mercoledì 14 gennaio 2015

Confutazione della tesi di David Donnini secondo cui “Gesù non sarebbe stato crocifisso”


Confutazione della tesi di David Donnini  secondo cui “Gesù non sarebbe stato crocifisso”

Premessa: 

Questo articolo non è una critica alla persona di David Donnini ne tantomeno alla sua spiritualità personale. In questo articolo analizzo le tesi di David Donnini che lui ha espresso nel suo video caricato su youtube. Al contrario, spero di conoscere personalmente David Donnini, al quale tendo la mano per una sincera amicizia, malgrado le differenti opinioni sull’identità di Gesù Cristo.

Confutazione: 

La morte in croce di Gesù Cristo è l’evento più sicuro dell’intera storia umana. Non solo vi sono fonti documentali che provano questo fatto, ma anche considerazioni di logica. Se infatti Gesù non fosse morto in croce e quindi non fosse risorto dai morti, nessuno dei suoi seguaci avrebbe predicato che Lui è il Figlio di Dio e noi non staremmo nell’era di Cristo. La morte in croce di Gesù Cristo è l’evento fondamentale della storia umana e anche atei e agnostici considerano che rappresenti l’estremo atto di umiltà di un uomo giusto, che non si è ribellato all’ingiusta condanna che gli è stata imposta, ma anzi ha perdonato i suoi carnefici. Pertanto chi nega la morte in croce di Gesù Cristo nega l’atto di umiltà e perdono più sublime della storia umana, oltre a negare la nostra stessa “era di Cristo”. 

Il Donnini nega la morte in croce di Gesù Cristo. Egli supporta la sua tesi basandosi principalmente su testi non biblici (come la Regola della Comunità), o testi gnostici o islamici, scritti secoli dopo l’evento della crocifissione. 

La sua trattazione inizia appunto con una lettura della Regola della Comunità (o Manuale di Disciplina), un manoscritto non biblico trovato a Qumran e datato indicativamente al 100 a.C. In detto manoscritto è riportata la frase: “fino alla venuta del profeta e dei Messia di Aronne e di Israele”. Quindi Donnini inizia a sostenere che in Israele si attendevano due messia, e non uno. Un messia regale ed uno spirituale, dice Donnini. A tale proposito bisogna ricordare che La “Regola della Comunità” è contenuta non solo nel rotolo 1QS, da cui proviene l’estratto citato da Donnini, ma anche nel rotolo 4QSe, che è più antico: in quest’ultimo rotolo non compaiono i versi di cui sopra (manca la parte da VIII, 15 fino a IX, 12) e di conseguenza non ci sono i riferimenti ai due Messia. E’ possibile pertanto che in origine la “Regola della Comunità” non contenesse affatto questo riferimento, aggiunto in seguito al manoscritto, più recente, ritrovato nella grotta 1. Pertanto è verosimile che la teoria dei due Messia sia stata una aggiunta, e sia stata elaborata soltanto nell’ultima fase degli scritti di Qumran. Pertanto l’idea che gli ebrei attendessero due messia, innanzitutto non è biblica, ma in secondo luogo non è affatto provata. (vedi nota 1). 
In ogni caso la “Regola della Comunità” rispecchia le credenze e gli insegnamenti degli Esseni e quindi non di tutti gli Ebrei. 
E’ ampiamente risaputo infatti che, secondo le profezie bibliche, il Messia deve essere Dio, il Figlio di Dio e il Re di Israele (Isaia 9, 6-7).
Donnini fa intendere che quello che secondo lui era il Messia regale o politico sarebbe stato ucciso, mentre il Messia spirituale, ossia quello di Aronne, sarebbe stato risparmiato. Infatti Donnini fa notare che nella croce è stata scritta la dicitura INRI, ossia “Gesù Nazareno Re de Giudei”, e che quindi colui che è stato ucciso sarebbe stato il Messia regale e politico (più avanti nell’articolo vedremo che il Donnini sostiene che fu Barabba ad essere ucciso e non Gesù, ma Barabba non si proclamò  mai “re dei giudei”, in quanto era solo un brigante che si era distinto per rivolta e omicidio, come si afferma nel Vangelo di Luca 23, 19). 
Già a queste elucubrazioni del Donnini si potrebbe ribattere che Gesù non avrebbe mai potuto essere “il Messia di Aronne”, proprio perchè Aronne era un sacerdote della tribù di Levi, mentre Gesù apparteneva alla tribù di Giuda. Inoltre Donnini dimostra di non aver approfondito che Gesù fu ucciso per due motivi principali: per aver dichiarato di essere il Figlio di Dio, il Messia, dichiarazione ritenuta blasfema dai sacerdoti del tempio che non gli credettero, e per essersi quindi considerato anche Re di Israele (in quanto il Messia era considerato, oltrechè il Figlio di Dio, anche il Re di Israele, vedere Isaia 9, 6-7 e Vangelo di Giovanni 1, 49). 

Donnini poi sostiene che le fonti non cristiane dove si descrive la morte in croce di Gesù Cristo, non nominerebbero il nome di Gesù, ma solo quello di Cristo. Donnini nomina Svetonio, Plinio il Giovane e Tacito, sostenendo che nelle loro citazioni vi è scritto solo “Cristo” e non Gesù, e che quindi non è chiaro se sia stato realmente Gesù a morire sulla croce o un’altra persona. 
A questa tesi si contrappongono altre citazioni per esempio quella di Giuseppe Flavio, vediamola: 

"Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se è lecito chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sè molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani." (2)

Anche se questo passaggio è stato confutato da alcuni detrattori di Gesù, vari studiosi lo considerano autentico (3).

Quindi il fatto che alcune citazioni di storici non cristiani non contengano il nome “Gesù”, ma solo il titolo “Cristo”, non significa che la persona crocifissa sia stata un’altra, in quanto ci sono altre citazioni dove invece il nome di Gesù è riportato (Giuseppe Flavio, ma anche nel Talmud), ed inoltre perchè il titolo di Cristo era apertamente associato a Gesù, e a nessun altro. 

Quindi non è vero che “Gesù non ha alcuna collocazione nella storiografia latina extratestamentaria”, come afferma il Donnini, in quanto lo storico Giuseppe Flavio era romano, anche se di origine ebraica (vedere nota 4).

Quindi Donnini, al quarto minuto del suo video descrive quali sarebbero le fonti che negano la crocifissione di Gesù. Descrive subito dei testi del gnosticismo cristiano e sostiene che siano stati bollati come eretici ed eliminati dalla Chiesa romana. Donnini però  non dice che lo gnosticismo cristiano fu un movimento sorto nel secondo secolo dopo Cristo che si insertò  nel Cristianesimo apostolico tentando di stravolgerne la fede originale. Innanzitutto notiamo che la visione gnostica non fu una fede originale, ma fu un adattamento di concetti gnostici applicati al Cristianesimo, in forte contrapposizione all’Antico Testamento. Gli gnostici, vedendo solo le negatività del mondo terreno, ossia il male, il dolore e la sofferenza, le attribùirono a YHWH, che identificavano con il demiurgo cattivo. 
Gesù invece non potevano ripudiarlo, perchè è stato un personaggio storico e molti erano disposti a morire per lui. Pertanto attuarono un sincretismo, adattandolo alla loro credenza. 
Il “Gesù gnostico” che ne derivava pertanto, non era più quello narrato dagli Apostoli, che furono coloro che vissero con il Salvatore, ma era quello inventato e idealizzato dagli gnostici. Quel “Gesù gnostico” non aveva sofferto in croce, in quanto la sua natura prettamente divina gli impediva di soffrire, e pertanto anche la Risurrezione non aveva senso, era un’allegoria. L’importanza della venuta di Gesù era solo e solamente la sua azione di “ponte” che avrebbe potuto portare l’uomo alla vera gnosi e quindi, a Dio. Ne risulta un Gesù completamente falsato e non attinente ai testi neo-testamentari. 
Aggiungo che nessuno gnostico ha conosciuto Gesù o ha frequentato il gruppo degli Apostoli e nessuno gnostico (i più conosciuti erano Basilide, Valentino e Marcione) è andato al martirio pur di non rinnegare le proprie tesi. 
Il Donnini quindi aggiunge che nei Vangeli gnostici, come il Vangelo di Tommaso o quello di Maria non è descritta la morte in croce e la Risurrezione di Gesù. Ma è ovvio, perchè come ho scritto, per gli gnostici Gesù aveva una natura solamente divina che gli impediva di soffrire e quindi per loro la morte in croce di Gesù e la successiva Risurrezione erano solo delle allegorie. 
Poi Donnini sostiene che la crocifissione e la conseguente Risurrezione di Gesù siano state divulgate solo ed esclusivamente da Paolo di Tarso. Questa tesi è completamente fuori dalla storia e della logica, giacchè la effettiva morte in croce e Risurrezione di Gesù è stata descritta e divulgata in tutti i libri del Nuovo Testamento quindi da almeno otto autori neo-testamentari. Il Donnini sostiene inoltre che Paolo di Tarso abbia “inventato” la dottrina cristiana, una tesi assolutamente assurda che è stata confutata già ampiamente da vari storici del Nuovo Testamento (ho scritto il mio contributo al link che potete trovare alla nota 5). 
Il Donnini al quinto minuto del suo video sostiene inoltre che i discepoli di Gesù avrebbero avversato gli insegnamenti di Paolo di Tarso. 
Ma Paolo di Tarso non predicava in modo differente dagli Apostoli. E’ lui stesso che ci comunica (Lettera ai Galati cap. 1 - cap 2), che aveva incontrato Pietro e Giacomo tre anni dopo la sua conversione e poi quattordici anni dopo (Nel 49). In quell’occasione Pietro e Giovanni diedero la “destra” a Paolo in segno di approvazione. Vediamo:

Lettera ai Galati (2, 9):

“e riconoscendo la grazia a me data, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Bàrnaba la destra in segno di comunione, perchè noi andassimo tra le genti e loro tra i circoncisi.”

Inoltre se prima del concilio di Gerusalemme gli Apostoli si fossero resi conto che Paolo di Tarso sosteneva delle tesi non coincidenti con il messaggio centrale di Gesù Cristo, ossia il kerygma, lo avrebbero allontanato e scomunicato e non gli avrebbero permesso di predicare la parola del Signore.

Quindi Donnini legge un brano del “Secondo Trattato del grande Seth”, un testo gnostico che risale al terzo secolo dopo Cristo, (che lui attribuisce allo gnostico Basilide), dove si descrive che Gesù non sarebbe stato crocifisso. Ma è ovvio, in quanto questo testo, rispecchiando la visione gnostica, descriveva un Gesù come "spirito docetico" e che quindi non avrebbe potuto morire. 
Poi Donnini cita anche il Vangelo di Giuda, asserendo che neppure questo testo descrive la crocifissione di Gesù. Ma anche il Vangelo di Giuda è un testo gnostico, composto nel secondo secolo, e quindi non rispecchia la tradizione apostolica, ossia i fatti riportati da chi aveva conosciuto Gesù e da chi aveva vissuto con lui e l’aveva visto morire. 
A partire dal sesto minuto il Donnini inizia ad analizzare il Corano, il testo dei musulmani, e riporta questa frase: (4, 157-158):

e dissero: “Abbiamo ucciso il Messia Gesù figlio di Maria, il Messaggero di Allah!” Invece non l'hanno nè ucciso nè crocifisso, ma così parve loro. Coloro che sono in discordia a questo proposito, restano nel dubbio: non hanno altra scienza e non seguono altro che la congettura. Per certo non lo hanno ucciso ma Allah lo ha elevato fino a Sè. Allah è eccelso, saggio.

Il Donnini sembra sostenere quindi la visione islamica di Gesù, che nega la sua morte in croce e ovviamente nega la sua Risurrezione. Ma la visione islamica di Gesù mostra evidenti falle logiche. 
Vediamole nello specifico: se Gesù Cristo non fosse morto in croce e poi si sarebbe presentato agli apostoli mostrandosi come risorto, allora sarebbe stato un impostore, perchè avrebbe mentito. Nessuno degli Apostoli ha però pensato ad una sostituzione di persona, ovvio perchè l’Apostolo Giovanni e varie donne seguaci di Gesù erano presenti al calvario ed avevano la certezza assoluta della sua morte.
Come potrebbe essere stato che l’uomo crocifisso non fu Gesù? Impossibile, perchè Gesù Cristo, era stato facilmente individuato nel volto e nelle fattezze fisiche quando fu arrestato. Fu poi presentato al sinedrio, quindi si conosceva benissimo il suo volto.
Inoltre la logica dice che se veramente un’altra persona fu mandata al patibolo al posto di Gesù, perchè questa persona, sapendo di essere scambiata per Gesù, non lo avrebbe detto? Nessuno va alla morte felice, sapendo di essere scambiato per un altro.
Questo ragionamento, oltre a provare che Gesù Cristo non potè essere sostituito da nessuno e morì realmente in croce, mostra che la visione islamica su Gesù ha forti contraddizioni: come potrebbe Gesù essere un “grande profeta di Dio”, (visione islamica), se avesse mentito, dicendo che era risorto quando invece non era morto, perchè sostituito? E come potrebbe Dio aver ingannato i seguaci di Gesù facendo loro credere che Egli risuscitò realmente dai morti? Dio non inganna nessuno, perchè Lui è perfetta Verità.

Donnini poi cita il “Vangelo di Barnaba”, asserendo che in esso si descrive un Gesù non morto in croce, semplice profeta di Dio, e non “Figlio di Dio”. Donnini omette di dire che il “Vangelo di Barnaba” è un’opera apocrifa scritta nel XIV secolo, quindi da persone che hanno vissuto ben quattordici secoli dopo i fatti di Gesù. Sappiamo che alcuni studiosi musulmani sostengono che il Vangelo di Barnaba sia un originale apostolico proprio perchè proverebbe la loro visione di Gesù. Tuttavia questo Vangelo non viene citato nel Corano e neppure nelle tradizioni profetiche. Esso è quindi un libro post-coranico (ossia scritto dopo la stesura del Corano), che rispecchia in pieno la visione islamica di Gesù (nota 6). 

Quindi il Donnini torna ad analizzare i Vangeli e sostiene la tesi che Barabba, il brigante che fu lasciato libero durante il processo di Gesù, era in realtà colui che fu crocifisso, perchè era il Messia regale e polìtico. 
Il Donnini sostiene che il termine Barabba non sia un nome, ma un titolo. Secondo il Donnini “Barabba” significherebbe “figlio del padre”, e quindi “figlio di Dio”.

Innazitutto il termine bar abba è derivato dall’aramaico:   בר-אבא  “figlio del padre”.
Non è vero che nessuno fosse chiamato così durante il primo e secondo secolo. Infatti nella località di Giv'at ha-Mivtar, vicino a Gerusalemme, il nome bar abba, è stato trovato nella lapide di una tomba del primo secolo, e Bar abba inoltre appare come nome personale nella sezione Gemara del Talmud ebraico, in alcuni passi che risalgono dal 200 al 400 d.C.  (vedi nota 7). 

Quindi Donnini afferma che Bar-abba significa “figlio del padre”, e assume che bar-abba voglia dire anche “figlio di Dio”. Ma è in errore: “Figlio di Dio”, per esempio nel Vangelo di Giovanni (1, 34), è tradotto υιος του θεου, cioè Dio non è tradotto abba, ma Theh-os. E anche nel Vangelo di Matteo (4, 3) il titolo “Figlio di Dio” è tradotto con la parola greca Theh-os.

Donnini sostiene quindi che la “Chiesa Cattolica” abbia nascosto per centinaia di anni che anche Barabba si chiamasse “Gesù”. Ma ciò  non corrisponde a verità. 
Infatti in molti testi derivati dal Textus Receptus vi è al passo 27, 15 del Vangelo di Matteo la dicitura “Gesù Barabba”, per indicare appunto Barabba. Sappiamo che “Gesù” era un nome diffuso e non ci stupisce se i due prigionieri si chiamavano con lo stesso nome.

Ma vediamo il testo greco originale, senza omettere il passo successivo:

Mt 27:16  εἶχον δὲ τότε δέσμιον ἐπίσημον λεγόμενον Ἰησοῦν Βαραββᾶν.

“E allora avevano un prigioniero segnalato, detto Gesù Barabba”.

Mt 27:17 συνηγμένων οὖν αὐτῶν εἶπεν αὐτοῖς ὁ Πιλᾶτος, Τίνα θέλετε ἀπολύσω ὑμῖν, Ἰησοῦν τὸν Βαραββᾶν ἢ Ἰησοῦν τὸν λεγόμενον Χριστόν;

“Essendo essi adunque radunati, Pilato disse loro: Qual volete che io vi liberi, Gesù Barabba o Gesù, detto il Cristo?”

Non c’è quindi alcun complotto, come Donnini afferma, ma semplicemente due persone, che nel passo 27, 17 del Vangelo di Matteo, vengono molto ben individuate: Gesù Barabba e Gesù Cristo.

Vediamo di spiegare meglio questa teoria, inizialmente diffusa dall’ebreo britannico Hyam Maccoby e ripresa dal Donnini.

I personaggi al processo erano per forza due, i cui nomi li conosciamo dal passo 27, 17 del Vangelo di Matteo, ma anche dal cap. 15 del Vangelo di Marco e dal Vangelo di Luca cap. 23.

In questa teoria si sostiene che Gesù era in realtà Barabba e che non fu quindi crocifisso. Mentre fu crocifissa un’altra persona, chi? Il vero Barabba, ossia il malfattore.  
Come potrebbe essere stato che il vero crocifisso non fu Gesù? Impossibile, perchè Gesù detto il Cristo (ossia Gesù il Messia), era stato facilmente individuato nel volto e nelle fattezze fisiche quando fu arrestato in quanto fu tradito da un suo discepolo, Giuda. Fu poi presentato al sinedrio, quindi si conosceva benissimo il suo volto.

Inoltre Gesù era chiamato Gesù il Cristo (numerosissime volte). Altre volte Gesù era detto “Figlio di Ypsistou”, figlio dell’Altissimo, per esempio in Marco 5:7; Luca 1:32 e Luca 8:28.
Nella Bibbia non è scritto da nessuna parte che Gesù “detto il Cristo” viene definito Gesù “detto il Barabba”.

Inoltre se ad essere condannato fosse stato Barabba e non Gesù non si spiega perchè Pilato avrebbe fatto apporre il cartello sulla croce “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum”. Infatti il personaggio negativo Barabba, non si era mai distinto per il titolo di re, (al contrario, come legge il Donnini al minuto 10, 59 si era distinto per aver commesso una rivolta e un omicidio, come si afferma nel Vangelo di Luca 23, 19), mentre per Gesù detto il Cristo, il titolo re dei Giudei o re di Israele era stato usato varie volte.

In definitiva il Donnini, essendo spinto da una foga anticlericale e complottista, tenta in tutti i modi di negare la morte in croce di Gesù Cristo, (e quindi la sua Risurrezione), avallando a volte tesi gnostiche e altre volte tesi islamiche. Non riesce però a dimostrare nulla, come in effetti afferma anche lui stesso alla fine del video. Gli tendo idealmente la mano, sperando che possa riconsiderare le sue tesi. 

Yuri Leveratto

Note: 
1-From Qumran to the Yahad: A New Paradigm of Textual Development for the Community Rule—Author Alison Shofield - https://brill.com/view/title/13728
2-Antichità Giudaiche XVIII, 63-64
3-Come lo studioso Ètienne Nodet, (http://ebaf.academia.edu/EtienneNodet)
4- https://it.wikipedia.org/wiki/Flavio_Giuseppe
5- http://yurileveratto2.blogspot.com.co/2016/03/mauro-biglino-sostiene-che-paolo-di.html
6-http://www.gliscritti.it/blog/entry/3689
7-(Brown, Raymond E. (1994) The Death of the Messiah, Vol. 1. New York: Doubleday pp. 799-800).

lunedì 12 gennaio 2015

Confutazione della tesi di David Donnini secondo cui “nella prima tradizione evangelica non c'era alcuna Resurrezione”


Confutazione della tesi di David Donnini secondo cui “nella prima tradizione evangelica non c'era alcuna Resurrezione”

Premessa: 

Questo articolo non è una critica alla persona di David Donnini ne tantomeno alla sua spiritualità personale. In questo articolo analizzo le tesi di David Donnini che lui ha espresso nel suo video caricato su youtube. Al contrario, spero di conoscere personalmente David Donnini, al quale tendo la mano per una sincera amicizia, malgrado le differenti opinioni sull’identità di Gesù Cristo.

Confutazione:

In questo video David Donnini cerca di dimostrare che nella prima tradizione evangelica non sarebbe descritta la Risurrezione di Gesù Cristo. Il Donnini basa le sue asserzioni sul Vangelo di Marco, e sul fatto che l’ultima parte di detto Vangelo (16, 9-20), è stata aggiunta nei secoli successivi alla prima stesura. 
La mia confutazione si basa sia sul Vangelo di Marco stesso, ma anche e soprattutto sul fatto che vi sono altri scritti neotestamentari antecedenti al Vangelo di Marco (scritti intorno al 50 d.C.), dove si descrive la Risurrezione di Gesù Cristo e quindi ciò prova che i primi cristiani credevano realmente nel Gesù risorto. 
Questi scritti sono il Vangelo di Matteo (vedremo più avanti che possibilmente la versione aramaica di questo Vangelo è antecedente al Vangelo di Marco); la maggioranza delle Lettere di Paolo di Tarso; persino la Lettera di Giacomo (che secondo lo studioso J.A.T. Robinson fu scritta nel 48 d.C.), dove a Gesù gli si attribuiscono i titoli di Cristo (Messia) e Signore (Kyrios). 

All’inizio del video il Donnini sostiene che la descrizione della Risurrezione di Gesù nel Vangelo di Marco è il frutto di una aggiunta posteriore. Si riferisce al capitolo sedicesimo del Vangelo di Marco (16, 9-20). Si dimentica però che la Risurrezione di Gesù è narrata nei passaggi precedenti (16, 1-8). Ma il Donnini sostiene che la traduzione del passaggio (16, 6) sia: 

“Ma egli disse loro: Non abbiate paura, voi cercate Gesù nazareno, il crocifisso. Si è risvegliato, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto.”

Quindi il Donnini fa intendere che la parola ἠγέρθη (pronuncia: ēgerthē) non significhi “è risorto”, ma “si è risvegliato”. Il Donnini fornisce questa interpretazione perchè la frase “si è risvegliato”, supporta l’assurda teoria di Gesù che non morì sulla croce (vedere nota 1), e quindi non risorse. 
Vediamo però che nel sito biblehub vi è la traduzione in inglese “he is risen” che significa “è risorto” e non “si è risvegliato”. (http://biblehub.com/interlinear/mark/16-6.htm). 
Quindi la traduzione del Donnini oltre ad essere errata da un punto di vista grammaticale è assurda, perchè utilizzata per supportare la sua teoria di Gesù non morto e non risorto. 
Ma il Donnini continua nella sua forzata traduzione e sostiene che ēgerthē significa “risvegliare” e non “risorgere”. E’ evidente però che anche se si dimostrasse che questo verbo era inteso come “risvegliare”, in questo frangente deve intendersi come “risvegliato dai morti”, in quanto sempre nel verso (16, 6), Gesù è indicato come “colui che è stato crocifisso” e quindi “colui che è morto crocifisso”. 
Se quindi Gesù è morto, come si attesta nel Vangelo di Marco (15, 37), è evidente che persino la frase “si è risvegliato” è da intendersi “è risorto”. 
Il Donnini poi scrive che solo negli altri Vangeli sarebbe stata aggiunta la frase “dai morti”, come se il fatto che Gesù fosse risuscitato dai morti fosse un qualcosa di aggiunto, ossia non creduto originalmente dai suoi seguaci. 
A ciò si risponde facilmente: anche nel Vangelo di Marco si intende che Gesù resuscitò dai morti, proprio perchè il Vangelo di Marco attesta che Gesù morì in croce (Vangelo di Marco 15, 37), e se “si è risvegliato” dopo essere morto, è evidente che è risuscitato. Il Donnini fa poi notare che il verbo ēgerthē è utilizzato in altri casi nei Vangeli per indicare “risveglio dal sonno”. Ma anche qui dimentica di specificare che Gesù era già morto (Vangelo di Marco 15, 37), e che quindi nel caso del passaggio in questione (16, 6), l’autore voleva intendere che Gesù si era risvegliato dai morti e quindi era risuscitato. 
Poi Donnini sostiene che nel Vangelo di Marco non vi sarebbero descritte le apparizioni del Gesù risorto, proprio perchè i passaggi (16, 9-20), si considerano aggiunti in epoca successiva. 
Quindi la tesi del Donnini è che non vi siano scritti neotestamentari antecedenti al Vangelo di Marco dove si descrive la Risurrezione di Gesù e le sue apparizioni.  
Inoltre il Donnini continua a basarsi sul Vangelo di Marco, per tentare di dimostrare la “sola umanità” di Gesù. Infatti sostiene che “Gesù non era figlio di una vergine”, proprio perchè nel Vangelo di Marco non è descritto il parto miracoloso. 

Ricordiamo però che per lo studioso J. Carmignac il Vangelo di Matteo sarebbe stato scritto nel 45 d.C. inizialmente in aramaico (2). Quindi non è provato che il Vangelo di Marco sia il primo Vangelo che fu scritto. E nel Vangelo di Matteo viene descritta la nascita di Gesù dalla vergine Maria, oltre alla sua effettiva morte in croce, Risurrezione e le sue apparizioni ai discepoli.
Donnini poi sostiene, senza alcuna base storica e logica, che i quattro Vangeli canonici non furono affatto i primi che furono scritti. Secondo lui i primi ad essere scritti furono i Vangeli giudeo-cristiani, (Vangelo dei Nazareni o Nazarei o Nazorei, il Vangelo degli Ebioniti, il Vangelo degli Ebrei). 
Ovviamente il Donnini non fornisce nessuna fonte storica per sostenere la sua tesi e accusa subito “la Chiesa” riferendosi ovviamente alla Chiesa cattolica, come se essa fosse la responsabile di aver occultato questi Vangeli. Ancora una volta il Donnini si rivela spinto da sentimenti anti-clericali e complottisti, ma non è in grado di dimostrare le sue elucubrazioni. Poi il Donnini afferma che i Padri della Chiesa hanno confutato questi vangeli giudeo-cristiani, ed è così che alcuni brani di essi sono giunti a noi. Non si capisce quindi la logica del Donnini: se infatti i Padri della Chiesa avessero voluto occultare questi Vangeli giudeo-cristiani, non li avrebbero neppure nominati e noi semplicemente non avremmo mai saputo della loro esistenza.
Donnini sostiene che i Padri della Chiesa hanno descritto una forte avversione dei Nazarei e degli Ebioniti per Paolo di Tarso. 
Qui il Donnini, invece di approffondire il reale motivo di questa avversione, sostiene che Paolo di Tarso avrebbe “inventato il Cristianesimo” (tesi completamente assurda, il link della confutazione lo trovate alla nota 3). 
In realtà i Nazarei (o Nazorei o Nazareni), insieme agli Ebioniti erano sette giudaico-cristiane che consideravano che la Grazia offerta dal Signore Gesù Cristo con la sua morte in croce non fosse sufficiente per la salvezza ma si dovesse osservare anche la Legge mosaica. Ovviamente queste tesi erano in contraddizione con il Vangelo divulgato dagli Apostoli e da Paolo di Tarso. Ovviamente Paolo di Tarso non predicava in modo differente dagli Apostoli. E’ lui stesso che ci comunica (Lettera ai Galati cap. 1 – cap. 2), che aveva incontrato Pietro e Giacomo tre anni dopo la sua conversione e poi quattordici anni dopo (Nel 49). In quell’occasione Pietro e Giovanni diedero la “destra” a Paolo in segno di approvazione. 
Vediamo:

Lettera ai Galati (2, 9):

“e riconoscendo la grazia a me data, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Bàrnaba la destra in segno di comunione, perchè noi andassimo tra le genti e loro tra i circoncisi.”

Inoltre se prima del concilio di Gerusalemme gli Apostoli si fossero resi conto che Paolo di Tarso sosteneva delle tesi non coincidenti con il messaggio centrale di Gesù Cristo, ossia il kerygma, lo avrebbero allontanato e scomunicato e non gli avrebbero permesso di predicare la parola del Signore.

Nell’ultima parte del video il Donnini attacca Paolo di Tarso, asserendo che lui avrebbe inventato vari concetti teologici non accettati dai seguaci di Gesù, inclusa la Risurrezione. Per la confutazione a questa tesi, completamente assurda, si veda la nota 3. 
Poi Donnini fa un cenno ai Vangeli gnostici, dove la Risurrezione sarebbe vista in modo diverso, non nella carne. Ma la visione gnostica non fu una fede originale, ma fu un adattamento di concetti gnostici applicati al Cristianesimo, in forte contrapposizione all’Antico Testamento. Gli gnostici, vedendo solo le negatività del mondo terreno, ossia il male, il dolore e la sofferenza, le attribuirono a YHWH, che identificavano con il demiurgo cattivo. 
Gesù invece non potevano ripudiarlo, perchè è stato un personaggio storico e molti erano disposti a morire per lui. Pertanto attuarono un sincretismo, adattandolo alla loro credenza. 
Il “Gesù gnostico” che ne derivava pertanto, non era più quello narrato dagli Apostoli, che furono coloro che vissero con il Salvatore, ma era quello inventato e idealizzato dagli gnostici. Quel “Gesù gnostico” non aveva sofferto in croce, in quanto la sua natura prettamente divina gli impediva di soffrire, e pertanto anche la Risurrezione non aveva senso, era un’allegoria. L’importanza della venuta di Gesù era solo e solamente la sua azione di “ponte” che avrebbe potuto portare l’uomo alla vera gnosi e quindi, a Dio. Ne risulta un Gesù completamente falsato e non attinente ai testi neo-testamentari. 

In definitiva il Donnini, che risulta spinto da una foga anti-clericale e complottista, non riesce a dimostrare che nella prima tradizione evangelica non ci sarebbe stata la fede nella Risurrezione di Gesù. Al contrario, autori riconosciuti a livello internazionale, come Larry Hurtado (4), hanno dimostrato che il culto alla persona di Gesù Cristo, associato apertamente a Dio, e quindi Signore della vita, il risorto, il vivente, è iniziato nei mesi immediatamente successivi alla sua missione terrena. 

Yuri Leveratto

Note:
(1)-La morte in croce di Gesù Cristo: http://yurileveratto2.blogspot.com.co/2015/11/la-morte-in-croce-di-gesu-cristo.html
(2)-J. Carmignac, Nascita dei Vangeli sinottici, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1986.
(3)-Confutazione della tesi che Paolo di Tarso abbia “inventato il Cristianesimo”: http://yurileveratto2.blogspot.com.co/2016/03/mauro-biglino-sostiene-che-paolo-di.html 
(4)-Si vedano i due volumi “Signore Gesù Cristo” di Larry Hurtado.

venerdì 9 gennaio 2015

Confutazione al “Video Gesù Messia di Israele parte 2” di David Donnini


                                       


Confutazione di Yuri Leveratto al “Video Gesù Messia di Israele parte 2” di David Donnini.

Premetto che questa non è minimamente una critica alla persona di David Donnini, o alla sua spiritualità personale, ma è semplicemente una confutazione delle tesi sul tema “Gesù storico e Gesù della fede”, da lui esposte nel video caricato su youtube “Gesù Messia di Israele parte 2”, dove espone le sue teorie presenti nel suo libro “Gesù Messia di Israele”. Al contrario, spero di conoscere personalmente David Donnini, al quale tendo la mano per una sincera amicizia, malgrado le differenti opinioni sull’identità di Gesù Cristo.

Al minuto 0,29 inizia a parlare la signora Donastella che sta seduta davanti al computer che dice: “C’è un episodio dove si dice che Maria Maddalena unge i piedi (di Gesù), con i suoi capelli”.

Ma nei Vangeli non vi è scritto “Maria Maddalena unge i piedi con i suoi capelli”. Nel Vangelo di Luca, infatti si riporta, Vangelo di Luca (7, 36-39):

Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sè: “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!”.

Yuri Leveratto:

Pertanto nel Vangelo di Luca si riporta che una donna cosparse di profumo i suoi piedi, ma non si nomina Maria Maddalena. Sappiamo che ci sono teorie che sostengono che la donna che cospargeva i piedi di Gesù di profumo fosse Maria Maddalena, però anche se fosse stata realmente lei, ciò non prova la “teoria ierogamica” di Donnini.

Poi la signora Donastella dice: “il fatto che sia un vaso di alabastro”. Ma anche qui la signora confonde, e si riferisce forse ai Vangeli di Matteo e Marco dove si nomina l’alabastro, ma non certo a quello di Luca, dove non si nomina. Poi si accenna ad una certa non ben identificata situazione cabalistica che deriverebbe da i fatti narrati nei Vangeli.

Al minuto 1,38

Donnini riprende la parola e sponsorizza un suo libro futuro su Maddalena e Gesù. Dicendo che “evidentemente c’era qualcosa che era legato a delle concezioni orientali”.

Yuri Leveratto:

Sembra di capire che Donnini si basi sul fatto che, siccome il nardo viene dall’India, qualcosa di orientale debba esserci stato nelle cerimonie di unzione narrate nel Vangelo. Assume per forza che vi sia un’influenza orientale su Gesù basandosi su particolari come quello del nardo, che potrebbe benissimo essere stato importato dall’India, come altri prodotti, per esempio le spezie. Ancora ci si riferisce ai matrimoni ierogamici, che però sono indicativi di unione simbolica tra due dei, ed inoltre non facenti parte della cultura ebraica, ma piuttosto delle culture orientali, come induismo e buddismo, e delle antiche religioni mesopotamiche. In ogni caso questa disgressione sulle unzioni da parte di Donnini, non dimostrano che il Gesù storico sia differente dal Gesù della fede. Poi finalmente si leggono i rispettivi passi dei Vangeli che descrivono le unzioni, assumendo che si descriva un solo evento. Ma nei Vangeli non si descrive un solo evento, si descrivono eventi diversi. Forse solo l’episodio narrato in Marco e Matteo si riferiscono allo stesso evento.

Al minuto 3.30

David Donnini dice che l’unzione era simbolica perché doveva predisporre la penetrazione nell’atto sessuale. Sta descrivendo le unioni ierogamiche, ma nessuna delle sue frasi prova che Gesù stesse preparandosi per un matrimonio ierogamico.

Al minuto 4,25

David Donnini mostrando un’iconografia della donna che piange ai piedi di Gesù, ancora sostiene che fosse Maria Maddalena e afferma che siccome aveva i capelli sciolti cio “rinforzerebbe la tesi che ella fosse la futura moglie di Gesù”.

Yuri Leveratto:

E’ un opinione personale di Donnini, ma non solo non ha riscontro nei fatti storici, ma anche nella logica del racconto. Se infatti quella donna si stava pentendo dei propri peccati, non c’è alcun risvolto nascosto: semplicemente piangeva sentendo la colpa dei propri atti e riconosceva in Gesù un grande maestro che avrebbe potuto consolarla e addirittura perdonarla, infatti, nel successivo verso (Vangelo di Luca 7, 48), Gesù, avendo la autorità per farlo, siccome è il Signore, perdona i suoi peccati.

Al minuto 5

David Donnini dice: “dopo questa dichiarazione messianica Gesù viene dichiarato Messia attraverso una ceremonia di unzione”. Ma a quale ceremonia si riferisce Donnini? A quella narrata nel Cap. 14 di Marco simile a quella del cap. 26 di Matteo, o a quelle nel cap 7 di Luca, molto lontana dalla crocifissione, o a quella narrata nel cap 12 di Giovanni, da parte di Maria sorella di Lazzaro?


Al minuto 5.30 si legge un passo del Vangelo di Giovanni successivo all’unzione da parte di Marta sorella di Lazzaro, la parte dove Gesù entra in Gerusalemme sulla groppa di un asinello. (Vangelo di Giovanni 12, 12-15)

Poi Donnini fa vedere nello schermo la profezia di Zaccaria:

Zaccaria 9, 9:

Esulta grandemente, figlia di Sion,
giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te viene il tuo re.
Egli è giusto e vittorioso,
umile, cavalca un asino,
un puledro figlio d’asina.

Quindi Donnini dice: “il fatto che Gesù sia entrato in Gerusalemme nel giorno in cui Gerusalemme era gremita da decine di migliaia di pellegrini intervenuti per la festa vuol dire che lui voleva dichiarare a tutti, con un gesto che si rifaceva ad una profezia, di essere il Messia regale, non sacerdotale”.


Yuri Leveratto:

"Regale e non sacerdotale" è un opinione personale di David Donnini perché come abbiamo visto la distinzione tra messia regale e sacerdotale si è trovata (ma non è provato che sia autentico il ritrovamento) in un testo non biblico, appunto la “Regola della Comunità”.

Comunque si nota che Donnini parla di Gesù come se avesse voluto mostrarsi come Messia e pertanto se non lo era realmente, sarebbe stato un impostore.

Ma la tesi del Gesù impostore non quadra con i miracoli, con la folla che lo acclamava, con la Risurrezione, con le apparizioni e poi con la vita vissuta dai suoi seguaci e soprattutto da come i suoi seguaci vollero morire per affermare il suo nome. Su tutto questo sembra che David Donnini sorvoli.

Al minuto 8.05 si legge un brano del Vvangelo di Luca (19: 35-40).

Donnini sostiene il fatto che Gesù avrebbe, in alcuni punti del Vangelo, rifiutato il suo ruolo messianico, mentre invece qui non l’avrebbe rifiutato perche al passo 40 Gesù dice:

Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».


Yuri Leveratto:

Ma in molti altri punti del Vangelo di Luca, Gesù Cristo si è mostrato come colui che doveva venire, per esempio in questi passi (7: 18-23): 

Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

David Donnini non specifica dove secondo lui Gesù avrebbe rifiutato il suo ruolo messianico. 

Al minuto 9.15 

Donnini descrive l’episodio quando Gesù scacciò i mercanti dal tempio riferendosi ai passi di Matteo (21,12-13). Donnini sostiene che alcuni fatti “qui non ci vengono raccontati”. 

Donnini poi mostra l’episodio in questione tratto dal film non biblico “Gesù di Nazareth” di Zeffirelli. Scrivo “non biblico”, perché mentre ci sono stati alcuni film fedeli passo per passo i vangeli, come per esempio il film “Gospel of John”, interpretato da Henry Ian Cusick nel ruolo di Gesù, il film di Zeffirelli non era biblico, ma romanzato. A questo punto Donnini cita S.G.F. Brandon, uno scrittore del secolo scorso che diffuse la tesi dello Gesù zelota. Cita un passo dove Brandon sosteneva che addirittura Gesù avesse tentato di conquistare il tempio in quell’azione. Cioè Brandon sosteneva che Gesù non fece quell’azione dimostrativa scacciando i mercanti dal tempio (che peraltro non fu violenta in quanto non toccò e non bastonò nessun essere umano ne animale, ma solo scacciò alcuni animali), ma che Gesù volle realmente conquistare il tempio, con un’azione violenta. 

Ovviamente David Donnini sembra avvallare la posizione di Brandon, anzi dice, senza nessuna base storica, che quel tentativo è fallito e quindi oggi ci viene raccontata la versione che leggiamo nei Vangeli come fosse una “bizzarria di Gesù”.

Yuri Leveratto:
A parte il fatto che non si capisce la logica di Donnini, se poco prima Gesù era entrato a Gerusalemme su un asinello, in modo pacifico e umile, perché avrebbe dovuto fare un atto di sedizione così grave? E se l’avesse fatto, perché non l’avrebbero arrestato subito, in quanto era davanti ai sacerdoti e c’erano pure guardie? Ma non si capisce perché non l’avrebbero arrestato se veramente fosse stato un atto di sedizione, o una vera e propria sommossa. 

Al minuto 12.50 

David Donnini dice “a parte il fatto che se Gesù si fosse scandalizzato dei commerci intorno al tempio non capisco come mai qualcuno oggi, fervente cattolico, non si scandalizzi delle ricchezze vaticane”

Yuri Leveratto:

Con questa frase ancora una volta Donnini mostra il suo anticlericalismo, ma soprattutto mostra di confondere i fatti della vicenda di Gesù con i fatti del Vaticano attuale, dimenticando innazitutto che sono situazioni non comparabili. In altre parole il fatto che la Chiesa Cattolica abbia proprietà e immobili, non avvalla la tesi di Donnini che il Cristo storico non sia uguale al Cristo della fede; sono cose indipendenti l’una dall’altra. Inoltre Donnini dimentica anche che attualmente nel mondo ci sono circa 1,2 miliardi di persone che credono in Gesù Cristo e non sono cattoliche. Cioè Donnini parla come se la Chiesa Cattolica avesse l’esclusiva di Gesù sulla terra.

Al minuto 13.20 
David Donnini parla dell’ultima cena e dice che “è un romanzo di fantascienza”. 

Yuri Leveratto:
Tralascio il punto quando dice che “Giovanni potrebbe essere Maddalena”, perché non ha nessuna base storica. 

Poi Donnini parla dell’istituzione dell’Eucarestia come fosse tutta una storiella o un’invenzione. Dice che il sangue è visto male nella cultura ebraica, per esempio quando dice che le donne mestruate sono impure. Gli ebrei hanno, per Donnini, un forte tabù del sangue. Poi sorridendo, Donnini dice che la frase di Gesù: “mangiate il mio corpo e bevete il mio sangue”, è “una barzelletta”.

Al minuto 14: 38 

Donnini dice “E’ veramente una barzelletta, infatti ne parlano i tre sinottici, ma Giovanni non ne parla affatto”. 

Yuri Leveratto:
Come Giovanni non ne parla affatto? Forse Donnini farebbe bene a rileggere il Vangelo di Giovanni al capitolo 6, dove Gesù spiega il concetto che lui stesso è il pane della vita. 

Vediamo il famoso passaggio del Vangelo di Giovanni (6: 48-58):

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Al minuto 15 

David Donnini dice che nel Vangelo di Giovanni, nella descrizione dell’ultima cena, non si descrive l’eucarestia teofagica. 

Yuri Leveratto:
La mia confutazione è semplice: sarebbe auspicabile che Donnini leggesse il cap. 6 del vangelo di Giovanni, ampiamente dedicato all’eucarestia teofagica. Il fatto che Giovanni non descriva l’eucarestia nei passi dell’ultima cena non vuol dire che non scrisse sul tema, infatti lo scrisse nel cap.6 del suo Vangelo.

Al minuto 15.13 

David Donnini dice “vi erano innumerevoli teologie precristiane dove si doveva mangiare la carne di un animale che rappresentava il Dio”. Dando ad intendere che il cristianesimo antico non sarebbe una religione originale ma sarebbe la copia di antichi culti misterici. 

Yuri Leveratto:

Innanzitutto in quei culti pre-cristiani nessun profeta o Messia ha esposto il concetto eucaristico così come lo ha esposto Gesù, che è stato un personaggio storico reale, mentre queli culti sono basati su personaggi leggendari e mitologici. Inoltre il concetto dell’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, e il concetto che il Messia avrebbe dovuto caricare su di se i peccati dell umanità ed espiarli con il suo sacrificio finale e perfetto, viene da profezie bibliche, quindi non è affatto “ridicolo”. Vediamo la famosa profezia di Isaia (53: 3-9):

Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
nè vi fosse inganno nella sua bocca.

Al minuto 15. 27 

Qui nuovamente Donnini cita San Paolo. Dice che è lui che “avrebbe appiccicato sulla storia di Gesù queste teologie ellenistico orientali”. 

Yuri Leveratto:

Se fosse vero quello che dice Donnini come si spiegherebbe la profezie di Isaia (cap. 53), e molte altre? Il concetto dell’agnello senza macchia e del fatto che si caricherà dei peccati e li espierà per noi è un concetto biblico, non è un invenzione di Paolo. A parte che se Paolo di Tarso avesse inventato questo concetto, sarebbe stato un impostore sapendo di esserlo e pertanto, come potrebbe aver sostenuto le sue idee fino all’estrema conseguenza del martirio?

Al minuto 15.40 
Donnini cita la Didachè, testo cristiano siriaco scritto sulla fine del primo secolo dove secondo Donnini si spezzerebbe il pane e si darebbe da bere il vino ma solo ringraziando il Signore, ma senza il concetto dell’ “eucarestia teofagica”.

Yuri Leveratto:

E vero che nella Didachè non vi sono riferimenti all’eucarestia teofagica, ma non vi sono neppure riferimenti alla Risurrezione di Gesù. E’ risaputo che alcune correnti cristiane si sono discostate dalle credenze dei primi cristiani indicate nei libri del Nuovo Testamento. La Didachè infatti non fu inclusa nel Canone del Nuovo Testamento. Ma ciò che secondo me bisogna fare è cercare di individuare la credenza cristiana più antica e soprattutto quella degli Apostoli, ossia di chi ha vissuto con Gesù Cristo. Hanno vissuto con Gesù Cristo gli autori della Didachè? Non si può affermare in quanto l’opera è anonima. 

Al minuto 16.42
Qui David Donnini descrive il fatto che nel Vangelo di Luca (22, 36), Gesù esorta i suoi discepoli a comprare delle spade. Sembra che Donnini abbia trovato finalmente il punto che gli faccia provare il presunto militarismo di Gesù. Infatti poi fa notare che le spade sono servite, infatti Pietro taglia l’orecchio a uno dei servi del sommo sacerdote tagliandogli l’orecchio. 

Ma Donnini non cita i passi precedenti e successivi a Luca (22, 36), vediamoli, Luca (22, 35-38):

Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, nè sacca, nè sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

Infatti Gesù si riferiva alla profezia di Isaia 53, 12:

Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.

Yuri Leveratto:

Gesù, intendeva affermare che era ormai giunto il tempo della lotta contro le tenebre. Si era ormai compiuta la divisione, netta come il taglio di una spada, tra il bene e il male. Però voleva anche che si comprassero delle spade anche affinchè la scrittura di Isaia si compiesse. Quando i discepoli gli mostrano due spade Gesù replicò con uno sconsolato «Basta!», che si riferisce all’ottusità dei suoi discepoli. Che non capirono il senso di quella richiesta. 

Dopo aver letto il brano Donnini rimarca che si sta parlando di spade, e quindi dando ad intendere che Gesù deve essere stato per forza un violento. Tralascia però il passo sucessivo, Luca (22, 49-50):

staccò l’orecchio Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.

Se fosse stato un violento Gesù avrebbe istigato alla risposta armata nei confronti delle guardie dei sacerdoti, ma non lo fece e anzi fermò la reazione irruente di uno degli Apostoli e si consegnò pacatamente alle guardie. 

Ma vi è un altro punto a sfavore delle teorie di Donnini: Se realmente Gesù fosse stato un violento zelota, e se Luca avesse voluto scrivere il contrario, quindi in mala fede, occultando i fatti reali, perché mai avrebbe nominato questo particolare? Avrebbe benissimo potuto ometterlo completamente e noi non lo avremmo mai saputo. 

Al minuto 20 
Donnini mostra il passo di Marco 14, 43:

E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani.

Poi Donnini dice, “quindi sono le autorità giudaiche che decidono di arrestare Gesù”. Poi aggiunge “bene, io vi anticipo e dopo vi dimostrerò che questa è una balla, perché ad arrestare Gesù sono andati i romani”. 

Quindi Donnini sostiene che Marco era un gentile, cioè un non-ebreo, e che scrisse un Vangelo rivolto ad un pubblico ellenizzato-romano e quindi non avrebbe mai potuto dire che Gesù era un capo zelota che stava per fare una rivolta anti-romana. 

Yuri Leveratto:
Stranamente Donnini, mentre nel Video n1 disse che gli autori dei Vangeli erano pseudo-epigrafi, ora attribuisce il Vangelo di Marco a Marco, quindi si smentisce da solo. 

Poi Donnini dice: “Doveva presentarlo come una persona assolutamente innocente di fronte ai romani”. Quindi Donnini avvalla ancora una volta la tesi del complotto dei Vangeli, in questo caso, il “complotto di Marco”. 

Al minuto 21.48 
Donnini afferma che il Vangelo di Marco è stato scritto dopo il 70 d.C. 

Yuri Leveratto:

Il Vangelo secondo Marco è il più antico dei quattro canonici e fu scritto, secondo i più accreditati studiosi, come Gerd Theissen, non oltre il 70 d.C. Altri studiosi fanno risalire il Vangelo di Marco addirittura al 64 d.C., la data della morte di Pietro a Roma (Mary Healy, Peter Williamson, The Gospel of Mark). Secondo lo studioso O’Callaghan, uno dei frammenti dei Rotoli del Mar Morto, sarebbe parte del Vangelo di Marco, e risalirebbe addirittura al 50 d.C. (http://www.statveritas.com.ar/Varios/JLoring-01.htm).

Al minuto 22  
Donnini dice: “Come possiamo dire che il Vangelo di Marco è stato scritto dopo il 70 d.C.? Ma se sul Vangelo di Marco c’è la predizione del crollo delle mura di Gerusalemme, è ovvio che si sapeva già che le mura di Gerusalemme erano state distrutte da Tito, quindi non poteva essere stato scritto prima. E sull’eco di questo fatto, del trionfo dei romani nella guerra contro gli ebrei, era importante far apparire Gesù come un personaggio che contro i romani non aveva assolutamente niente, perché gli zeloti e gli esseni erano odiatissimi dai romani”.

Yuri Leveratto:

Ecco il ragionamento di Donnini: “siccome il tempio è stato distrutto nel 70 d.C. è ovvio che, siccome nel Vangelo di Marco c’è scritto che il tempo deve essere distrutto, allora il Vangelo di Marco è stato scritto dopo il 70 d.C.”

Donnini sembra voglia dimostrare che l’autore del Vangelo di Marco abbia scritto furbescamente una specie di “profezia postuma”.

Ma Donnini legge le profezie di Gesù in modo superficiale. Si sta riferendo al Vangelo di Marco (13, 1-36). Su queste profezie gli esegeti hanno dibattuto per molti anni, e hanno dimostrato che la profezia della distruzione del tempio e la guerra giudaica potrebbero non essere in relazione.

Gesù, interrogato su quando questo evento dovrà accadere, (Vangelo di Marco, 13, 4), allude al verificarsi di eventi di guerra, ma non fornisce date precise. Rispondendo a uno dei suoi discepoli, profetizza che il tempio verrà distrutto e non rimarrà pietra su pietra.

Le parole di Gesù però possono essere inequivocabilmente ricondotte alla guerra giudaica del 66-74?

Osserviamo che al passo 8 vi è scritto “si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno”, e non allude esplicitamente ad un attacco diretto da nemici contro la sola città di Gerusalemme. Anzi Gerusalemme non viene neppure nominata.

E’ vero però che nella profezia nel Vangelo di Luca, (19: 44), Gerusalemme viene nominata. Però non viene espressamente dichiarata la data della sua distruzione.

L’idea che Gerusalemme venga distrutta alla fine dei tempi al termine dei quali si sarebbe instaurata una grande pace universale, non è una novità del Nuovo Testamento. Infatti troviamo una profezia nell’Antico Testamento che nomina la distruzione di Gerusalemme alla fine dei tempi:

Zaccaria (14, 1-9): 

[1] Ecco, viene un giorno per il Signore; allora le tue spoglie saranno spartite in mezzo a te. [2] Il Signore radunerà tutte le genti contro Gerusalemme per la battaglia; la città sarà presa, le case saccheggiate, le donne violate, una metà della cittadinanza partirà per l'esilio, ma il resto del popolo non sarà strappato dalla città. [3] Il Signore uscirà e combatterà contro quelle nazioni, come quando combattè nel giorno della battaglia. [4] In quel giorno i suoi piedi si poseranno sopra il monte degli Ulivi che sta di fronte a Gerusalemme verso oriente, e il monte degli Ulivi si fenderà in due, da oriente a occidente, formando una valle molto profonda; una metà del monte si ritirerà verso settentrione e l'altra verso mezzogiorno. [5] Sarà ostruita la valle fra i monti, poichè la nuova valle fra i monti giungerà fino ad Asal; sarà ostruita come fu ostruita durante il terremoto, avvenuto al tempo di Ozia re di Giuda. Verrà allora il Signore mio Dio e con lui tutti i suoi santi. [6] In quel giorno, non vi sarà nè luce nè freddo, nè gelo: [7] sarà un unico giorno, il Signore lo conosce; non ci sarà nè giorno nè notte; verso sera risplenderà la luce. [8] In quel giorno acque vive sgorgheranno da Gerusalemme e scenderanno parte verso il mare orientale, parte verso il Mar Mediterraneo, sempre, estate e inverno. [9] Il Signore sarà re di tutta la terra e ci sarà il Signore soltanto, e soltanto il suo nome.

Vi sono altre profezie: Daniele 9, 26, Enoc 91, 93, 99 100, Levitico 28, Deuteronomio 28

Ecco dimostrato che le profezie sulla distruzione del tempio citate in Marco (cap 13), ma anche in Matteo (24, 1-51) e Luca (21, 5-36), anche ammettendo che fossero state scritte dopo il 70 d.C. (e comunque non è provato perché i maggiori storici sostengono che il Vangelo di Marco sia stato scritto prima del 70 d.C.), potrebbero benissimo essere riferite alla fine dei tempi.

Inoltre c’è un’altro punto a sfavore del ragionamento di Donnini. Nella profezia del cap 13 di Marco al passo 26-27 vi è scritto:

“Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo”.

Questa è la prova che la profezia citata al cap 13 del Vangelo di Marco si riferisce alla fine dei tempi e non alla guerra giudaica. Infatti il Figlio dell’uomo non è arrivato nel 70 d.C.

Se il Vangelo di Marco fosse stato scritto dopo la distruzione del tempio, pertanto dopo il 70 d.C., colui che ha scritto che “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria", avrebbe scritto il falso, se si fosse riferito alla guerra giudaica del 70 d.C., perché “il Figlio dell’uomo”, non venne nel 70 d.C., ma attenzione: l’autore avrebbe scritto il falso, sapendo di aver scritto il falso. E ciò non è possibile. Ciò prova che, anche nel caso il Vangelo di Marco sia stato scritto dopo il 70 d.C., quella profezia si riferiva alla fine dei tempi.

Al minuto 22.45:
Donnini mostra alcuni passi del Vangelo di Giovanni il 18:3 e il 18: 12

18, 3:

Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi

18, 12:

Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono

Poi Donnini sostiene animatamente che i versi in questione sarebbero stati adulterati. Sostiene che nei passi citati non vi è scritto che furono i romani ad arrestare Gesù, ma sostiene che in realtà nel testo greco del Nuovo Testamento vi sarebbe scritto. Nomina la parola σπειραν che in greco si traduce corte militare e nomina la parola χιλιαρχος che in greco significa tribuno militare ed era possibilmente usato come “comandante romano”.

Al minuto 24.15.
Dimostrando un acceso anticlericalismo Donnini dice: “Questa è una traduzione falsa. Questi professori di greco nelle università cattoliche, che il greco lo sanno benissimo, lo traducono in una maniera menzognera, per prendere in giro la gente”.

Yuri Leveratto:
In effetti la giusta traduzione è quella greca che indica che, all’arresto di Gesù, oltre ai capi farisei vi era anche un tribuno militare.

Donnini avrebbe dovuto dire espressamente quale traduzione stava mostrando nello schermo. Non entro nel giudicare la traduzione che Donnini mostrava proprio perché non so che traduzione usava. Però mi preme sottolineare un punto. In tutta questa disgressione Donnini non ha fatto altro che smentire se stesso. Certo, perché prima diceva che gli autori dei Vangeli non potevano mostrare che erano anche i romani ad aver arrestato Gesù, mentre qui si vede chiaramente che nel Vangelo di Giovanni è scritto (nel testo greco originale), che in realtà anche soldati romani insieme ai capi farisei arrestarono Gesù. Quindi? Ecco dimostrato che non vi è nessun occultamento. Se i Vangeli fossero stati adulterati per scopi occulti e non ben precisati, ossia se fossero stati manipolati, gli autori avrebbero deciso cosa scrivere a tavolino, e tutte le versioni avrebbero coinciso perfettamente. Il fatto che nel Vangelo di Marco non vi sia scritto che i romani arrestarono Gesù, mentre nel Vangelo di Giovanni vi è scritto che “anche” i soldati romani, insieme ai capi farisei arrestarono Gesù, non dimostra che gli autori dei Vangeli entrarono in contraddizione tra loro, ne dimostra che il Vangelo di Marco fu adulterato o nascose la verità. Analizzando i diversi Vangeli si nota che alcuni fatti riportati in un Vangelo non sono riportati in un altro. Ciò non significa e non prova la non attendibilità dei Vangeli. In questo caso solamente significa che Giovanni descrisse l’arresto di Gesù indicando che oltre ai capi farisei vi era un tribuno militare, mentre Marco omise questo passo. Possiamo affermare con certezza che Marco falsificò il testo, omettendo quel punto e sapendo di volerlo omettere? Marco potrebbe aver ascoltato un racconto dell’arresto dove non si descriveva esattamente che anche un tribuno militare era presente all’arresto di Gesù.

In ogni caso sappiamo che un tribuno vi era, perché Giovanni lo descrisse. E il fatto che Giovanni lo descrisse prova che gli evangelisti, né i primi cristiani che ammisero il canone nel 170 d.C., non volevano occultare ai romani che anche un tribuno romano aveva arrestato Gesù.

Al minuto 24.55

Donnini sostiene addirittura che i soldati che arrestarono Gesù furono 600, proprio come se Gesù fosse stato il più pericoloso e violento zelota del tempo. Ma nei passi da lui citati in particolare il Vangelo di Giovanni 18, 12 vi è la parola σπειρα che può essere tradotta anche con “gruppo di soldati”. Le parole “seicento soldati”, non vi sono in nessun Vangelo.

Al minuto 25.38

Donnini dice: “E chi l’ha mandata la coorte?” Dando già per assodato che fosse una coorte di 600 soldati. Quindi poi accenna all’atteggiamento di Ponzio Pilato rispetto a Gesù nel processo, dando ad intendere che tutto il processo a Gesù come ce lo mostrano i Vangeli sarebbe un falso. Infatti dice: “Queste sono balle, nel vero senso della parola”.

Poi ancora dipingendo Gesù come un pericoloso e violento zelota, Donnini dice: “Ma voi ve lo immaginate cosa sarebbe successo se un manipolo di zeloti fosse riuscito ad infervorare decine di migliaia di ebrei presenti in Gerusalemme?”

Pertanto sempre secondo Donnini, i pericolosi Apostoli di Gesù avrebbero voluto realmente organizzare una rivolta armata.

A questo punto Donnini continua nel ribadire la sua visione di Gesù, senza portare prove storiche di quello che afferma, e quindi sostiene che i Vangeli, descrivono un Gesù non corrispondente al vero Gesù, che secondo lui è stato un pericoloso zelota, un leader militare con lo scopo dell’indipendenza della Palestina dai romani.

Yuri Leveratto:
Secondo questa tesi, pertanto, gli Evangelisti sarebbero stati in mala fede, in combutta tra loro per divulgare un falso Gesù, mai esistito, con lo scopo di “fondare una nuova religione per scopi occulti”.

A queste accuse banali e infondate io rispondo così: fino a prova contraria la storia è fatta dalle fonti, che devono essere affidabili e soprattutto in accordo tra di esse. In questo caso le fonti cristiane sono numerose e non in disaccordo tra di loro, pertanto la perversa logica del complotto viene a cadere.

Per quanto riguarda le fonti non cristiane: se noi avessimo solo una fonte non cristiana che ci descrivesse un Gesù non in disaccordo con il Gesù dei Vangeli, potremmo anche pensare che questa fonte sia stata in mala fede, o troppo filo-cristiana. Ma anche le fonti non cristiane che descrivono Gesù come un uomo saggio che fu poi crocifisso, in sintonia quindi con i Vangeli, sono numerose, e fino a quando non ci saranno delle fonti affidabili opposte e contrarie, l’ipotesi di un Gesù esaltato o zelota, è storicamente inaccettabile.

Oltretutto se la persona in questione fosse stata un esaltato, non avrebbe avuto i seguaci che ebbe, e non si sarebbero scritte le fonti primarie su di lui. Chi seguirebbe un esaltato? Forse una persona, due, ma non decine o centinaia.

Se invece fosse stato un zelota o addirittura un impostore zelota, (cioè uno che si mostra Figlio di Dio ma in realtà è un semplice zelota), non si spiegano vari fatti: primo: perché uno storico come Giovanni Flavio non l’ha descritto come uno zelota? Secondo: perché nel Talmud babilonese invece di descrivere Gesù come apostata (visione degli ebrei non credenti in lui, che coincide con i Vangeli), non è stato descritto come uno zelota, ossia come un inspiratore o leader militare?

Perché Cornelio Tacito nella sua descrizione di Cristo non l’ha descritto come uno zelota?

Terzo: la logica dice che se Gesù fosse stato uno zelota, i suoi Apostoli non avrebbero divulgato la sua parola diffondendo un messaggio di pace come in effetti fecero, ma avrebbero divulgato un messaggio di odio e di risposta armata al giogo di Roma e ovviamente non sarebbero andati al martirio pur di non rinnegare che Gesù era il Figlio di Dio.

Ma Donnini vede quello che vuol vedere, senza naturalmente citare le fonti storiche non cristiane che descrivono Gesù (attenzione ho scritto “non cristiane”, vedere mio articolo sulla Storicità di Gesù).

Al minuto 27

Donnini continua nella sua esposizione descrivendo che Ponzio Pilato doveva per forza soffocare sul nascere la rivolta del “Gesù zelota”. Ovviamente Donnini ha tutto l’interesse a mostrare che i sommi sacerdoti non spingevano per crocifiggere Gesù, in quanto lo consideravano blasfemo per essersi dichiarato Figlio di Dio. Per Donnini tutto il processo è incentrato su Gesù zelota, non su Gesù Figlio di Dio.

27.58

Da qui si legge un altro passo del Vangelo di Matteo (27: 27-31), dove Gesù viene deriso. Donnini dice che lo scherniscono per il fallimento della sua ambizione messianica.

Yuri Leveratto:

Prima Donnini dice che i romani lo avevano arrestato come sobbillatore militare e capo zelota, poi invece dice che lo scherniscono per la sua ambizione messianica.

Poi Donnini fa vedere il cartello che Pilato fece mettere nella croce, dove era scritto INRI (Iesus Nazarenus rex Iodaeorum, Gesù nazareno re dei giudei), come se Donnini volesse affermare: vedete, l’unica ragione per la quale è stato ucciso è che è stato accusato di voler essere il re dei giudei da un punto di vista terreno, quindi era un semplice capo militare.

Yuri Leveratto:

Si, ma Donnini dimentica che nella concezione messianica gli ebrei aspettavano il Figlio di Dio, che doveva essere anche re di Israele. Infatti Natanaele disse, nel Vangelo di Giovanni 1, 49:

Natanaele gli rispose: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele».

Al minuto 30
Donnini fa un riassunto.

Yuri Leveratto:

A questo punto della sua trattazione Donnini da per scontato che i punti del suo riassunto siano veri. Questi punti sono stati già confutati da me, ma anche io li riassumo per contro-dimostrare che gli assiomi di Donnini non sono attinenti alle fonti storiche.


Punto 1 di Donnini:

I sacerdoti riconoscono nel comportamento di Gesù un eventuale motivo perché i romani reagiscano in modo violento:

Yuri Leveratto

Ho dimostrato nella prima confutazione a Donnini che i sacerdoti e i farisei si riferivano al fatto che Gesù facendo molti miracoli era seguito dalle masse, che pertanto lo avrebbero potuto acclamare come re di Israele non riconoscendo più ne il potere temporale del re Erode Antipa ne il potere spirituale dei sommi sacerdoti e quindi indirettamente affermarono che si sarebbero creati disordini, disordini che avrebbero causato il non pagamento dei tributi, e che avrebbero spinto i romani ad intervenire.

Punto 2 di Donnini:

Gesù subisce pubblicamente un unzione messianica

Yuri Leveratto:

Abbiamo visto che Gesù non ha “subito” un’unzione messianica ne, ha partecipato a un “matrimonio ierogamico”. Sono opinioni personali di Donnini, non supportate da fonti storiche.

Punto 3 di Donnini:

Gesù entra in Gerusalemme come il messia della profezia di Zaccaria.

Yuri Leveratto:

Ovviamente si nota che Donnini descrive Gesù come un impostore che voleva mostrarsi come il Messia. Ma la tesi del Gesù impostore non quadra con i miracoli, con la folla che lo acclamava, con la Risurrezione, con le apparizioni e poi con la vita vissuta dai suoi seguaci e soprattutto da come i suoi seguaci vollero morire per affermare il suo nome. Su tutto questo sembra che David Donnini sorvoli.

Punto 4 di Donnini:

Gesù assale il tempio con un’azione violenta

Yuri Leveratto:

Anche qui abbiamo visto che non ci fu alcuna azione violenta, in quanto se fosse stata veramente un’azione violenta lo avrebbero arrestato subito. Ovviamente Donnini vedendo solo il Gesù armato, zelota, violento e impostore non si sofferma sul significato reale dell’episodio di quando Gesù scaccia i mercanti dal tempio. 

Punto 5 di Donnini:

Gesù raccoglie i suoi seguaci armati sul monte degli ulivi.

Yuri Leveratto:

Qui Donnini addirittura paragona Gesù a un Che Guevara del primo secolo, un rivoluzionario violento ed armato. Ma solo perché ha detto di comprare alcune spade affinchè si avverrasse la profezia. Ovviamente Donnini sorvola sul fatto che quando uno dei suoi discepoli reagisce violentemente all’arresto, Gesù lo blocca e gli insegna che la violenza non deve mai essere usata.

Punto 6 di Donnini:

Gesù viene arrestato da una coorte romana

Yuri Leveratto:

Qui Donnini addirittura sostiene che furono seicento soldati romani ad arrestare Gesù. Mentre nel testo originale greco si parla di un tribuno militare con altri farisei e sacerdoti ebrei. Donnini afferma questo con il fine di rimarcare che Gesù fosse pericoloso in senso violento e militare. Mentre era pericoloso per il potere costituito, ma nel senso che diffondeva una rivoluzione interiore e spirituale potentissima, infatti ha cambiato la storia umana tanto da creare una nuova era.

Punto 7 di Donnini:

Gesù viene processato, condannato e crocifisso, per un crimen laesae maiestatis, essersi dichiarato re dei giudei.

Yuri Leveratto:

Anche qui Donnini rimarca e sottolinea solo la sua opinione personale e cioè che Gesù fosse un violento e pericoloso zelota, pertanto minimizza il fatto che gli ebrei lo consideravano, secondo la loro visione, un blasfemo, che si era dichiarato Figlio di Dio.

Al minuto 30.45

Donnini cambia registro, passando a narrare una vecchia teoria, ossia che vi fossero due messia al processo di Pilato. Donnini dice: “Al processo di Pilato ci sono due prigionieri i cui nomi sono Gesù e Barabba, altra menzogna, Barabba non è un nome, è un titolo, non c’è nessuno che si chiama Barabba in ebraico”.

Yuri Leveratto

Innazitutto il termine bar abba è derivato dall’aramaico:   בר-אבא  “figlio del padre”.

Poi non è vero che nessuno fosse chiamato così durante il primo e secondo secolo. Infatti nella località di Giv'at ha-Mivtar, vicino a Gerusalemme, il nome bar abba, è stato trovato nella lapide di una tomba del primo secolo, e Bar abba inoltre appare come nome personale nella sezione Gemara del Talmud ebraico, in alcuni passi che risalgono dal 200 al 400 d.C.  (Brown, Raymond E. (1994) The Death of the Messiah, Vol. 1. New York: Doubleday pp. 799-800).

Poi Donnini mostra nello schermo che Bar-abba significa figlio del padre, (e scrive Padre maiuscolo, e abba accentato, ma ciò confonde), e assume che bar-abba voglia dire anche “figlio di Dio”. Ma “Figlio di Dio” per esempio nel Vangelo di Giovanni (1, 34) è tradotto υιος του θεου, cioè Dio non è tradotto abba, ma Theh-os. E anche nel Vangelo di Matteo (4, 3) il titolo “Figlio di Dio” è tradotto con la parola greca Theh-os.

Poi Donnini dice: “In realtà veniamo a scoprire che Barabba era “il figlio di Dio”.

Al minuto 32, 42

Donnini mostra un brano del Nuovo Testamento, pubblicato, dice lui, nel 1933 dall’Istituto Biblico Pontificio. Sembra che Donnini si riferisca a un brano del Vangelo di Matteo, scritto in greco e lo mostra come se avesse fatto una grande scoperta, che discrediterebbe in un sol colpo Gesù Cristo e la Chiesa Cattolica. In pratica fa vedere che nel Vangelo scritto in greco c’è la dicitura Ἰησοῦν Βαραββᾶν”, cioè Gesù Barabba, per indicare, appunto, Barabba.

Yuri Leveratto:

Tutto ciò non prova affatto la tesi di Donnini.

A parte il fatto che in molti testi derivati dal Textus Receptus vi è al passo 27, 15 del Vangelo di Matteo la dicitura “Gesù Barabba”, per indicare Barabba. Sappiamo che Gesù era un nome diffuso e non ci stupisce se i due prigionieri si chiamavano con lo stesso nome.

Ma vediamo il testo greco originale, senza omettere il passo successivo, naturalmente.

Mt 27:16  εἶχον δὲ τότε δέσμιον ἐπίσημον λεγόμενον Ἰησοῦν Βαραββᾶν.

“E allora avevano un prigioniero segnalato, detto Gesù Barabba”.

Mt 27:17 συνηγμένων οὖν αὐτῶν εἶπεν αὐτοῖς ὁ Πιλᾶτος, Τίνα θέλετε ἀπολύσω ὑμῖν, Ἰησοῦν τὸν Βαραββᾶν ἢ Ἰησοῦν τὸν λεγόμενον Χριστόν;

“Essendo essi adunque radunati, Pilato disse loro: Qual volete che io vi liberi, Gesù Barabba o Gesù, detto il Cristo?”

Non c’è quindi alcun ulteriore complotto, come Donnini afferma, ma semplicemente due persone, che nel passo 27, 17 del Vangelo di Matteo, vengono molto ben individuate: Gesù Barabba e Gesù Cristo.

Vediamo di spiegare meglio questa teoria inizialmente diffusa dall’ebreo britannico Hyam Maccoby.

La prima variante di questa teoria sostiene che non ci fossero stati due personaggi al processo, ma solo uno: Gesù, il cui vero nome era Gesù Barabba.

In questo caso perché Pilato avrebbe chiesto alla folla di scegliere tra i due personaggi, se la persona era una sola?

Pertanto si evince che i personaggi al processo erano per forza due, i cui nomi li conosciamo dal passo 27, 17 del Vangelo di Matteo, ma anche dal cap. 15 del Vangelo di Marco e dal Vangelo di Luca cap. 23.

Nella seconda variante della teoria, ripresa da Donnini ma inizialmente diffusa da Maccoby, si sostiene che Gesù era in realtà Barabba e che non fu quindi crocifisso. Mentre fu crocifissa un’altra persona, chi? Il vero Barabba, ossia il malfattore.  

A parte il fatto che non si capisce ancora una volta la logica di Donnini. Ha speso una buona mezz’ora del suo video N2 per dimostrare che Gesù era un pericolosissimo zelota che fu arrestato con l’intervento di seicento soldati armati fino ai denti, ed ora quando è al processo, non lo crocifiggono, ma ne crocifiggono un altro. Donnini contraddice le sue stesse teorie, secondo me perché tenta, di unire tutte le teorie che degradano la figura di Gesù e poi non si rende conto che anche tra queste false teorie, una esclude l’altra, con la logica.

Ma torniamo alla teoria di Maccaby. Come potrebbe essere stato che il vero crocifisso non fu Gesù? Impossibile, perché Gesù detto il Cristo (ossia Gesù il Messia), era stato facilmente individuato nel volto e nelle fattezze fisiche quando fu arrestato in quanto fu tradito da un suo discepolo, Giuda. Fu poi presentato al sinedrio, quindi si conosceva benissimo il suo volto.

Inoltre la logica dice che se veramente Barabba il malfattore fu mandato al patibolo, perché Barabba stesso, sapendo di essere scambiato per Gesù, non lo avrebbe detto? Nessuno va alla morte felice, sapendo di essere scambiato per un altro.

Inoltre Gesù era chiamato Gesù il Cristo (numerosissime volte). Altre volte Gesù era detto “Figlio di Ypsistou”, figlio dell’Altissimo, per esempio in Marco 5:7; Luca 1:32 e Luca 8:28.

Nella Bibbia non è scritto da nessuna parte che Gesù “detto il Cristo” viene definito Gesù “detto il Barabba”.

Inoltre se ad essere condannato fosse stato Barabba e non Gesù non si spiega perché Pilato avrebbe fatto apporre il cartello sulla croce “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum”. Infatti il personaggio negativo Barabba, non si era mai distinto per il titolo di re, mentre per Gesù detto il Cristo, il titolo re dei Giudei o re di Israele era stato usato varie volte.

Al minuto 33.55

Ancora Donnini afferma che Gesù il Cristo fu liberato e non crocifisso.

Poi Donnini fa leggere il passaggio del Corano dove vi è scritto appunto che Gesù non morì sulla croce, come se cercasse nel libro dell’islam una controprova delle sue teorie. Dice Donnini: “Gli islamici sono convinti che Gesù non è mai finito sulla croce, che è coerente con quello che stava scritto sugli antichi manoscritti del Vangelo di Matteo.”

Yuri Leveratto:

Ma nel testo antico del Vangelo di Matteo non vi è scritto che Gesù non morì in croce, semmai vi sono solo scritti i nomi “Gesù Barabba”, per individuare Barabba il malfattore, che per omonimia si chiamava anch’egli Gesù.

Donnini inoltre sostiene che i “Padri della Chiesa” avrebbero censurato quel verso scrivendolo in altro modo. Insiste ancora sulla teoria complottista dei “Padri della Chiesa”. Ma non c’è alcun complotto, infatti nel Textus Receptus, nella Bibbia King James vi sono riportate le diciture “Gesù Barabba” per descrivere Barabba il malfattore.

A parte il fatto che ripeto, se colui che morì sulla croce non fu Gesù, perché fu scritto quel cartello sulla croce “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum”?

Ma analizziamo la tesi che Gesù non morì sulla croce, partendo dalla Risurrezione:   

Un primo argomento che viene usato dagli scettici della Risurrezione è che Gesù non risorse perché semplicemente non morì sulla croce, e quindi fu visto tre giorni dopo la sua morte apparente.

Se però gli Apostoli credevano nella Risurrezione di Gesù era perché erano certi della sua morte. Se avessero divulgato una Risurrezione mai avvenuta, sapendo di divulgare il falso, ecco che sarebbero stati degli impostori. Ma se fossero stati degli impostori non sarebbero andati al martirio per affermare la loro predicazione e i loro scritti. (Infatti quasi tutti gli autori dei Libri del Nuovo Testamento morirono da martiri, mi riferisco a Marco, Matteo, Paolo, Pietro, Giuda Taddeo, Giacomo). Inoltre, naturalmente, se Gesù non fosse morto in croce, apparendo poi tre giorni dopo e dichiarando di aver vinto la morte, Gesù stesso sarebbe stato un impostore, perché avrebbe mentito. In questo caso gli Apostoli stessi, se fossero stati onesti, lo avrebbero smascherato e ovviamente non avrebbero divulgato la Buona Novella.

Ma è realmente possibile che Gesù non sia morto sulla croce?

Innanzitutto bisogna sottolineare che oggigiorno nessun storico del Nuovo Testamento avvalla questa tesi. La crocifissione era il metodo più cruento per uccidere un uomo durante l’impero romano. E’ fortemente improbabile che la vittima di una crocifissione potesse sopravvivere, e anche ammettendo che Gesù avesse potuto sopravvivere, non vi sono fonti storiche che affermano questo fatto.

Vi sono invece varie fonti storiche dove si descrive la sua crocifissione, vediamole. Innazitutto vi è quella di Cornelio Tacito, che scrive così nei suoi annali (XV, 44):

"Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Christus, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato all'estrema condanna dal procuratore Ponzio Pilato".

Tacito, anche se li disprezza, descrive i cristiani e conferma quello che c’è scritto nei Vangeli:

Gesù Cristo, visse sotto l’impero di Tiberio (che governò dal 14 al 37 d.C.) e gli fu imposta l’estrema condanna (crocifissione) da Ponzio Pilato.

Vi è poi il libro “Antichità Giudaiche” dove, nel passaggio detto Testimonium Flavianum, Giuseppe Flavio descrive la crocifissione di Gesù e persino la sua Risurrezione:

"Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se è lecito chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sè molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani."

Vediamo un’altra fonte storica sulla crocifissione di Gesù: il Talmud Babilonese, una collezione di scritti rabbinici ebrei:

"Alla vigilia della Pasqua, Yeshu fu appeso. Per quaranta giorni prima dell'esecuzione, un araldo…gridava: "Egli sta per essere lapidato perché ha praticato la stregoneria e ha condotto Israele verso l'apostasia".

Questo passaggio non solo è una delle prove dell’esistenza stessa di Gesù, ma spiega indirettamente, dal punto di vista degli ebrei che non credettero in lui, il motivo della sua crocifissione, infatti si sostiene che abbia praticato la “stregoneria” e che “abbia portato Israele all’apostasia”. Da una parte si confermano i miracoli, considerati come “stregoneria” da chi non credeva, dall’altra parte si confermano i Vangeli, che descrivono il perché Gesù fu mandato al patibolo, in quanto dal punto di vista degli ebrei non credenti, lui era un apostata, ovvero una persona blasfema che non crede nelle sacre scritture, ma si sostituisce ad esse.

Vi sono altre fonti storiche sulla crocifissione di Gesù, come per esempio quella dello scettico Luciano di Samostata nell’opera “La morte di Peregrino”.

Abbiamo visto pertanto che Gesù Cristo morì realmente sulla croce, ed ogni altra teoria che nega la sua morte in croce na ha alcun credito tra la maggioranza degli storici moderni. Pertanto l’ipotesi di Donnini, risulta essere priva di fondamento. 

Al minuto 34.58

Donnini fa leggere un non ben identificato Vangelo gnostico, pertanto scritto nel secondo secolo, dove si ribadisce l’idea della non morte di Gesù in croce. La lettura di questo testo non è di per se una prova di nulla. Chiunque nel secondo secolo può aver scritto ciò che più gli piaceva, senza nessun riscontro storico. E soprattutto questo autore del non specificato Vangelo gnostico che Donnini fa leggere, era disposto ad andare alla morte per quel Gesù che stava divulgando?

Al minuto 35 47:

Donnini dice: “ma allora chi è stato crocifisso? Ricordiamoci che i messia di Israele erano due.”

Yuri Leveratto:

Qui Donnini ritorna alla teoria del messia di Israele e il messia di Aronne, non comprovata e non biblica, e la mischia con la teoria islamica dello scambio di persona al processo e della morte apparente di Gesù.

Poi Donnini aggiunge: “evidentemente quello che era stato liberato era Gesù il Figlio di Dio, quello che aveva il ruolo sacerdotale. E quindi non era colpevole di colpe contro la legge romana”. Quello che è stato crocifisso era un altro messia, quello di Israele. Che io identifico come uno dei figli del fondatore della setta zelota, tal Giuda il Galileo”

Yuri Leveratto:

Ancora, Donnini sta dicendo che “colui che fu liberato” era Gesù, che aveva il ruolo messianico sacerdotale. Ma se Donnini stesso ha passato gran parte della conferenza a descrivere che Gesù era un agitatore, violento e zelota, come può ora dire che chi fu liberato era il messia sacerdotale?

Fine della seconda confutazione.

YURI LEVERATTO