venerdì 20 maggio 2016

Chi sono i figli di Dio?



Oggigiorno si sente spesso la frase “siamo tutti figli di Dio”. Questa frase viene detta spesso da credenti cristiani, da fedeli di altre religioni, e persino da agnostici e atei. L’origine di questa frase è il diffondersi del relativismo, la filosofia per la quale tutte le religioni sarebbero vere, in quanto tutte diffonderebbero l’amore, e ogni credenza porterebbe alla salvezza, ossia all’unione con l’Assoluto, con Dio. Innanzitutto chi sostiene il relativismo dimostra di non aver studiato l’essenza delle differenti religioni, che proprio perché sono spesso in contraddizione tra di loro, non possono tutte insieme contenere la Verità. La Verità è pertanto il concetto ultimo, la causa prima, e per definizione deve esistere una sola “Verità”. 
Vediamo ora alcuni passaggi biblici sul concetto di “figli di Dio”, del Vangelo di Giovanni (1, 11-13): 

Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.

E’ certo che l’amore di Dio si estende ad ogni essere umano, ed è proprio per questo che Dio si è manifestato a tutti con l’incarnazione del Verbo (Vangelo di Giovanni 3, 16). Ma l’Apostolo Giovanni ci dice che solo quando riceviamo Gesù Cristo, e solo quando crediamo in lui, ci viene data l’autorità, il diritto e il potere di diventare figli di Dio. Pertanto in questo senso, diventiamo altre persone, ossia ci convertiamo in persone diverse. 
Rileggiamo il testo del Vangelo di Giovanni (1, 11-13). Il verbo genesthai in greco (tradotto diventare in italiano), è in armonia con il sostantivo tekna che si traduce “figli”. Questa parola viene dal greco tiktein che significa “dare alla luce”. E’ implicito pertanto che quando accettiamo Gesù Cristo, pentendoci dei nostri peccati, e credendo che, con il suo sacrificio sulla croce Gesù abbia espiato e quindi perdonato i nostri peccati, diventiamo creature nuove. A tale proposito vediamo questo passaggio della Seconda Lettera ai Corinzi (5, 17): 

Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.

Inoltre c’è da considerare un’altro punto: il Signore Gesù Cristo, non viene mai chiamato “teknon Theou” ossia “un figlio di Dio”, ma viene sempre chiamato “ho huios tou Theou”, ossia “il Figlio di Dio”. (in alcuni passaggi viene chiamato “ho huios tou anthropou”, ossia “il Figlio dell’uomo”). 
La parola teknon (figlio) che viene dal verbo tiktein (dare alla luce), non si applica a Gesù Cristo in quanto la sua persona è eterna e infinita. Infatti Dio Padre non ha mai dato alla luce Dio Figlio. Questo concetto si evince anche dal Vangelo di Giovanni (1, 1): 

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio

Quindi teknon indica derivazione da, mentre huios denota comunione, o relazione con.
Tornando al tema della trasformazione che accade in coloro che ricevono Gesù Cristo come loro unico Signore e Salvatore, essi nascono realmente di nuovo, e possono essere chiamati figli di Dio. Vediamo a tale proposito il passaggio del Vangelo di Giovanni (3, 3-8): 

Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

Pertanto quello che succede all’atto della conversione, quando accettiamo Gesù Cristo, non è l’unione dell’umano con il divino. Ma è l’accettazione di Dio da parte della persona umana. 
La parola teknon “figlio” ha delle caratteristiche speciali di delicatezza e gentilezza. Mentre la parola huios “figlio”, descrive un diritto legale. L’Apostolo Giovanni ci vuole pertanto comunicare che dopo l’accettazione di Gesù Cristo come nostro Signore e Salvatore i credenti non solo ottengono la remissione dei peccati e la salvezza, ma divengono anche degli amati figli di Dio. 

YURI LEVERATTO
Copyright 2016

Foto: Papiro 66, Vangelo di Giovanni, risalente al 200 d.C. 

lunedì 2 maggio 2016

Gesù Cristo ha sconfitto il peccato e la morte


Questo scritto è dedicato agli agnostici, ai musulmani, ai buddisti, agli induisti, ai new age, e a tutte le persone che pensano di salvarsi attraverso la misericordia di Dio, o pensano che dopo la loro morte, Dio faccia un bilancio degli atti buoni e cattivi commessi, e se quelli buoni prevarranno, credono che potranno giungere al suo cospetto. 
Innanzitutto spiegherò  il perché Gesù Cristo è morto sulla croce, e poi dimostrerò che con le altre fedi, o filosofie, non è possibile giungere al cospetto di Dio. 
Per comprendere il perché Gesù Cristo è morto sulla croce, bisogna fare una premessa e descrivere l’evento biblico della creazione dell’uomo, così come è narrato nella Genesi. 
Secondo il primo libro della Bibbia, l’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio: 
(Genesi 1, parte del verso 26): 

Facciamo l'uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza”.

Ciò  significa che l’uomo è stato fatto immortale e senza peccato, ad immagine e a somiglianza di Dio. 
Dopo la creazione dell’uomo, Dio gli ha permesso di vivere in pace e in abbondanza, ma gli ha indicato che se avesse mangiato il frutto di un particolare albero, sarebbe morto. Vediamo i passaggi corrispondenti, Genesi (2, 16-17):

E l'Eterno Dio comandò l'uomo dicendo: «Mangia pure liberamente di ogni albero del giardino; ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai».

In seguito Satana, sottoforma di un serpente, ha tentato l’uomo, dicendogli la menzogna seguente, Genesi (3, 4-5): 

Allora il serpente disse alla donna: «Voi non morrete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno, e sarete come Dio, conoscendo il bene e il male».

In seguito l’uomo, disubbidendo a Dio, commette il peccato. E’ il primo atto di saccenza, di non-umiltà, compiuto dall’uomo. Il primo atto con il quale l’uomo mostra di voler essere uguale a Dio. 
In seguito a questo atto, il peccato si è introdotto nella mente umana, e ha causato il proliferare del male. 
Ma c’è un altro punto importante della Genesi per comprendere il perché Gesù Cristo è morto sulla croce. Ad un certo punto Dio si rivolge al serpente e dice, Genesi (3, 14-15):

Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poichè hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».

La stirpe della donna è Gesù Cristo, il quale vincerà il peccato, e quindi sconfiggerà Satana sulla croce. 
Durante i secoli sucessivi gli ebrei espiavano temporaneamente i peccati per mezzo dell’uccisione di animali (di solito agnelli o montoni). Perché si facevano tali sacrifici? Il peccatore vedeva morire un animale del proprio gregge, un animale innocente che moriva per espiare il suo peccato. Questi sacrifici erano ripetuti per ricordare i peccati, più che per toglierli. Vediamo a tale proposito questo passaggio della Lettera agli Ebrei (10, 1-4): 

“La legge, infatti, possiede solo un’ombra dei beni futuri, non la realtà stessa delle cose. Perciò con quei sacrifici, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, essa non può rendere perfetti coloro che si avvicinano a Dio. Altrimenti non si sarebbe forse cessato di offrirli, se coloro che rendono il culto, una volta purificati, avessero sentito la loro coscienza sgravata dai peccati? Invece in quei sacrifici viene rinnovato ogni anno il ricordo dei peccati; perché è impossibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati.”

Questi sacrifici pertanto anticipavano la remissione dei peccati definitiva che sarebbe stata attuata da Dio incarnato, ossia da Gesù Cristo, sulla croce. Infatti durante il periodo dell’Antico Testamento gli ebrei sapevano che solo Dio avrebbe potuto rimettere i peccati, vediamo a tale proposito questo verso di Isaia (1, 18): 

«Su, venite e discutiamo
– dice il Signore.
Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come neve.
Se fossero rossi come porpora,
diventeranno come lana.

E anche quando Gesù disse, Vangelo di Marco (2, 5): 

Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».

Gli scribi risposero Vangelo di Marco (2, 7):

«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?».

Vari profeti durante l’Antico Testamento avevano predetto la missione salvifica del Figlio di Dio, come per esempio Isaia (53: 3-9):

Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza nè vi fosse inganno nella sua bocca.

Quando il Verbo si incarnò nel ventre di una donna santa, Maria, ecco che venne alla luce il Salvatore del mondo, Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Il suo scopo principale sulla terra fu quello di “togliere il peccato del mondo”, infatti, Vangelo di Giovanni (1, 29). 

Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!

Ma come poté, un uomo, seppur perfetto, perdonare il peccato di tutta l’umanità? 
Innanzitutto dobbiamo ricordare che Gesù fu tentato da Satana. Anche Adamo ed Eva furono tentati e caddero. Ma Gesù fu tentato e non cadde. Non peccò. 
Gesù, essendo l’incarnazione del Verbo, è vero Dio e vero uomo. E’ venuto in forma umana perché come uomo ha potuto soffrire sulla croce, ma come Dio ha potuto perdonare tutti i peccati. Proprio tutti, dal peccato di Adamo fino alla fine dei tempi. Ricordiamoci che solo Dio può perdonare i peccati, Vangelo di Marco (2, 7), ma ricordiamoci anche che Dio disse, nel Giardino, Genesi (2, 17): 

ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire».

E’ come se Dio avesse detto: “se mi disubbidisci, ossia se peccherai, certamente morirai”. 

Paolo di Tarso ha ripreso questa frase di Dio e ha scritto, nella Lettera ai Romani (6, 23): 

Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.

Pertanto vediamo che Dio, essendo infinitamente misericordioso, ha voluto perdonare tutti peccati. Ma Dio è anche infinitamente sacro, e non si può giungere al suo cospetto macchiati del peccato. Anche una piccola macchia, se non è perdonata, non permette all’uomo di poter giungere al cospetto di Dio. Dio è pure infinitamente giusto e deve poter condannare tutti i peccati. L’unica soluzione a questa tripla realtà di Dio (infinita misericordia, sacralità, e giustizia), è l’invio del Figlio, che doveva espiare i nostri peccati sulla croce. 

Dio quindi ha dato il suo unico Figlio, Gesù Cristo, affinché tutti i peccati fossero imputati a lui e lui morisse al nostro posto, infatti: Seconda Lettera ai Corinzi, (5, 21):

"Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui".

Ricordiamoci però  che secondo la Lettera agli Ebrei (9, 22):

Secondo la Legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue, e senza spargimento di sangue non esiste perdono.

Gesù Cristo pertanto per poter perdonare tutti i peccati doveva morire spargendo il suo sangue. 
Come è possibile che noi otteniamo il perdono dei nostri peccati per mezzo del sangue di Gesù Cristo?
Essendo lui Dio, è onniscente, pertanto sulla croce lui vedeva ogni peccato, passato, presente e futuro. Il suo sacrificio, essendo un sacrificio di valore infinito, (Dio è infinito), è bastato a “togliere”, cioè perdonare, ogni peccato commesso sulla terra fino alla fine dei tempi. 
Noi otteniamo il perdono dei nostri peccati se ci pentiamo e se riconosciamo che Gesù Cristo ha espiato i nostri peccati sulla croce per noi. In pratica la giustizia di Gesù è stata data a chi crede in lui, a chi è stato da lui giustificato, e il peccato di chi crede in lui è stato trasferito su di lui nella croce. E’ il sacrificio finale e perfetto. 
Ora analizziamo la sconfitta di Satana. Gesù era stato tentato nel deserto, ma non cadde. Quando Gesù era sulla croce, Satana lo tentò  per l’ultima volta, intimandogli di scendere dalla croce. Infatti, Vangelo di Marco (15, 31-32):

Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

Se Gesù fosse sceso dalla croce sarebbe stata una sconfitta per lui e una vittoria per Satana. Infatti Satana voleva che il peccato non fosse annullato e che Gesù non espiasse tutti i peccati con il suo sangue. Ma Gesù non scese dalla croce e volle ubbidire al Padre fino all’ultimo, fino alla sua morte di croce. Prima di morire disse, Vangelo di Giovanni (19, 30): 

Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

Cosa significa questa frase? Gesù era pronto a morire per espiare tutti i peccati del mondo. Proprio nell’istante della sua morte, Satana fu sconfitto per sempre. Il peccato introdotto da Satana nel mondo era stato sconfitto, sconfitto con la morte di Gesù. La morte in croce di Gesù Cristo è stata la vittoria finale sul peccato e su Satana. In quel momento Gesù schiacciò  il capo a Satana come anticipato in Genesi (3, 14-15).
Tre giorni dopo Gesù risuscitò dai morti. Pertanto oltre al peccato vinto con la sua morte, Gesù vinse la morte, con la sua Risurrezione. 

Chiunque pertanto ha la pretesa di giungere al cospetto di Dio senza ottenere il perdono dei peccati da Dio stesso, basandosi solo sulla sua giustizia o sulle sue opere buone, non potrà farlo, perché tutti siamo peccatori e anche il più minimo peccato, se non è lavato dalla fede che Gesù lo abbia tolto, impedisce l’accesso al Padre, perché Dio è infinitamente sacro.
Nessuna altra fede pertanto, né alcuna filosofìa, permette a noi esseri umani di poter essere lavati dal peccato. Con la misericordia di Dio, come credono i musulmani, non è possibile. Attraverso il nirvana, al quale si giunge dopo numerose rinascite o reincarnazioni, non è possibile, perché la reincarnazione, invece di risolvere il problema del peccato, lo moltiplica all’infinito, Infatti se uno ha commesso un peccato nella prossima vita dovrà essere la vittima dello stesso peccato, percui si richiede un altro peccatore, e così via. 
L’unico modo per poter giungere al cospetto di Dio è attraverso Gesù Cristo, infatti lui disse, Vangelo di Giovanni (14, 6): 

Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

YURI LEVERATTO
Copyright 2016