente antenati dell’uomo, sarebbero l’anello mancante, dai quali l’uomo si è evoluto.  
A questa osservazione si può  rispondere così: innazitutto la maggioranza dei crani di ominidi che si vedono nei musei sono ricostruzioni o fantasie di artisti evoluzionisti. In realtà sono sempre stati trovati frammenti di crani o frammenti di ossa correlate poi ai crani in questione. Quindi non ha senso fare una domanda di questo tipo. La realtà è ben diversa e più complessa: i resti di crani e di ossa ritrovati non provano assolutamente che vi siano stati degli ominidi dai quali l’uomo sarebbe derivato. Al contrario: questi ritrovamenti provano solo che sono stati trovati dei resti di scimmie e dei resti si umani.  

Fatte queste dovute premesse, ora iniziamo ad analizzare i ritrovamenti degli ominidi nello specifico. 

Il primo ritrovamento, a lungo considerato come l’antenato comune, è il ramapithecus. Si suppone che sia vissuto circa dodici milioni di anni fa. Nel 1932 Edward Lewis, dopo aver trovato dei frammenti di mandibola e alcuni denti, sostenne che il ramapithecus era un ominide, l’antenato comune a scimmie e umani. In seguito, il paleontologo Robert Eckard, dopo molti anni di studio sul Ramapithecus è venuto alla conclusione che si trattava solo di un primate, e che non aveva nessuna caratteristica umana. 

Uno degli ominidi dai quali l’uomo deriverebbe sono gli australopitechi.
Questo nome (“scimmia meridionale”), è stato dato a una varietà di ossa di scimmie trovate in Africa. Dopo aver esaminato attentamente le ossa, vari antropologi hanno annunciato che provengono da un’antica specie di pre-umani che visse da 1 a 4 milioni di anni fa. Queste ossa sono state trovate in vari siti africani, tra cui Sterkfontein, Swartkrans, Koobi Fora, Olduvai, Hadar e Orno River. 
Il primo ritrovamento di ossa, poi attribuite ad un australopiteco, avvenne a Taung, in Sud Africa, nel 1924, da parte dell’antopologo australiano Raymond Dart.
Quando Raymond Dart s’imbattè nelle ossa facciali e nella mascella inferiore di una scimmia giovane in una grotta nella cava di calcare di Taung, si precipitò a denunciarlo, accompagnato da affermazioni stravaganti. La maggior parte degli scienziati respinse questa scoperta, ma la stampa iniziò a proclamare che questo ominide sarebbe “l’anello mancante”. Oggi la maggior parte degli esperti lo considera il teschio di una giovane scimmia. Vediamo questa citazione del biochimico statunitesnse Duane Gish: 

"Le differenze dovute all’età sono particolarmente significative con riferimento alla struttura del cranio nelle scimmie. Durante la transizione da giovane ad adulto nelle scimmie si verificano cambiamenti molto pronunciati, ma non nell'uomo. Il cranio di una scimmia giovanile è in qualche modo diverso da quello di un uomo. Ricordiamo che il primo esemplare di Australopithecus scoperto da Raymond Dart, il “bambino” di Tuang, fu in realtà quello di una scimmia giovane. Questo cranio giovanile non avrebbe mai dovuto essere paragonato a quello di scimmie e umani adulti ". —
Duane Gish, Evolution: the Challenge of the Fossil Record (1985), p. 178 .

Se consideriamo il volume del cervello notiamo che gli esseri umani hanno una capacità cranica che va dai 1000 ai 1600 centimetri cubici (cc).  I teschi di Taung e Sterkfontein hanno una capacità cranica di circa 430 cc. ciascuno, quindi un adulto della loro specie avrebbe avuto una capacità cranica di 550-600 cc. Pertanto, in base alle dimensioni della calotta cranica, questi risultati non provano nulla. Gli australopitechi trovati erano solo delle scimmie.

A proposito di Australopithecines, J.S. Weiner ha commentato:

"Il profilo scimmiesco di Australopithecus è così pronunciato che il suo contorno può essere sovrapposto a quello di uno scimpanzè femmina con una notevole vicinanza di adattamento, e sotto questo aspetto e altri si trova in forte contrasto con l'uomo moderno." - J.S. Weiner, The Natural History of Man (1973).

Nel 1957, Ashley Montagu, un importante antropologo degli Stati Uniti, scrisse che queste creature estremamente simili non potevano avere nulla a che fare con l'uomo (A. Montegu, Primo milione di anni dell'uomo).
Dopo ricerche più accurate, Charles Oxnard (1) e Solly Zuckerman sono giunti alla conclusione che l’Australopithecus è una scimmia, non è umana, e non è una transizione tra i due.
.
La scimmia denominata Lucy, una delle scoperte più recenti dell'Australopithecus, è stata portata alla luce da Donald C. Johanson a Hadar, in Etiopia, nel 1975.  
E’ stata datata a 3 milioni di anni fa. Nel 1979, Johanson e White affermarono che Lucy rientrava in una classificazione scimmia/uomo (Australopithecus afarensis). Ma anche prima di quell'annuncio sorprendente, la situazione non era così chiara. Nel 1976, Johanson disse che "Lucy ha enormi mascelle a V, in contrasto con l'uomo" (* National Geographic Magazine, 150: 790-810). 
Nel 1981, Johanson ha detto che Lucy era "imbarazzantemente non-homo simile" (Science 81, 2 (2): 53-55). 
La rivista Time riferì nel 1977 che Lucy aveva un teschio minuscolo, una testa simile a una scimmia, una capacità cranica uguale a quella di uno scimpanzè: 450 cc. e "aveva le gambe sorprendentemente corte" (* Time, 7 novembre 1979, pp. 68-69).
Il Dr. Yves Coppens, apparso sulla BBC-TV nel 1982, dichiarò che il cranio di Lucy era come quello di una scimmia.

Nel 1983, Jeremy Cherfas disse che l'osso della caviglia (talus) di Lucy si inclina all'indietro come un gorilla, anzichè in avanti come negli esseri umani che ne hanno bisogno per camminare in posizione eretta, e ha concluso che le differenze tra lei e gli esseri umani sono "inconfondibili" (J. Cherfas, New Scientist, (97: 172 [1982]).

Susman e Stern della New York University esaminarono attentamente Lucy e dissero che il suo pollice era simile a quello di una scimmia, le dita dei piedi lunghe e curve per arrampicarsi sugli alberi, e "probabilmente si annidava sugli alberi e viveva come altre scimmie" (Bible Science Newsletter, 1982, p 4).
Diversi scienziati hanno appurato che le ossa di Lucy provengono da due diverse fonti. Commentando questo fatto, Peter Andrews, del British Museum of Natural History, ha detto questo:

"Per complicare ulteriormente le cose, alcuni ricercatori ritengono che il campione di afarensis (Lucy), sia in realtà una miscela di due specie separate. Le prove più convincenti di questo fatto si basano sulle caratteristiche delle articolazioni del ginocchio e del gomito." - Peter Andrews, "The Descent of Man", in New Scientist, 102: 24 (1984).

Riguardo a quelle articolazioni del ginocchio, Owen Lovejoy, un collega altamente qualificato (un anatomista), di Richard Leakey, dichiarò, in una conferenza del 1979 negli Stati Uniti, che un'analisi multivariata delle articolazioni del ginocchio di Lucy gli rivelò che Lucy non era altro che una scimmia.

Quindi, se le ossa di Lucy appartengono a una o due creature, erano entrambe delle scimmie.

La teoria di Johanson su Lucy si basa su un presupposto che collega due fossili distanti 1.000 miglia (1.609 km):

"Sebbene i fossili di Lucy fossero inizialmente datati a tre milioni di anni, Johanson li aveva annunciati come antichi di 3,5 milioni perchè affermava che la specie era “la stessa” di un teschio trovato da Mary Leakey a Laetoli, in Tanzania. Proponendo la scoperta di Mary Leakey come "esemplare di tipo" per Australopithecus afarensis, stava identificando Lucy con un altro fossile di 1.000 miglia (1.609 km) dall'Afar (nel nord dell'Etiopia) e mezzo milione di anni più vecchio! Mary Leakey pensava che i due fossili non fossero affatto uguali e si rifiutò di avere qualsiasi parte nel collegare il suo esemplare con l’afarensis di Johanson. 
Mary Leakey ha annunciato di essersi risentita per l'appropriazione da parte di Johanson della sua scoperta, della sua reputazione e della data più antica per dare autorità a Lucy. Così iniziò l'amara e persistente faida tra Johanson e le Leakeys. "- R. Milner, Encyclopedia of Evolution (1990), p. 285.

Johanson stesso ammise infine che Lucy era solo una scimmia.

"Lo stesso Johanson in origine descrisse i fossili come Homo, una specie di uomo, ma poco dopo cambiò idea sulla base della valutazione del suo collega, Tim White. Ora descrivono le ossa come troppo simili a mascelle, denti e cranio per essere considerato Homo, ma sufficientemente distinto dagli altri, più tardi australopithecines per giustificare la propria specie. "- R. Milner, Encyclopedia of Evolution (1990), p. 285.

L’evoluzionista e paleontologo Albert Mehlert lo riassume così (2).

"Le prove rendono estremamente probabile che Lucy non fosse altro che una varietà di scimpanzè pigmeo, e camminava allo stesso modo (goffamente in posizione verticale in occasioni, ma per lo più quadrupede). La "prova", per la presunta trasformazione dalla scimmia all'uomo è estremamente poco convincente ". - AW Mehlert, nota stampa, Creation Research Society Quarterly, dicembre 1985, pag. 145.

Un altro “ominide”, che viene spesso indicato come il primo del genere homo è l’homo habilis. 
Negli anni '60, Louis Leakey trovò alcuni denti e frammenti di cranio a Olduvai. Li ha datati a 1,8 milioni di anni fa e ha deciso di farli appartenere alla famiglia umana, nominandoli così Homo. Ma vari esperti, tra cui Loring Brace hanno chiaramente dimostrato che l'habilis non era altro che un Australopithecus. Il fossile studiato da Tim White, dimostrò che questa specie aveva una capacità cranica piccola, nonchè braccia lunghe e gambe corte, che le consentivano di arrampicarsi sugli alberi proprio come fanno le scimmie odierne. 

I ritrovamenti dei cosidetti “homo erectus”.
Nel 1891, fu pubblicizzato il ritrovamento del cosidetto “uomo di Giava”, chiamato inizialmente pitecantropo erectus. I resti trovati furono catalogati da Eugene Dubois, un convinto evoluzionista. Abbandonata la scuola, iniziò a cercare fossili a Sumatra e in altre isole delle Indie orientali olandesi. Spedì migliaia di casse di ossa di animali normali in Olanda, e poi andò a Giava. Nel settembre del 1891 vicino al villaggio di Trinil in un luogo umido vicino al fiume Solo, Dubois trovò una calotta cranica. Un anno dopo, a sedici metri da dove aveva trovato la calotta cranica, trovò un femore. Più tardi trovò tre denti in un'altra posizione in quella zona. Dubois supponeva che: 
1-tutte queste ossa provenissero dallo stesso individuo. 
2-che fossero vecchie di un milione di anni. 
Eccitato, Dubois riportò la scoperta (i pezzi di osso) come "l’uomo di Giava", e trascorse il resto della sua vita a promuovere questa “grande scoperta”. L'osso femorale era un normale osso umano della parte superiore della gamba. Come prevedibile, molti esperti si sono chiesti se tutte le ossa provenissero dallo stesso individuo e, hanno detto che erano ossa umane, non ossa di scimmia. Ma Dubois trascorse gran parte del resto della sua vita a tenere conferenze e a raccontare alla gente delle ossa "metà uomo/metà scimmia" che aveva trovato a Giava nel 1891-1892. Lo chiamò Pithecanthropus erectus (uomo-scimmia eretto).
Nel 1907 fu inviata una spedizione tedesca da Berlino a Giava per risolvere la questione. Ma Dubois non mostrò  loro la sua "collezione di ossa", nè li aiutò  in alcun modo. Arrivati a Giava, studiarono a fondo il sito di Trinil, rimossero 10.000 metri cubi  di materiale e 43 scatole di ossa, e poi dichiararono che tutto era tempo perso. La loro principale scoperta fu che le ossa trovate da Dubois e identificate come “l’uomo di Giava”, erano state prelevate da una profondità proveniente da un vulcano vicino. Era traboccato nel recente passato e aveva emesso lava, che ha travolto e seppellito un numero di persone e animali.
Circa quindici anni prima della sua morte, e dopo che la maggior parte degli evoluzionisti si era convinta che la sua scoperta non fosse altro che ossa di un umano moderno.
Un altro dei ritrovamenti classificati come “homo erectus” è quello riconducibile al cosidetto “uomo di Pechino”. Peccato però che le ossa riferite a quest’uomo siano perse e ora vi siano solamente dei calchi.
L'uomo di Pechino è emerso sulla scena internazionale nel 1927. In quell’anno Davidson Black trovò un dente vicino a Pechino, in Cina. La Rockefeller Foundation si è fatta avanti e gli ha dato $ 80.000 per continuare la ricerca su questa scoperta. Quindi Black ha continuato a cercare e ha trovato un teschio, copia del quale è esposta oggi nei laboratori di biologia. Davidson Black lo chiamò “Sinanthropus pekinensis” ("uomo cinese di Pechino") e ricevette onori da tutto il mondo per la sua scoperta. Quindi Franz Weidenreich continuò gli studi fino a quando tutto si fermò  nel 1936, a causa dell'invasione giapponese della Cina.
Sebbene siano state trovate migliaia di ossa di animali in questa fossa vicino a Pechino, sono stati trovati solo pochi teschi umani e non c'erano prove che si fossero evolute da altri esseri. Queste ossa umane ammontavano a 14 teschi in condizioni variabili, 11 mascelle, 147 denti e un paio di piccoli frammenti di ossa e femori del braccio, insieme a strumenti di pietra e ceneri di carbone provenienti da incendi. I teschi ritrovati avevano una capacità cerebrale un po’ più piccola del normale (1.000 cc., che alcune persone hanno oggi), e con le sporgenze frontali prominenti che troviamo nei Neanderthal.
Vediamo questa citazione di Milner:
"Il cranio ominide di Pechino presentava sporgenze della fronte prominenti e una capacità cranica un po’ più piccola (circa 1.000 cc.), rispetto agli umani moderni (1.500 cc.)." - * R. Milner, Encyclopedia of Evolution (1990), p. 359.
Una capacità cranica di 1.000 cc. non dimostra che quell’essere sia stato una forma di transizione subumana; gli esseri umani oggi hanno una capacità cranica che varia tra 1.000 e 1600 cc., con un minimo occasionale di 750 cc. e una media di 1.500-1.600 cc.
Purtroppo, tutti i teschi di Pechino sono scomparsi durante la seconda guerra mondiale, quindi non possiamo ora esaminarli con metodi moderni per verificarne la genuinità.
Venti anni dopo, negli anni '50, l’evoluzionista Ernst Mayr inventò un nuovo nome, “homo erectus”, e poi inserì nella sua teoria una varietà di reperti ossei (uomo di Giava, uomo di Pechino e altri).
È bene tenere presente che tutto ciò che rimane di Pechino è un calco in gesso negli Stati Uniti. Ma i calchi in gesso non possono essere considerati prove affidabili.

Un altro dei cosidetti ritrovamenti di homo erectus è stato l’uomo della Rhodesia (Homo rhodesiensis). Esso è considerato un discendente dell’homo ergaster (una specie più adattata agli utensili, ma facente parte dell’homo erectus).
Nel 1921, il minatore svizzero Tom Zwiglaar trovò un cranio in una grotta della Rhodesia (Kabwe 1). (Nel Museo Mauer, in Germania, vi è comunque una ricostruzione di questo cranio, e ciò  prova che esso è stato trovato non integro). Poi furono ritrovati una mascella superiore di un altro individuo, un osso sacro, una tibia e due frammenti di femore.  Gli antropologi e gli artisti si misero al lavoro trasformandolo in una specie di creatura a metà scimmia / metà umana. La capacità cranica è stata stimata (3) in circa 1230 cc., un valore in linea con gli esseri umani moderni. 

Gli uomini di Neanderthal.
Nel 1856 dei lavoratori fecero saltare in aria una grotta nella valle del Neander vicino a Düsseldorf, in Germania. All'interno hanno trovato ossa di arti, bacini, costole e una calotta cranica. Le ossa sono state esaminate da scienziati ed evoluzionisti; e, per un certo numero di anni, tutti concordarono sul fatto che si trattava di normali esseri umani. Persino l’ardente evoluzionista e difensore di Darwin, Thomas H. Huxley, ha affermato quelle ossa appartenevano a umani e non dimostrerebbero nessuna evoluzione. Rudolph Virchow, un anatomista tedesco, disse che le ossa erano quelle di uomini moderni affetti da rachitismo e artrite. Nel 1886, due simili teschi furono trovati a Spia, in Belgio. All'inizio del 1900, alcuni esemplari simili furono trovati nella Francia meridionale. Oltre cento esemplari sono ora esposti in musei.
Un paleontologo francese di nome Marcellin Boule ha affermato che quei crani appartenevano a creature simili a quelle di una scimmia, ma è stato severamente criticato per questo anche da altri evoluzionisti che hanno affermato che questo fossile era solo un uomo moderno (Homo sapiens), deformato dall'artrite.
Un'analisi eccellente e dettagliata di come il rachitismo e l'artrite causarono le caratteristiche, peculiari di Neanderthal, fu scritta da Ivanhoe in un numero del 1970 della rivista scientifica Nature. L'articolo è intitolato "Virchow aveva ragione su Neanderthal?" 
Vediamo questo passaggiopubblicato in Science Digest sull’argomento: 

"L'uomo di Neanderthal potrebbe essere sembrato come lui, non perchè fosse strettamente imparentato con le grandi scimmie, ma perchè aveva il rachitismo, un articolo della pubblicazione britannica Nature suggerisce. La dieta dell'uomo di Neanderthal era decisamente carente di vitamina D." - "I Neanderthal avevano il rachitismo", in Science Digest, febbraio 1971, p. 35.

Le caratteristiche di Neanderthal includono delle sopracciglie più grandi (il toro sopra orbitale), ma è noto che l'artrite può renderli più prominenti. Virchow notò che il femore era curvo, una condizione comune al rachitismo. La mancanza di vitamina D provoca osteomalacia e rachitismo, producendo un lieve cambiamento del viso aumentando le dimensioni della cavità oculare (orbita), specialmente in verticale.
D.J.M. Wright, nel 1973, mostrò che la sifilide congenita avrebbe potuto anche causare il tipo di deformità ossee riscontrate nei campioni di Neanderthal.
I Neanderthal apparentemente vivevano in un’epoca in cui non c'era molta luce del sole. Sappiamo che l'era glaciale è il risultato dell'inquinamento da polveri vulcaniche in tutto il mondo. Il tempo atmosferico in Europa era abbastanza freddo da poter rimanere così tanto nelle loro caverne da non ottenere abbastanza luce solare, soprattutto a causa delle condizioni del cielo coperto. Alcuni studi genetici eseguiti nel 2008 su DNA fossile recuperato su alcuni resti di uomo di Neandertal, sembravano poter indicare che i Neanderthal fossero una specie diversa dagli Homo Sapiens (4). Però  recenti scoperte hanno dimostrato che i Neanderthal erano in tutto e per tutto degli umani e che le differenze somatiche sarebbero dovute a cause climatiche, morfologiche e di alimentazione.(5). 

I Neanderthal avevano anche una cultura, arte e religione ben sviluppate. Al momento, la maggior parte degli scienziati concorda sul fatto che i Neanderthal erano solo persone normali che vissero nelle caverne per un certo periodo. Sfortunatamente, stiamo ancora aspettando che questo cambiamento nel pensiero sia visibile nei libri di testo per bambini.

L’uomo di Cro-magnon. 
Nel 1868 fu scoperta una grotta a Les Eyzies, nella regione della Dordogna in Francia. Nel dialetto locale, cro-magnon significa "grande buco". Un certo numero di scheletri sono stati trovati in quel luogo e sono stati considerati a lungo come l’"anello mancante" tra scimmia e uomo.
I Cro-Magnon erano invece totalmente umani. Alcuni erano alti più di un metro e ottanta, con un volume cranico un po’ più grande di quello degli uomini di oggi. Ciò significa che avevano più cervello degli uomini di oggi. Non solo avevano alcuni artisti eccellenti tra loro, ma tenevano anche registri astronomici. I Cro-Magnon erano persone normali, non scimmie; e non forniscono alcuna prova di una transizione dalla scimmia all'uomo.

C’è poi il problema della datazione. La maggioranza di queste ossa vengono datate con il metodo del carbonio 14. Per maggiori informazioni su questo metodo potete leggere l’articolo (nota 6) che dimostra che i metodi di datazione usati nell’assioma evoluzionista sono errati.
Uno strumento di ricerca di recente sviluppo, lo spettrometro di massa, fornisce una datazione più accurata rispetto agli altri metodi di datazione.

A tale proposito leggiamo questa dichiarazione del creazionista Walter Brown:  

"Diversi laboratori nel mondo sono ora attrezzati per eseguire una procedura di datazione al radiocarbonio molto più accurata. Usando acceleratori atomici, gli atomi di carbonio-14 in un campione possono ora essere effettivamente contati. Ciò fornisce date del radiocarbonio più precise con campioni ancora più piccoli. Lo standard, ma meno accurata, la tecnica di datazione al radiocarbonio tenta solo di contare le rare disintegrazioni degli atomi di carbonio-14, che a volte sono confuse con altri tipi di disintegrazione. Questa nuova tecnica di acceleratore atomico ha costantemente rilevato almeno piccole quantità di carbonio-14 in ogni campione organico - anche i materiali che gli evoluzionisti affermano hanno milioni di anni, come il carbone. La quantità minima di carbonio-14 è così consistente che la contaminazione può probabilmente essere esclusa. Se gli esemplari avessero milioni di anni, non ci sarebbe praticamente nessun carbonio- 14 rimasto.
"Undici scheletri umani, i primi resti umani conosciuti nell'emisfero occidentale, sono stati recentemente datati da questa nuova tecnica dello spettrometro di massa. Tutti e undici sono stati datati a circa 5.000 anni o meno! Se vengono testati più antenati evolutivi dell'uomo dichiarati e si trova anche che contengono carbonio-14, si verificherà una grande rivoluzione scientifica e migliaia di libri di testo diventeranno obsoleti". - Walter T. Brown, In the Beginning (1989), p. 95.

Questa dichiarazione ci dice questo: 1- La costosissima macchina per spettrometro di massa conta effettivamente gli atomi C-14 e fornisce totali più accurati. 2- Ogni campione organico ha alcuni atomi di radiocarbonio, quindi nessuno ha più di qualche migliaio di anni. 3- I più antichi resti scheletrici nell'emisfero occidentale sono stati datati con questo metodo e si è scoperto che aveva solo circa 5.000 anni.

Il problema è che quando questi risultati vengono diffusi, si scontrano con l’assioma evoluzionista, che afferma che l’uomo ha circa 200.000 anni e deriva da ominidi vissuti in epoche più remote. Pertanto questi risultati vengono scartati a priori, perchè metterebbero in dubbio la teoria evoluzionistica degli esseri umani. Il problema pertanto è la forma mentale che ha dominato lo studio dei fossili da circa 150 anni fino ad oggi. 

Tutto ciò  dimostra che l’umanità non si è evoluta da ominidi, ma dimostra solo che sono state ritrovate parti di ossa, a volte di scimmie e a volte di esseri umani. 

Gli antropologi sostengono che l'uomo discese da un antenato sconosciuto e Darwin disse che era una scimmia. Se discendiamo da una scimmia, perchè abbiamo un numero diverso di vertebre nelle ossa posteriori rispetto alle scimmie? Perchè la nostra capacità cranica è totalmente diversa? E, soprattutto, perchè il nostro DNA è nettamente diverso da quello delle scimmie, e da tutte le specie di fauna selvatica? (7)

Gli evluzionisti dicono di aver trovato le ossa dei nostri antenati ominidi. Ma non è stato trovato nessuno scheletro completo. Solo resti di crani e qualche frammento di femori. Invece dovrebbero esserci milioni di ossa, se i nostri antenati avessero vissuto per centinaia di migliaia di anni prima di noi. 
La conclusione è che tutti quei resti di ossa sono solo ossa di scimmia o ossa umane, e nessuna di quelle ossa indica con chiarezza una forma di transizione dalla quale si siano potuti evolvere gli esseri umani. 

Yuri Leveratto

Note: 
1-https://scholar.google.com/citations?user=nH_xoD8AAAAJ&hl=en
2-Mehlert : Evolution: Beyond the Realm of Real Science
3-Rightmire, G. Philip. The Evolution of Homo erectus: Comparative Anatomical Studies of an Extinct Human Species Cambridge University Press, 1993. ISBN 0-521-44998-7, ISBN 978-0-521-44998-4.
4-Roxanne Khamsi, Neanderthal DNA illuminates split with humans, su newscientist.com, 11 ottobre 2006.
5-Michael Shermer, Our Neandertal Brethren: Why They Were Not a Separate Species, su scientificamerican.com, 
6-https://yurileveratto2.blogspot.com/2015/08/i-metodi-di-datazione-inaccurati-usati.html
7-https://answersingenesis.org/genetics/dna-similarities/differences-between-chimp-and-human-dna-recalculated/

Bibliografia:
L’articolo è tratto in larga parte dal libro "Evolution Handbook", di Vance Ferrel. (Cap. 13).

Immagine: 
Resti di ossa trovati a Giava nel 1891, (attribuiti al Pithecanthropus erectus) dai quali poi si è creata la teoria dell'homo erectus.

Nessun commento:

Posta un commento